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domenica 13 marzo 2016

A time for dancing di Davida Wills Hurwin Recensione Libro + Film!

Buona domenica, oggi on line la recensione di Federica a proposito di un romanzo bello e commovente. A time for dancing di  Davida Wills Hurwin, edito da Giunti, con annessa recensione del film! Imperdibile!



Titolo: A time for dancing
Autore: Davida Wills Hurwin
Editore: Giunti
Pagine: 266
Genere:  Romanzo
Prezzo: € 12,00
Uscita: Febbraio 2016


TRAMA


Sam e Jules sono amiche da sempre e l’estate prima dell’ultimo anno del liceo discutono il proprio futuro, sognano di andare all’università o di scegliere il duro cammino per diventare ballerine professioniste. Comunque sia, sono pronte a vivere questa esperienza insieme, condividendo trionfi e lacrime. Non sono pronte però al destino che è già dietro l’angolo: Jules scopre di avere un tumore.  Inizia così un nuovo capitolo della loro esistenza che le costringe a scoprire nuove cose di sé e dell’altra, che rischia di farle perdere ma finisce per confermare la forza della loro amicizia. La vita può essere durissima e imprevedibile ma anche meravigliosa: esistono un tempo per amare, un tempo per vivere e un tempo per ballare. Davida Wills Hurwin si ispira a una storia vera e nel 2002 ha dato spunto a un film di successo, A Time for Dancing.


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Non so da dove cominciare. Davvero. Ma comincerò dall’inizio come se stessi accingendomi a scrivere un romanzo. 
Aspettavo questo libro dal 2002, quando è uscito il film, di cui vi parlerò appena terminato di parlarvi del libro, e questo la dice già lunga, no? Vedendo il film – che ho amato in un modo in cui non si può non amare questo genere di film – ero sicura di non aver bisogno di sapere nient’altro su questa storia. Ebbene, mi sbagliavo. Appena ho saputo dell’uscita del libro, nella mia mente, giuro, stavo saltando insieme a Sam e a Jules come nella copertina. Non potevo farlo fisicamente, perché come ci insegna questo libro, la vita è sì meravigliosa ma anche imprevedibile, no? Sebbene lo avessi voluto, poi qualcuno mi avrebbe guardato affibbiandomi un nomignolo che non starò a dirvi ma che io invece affibbierei a lui!!! 
Giusto qualche giorno fa qualcuno (non lo stesso), quando gli ho detto che un libro mi aveva cambiato la vita, mi ha chiesto: <<Addirittura?>>, io gli ho risposto: <<Sì.>>, ed è la verità, a me i libri fanno questo, mi lasciano così tanto dentro che è come se il mio cuore e la mia anima ormai non appartengano più a me ma a loro, e questo non solo mi ha cambiato, mi ha fatto rinascere. Dopo avermi praticamente uccisa. 
  
A time for dancing è un libro appartenente al genere Young Adults edito dalla casa editrice Giunti, seguito da The Farther You Run, ma è, prima di tutto, una storia vera. Che è un peccato non leggere tutto d’un fiato perché sin dalla prima pagina capisci che non vorresti più metterlo giù finché non arrivi all’ultima, ma spesso non possiamo, no? E io per prima. 
La storia è raccontata dal punto di vista di Julie e di Sam e questo ci permette di conoscere a pieno e a fondo ogni cosa che magari nel capitolo precedente non avevamo capito ed è così fino alla fine ma voluto appunto per dare al lettore un’immagine più ampia di un aspetto dell’una e dell’altra dato che qui abbiamo in mano una storia a mio avviso decisamente fuori dal comune, ed è sapientemente suddivisa in tre parti.   
Sam e Julie sono come luce e buio, giorno e notte, sole e luna, perché l’una ha i capelli biondissimi e folti, la pelle chiara e due enormi occhi azzurri, l’altra i capelli neri dai riflessi mogano, la pelle olivastra, gli occhi grandi castano scuro (occhi di cioccolato, come dice Sam), ma l’una la spalla per l’altra, quel confortevole porto sicuro di cui tutti noi abbiamo bisogno nel momento in cui ne abbiamo davvero bisogno. 
  
