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lunedì 19 giugno 2023

Recensione: BABYSITTER di Joyce Carol Oates

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice La nave di Teseo, oggi vi parlo del nuovo romanzo di Joyce Carol Oates, dal titolo Babysitter. Uno dei romanzi più belli da lei scritti!

babysitter

di Joyce Carol Oates
Editore: La nave di Teseo
Pagine: 544
GENERE: Thriller
Prezzo: 11,99€ - 22,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2023
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Tra il 1976 e il 1977 una serie di terribili omicidi sconvolge la città di Detroit. Un serial killer, che un giornalista ha ribattezzato Babysitter, ha ucciso almeno sei ragazzini nella contea di Oakland, un quartiere residenziale di Detroit. Le vittime sono state rapite mentre erano da sole e i loro corpi senza vita vengono fatti ritrovare a distanza di giorni, in luoghi pubblici, accuratamente lavati e ricomposti. La polizia non ha che deboli indizi e la paura si diffonde sempre più nei ricchi sobborghi bianchi della città. Hannah Jarrett è una bella donna di trentanove anni. È sposata con Wes, un ricco uomo d’affari sempre molto impegnato, fa la casalinga e ha due splendidi figli, Conor e Katya. Una classica e felice famiglia della buona borghesia di Far Hills, a nord di Detroit. Hannah, però, ha un segreto: a una raccolta fondi ha conosciuto Y.K., un uomo affascinante ed enigmatico. Anche se non ne conosce il nome, il suo carisma oscuro la attrae in maniera irresistibile fino a farla sprofondare in una relazione fatta di sesso e sopraffazione, che la getta in uno stato tra l’euforia, la paura e la depressione. Mikey, infine, è un ragazzo con un passato difficile e un presente fatto di lavoretti tra il legale e l’illegale, al servizio di un uomo misterioso che conosce molti segreti. Un giorno, mentre esegue un lavoro per il suo capo, si trova costretto, suo malgrado, ad affrontare una situazione più grande di lui e a riparare un torto. Le conseguenze delle sue azioni avranno effetti imprevisti per Hannah, Y.K. e anche per Babysitter. Joyce Carol Oates costruisce, attorno a un fatto di cronaca nera realmente accaduto, un romanzo ricco di suspense, con una trama avvincente, impeccabile nel ritmo e nella scrittura, denunciando, ancora una volta, la corruzione, il razzismo e il sessismo insiti nella cultura americana e confermandosi una scrittrice fondamentale, spietata e meravigliosa.

RECENSIONE

Babysitter è un romanzo per gli amanti della Oates come me e per chi non teme di fronteggiare un’autrice che a 85 anni non smette di travalicare qualsiasi tipo di confine, affrontando tematiche scomode e amorali come la violenza, la religione, l’abuso multiforme, il sessismo e il razzismo. 

Siamo a fine anni settanta e un serial killer soprannominato Babysitter rapisce ragazzini tra i 10 e i 12 anni per poi ucciderli e far trovare il loro cadavere pulito come quello di un neonato. La sua identità è sconosciuta, ma la sua storia serve solo come antefatto per presentare la figura di Hannah, quarantenne che ha appena iniziato una relazione extraconiugale con un uomo che ha conosciuto a una raccolta fondi. Madre e moglie devota non ha mai tradito suo marito, uomo ricco e freddo che da quando scopre l’esistenza del killer, tiene una pistola in casa. 

Hannah decide di recarsi al primo appuntamento con l’amante, in un hotel di lusso, bussa alla sua porta e viene trascinata dentro. Vede poco dell’uomo, e dopo qualche secondo, viene sbattuta sul letto e violentata.“Se una donna non è desiderata, una donna non esiste. Aiutami a esistere.” 

La Oates è un’autrice che non le manda a dire. Il suo stile crudo, ineccepibile, così misurato da sembrare glaciale per come descrive lo stupro, nei minimi dettagli e un risvolto orripilante che mette a dura prova i nervi. Ciò che amo di lei è proprio questo, il coraggio nel rappresentare la vita di una protagonista che all’apparenza sembra perfetta, con marito e figli, ma che cerca qualcosa che non ha: l’amore di un uomo che non conosce e che le promette un tipo di sesso al di sopra delle sue aspettative che però si rivela come una tortura. 

