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venerdì 11 marzo 2016

Il dono del reietto di Mario Micolucci Recensione

Buon venerdì! La recensione di oggi è dedicata ad un Fantasy originale e molto interessante scritto da Mario Micolucci intitolato Il dono del reietto. La storia è ambientata in  un regno totalmente fantastico con un insieme di personaggii molto strambi e paradossali. La dote principale della narrazione è l'umorismo ma ciò non impedisce, anzi avvalora, la buona preparazione dell'autore e la perfetta costruzione della sua storia. Se volete leggere un Fantasy diverso dal solito, cosa aspettate?



Titolo: Il dono del reietto
Autore: Mario Micolucci
Editore: Selfpublishing
Pagine: 392
Genere:  Fantasy
Prezzo: € 1,99 ebook


TRAMA


Chi è il Reietto? Si dice che il valore degli eroi si misuri attraverso gli encomi rivolti loro da chi ha avuto l'onore di incrociarli sul proprio cammino. Eccone alcuni esempi:    «Solo un babbeo può farsi cogliere di sorpresa da una tartaruga. Scommetto che era troppo veloce per te!»   Griz, aiuto-fattucchiera a Bocca del Verme    «Che sapore hanno i vermi della latrina? Dicono che tu li abbia degustati.»   Kitzo, giovane goblin    «Muoviti, imbecille! Che fai lì impalato!»   Hork, guardiano del Vivaio    «Il tanfo che sprigioni dalla tue mefitiche viscere è alquanto insopportabile! Se non cambi alimentazione, ci intossicherai tutti!»   Giro, Pellegrino di Givedon    «A quanto pare, non sei solo un reietto del tuo Dio, tuo malgrado, sei anche il suo flagello, stolto imbranato!»   Aliahcignano decaduto.    «Puoi anche non legarlo, quel cretino l'ha fatto da solo!»   Marbel, capitano della guardia cittadina di Forte di Legno.    «Ehi cavian! Hai usato più di tre parole con quell'acefalo e lo sforzo per capirti gli hai mandato in pappa il cervello. Incredibile!»   Fagornelementalista del fuoco.    «Questo qui è idiota sul serio!»   Duko, Condottiero della Legione.    «Lo so, sei un allocco: sei addirittura riuscito a ingannarti da solo!»   Strubaccalappialupi.    «Cafone!»   Stevania Dhavor, cantastorie.  