Il rumore dell’oceano ci raggiunse e Jules lo accolse. E’ uno scorpione, un segno d’acqua, e sapevo per certo che il modo migliore per farla calmare era portarla vicino all’oceano. Era come se fosse in grado di parlarci. Sul serio. Se ne stava seduta in silenzio ascoltando le onde che si infrangevano sulla riva per poi ritrarsi. Qualunque cosa le stessero dicendo, lei aveva bisogno di ascoltare. Rilassò le spalle, abbandonò le mani in grembo, mentre una lacrima furtiva le scivolava sulla guancia. L’asciugò e tirò un sospiro lento, profondo, di quelli che ti danno un po’ di sollievo. 
  
Jules ha il cuore a pezzi dopo che il suo ragazzo l’ha lasciata, ma ad asciugarle le lacrime e a darle il conforto di cui ha bisogno ci pensa Sam, la sua migliore amica, e la danza, protagonista indiscussa che intreccia la vita di entrambe come solo la danza può fare. Sam e Jules studiano danza nella compagnia Fifth Street Dancers a San Rafael da quando avevano iniziato il liceo e durante l’estate prima dell’ultimo anno cominciano a guardare al futuro, ma come nella vita reale, il futuro per molti di noi a volte, anzi, spesso, diventa come un miraggio e sono sufficienti tre parole perché quel miraggio diventi qualcosa di impronunciabile … 
  
“<<Linfoma istiocitico diffuso.>> Sospirò. <<E’ un tipo di cancro.>> Continuò a parlare, a spiegare, ma nulla aveva più importanza dopo che aveva pronunciato la parola che iniziava per C.” Jules  
  
“Sono gli uomini di sessant’anni che fumano da una vita che si ammalano di cancro, o le donne che non fanno il Pap-test o dimenticano di farsi il controllo al seno. La gente che abita in altri paesi, in altri stati o città, si ammala di cancro. Non una splendida ballerina di sedici anni che non ha mai fatto niente di male a nessuno in tutta la sua vita. Non la mia migliore amica.” Sam 
  
Come la dottoressa Conner nel libro, anche nella realtà, purtroppo, ci sono dottori che sono sì professionali e competenti ma che non hanno un briciolo di tatto, non conoscono la parola “sensibilità”, “umanità”, senza troppi giri di parole e senza mezze misure ti sbattono addosso quello che non vorresti, quello che non ti aspetteresti mai di sentire. 
Io avevo diciannove anni quando per la prima volta nella mia vita udii la parola “fibroadenoma” al seno, prima di allora non l’avevo mai sentita, non sapevo neanche che esistesse una parola così brutta perché nella mia ignoranza, solo a sentirla uscire dalla mia bocca non mi diceva niente di buono. Uscita dallo studio, nel corridoio pieno di gente dell’ospedale, avevo sul serio la voglia di sbattere la testa contro il muro, all’improvviso non esisteva più niente intorno a me, non sentivo più il brusio costante di sottofondo delle persone o le scarpe del personale di servizio che calpestavano il pavimento né nient’altro, mi ero letteralmente e completamente chiusa in un mondo tutto mio, con il viso inondato di lacrime avevo seppellito la faccia contro il muro, in attesa che mi chiamassero per fare l’agoaspirato, non ho fatto altro, non riuscivo a smettere di piangere, più mi dicevo che dovevo smettere e più le lacrime uscivano, e ho continuato anche dopo, durante l’esame, ma non per il dolore o perché dei perfetti estranei stessero prendendo d’assalto una parte del mio corpo e del mio essere femminile. Perché sapevo mi aspettavano due lunghissime settimane d’inferno in attesa dell’esito. Non potevo neanche prendere in considerazione il fatto che avessi un cancro, non avevo mai fumato, non avevo un fidanzato, la danza era tutta la mia vita, non avevo altro in testa. Ballare, ballare, e ballare. Ma il solo fatto che adesso sono qui a scrivere questa recensione, è un miracolo. Un miracolo.  
  