Hannah riesce a tornare a casa, piena di lividi e mezza morta, e racconta la bugia di essere caduta dalle scale. Vi risparmio i dettagli intimi sulle condizioni dei suoi organi interni più delicati, anche se la Oates ce li sbatte in faccia per farci entrare davvero nella mente e nel corpo di questa donna così particolare, eppure non così lontana da ognuno di noi. Il marito sospetta che la moglie possa essere stata vittima di stupro e chi pensa sia stato il colpevole? Un uomo nero, naturalmente. “Quando un marito confida che sua moglie è stata stuprata sta confidando - Io sono stato stuprato.” 
La stessa Hannah, in momenti diversi, fa una serie di differenze tra lei e le donne nere a proposito del parto che mettono in chiaro quale sia l’atteggiamento della classe ricca e bianca nei confronti dei neri, uomini o donne che siano. 

Stupisce la scelta di Hannah di andare a un secondo appuntamento con l’uomo dell’hotel pur sapendo ciò a cui andrà incontro e qui ci si pone tante domande sul perchè una donna possa cercare ancora un tipo di relazione così violenta e deleteria. È una domanda a cui la Oates non risponde, e questo testimonia una caratteristica della sua scrittura che ritrovate in tutti i suoi romanzi: ci sono molti spunti di riflessione ma quasi nessuna risposta e in un certo senso è giusto così. L’arte e la scrittura servono a porci domande, a farci aprire la mente, a chiederci perchè, non sono essenziali le risposte quanto la nostra capacità di guardare oltre e capire che possono esserci alternative alle storie che ci hanno raccontato o scelte diverse da prendere rispetto a quello che ci hanno insegnato. – “Che fragile imbarcazione la famiglia. E che cos’è l’amore se non emozione. E che cos’è l’emozione se non una voluta di fumo, un movimento dell’aria, invisibile.” 

La Oates è un’autrice che ha uno stile a volte onirico e poetico, ecco perchè il punto di vista di Hannah sembra inaffidabile. Non si capisce bene fin dove arriva la verità e inizia il suo delirio. Dobbiamo fidarci di lei? Se ci facciamo questa domanda, abbiamo colto a pieno il senso della storia narrata dall’autrice. Vuol dire che abbiamo compreso i fatti su cui la Oates vuole farci riflettere e abbiamo preso una nostra posizione, anche se non definitiva, se non altro abbiamo cominciato a chiederci perché. 

Sapete, nel mondo contemporaneo, dove tutti possono esprimere la loro opinione grazie ai social, si ha l’illusione che sia tutto più accessibile e che chiunque abbia trovato il coraggio di esprimersi anche affrontando le questioni più delicate. 
Non è vero. 
I giudizi sono comunque orchestrati, massificati, la gente continua a nascondersi dietro a uno schermo e sono pochi quelli che hanno il coraggio di metterci la faccia come fa la Oates. Rischiando nel travalicare limiti politici, morali e sociali, affondando le unghie e le mani negli anfratti più nascosti e oscuri della mente umana, denudando anche ciò che è considerato intoccabile. “Io sono una donna bellissima, ho il diritto di essere amata. Io sono una donna desiderabile, ho il diritto di desiderare.” 

Anche la religione trova posto nella figura del prete a cui è collegato un bambino e l’ennesima esperienza traumatica da cui è scaturito tutto. La stessa Hannah cova dentro di sé il ricordo di suo padre, ciò che chiama papà pagliaccio, colui che l’ha ridotta com’è oggi, e che forse è la causa del suo cercare continuo un uomo che invece di farle amare il sesso, distrugge il suo essere donna. 

Ancora una volta la Oates ci pone di fronte alla questione di dove può arrivare il male. Un male familiare, religioso, sessuale, un male che ha mille facce che lei riesce a descrivere tutte con una prosa tanto vivida quanto accecante nella sua devastazione. 

Sì, probabilmente rade al suolo ogni speranza, perchè se amate le storie a lieto fine non avvicinatevi mai a un romanzo di questa autrice, io ve lo dico. 
Quando, però, deciderete che ne avete abbastanza di isole felici fine a se stesse che sapete bene non esistono perchè non possono esistere, ricordatevi delle mie parole. 
Se avete voglia di leggere di vita VERA, e di gente VERA, che non ha paura di mostrarsi nella sua più terrificante oscurità, leggete un libro della Oates. 
E troverete la risposta alla domanda fondamentale. 
Cos’è un’isola felice? Una bugia. 
Cos’è la vita? La verità.

1 commento:

  1. della Oates suggerisco caldamente "Sorella, mio unico amore" (anche questo come i due già recensiti prende spunto da un reale fatto di cronaca degli USA anni '90) e anche la raccolta di racconti "L'altra te", dove stime onirico e smagliature del tempo le ritroviamo in ogni pagina. Inutile dire che da quando l'ho scoperta io adoro questa scrittrice fantastica!

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