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giovedì 30 settembre 2021

Recensione: DASVIDANIA di Nikolai Prestia

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la Casa Editrice Marsilio, oggi vi parlo di Dasvidania, romanzo d'esordio di Nikolai Prestia che racconta una storia vera: la sua. 

dasvidania

di Nikolai Prestia
Editore: Marsilio
Pagine: 160
GENERE: Romanzo Contemporaneo
Prezzo: 9,99€ - 16,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2021
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Kola ha sette anni e, concentratissimo, studia una mela verde sul davanzale di una finestra. Fuori ogni cosa è bianca della neve appena caduta. I tetti della città si scorgono appena. La città dà su un fiume: è il Volga, nel pieno dell'inverno russo. Kola è orfano e vive con la sorella in un istituto. Ha alle spalle una storia di povertà, disagio e scarsa cura, se non abbandono. Quel bambino, che oggi ha trent'anni e abita in Sicilia, racconta la sua storia. In questo libro, l'istituto, i lunghi corridoi sempre vuoti – tranne quando i bambini e le bambine rientrano dalla scuola –, la famiglia d'origine, la madre giovanissima e senza aiuti, lo zio disperato e violento riprendono sostanza, e volti. Con la precisione di un reportage, Nikolai Prestia racconta la seconda metà degli anni Novanta e l'epoca post-sovietica nel loro aspetto più duro di miseria ed esclusione sociale, violenza domestica, alcolismo e droga. Descrive quegli anni con la disinvoltura di chi ne ha fatto esperienza, e con straordinaria capacità di osservazione. Questo libro però non è un reportage, è un romanzo. È una storia durissima, che sarebbe insostenibile se lo sguardo di Kola non compisse una specie di magia: l'immaginazione. Solo che l'immaginazione di Kola non crea mondi alternativi, non cerca vie di fuga, ma indaga il potere simbolico, poetico e quasi magico degli oggetti quotidiani: basta una mela verde per rendere nutriente quello che era solo cupo e doloroso, basta un paio di calzoni con le tasche per volare verso il futuro. Kola trova la forza di immaginare molto prima delle parole per esprimerla. E queste pagine in controluce raccontano anche la conquista delle parole. Prima del bambino che guarda, ora del ragazzo che scrive. Una lingua chiara, semplice, accogliente, nella quale si avvertono echi antichi e letterari. Ne viene fuori un'atmosfera dolce amara, a tratti dickensiana. Dasvidania racconta del male e del dolore, ma anche moltissimo del bene: la zia che tira fuori i bambini dai guai, il direttore dell'istituto che per primo mette in mano un libro al bambino, e quel libro è L'idiota di Dostoevskij, e poi l'infermiera Katiusha – che stringe con lui un patto di speranza –, gli amici dell'orfanotrofio, ognuno con il proprio fardello di rabbia e vitalità, e infine i due maestri che adottano Kola e la sorella portandoli con sé in Sicilia e offrendogli un radicamento da cui potranno guardare avanti, e anche indietro. Con Dasvidania, Nikolai Prestia racconta come anche da bambini si possano amare tutte le memorie, non solo quelle felici.

RECENSIONE

Dasvidania è un romanzo breve, che mi ha colpito da subito per la storia vera che l’autore racconta: la sua storia. Anzi, quella di una sorella e di un fratello che vivono in un orfanotrofio sul Volga, in Russia, dopo aver lasciato la madre, e dopo essersi ritrovati assolutamente da soli in un luogo dove la prima cosa che viene in mente è la solitudine. 

So quello che state pensando: l’ennesima storia di infanzia difficile. Sì, non lo nego. Kola è un bambino di sette anni che vive in un luogo a lui sconosciuto, il cui unico legame affettivo e quotidiano ancora reale è quello con la sorella Alyona. Per lui è difficile integrarsi in questo nuovo sistema. All’inizio sarà vittima di bullismo da parte di un gruppetto di ragazzini molto più aggressivi e smaliziati di lui. Ma è pur vero che capirà presto che per sopravvivere alla solitudine e al dolore dell’abbandono bisogna trovare la forza dentro se stessi, una forza che nessuno può darti. 

La madre, il cui ricordo lentamente sbiadisce, è una figura enigmatica, in quanto è chiaro l’affetto che prova Kola per lei, ma non è palese cosa senta davvero questa donna che ha lasciato i propri figli con un sacchetto di mele in mano, tra le quali una è marcia. Quelle mele saranno il simbolo per tutto il romanzo della vita passata e presente del protagonista, del suo percorso di maturazione, tra momenti di forza e di assoluto sconforto. 
Consolazione riuscirà a riceverla dal direttore dell’istituto, una persona buona e caritatevole che prenderà molto a cuore la sua storia, come quella di tutti i bambini. 