Sam, per metabolizzare tutto questo, cosa fa?  
Accende la radio, si mette a riordinare gli appunti di storia, copia in un altro quaderno tutte le scadenze dei compiti assegnati, si rilegge lo stesso paragrafo quattro volte, poi si mette a lavare i piatti, a mezzanotte inizia a pulire la sua stanza finché a un certo punto non si ferma e ammette a se stessa la realtà, a voce alta, perché forse se dici qualcosa a voce alta cominci sul serio a realizzare tutto ciò che invece non vorresti mai ammettere, e puoi metterti a piangere, a urlare per la frustrazione, per il dolore, a rifiutarti di accettare una realtà che non capisci ma alla fine ti rendi conto che non puoi scappare, non puoi fare proprio niente per mutarla. La tua forza interiore, quella che possedevi e che tiravi fuori nei momenti in cui la tua Unica e Sola, come chiama Jules, ne aveva disperatamente bisogno, si dissolve, la senti galleggiare nell’aria e la vedi allontanarsi, e non riesci più ad acchiapparla perché non ti è rimasta più una briciola di energia. 
Questo è quello che succede quando il Cancro, questa parola così breve ma così orribile e impronunciabile anche solo a pronunciarla, diventa il co-protagonista di una coreografia, di un assolo che sai è stato montato apposta per te. Ma lo spot bianco sulla ribalta ti sbatte in faccia senza mezze misure che quell’assolo non sarà più il tuo assolo, ma un passo a due dove però ti ritrovi ad avere per partner un partner che non ti accompagna nei movimenti, che non valorizza le tue piroette, le tue figure, e che non ti prende alla fine di un salto, ti lascia cadere per terra. 
E Jules? 
Jules, senza neanche rendersene conto, si smaterializza da se stessa, diventa protagonista, co-protagonista e spettatrice allo stesso tempo di un assolo che non è stato creato apposta per lei. Si annulla dal suo Io Esteriore e dal suo Io Interiore, trova rifugio in quello che lei chiama “Il Mondo di Mezzo”, un mondo dentro il quale rifugiarsi per trovare un briciolo di pace, quel briciolo di pace che le serve per aggrapparsi con tutte le forze, o sarebbe meglio dire con le poche forze che le rimangono, a una cosa che si chiama speranza. 
Quello che era il suo mondo, la sua vita, le persone che ne facevano parte altri non diventano che un mondo a sé, distante anni luce dal suo, vive questo viaggio da sola arrabbiandosi, prendendosela con la sua sorellina, con tutti sebbene sappia che non c’entrano niente e sentendosi poi in colpa … e lo fa con una forza, con una determinazione e un coraggio oltre i limiti, sfidando persino il dolore, la stanchezza che non le dà tregua un attimo perché ha un unico pensiero in testa: poter sentire di nuovo il suo corpo e danzare. Danzare, danzare, e danzare. Lasciando tutti a bocca aperta.  


  
Nessuno potrà mai togliermi queste sensazioni. E nessuno, tranne forse una ballerina come me, è in grado di capire come ci si sente. Ricordo di aver ballato davanti all’oceano, una mattina, anni fa … cominciò a parlarmi con voce suadente: all’inizio era appena un sussurro, poi divenne un invito, infine una promessa. Mi sedetti vicino all’acqua, stringendo le ginocchia al petto, in ascolto. Una grande quiete scese dentro di me, una sensazione dolce e rilassante che mi strappò un sospiro. Poi udii una canzone. Era senza parole né musica, niente di simile a quelle degli uomini, ma era comunque una canzone, aveva un ritmo, una melodia e un significato. Spontaneamente, senza quasi rendermene conto, le mie braccia si sollevarono e le gambe si stesero in avanti. Espirai a pieni polmoni e il mio petto cominciò a seguire il ritmo dell’oceano. Ballai la danza dell’anima. Non volevo pubblico, consensi o applausi. Volevo solo ballare. Eravamo io e l’oceano, il movimento e la canzone; eravamo una cosa unica e indissolubile. Il tempo sembrava sospeso. In quei momenti il mondo esterno non esisteva: non esistevano bisogni, preoccupazioni, non rimaneva nulla di reale a parte la danza.
  
