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lunedì 28 aprile 2025

Recensione: GAME, LOVE & MATCH di Meg Jones

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Salani, oggi vi parlo di Game, Love & Match di Meg Jones.

game, love & match

di Meg Jones
Editore: Salani
Pagine: 437
GENERE: Sport Romance
Prezzo: 10,99€ - 16,90
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2025
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Scottie Sinclair è una truffatrice. O almeno, questo è ciò che il mondo pensa di lei. Dopotutto, chi mai crederebbe che il suo stesso padre l’abbia dopata a sua insaputa per farle vincere un match a Wimbledon? I giornali ci hanno messo poco a condannarla, ma una nuova identità e un’occasione per vendicarsi potrebbero essere ciò di cui Scottie ha veramente bisogno per riprendere in mano la sua vita. Nico Kotas ha dominato il mondo del tennis per quasi dieci anni, finché un brutto infortunio non l’ha costretto a ritirarsi dai giochi. Ora non desidera altro che riprendere in mano la racchetta e conquistarsi un ultimo titolo. Wimbledon, quello che sogna di vincere da sempre. Ma la sua immagine pubblica ha bisogno di essere risollevata e, secondo il suo allenatore, fingere di avere una relazione con la figlia del suo rivale storico potrebbe dargli un enorme vantaggio. Superare le loro divergenze per diventare compagni di doppio misto, poi, potrebbe rilanciare la carriera di entrambi. Con i vecchi nemici in attesa che qualcosa vada a rovescio gli scandali sono dietro l’angolo, ma affrontare insieme il ritorno in campo può essere la scelta vincente per risvegliare in Scottie e Nico l’amore per il tennis, e non solo.

RECENSIONE

"Avevo tutte le carte in regola per vincere, ma tu mi hai privato della mia opportunità. Non credevi in me."

C'è un punto preciso in Game, Love & Match di Meg Jones in cui il cuore ti si spezza. Non per una sconfitta, non per una storia d’amore andata male, ma per quella frase semplice, rotonda, insostenibile che Scottie Rossi rivolge a suo padre. Una frase che racchiude tutta la furia, la delusione e la verità di una figlia tradita, usata, plasmata come strumento invece che cresciuta come essere umano. 

Questo non è un romance sportivo qualsiasi. È una storia che sa di pelle bruciata dal sole, di ginocchia sbucciate, di rabbia e vergogna, di orgoglio e redenzione. È un romanzo che ti colpisce dove fa più male: lì dove i sogni diventano gabbie e dove l’amore, se distorto, può diventare veleno. 

Scottie è una protagonista forte. L’abbiamo vista trionfare a Wimbledon, alzare il Venus Rosewater Dish mentre quindicimila occhi la osservano. L’abbiamo vista vincere… e un attimo dopo perdere tutto. Perché la sua vittoria è stata drogata — non da lei, ma da suo padre, l’ex campione Matteo Rossi, che ha inserito farmaci nel suo frullato senza dirglielo. Lo ha fatto “per amore”, dirà. Ma è un amore che controlla, che impone, che dice: “tu vali solo se vinci”. 

"Non avevo intenzione di starmene lì seduto a guardarla mentre sprecava la sua occasione." Questa non è solo la storia di una caduta. È la storia di una ragazza che si ritrova truffatrice senza colpa, e che deve scegliere se fuggire per sempre o tornare a lottare per se stessa. Due anni di esilio, di notti folli a Monaco, di champagne, di finti flirt con principi. Ma anche due anni di vuoto, di corpi che non bastano, di incubi in silenzio. Il ritorno è brutale e necessario. Scottie non torna per redimersi davanti al mondo. Torna per guarire se stessa. 

Meg Jones mette sotto i riflettori uno dei temi più taciuti nello sport femminile: la pressione di essere perfette, belle, performanti, invincibili, ma mai troppo. Scottie è una campionessa, ma prima di tutto è un corpo da gestire, da spingere oltre, da disciplinare. "Da quando avevo cominciato ad allenarmi, a cinque anni, papà si svegliava alle quattro del mattino per preparare la colazione e impostare gli esercizi." La gestione del corpo di Scottie da parte del padre è una forma di controllo patriarcale mascherata da amore. Persino la madre, Kit, ex modella allontanata a forza dalla sua vita, è un tassello di questa narrazione: una donna ridotta a ornamento, poi estromessa. 
Ma Scottie si riprende tutto. Il corpo. Il nome. Il diritto di fallire. Di sbagliare. Di non essere perfetta. 

Tutto è incentrato sul rapporto con Matteo, l’uomo che l’ha cresciuta a pane, allenamenti e aspettative. Un uomo che ha proiettato su di lei ogni frustrazione del proprio ritiro. "È il mio nome, il mio lascito, quello che porta avanti. Sto rischiando tanto quanto lei." Scottie non lo scopre tutto d’un colpo. È un lento svelarsi, una scena notturna in cucina, una frase rubata, un flacone di pillole sul bancone. Il dolore non viene da ciò che è accaduto, ma da chi lo ha fatto. 

La redenzione in Game, Love & Match è qualcosa di profondo. Non è una gara vinta, né un titolo riconquistato. È il diritto di raccontare la propria storia. "Io… io ho barato." – "No. Hai vinto." Ma Scottie sa che la verità conta più della gloria. E decide di affrontarla, sapendo che nessuno potrà mai restituirle ciò che ha perso. Decide di ricominciare, senza più droghe, senza più menzogne. 