 
I ricordi sono la dimostrazione che il calore delle persone non ha fine.

Questo romanzo è verità. Nel leggerlo mi è venuto in mente Il libro Cuore di Edmondo De Amicis. Ripensandoci, ho ricordato il momento in cui, per la prima volta mi venne regalato questo libro, quando ero piccola, da parte della mia nonna, che oramai non c’è più. 
Malinconia, dolcezza, affetto. Queste sono state le emozioni che mi hanno invaso, e sono le stesse che ho sentito leggendo questo libro. 

Lo stile dell’autore è molto semplice, lineare, diretto. I suoi pensieri scorrono veloci sulla pagina senza filtri, senza ragionamenti difficili, così come li vive sulla propria pelle. Attimi di profondo sconforto, come il ricordo della madre, dello zio che lo terrorizza o degli altri ragazzini che provano a fargli del male. Altri momenti in cui c’è affetto e dolcezza che riempiono il cuore di speranza. 

Ciò che mi è piaciuto di più è stata la sincerità contenuta in ogni singola parola espressa, la volontà di mostrarsi per quello che si è, senza tentare di rendere le cose migliori o più facili. Nikolai resterà per un bel po’ nell’istituto fino a quando una coppia di italiani, due insegnanti, non decideranno di adottarlo e lo porteranno in Italia, a Roma, dove la sua vita avrà un nuovo inizio. 

Certo, direte voi, è una storia a lieto fine. Non posso negarlo, ma credetemi se vi dico che non è così scontato come può apparire perché il processo è molto difficoltoso, a cominciare dalla lingua e dalla incapacità di Kola di fidarsi di qualcuno. Durante il loro primo incontro, infatti, il protagonista sarà molto vigile, impaurito, guardingo, avrà difficoltà persino a farsi avvicinare. 
Eh, non è così semplice come sembra. Non è una storia come tante altre. Ogni esperienza è unica, e la storia di Nikolai Prestia lo è altrettanto. 

 
Se il tempo viene impiegato nella lettura, si vive il doppio.

Il suo modo di raccontare è privo di pietismo e di vittimismo. Mi spiego meglio. Non ho mai percepito una volontà di commuovere per forza il lettore con frasi a effetto, o scene strappalacrime. Anzi, il suo modo di scrivere è estremamente dignitoso, compito, serio, diretto a esprimere le proprie emozioni, ma sempre con una dignità e un rispetto prima di tutto verso se stesso e poi verso gli altri. 

Forse anche per questo la storia è breve: non si perde in inutili digressioni, eccessivi sentimenti, proverbiali lagne. Sembra quasi che il dolore, nella sua massima potenza, non esploda mai, se non in un caso: quando il piccolo finisce in ospedale. 
Un evento traumatico dal quale uscirà più forte di prima. 
La vita nell’orfanotrofio è spesso triste, sconcertante, deludente, ma ammettiamo pure che Kola ha sempre potuto contare sulla sorella, e su questo legame imprescindibile. È una fortuna, soprattutto quando le cose si metteranno male, prima di trovare il finale che entrambi meritano. 

Dasvidania, come tutti i libri di questo genere, non è una lettura rilassante, è impegnativa e riflessiva. Per chi vuole immergersi nelle atmosfere crude e reali della vita vera, lo consiglio a occhi chiusi. Seppur il tutto sia coadiuvato da una dolcezza di fondo che ammorbidisce istintivamente anche i momenti più taglienti.

4 commenti:

  1. Interessante! Certamente una storia di resilienza, mi piace anche il fatto che lo stile di scrittura rimanga sempre conciso anche nel raccontare momenti oggettivamente tristi

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    1. È una storia lineare e semplice nella scrittura, ma fatta di emozioni vere, si sente leggendo. :)

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  2. Ciao Antonietta, leggendoti mi è tornata in mente una cosa che ci eravamo dette tempo fa. E tu, raccontando di te e di tua nonna e del suo regalo per te, mi hai ricordato quanto importante sia, almeno per noi, il fatto di far rivivere il libro che abbiamo letto con anche un solo pezzetto di noi. 💞
    Riguardo alla forza... devi veramente trovarla dentro te stesso, nessuno potrà o sarà in grado di sostenerti come lo puoi fare tu e tu soltanto. Ammiro tantissimo gli scrittori che trovano anche il coraggio di scrivere la verità. Dire la verità, ti rende una persona libera. 💖💫😘

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    1. Ciao Federica, sono perfettamente d'accordo con te in tutto quello che hai scritto.
      La verità non è così scontata nei libri, e anche io ammiro molto il coraggio di chi scrive, di qualunque cosa scriva perchè non è così semplice come sembra. Ti abbraccio forte :*

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