Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Effetto, oggi vi parlo di L'ombra del glicine di Antonio Lidonnici.
l'ombra del glicine di Antonio Lidonnici Editore: Edizioni Effetto Pagine: 339 GENERE: Thriller/Noir Prezzo: 8,99€ - 18,00€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2020 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
Genova è la città dei dualismi. Basta voltarsi dall’altra parte e il mare diventa monte, il levante ponente e le discese salite.
Una sera un imprenditore genovese si volta dall’altra parte, e la vita diventa morte. Qualche mese più tardi, sua figlia Claudia, che ancora non ha metabolizzato la morte del padre, conosce Alfio, un uomo affascinante, vent’anni più grande di lei. Attratta dalla sua maturità e dal suo carisma, la ragazza si perde in una relazione totalizzante, che la allontana dalla sua città e dai suoi affetti.
Anche Claudia si volta dall’altra parte, e la luce di un presente fatto d’amore e passione si trasforma nell’oscurità di un futuro pieno di bugie, soprusi e violenza. Riuscirà a uscirne?
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RECENSIONE
L'ombra del glicine di Antonio Lidonnici è un noir, un thriller ma è anche molto di più. Ha una trama talmente fitta, così tanti personaggi, tutti immersi nel fango, nella miseria psicologica e morale oppure nel dolore e nella solitudine.
La capacità dell'autore di riuscire a scardinare qualsiasi chiodo e di far traballare anche la struttura più stabile è quasi disumana. Riesce, con grande naturalezza, a dipingere un microcosmo di figure spezzate che ti avvolgono come se fossero tutte ombre con i loro demoni, le loro pulsioni, le loro emozioni e sofferenze, fino a non farti più respirare.
La fragilità dei legami, la capacità del male di mimetizzarsi dietro una facciata di normalità rendono questa storia un dramma umano vestito di nero, dove l'ombra del titolo non è solo quella proiettata da una pianta rigogliosa, ma quella che ogni personaggio porta dentro di sé, un'oscurità che minaccia di inghiottire ogni barlume di luce.
L'autore orchestra un racconto corale attorno a temi universali, sondandoli con una lucidità quasi chirurgica.
Il tema portante è quello della doppia vita. Mauro Speranza è l'imprenditore di successo la cui facciata impeccabile si sgretola sotto il peso di segreti, tradimenti e ricatti. Ma è Alfio a incarnare la dualità nella sua forma più terrificante: è l'amante premuroso e l'imprenditore affascinante, ma anche il criminale spietato, un camaleonte sociale che usa l'amore come arma e la normalità come scudo. Il romanzo ci costringe a chiederci quante maschere indossiamo e cosa nascondiamo nell'ombra, anche a noi stessi.
Il crimine non è un evento isolato, ma un cancro che si diffonde, infettando ogni relazione che tocca. La spirale di violenza e illegalità innescata da Alfio non si limita al mondo della malavita, ma contamina l'amore puro di Claudia, avvelena il rapporto madre-figlia tra lei e Serena e trasforma un sogno, il ristorante "Il Glicine", in un covo di attività illecite.
L'autore ci mostra come la vicinanza al male, anche inconsapevole, lasci cicatrici indelebili.
La relazione tra Claudia e Alfio è tutt'altro che romantica. Per Claudia, è una via di fuga dal dolore, un'ancora di salvezza che si rivela essere la pietra che la trascinerà a fondo. Per Alfio, è una strategia, una performance. Questa relazione è una metafora potente dell'autoinganno, della nostra disperata volontà di credere a una bella menzogna piuttosto che affrontare una brutta verità.
L'autore è bravo nella costruzione di personaggi complessi, creature morali, sociali e psicologiche dense di sfumature. Quello che abbiamo davanti è un bestiario umano.
Alfio rappresenta l'abisso psicopatico. E un uomo vuoto riempito di narcisismo e istinto predatorio. Non è un cattivo da operetta; la sua malvagità è radicata in un'assoluta incapacità di provare empatia. È un maestro della manipolazione, capace di leggere le debolezze altrui e di speculare sui bisogni emotivi delle sue vittime, come fa con Claudia. A livello morale è un buco nero: non ha un codice, se non quello della sopravvivenza e del profitto. Rappresenta il male puro, quello che non si interroga e non ha bisogno di giustificazioni.
Claudia è il ritratto della vulnerabilità. Il lutto per il padre Mauro la rende un bersaglio facile per le attenzioni calcolate di Alfio. Il suo percorso è una dolorosa catabasi, una perdita dell'innocenza che è anche una tardiva presa di coscienza. La sua crisi morale non sta nel compiere il male, ma nel rendersi conto di averlo amato, di aver vissuto in una bugia. La sua tragedia è quella di chiunque si sia trovato con il cuore in mano e la vita in pezzi.
Mauro è l'emblema della debolezza morale, un uomo che, per mantenere il suo status sociale e la sua immagine, sceglie la via più facile, finendo per distruggere tutto. La sua non è cattiveria, ma una colpevole viltà.
Serena, la moglie, al contrario, rappresenta la forza tragica. Colpita dalla malattia e dal tradimento, lotta con una dignità stoica. Il suo conflitto con Claudia non nasce da cattiveria, ma dalla disperazione di una madre che vede la figlia camminare verso il baratro.
Lo stile di Antonio Lidonnici è secco, preciso, senza fronzoli. La sua prosa è funzionale alla narrazione, un bisturi che incide la superficie per mostrare i nervi scoperti dei personaggi e della trama. L'uso di flashback non è un mero artificio, ma uno strumento essenziale per tessere la complessa rete di cause ed effetti, rivelando lentamente come il passato avveleni il presente.
Il significato del libro è racchiuso nel suo titolo. "L'ombra del glicine" è una metafora di una bellezza che nasconde il marcio. Il glicine, con i suoi grappoli profumati e la sua bellezza rigogliosa, simboleggia l'amore, il sogno, la casa (il ristorante). Ma la sua ombra è il luogo dove si consumano i traffici, dove si annida il segreto, dove l'amore si rivela una farsa. È il simbolo perfetto di come le cose più belle possano proiettare le ombre più oscure.
Come noir e thriller, L'ombra del glicine è scritto davvero bene. La tensione è costante, i colpi di scena ben orchestrati e l'atmosfera cupa e avvolgente. L'autore padroneggia i meccanismi del genere per tenere il lettore incollato alla pagina.
Ma il suo valore più grande risiede nella sua dimensione di libro umano. Supera i confini del genere per diventare una riflessione potente sulla natura del bene e del male, sulla nostra capacità di autoillusione e sulla devastante eredità dei segreti.
Ci consegna un ritratto realistico e amaro della condizione umana, dove anche le vittime hanno le loro colpe e i carnefici le loro maschere affascinanti, che prima o poi cadono sempre davanti allo specchio infranto della moralità.
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