Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Rizzoli, oggi vi parlo de Il cane d'oro di Sara Segantin, che racconta dello sciacallo dorato in Italia. Una storia che mi ha fatto riflettere.
di Sara Segantin Editore: Rizzoli Pagine: 148 GENERE: Narrativa contemporanea Prezzo: 9,99€ - 16,50€ Formato: eBook - Cartaceo Data d'uscita: 2023 LINK D'ACQUISTO: ❤︎ VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
Trama:
Da bambina, Camilla ha un incontro ravvicinato con un misterioso cane d'oro. Il suo sguardo, incrociato in una mattina di primavera, conquista per sempre il suo cuore. È certa che si tratti di un animale speciale. Ne ha finalmente la conferma molti anni dopo, quando all'università incontra il fotografo naturalista Tom e scopre che si tratta di uno sciacallo dorato, che da pochi anni ha iniziato a popolare i boschi del Carso e il cui arrivo ha sollevato curiosità ed entusiasmo, ma anche diffidenza e ostilità. Con l'aiuto di Tom, della schiva ricercatrice Elisa e di Max, un giovane cacciatore della zona, Camilla cerca di salvare una cucciolata rimasta senza madre su cui aleggia la minaccia di uno spregiudicato bracconiere, pronto a colpire ancora. Mentre l'ululato fragile e profondo di Sybil, femmina di sciacallo, ci riporta all'inconfondibile fascino del mondo selvatico, i quattro protagonisti si mettono in gioco, fra litigi, indagini maldestre e incursioni notturne. La verità non è mai semplice come sembra e le parole possono lasciare cicatrici profonde come colpi di fucile, ma non c'è niente come un obiettivo condiviso per sentirsi uniti nonostante le differenze. All'ombra dei boschi e sotto le notti stellate nasce un'amicizia, che sboccia pian piano in qualcosa di più profondo...
Un romanzo che racconta di scienza e sentimento, dove il canto della natura fa da sfondo alle scorribande di quattro ragazzi e alla loro ricerca di un rapporto più autentico ed equilibrato con il mondo che li circonda.
|
RECENSIONE
Conoscete il cane d’oro? Io non avevo idea di cosa fosse. Ovviamente, la prima cosa a cui ho pensato è stato il cane. Ma non è un cane. È uno sciacallo dorato che viene chiamato in quel modo perché fisicamente è simile a un cane e a una volpe.
Infatti, molto spesso viene scambiato proprio per le volpi.
La storia che racconta l’autrice fa riferimento a fatti realmente accaduti in Italia, dove ci sono stati degli avvistamenti riguardanti questa particolare specie animale.
La protagonista, Camilla, da piccola, vede un cucciolo di cane dorato, non sa esattamente di cosa si tratta, ma l’attimo in cui fissa i suoi occhi in quelli dell’animale, le permette di stabilire una connessione che durerà per sempre. Camilla custodirà quell’incontro dentro di sé anche quando crescerà e proverà costantemente il desiderio di incontrare di nuovo il cane dorato e perdersi nei suoi occhi selvaggi e ammalianti.
Ai giorni nostri, Camilla frequenta l’università e conosce Tom, un ragazzo che si occupa di fotografia naturalistica. È proprio lui a raccontarle di voler fotografare gli sciacalli dorati e grazie a questa miracolosa conoscenza, Camilla potrà entrare nuovamente in contatto con il magico mondo degli animali selvatici.
Non è cosi semplice. Infatti Tom frequenta Elisa, una ricercatrice, che sta seguendo da vicino Sybil, una femmina di sciacallo che vive con il suo compagno ed è in attesa.
Tom e Camilla riescono a trovarli, rimangono affascinati da questi animali così particolari, ma purtroppo c’è chi vuole ucciderli, considerandoli estremamente pericolosi.
I bracconieri sono una minaccia per Sybil e la sua famiglia, e purtroppo, nessuno riesce ad evitare la tragedia.
Non tutto è perduto, almeno, non per Camilla, che continuerà a combattere per salvare il salvabile e per far capire a tutti che questi animali non sono così cattivi come tutti credono.
Il libro è scritto con un linguaggio semplice e scorrevole, a tratti, mi ha dato persino l’idea di essere una fiaba, seppur è presente l’elemento realistico della crudeltà umana, del rapporto tra scienza e verità, di ciò che crede la gente e del recupero della natura e di ciò che ne resta.
Il rapporto con la natura è quello che abbiamo perso. Ci siamo allontanati dal mondo naturale credendoci padroni arroganti e distruttivi. Il selvatico ci spaventa, lo vogliamo controllare, credendoci superiori. In realtà non abbiamo alcuna possibilità di renderlo migliore. Lo stiamo peggiorando, esattamente come stiamo facendo con noi stessi, pensate soltanto ai social. Quanto siano devastanti e per nulla positivi per la maggior parte delle persone. Questo accade perché non siamo capaci di regolarci, di misurarci con ciò che sia davvero utile e plausibile. Vogliamo esagerare, prevaricare, sopraffare.
Lo facciamo con tutto quello che ci capita tra le mani e lo abbiamo fatto anche con la natura. Per noi è una minaccia, perché vogliamo addomesticarla, in realtà non siamo un cavolo di nessuno per farlo. Lo capiamo, o no?
La maggior parte di noi, oggi, vive nelle città, non ha la minima idea di cosa significhi passeggiare in un bosco, sentire il suono degli uccelli, bagnarsi i piedi in un lago. Ci nascondiamo dietro mura di cemento che diventano sempre più alte, viviamo soffocati da uno schermo virtuale credendo che l’essere ovunque con la mente ci faccia bene, e no, non fa bene. In un posto bisogna andarci con i propri piedi, portandosi anche la mente dietro, ma gli occhi devono essere ben fissi davanti a noi, a scorgere un tramonto, a guardare il mare, a respirare l’aria vera di una vita sana.
La natura dovrebbe significare purezza, primordialità, stato originale. Noi siamo diventati copie andate a male di noi stessi. Messi lì, a marcire davanti a schermi che rimandano un’immagine filtrata, di come saremmo da vecchi o di come un trucco possa trasfigurare la nostra bellezza.
Ci siamo dimenticati che anche noi siamo Natura.
Eh, beh, sì, ANCHE noi. Non ci avete pensato, vero?
E mentre quella natura che è nostra madre e nostro padre, sorella e fratello e persino figlia e figlio di tutti quanti noi, sta collassando, noi siamo impegnati a guardarci allo specchio e a sentirci più belli, più sicuri, più potenti con un semplice filtro che non fa altro che evidenziare quanto siamo patetici.
Però, cavolo, ci sentiamo sempre più dominanti, autoritari, a tal punto che se la natura collassa, noi siamo così stupidi da credere che ci salveremo.
Il cane d’oro fa proprio questo, ci mette di fronte ciò che significa essere selvaggi, non avere paura, fidarsi della natura, senza opprimerla o ucciderla soltanto perché ci sentiamo minacciati.
È un ritorno al mondo che si è perso, alla connessione con la parte meno socializzata, instagrammizzata di noi stessi.
La natura è lì fuori. La verità è fuori da questa gabbia.
Quando capiremo che siamo parte di un mondo che sta morendo e che stiamo morendo anche noi, allora forse, cambierà qualcosa.
Ma sarà comunque troppo tardi.
Perchè.
È.
Già.
Tardi.
Nessun commento:
Posta un commento