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martedì 15 marzo 2016

Promettimi che accadrà di Isabella Spinella Recensione

Buon martedì cari lettori! Promettimi che accadrà di Isabella Spinella è la lettura di cui vi parlo oggi. Un romanzo che racconta di un incontro fortuito che rimane come un segno nel tempo tra due bambini, che una volta divenuti adulti, potranno ricucire i pezzi del proprio destino. Grazie alla Newton Compton per la copia!



Titolo: Promettimi che accadrà
Autore: Isabella Spinella
Editore: Newton Compton
Pagine: 224
Genere: Romanzo
Prezzo: € 12,00
Uscita: Febbraio 2016


TRAMA


Bianca e Carlo si incontrano per la prima volta una sera d’estate, in riva al mare, durante una festa di paese in Calabria. E mentre entrambi attendono trepidanti il passaggio della statua della Madonna, il vento solleva le fiamme dei falò sulla spiaggia… L’incidente in cui Carlo resta coinvolto non è grave, eppure l’immagine del fuoco s’imprimerà in modo indelebile negli occhi di Bianca, ancora bambina. Così come il ricordo dolce di quegli sguardi intensi che si sono scambiati. Tanti anni dopo, entrambi vivono a Roma. Bianca lavora come assistente di un politico e la sua vita è a una svolta: deve solo trovare il coraggio di cambiare. Carlo invece è uno psicoterapeuta stimato, che dedica una parte del suo tempo al volontariato. Sarà proprio il suo lavoro a farli ritrovare, mettendo entrambi di fronte a una serie di coincidenze troppo strane per essere ignorate. Troppo insistenti per pensare che incontrarsi di nuovo sia solo un caso…


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Promettimi che accadrà è un romanzo che racconta una storia d’amore molto diversa da quelle a cui siamo abituati. Una storia fatta di ricordi dispersi e soprattutto di lontananza. Già il titolo preannuncia l’atmosfera di distacco e la sensazione che qualcosa debba essere prima o poi recuperato. 
Bianca è la protagonista. E’ una giovane donna affermata che lavora come assistente di un politico con il quale ha una relazione da una decina di anni. Vorrebbe però liberarsi da quel legame ma non riesce mai a trovare il giusto modo per farlo. Nello scoprire la caratterizzazione del suo personaggio, salta subito all’occhio la sua impossibilità di vivere in profondità la vita che realmente desidera che sembra essere contornata ed avvinghiata ad un senso di dovere e di abitudine che le sta distruggendo la voglia stessa di vivere. 
Dall’altra parte c’è Carlo, un affermato psicoterapeuta che oltre al proprio lavoro, si occupa anche di volontariato, dimostrando un atteggiamento propositivo verso il prossimo e di grande comprensione e senso di solidarietà. 
Bianca e Carlo si sono conosciuti, anzi semplicemente sfiorati molti anni prima, quando non erano altro che due bambini accorsi ad osservare il passaggio del carro della Madonna nella loro indimenticabile terra natia: la Calabria. 
Oggi li ritroviamo a Roma, inconsapevoli l’uno dell’esistenza dell’altro ed è proprio in questa strana conoscenza che si raccoglie il senso di una promessa tacita e inespressa. 
Carlo era diverso, non era mai sicuro di niente, si lasciava guidare dall’istinto. Si tuffava con passione nella vita, ma raramente trovava quello che cercava. Era un romantico, un sognatore. Amava osservare le persone, entrare nelle loro vite e ascoltare le loro storie. 
Durante quella sera appartenente al passato ed alla memoria, i due bambini si sfiorano le mani per un attimo che inconsapevolmente segnerà la loro esistenza. Carlo poi sparirà a causa di un incidente e tutto cadrà in un apparente ed interminabile vuoto fatto di anni passati all’oscuro di qualsiasi rimembranza che possa in qualche modo riportare uno dei due all’altro. 
Ma è proprio vero che il nostro destino è già stato scritto? Secondo questo romanzo sì, perché Bianca e Carlo sono destinati ad incontrarsi proprio grazie all’impegno sociale dell’uomo che sta cercando di aiutare Julia, una giovane immigrata albanese che una notte come tante, la stessa Bianca soccorre all’esterno di una chiesa. 