Il dono del reietto è un romanzo Fantasy davvero originale e strutturato in modo perfettamente lineare con la genesi della tipologia narrativa, coadiuvato da una buona dose di creatività. 
Il mondo rappresentato è immenso ed equamente espresso attraverso una miriade di personaggi, come si richiede doverosamente a questo genere di storie che si amano e si apprezzano proprio in base alla loro complicazione e maggiore intrigo nella stesura di un intreccio che non delude ma che incuriosisce e coinvolge senza sosta. 
La prima cosa che mi ha colpito, leggendo, sono stati i nomi e le ambientazioni. L’autore introduce nomi davvero belli, molto suggestivi, capaci di incarnare e di riflettere con precisione l’essenza stessa dell’elemento che vanno a definire. I nomi non sono mai facili, eppure l’autore sembra andare perfettamente d’accordo con questo aspetto della creazione narrativa, riuscendo ad usare questo elemento, apparentemente innocuo, come un fattore di attrazione per l’intera storia. In secondo luogo la descrizione degli ambienti, che in questo genere narrativo, è fondamentale. Il Regno di Faunna, è il luogo nel quale si registrano le vicende, suddiviso in diversi imperi dove un numero ingente di razze li popolano, da quelle più nobili a quelle considerate reiette. 
Il romano inizia con una fuga, nel più classico dei cliché. Dopo conosciamo il protagonista che corrisponde al nome di Djeek, un goblin. I goblin sono creature fantastiche che vivono nella Grande Palude, isolate da tutto il resto. Sono gli unici esseri a poter usufruire del Dono di Corrupto, un potente veleno mortale che se assunto da uno di loro può guarirli ma non ucciderli. Djeek è martirizzato dagli altri della sua razza perché è forte ma non è astuto  e la principale caratteristica per essere un goblin rispettabile è la furbizia. Ma il nostro pseudo eroe (eroi veri non ce ne sono) ha un segreto: conserva un bastone magico che però non sa come usare.  
Il bastone, come si conviene in questo tipo di narrazione, è una delle tante chiavi presenti nel romanzo che aprono le porte all’aspetto magico ed incantatore. 
Non esistono solo i goblin e gli umani ma anche gli Elfi che vengono percepiti e visti come creature terrificanti a tal punto che la loro prima apparizione viene raccontata come una vera e propria maledizione. 
Erano terrificanti: alti almeno quanto un umano, dai lineamenti delicati, esili eppure così agili ed energici; avevano la carnagione pallida e grigiastra e i capelli del ripugnante colore dell’argento. 
La società dei goblin è strutturata in modo preciso e dettagliato dall’autore che espone uno stile narrativo che si basa sul racconto in terza persona rappresentato però da una serie di punti di vista diversi. Questo permette al lettore, primo: di non annoiarsi perché è come se leggesse qualcosa scritto da più persone differenti senza rendersene conto e in secondo luogo, il tipo di linguaggio si modifica a seconda di chi racconta in base soprattutto a ciò che viene raccontato.  
Sono i Dharta a fungere da narratori che hanno il compito di riportare in modo accurato e perfettamente in linea con la storia e con le personalità di chi assume di volta in volta il ruolo centrale, i fatti chiari e precisi, così come avvengono all’interno del regno. 
Djeek, per forza di causa e per evitare i maltrattamenti che continuamente subisce da quelli della sua stessa razza, imparerà presto ad usare il bastone senza rendersi conto però di un elemento fondamentale: la sua potenza magica.  
Aveva capito che per attivarlo, bisognava acuire i sensi, ma allo stesso lasciarsi andare quasi come per addormentarsi. 
Il romanzo è pieno di immaginazione, molto fantasioso, l’ho trovato estremamente visionario ma senza eccedere. Una meraviglia di bellezza e terrore che l’autore esprime al meglio delle sue possibilità, uno scenario terrificante dove c’è un’atmosfera molto spesso putrida e cupa, oscura fino alle ossa. Fughe, nuove amicizie e soprattutto maledizioni che rappresentano al meglio il gioco strambo ma intrigante tra magia, intrugli, rituali, incantesimi e dannazioni. 
Spesso la narrazione lineare degli eventi e dei personaggi coinvolti viene interrotta per spiegare la storia delle razze prese in considerazione, in modo da fornire un quadro corretto e chiaro di questo mondo, così particolare e ben strutturato. 
Le definizioni e il modo di raccontare dell’autore attraverso la voce dei suoi narratori e i dialoghi stessi dei suoi personaggi, è incredibile. Un modo che oserei definire fascinoso, nel senso che affascina, è come se ti convincesse, ti ammaliasse ogni volta. 
I personaggi si affacciano di volta in volta in questo mondo con le loro stramberie e le loro personalità visionarie e fantasiose come la Strega della Palude che spingerà Djeek a  partire per un viaggio grazie al quale incontrerà altri due personaggi estremamente importanti e dalle caratteristiche eclatanti ed indimenticabili. 
Un cavian, ossia un topo gigante dal nome altolocato e molto difficile da ricordare e un fiammamastro, ossia un elementalista del fuoco. 
Sarà proprio grazie alla loro presenza che Djeek comprenderà i suoi poteri in linea con gli elementi. 
I suoi fidi compagni sono il bastone che lo aiuta a gestire l’energia che assorbe dagli elementi e un piccolo lupo che si rivelerà alquanto importante. Questa creatura magnifica in realtà è un Albalupo, ossia un guardiano dei boschi. Attenzione alla parola “Alquanto”! La ritroverete fin troppo spesso nel testo, fino alla nausea, proprio  grazie ad un personaggio in particolare. 
Djeek è un geomastro, un elementalista della terra ed il bastone non genera il suo potere, bensì serve a catalizzarlo. 
Dunque la vera avventura del romanzo inizia proprio con questa improbabile triade di personaggi che ne affrontano tante e durante il percorso tortuoso e difficile e grazie al loro modo di relazionarsi tra di loro e con l’esterno, viene fuori una conoscenza maggiore del loro carattere e il valore reale della funzione che hanno all’interno della storia. 
Il viaggio continuo e instancabile rimane il simbolo incontrastato del fantasy e le descrizioni che lo accompagnano, la cura e la preparazione che si evincono attraverso la messa a punto di una storia così articolata ma perfetta, saltano all’occhio man mano che si procede nella lettura. 
Djeek annusava l’aria abbandonandosi nell’affresco tracciato dagli odori che lo circondavano: c’era quello pungente dei muschi, quello acre del legno marcio, quello inconfondibile dei piccoli roditori che trovavano rifugio nelle fessure dei ceppi e quello dello sterco lasciato da muli e cavalli che avevano percorso il sentiero. La sua mente fu rapita da quell’incontro viscerale con la natura e, attraverso il contatto con il suolo, sprofondò nel sonno degli elementi entrando in simbiosi con la montagna. 
Magia, poesia, incanto e una buonissima padronanza della lingua italiana che rendono il tutto come un fantasioso incanto narrativo. Lo stile è asciutto, fluido, consapevole, una scrittura navigata, corretta, appropriata, matura che mette in scena la certezza dell’autore del proprio bagaglio culturale ed interpretativo. 
Un altro aspetto fondamentale è l’ironia e la volontà da parte di Mario Micolucci di rendere la narrazione spesso come una scenografia cinematografica, con accenni alla dimensione fumettistica e sicuramente comica. Questa volontà avvantaggia il romanzo e lo rende leggero per certi aspetti pur lasciando intatto l’aspetto intenso e profondo della storia in . 
Il dono del reietto è il primo romanzo del ciclo I Registri dell’Arena, il cui seguito promette davvero bene. L’iniziale rappresentazione di questo mondo e le vicissitudini dei personaggi sono in grado di far nascere nel lettore il desiderio di continuare a scoprire cosa accadrà. Inoltre, la storia, pur mantenendo agganci con gli elementi tipici del genere e ironizzando su diversi cliché, si presenta con una forza e una potenza propria, in grado di contrastare la banalizzazione di questo tipo di vicende, portando con sé una ventata di novità in uno stile corretto e molto piacevole con una dose di umorismo perfetta.

4 commenti:

  1. Evviva i blogger che sanno recensire un libro prendendosene cura e non criticandolo neanche fosse Dio!!!!!

    Grazie Antonietta <3

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    1. Grazie a te Federica, sai quanto la pensiamo allo stesso modo su questo argomento! Un abbraccio! <3<3<3

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  2. Grazie per la bella recensione. Volevo approfittarne per informare i lettori che da oggi Il Dono del Reietto è disponibile anche in brossura.

    Ecco il link per l'acquisto:
    http://www.amazon.it/Il-Dono-del-Reietto-1/dp/1532837240

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