E accanto a lei c’è Nico Kotas, ex prodigio, ora reduce da un intervento al ginocchio. Anche lui spezzato, anche lui in cerca di un senso. Insieme, formano una squadra improbabile ma straordinaria. E anche se la loro relazione attraversa scosse e silenzi, si fonda sulla libertà di essere sé stessi, imperfetti, veri. 

Il rapporto tra Scottie e Kit è uno dei più toccanti e sottilmente rivoluzionari del romanzo. Se il padre Matteo rappresenta il potere patriarcale che schiaccia, Kit incarna invece la maternità rimossa, ma non per questo assente. Kit è stata una top model negli anni Novanta, giovane, libera, eppure vittima anch’essa del sistema: costretta a rinunciare alla figlia per non mettere a rischio la sua carriera, manipolata e zittita da Matteo, che le ha sottratto ogni diritto genitoriale con la minaccia del ricatto.  Scottie cresce con la convinzione che sua madre l’abbia abbandonata per egoismo, e costruisce su questa ferita una corazza di disillusione e cinismo. 

La loro relazione comincia davvero solo quando Scottie, in fuga, la cerca. E quel gesto cambia tutto. Kit accoglie la figlia con un’ironia tagliente, una dolcezza a tratti maldestra ma mai finta. Il loro legame si costruisce nei piccoli gesti quotidiani: una fetta di pane rubata, un vestito Dior “prestato”, uno scambio di battute brillanti tra due donne che si somigliano molto più di quanto credano. Kit non pretende nulla. Non giudica. Non impone. È la prima persona che guarda Scottie non come un’atleta, non come un simbolo, ma come una giovane donna spezzata e coraggiosa. "Non hai bisogno di scappare, sai. Tuo padre non ti sta inseguendo." Kit rappresenta la possibilità di un affetto libero, non performativo, fatto di ascolto e ironia. È la madre che non ha potuto essere, ma che ora sceglie di esserci senza condizioni. Il loro rapporto è anche un passaggio di testimone generazionale: due donne diverse, ma accomunate dall’aver dovuto lottare per il proprio corpo, per la propria voce, per la propria dignità. Nonostante il passato, Kit diventa una radice dolce, un porto sicuro, ma mai una catena. Scottie la guarda con rispetto e affetto crescente, e la loro complicità esplode in momenti come l’idea del weekend a Parigi, o le battute sulla moda e sui principi europei. Due donne che finalmente possono guardarsi negli occhi e riconoscersi. 

La relazione tra Scottie e Nico emoziona. Non solo perché è una love story carica di tensione, battute, scontri e attrazione, ma perché rappresenta la possibilità di un amore basato sull’uguaglianza, sull’ascolto, sul rispetto reciproco. All’inizio, Scottie e Nico si detestano. Lei lo trova arrogante, taciturno, e lui la considera una “caduta di stile”, una ragazza viziata e compromessa. Sono entrambi pieni di cicatrici: Scottie non si fida più di nessuno, Nico si sente un fallito a causa dell’infortunio. "Avevo voglia di radere al suolo tutto. Di liberarmi dalla sua presa. E se questo significava fare tabula rasa della mia carriera, pazienza." I primi allenamenti sono una sfida continua. I loro corpi non si fidano l’uno dell’altro, le parole sono taglienti, le distanze incolmabili. Ma sotto la superficie, qualcosa comincia a cambiare. La relazione si costruisce sul campo da tennis, ma trova la sua vera natura nei momenti di pausa: quando si prendono in giro, quando si aiutano, quando si confessano paure che non avevano mai detto a nessuno. 

Nico è uno dei pochi uomini nel libro che non vuole possedere Scottie, ma solo starle accanto. Non cerca di salvarla, ma la spinge a salvarsi da sola. E Scottie, per la prima volta, sente che può fidarsi. Anche se ha paura. Anche se lo desidera. "Dimostragli che si sbagliava. Dimostra di essere migliore di quanto lui non sia mai stato." Nico non è l’eroe che risolve tutto. È un compagno, nel senso più vero. Loro due si allenano, sudano, sbagliano, cadono insieme. E quando vincono, è una vittoria condivisa, non rubata, non tossica. Il loro legame diventa uno spazio libero, un doppio emotivo, in cui entrambi possono essere vulnerabili, senza dover dimostrare nulla. E anche quando si baciano, anche quando si desiderano, c’è sempre una distanza rispettosa. Non si invadono. Si cercano. Insieme imparano che ciò che conta non è restare in campo, ma aver cambiato campo insieme. 

Meg Jones scrive con una voce fresca, tesa, vibrante. Il ritmo è incalzante come un match in diretta, ma non perde mai di vista la psicologia profonda. I dialoghi tra Scottie e Nico sono taglienti, ironici, pieni di sottotesti. Le scene sul campo sono cinematografiche, ma sono soprattutto spazi dell’anima. 

Game, Love & Match è una storia che fa male e fa bene, che ci parla della verità come atto d’amore per sé stessi, del coraggio di non farsi definire dai propri errori, ma dalla propria scelta di affrontarli. È un libro per chi ha amato troppo, per chi ha fallito troppo, per chi ha resistito troppo. È un libro sulle donne che si spezzano e poi si rimettono in piedi, più forti, più sole, ma più vere. 
Un libro da leggere con il cuore in gola. E con un fiammifero in mano. "Il fruscio di un fiammifero. La voglia di combattere. La vendetta che non distrugge, ma costruisce."

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