Lo stile dell’autrice è molto semplice, anche se fluido ed immediato. Le sue descrizioni non si perdono in inutili appostamenti metaforici ma arrivano dirette al nocciolo dell’espressione narrativa, ecco perché la lettura di questa storia è veloce e diretta. 
Avrei preferito uno stile un po’ più consistente e anche una storia che vivesse di qualche particolare e dettaglio in più nonostante non manchi nell’intreccio la voglia di esprimere a pieno i sentimenti e le emozioni che vivono i protagonisti. 
Ma non sono solo loro ad essere al centro della narrazione, emergono lentamente un coro di personaggi che li appoggiano o li contrastano all’occorrenza e che fungono da intermediari tra il lettore e l’intreccio al fine di evidenziare le vere personalità dei protagonisti. 
Una storia che riesce a coinvolgere pur nella propria leggerezza, non priva certo di angosce e di dolori ma pur sempre una narrazione che s’impone con delicatezza senza riservare nessuno schiaffo al lettore che può procedere tranquillo fino alla fine, trovandosi di fronte un finale assolutamente aperto. 
Era stato quel velo a svelare Carlo. Ed era stato quel velo a guidarla per tutto quel tempo, in tutti quegli anni. L’aveva portata da lui, aveva fatto in modo che si rincontrassero. 
Ciò che mi ha spinto a leggerlo è stato sicuramente il titolo che mi ha subito trasmesso qualcosa di fascinoso e di intrigante. In fondo non c’è nessuna promessa esplicita che viene saldata all’interno della storia, ma il senso di quella frase, Promettimi che accadrà, va ricercato nel ricordo di quell’incontro infantile che sembra andata perso e che il destino ha voluto ricreare per due persone che evidentemente erano destinate ad appartenersi. 
Promettimi che accadrà è dunque una promessa che i cuori dei protagonisti hanno fatto al destino stesso nel silenzio e persino nell’incoscienza, una promessa che qualcosa potesse prima o poi accadere, quell’amore, quel legame o semplicemente quell’incontro nuovo che potesse in qualche modo risarcirli del tempo andato ma non per questo perduto. 
Promettimi che accadrà è un romanzo per chi ha voglia di una lettura leggera ma emozionante, che parla di sentimenti e non tralascia i doveri, i dubbi e le difficoltà della vita. Una storia normale per persone normali.

3 commenti:

  1. Sai cosa comincio a chiedermi, Antonietta?
    Che cosa ci sia più di "normale" nelle persone ...
    Perché (e dimmi pure se sbaglio tanto ormai ho un callo alto un chilometro dal sentirmi che sbaglio sempre tutto, perfino a respirare) che cosa definisce la normalità di una persona?
    Ti prego, spiegamelo, spiegamelo perché non sto capendo più niente. Quello che mi riesce di capire è che c'è più normalità nei libri, nell'essere persone sì con pregi e mille difetti ma, porca miseria, a essere e a dimostrare che cosa siano la dignità, i principi morali e tutte quelle cose strane che fanno di una persona una persona, non una bestia.
    Ti chiedo scusa per questo sfogo ma non trovo davvero altre parole per definire le persone.

    Tanti tanti complimenti per il teaser.
    Sono una fan di queste meraviglie. <3 <3 <3

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    1. Cara Federica, la normalità non esiste secondo me e te lo dice una persona che viene sempre definita strana. Ci sono cresciuta con questa definizione e ancora oggi, alla mia bella età, me la porto cucita addosso. Si parla di normalità solo quando si vuole difendersi da qualcosa, allora ci si rifugia nel concetto pacato e normalizzante della normalità, appunto.
      Non devi chiedere scusa, i tuoi pensieri sono sempre a casa qui. :-)))

      Grazie!!! <3<3<3

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  2. Grazie Antonietta, l'ho chiesto a te perché sapevo mi avresti risposto sinceramente. Non so come ti faccia sentire, ma a proposito di quella definizione ... siamo in due, allora.
    E non riesco a spiegare come mi stia sentendo, visto che sono stata definita come "un oggetto del desiderio", un oggetto del desiderio che si fa pesante pesante quando nella frase rimane solo "oggetto".

    Grazie per il riferimento alla "casa".
    Perché nel posto in cui sto non sono altro che un ospite sgradito, un oggetto del desiderio pesante, per l'appunto.
    Grazie ancora. <3 <3 <3

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