Questa è la voce incredibile di Jules, e non è che un assaggio.  
Se ho scelto di riportare questo passo è perché quando l’ho letto è come se mi fossi ritrovata a leggere qualcosa che avessi scritto io, perché anche io un giorno sono stata una ballerina e come Jules, anche io una volta ballai in riva al mare, ero solo io e il mare, un’infinita distesa blu davanti a me che mi parlava e che mi ascoltava mentre danzavo non una coreografia ma quello che nella danza si chiama “improvvisazione”, quando è la musica e il tuo corpo che diventano una cosa unica e ti lasci andare annullandoti dal resto del mondo. E’ una delle cose più incredibili e più fantastiche che abbia mai fatto, e mi basta chiudere gli occhi per tornare lì, in quel piccolo angolo di paradiso tutto mio, una spiaggia deserta alle prime luci dell’alba quando tutti ancora dormivano, e sentire di nuovo il profumo del mare, la brezza che spirava e che mi accarezzava dolcemente come nessuno aveva mai fatto. E’ uno dei ricordi più preziosi che possiedo, che continua a vivere dentro di me e che nessuno potrà mai strapparmi di dosso. Ero a casa, mi sentivo a casa.  
In aggiunta a questo: un grazie infinito a Davida Wills Hurwin. Leggere questo libro per me è stato come un ritorno a casa, perché per un ballerino è il palcoscenico la sua vera casa. Ho sentito come una cosa palpabile tutto quello che hanno sentito Sam e Jules quando hanno danzato quel passo a due sulle note straordinarie di Saturday Afternoon in ’63 di Rikki Lee Jones, ho sentito lo scroscio dell’applauso fragoroso. Non si può leggere questo passo con questa canzone in sottofondo e non piangere. Non si può leggere questo libro e non rimanerne straziati, toccati. Non si può leggere questo libro e non capire quanto la vita sia breve, imprevedibile e preziosa, ma sopra tutto: nostra. E non importa se abbiamo sedici, venti, trenta, quarant’anni e anche più, la vita, la nostra vita non ha età e dobbiamo viverla oltre ogni limite.  

  

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A cura di Federica
  


Le incredibili protagoniste delle pagine di Davida Wills Hurwin, Sam e Jules, vedono la luce sul grande schermo grazie a Shiri Appleby e Larisa Oleynik in A Time for Dancing, diretto da Peter Gilbert. 
  
Non so quante volte – ho perso il conto ormai, visto che stiamo parlando di un film datato 2002 e che da allora non ho mai smesso di guardare – mi sia ritrovata a desiderare di leggere il famoso libro da cui era stato tratto e ancora adesso faccio fatica a realizzare che finalmente abbia potuto farlo grazie alla Giunti, perché non ne ho mai abbastanza di questa storia, è più forte di me, mi scorre nelle vene, è parte di me. 
Finito di leggere il libro stamattina, singhiozzando tra i fazzoletti e sentendo i pezzi del mio cuore e della mia anima che camminavano per terra accanto a me, come potevo non rivedermi il film e poi inchiodarmi davanti al computer per scrivere le recensioni??! 
  
Rispetto al libro, all’inizio troviamo Sam e Jules che nella sala di danza della scuola di Linda, la direttrice e coreografa, ballano da quando erano bambine fino ad arrivare all’età in cui le troviamo anche nel libro ma crescendo Sam è sì una ballerina ma pure una scrittrice, scrive su tutto quello che vede e che sogna di vedere, invece Jules è la danza fatta persona, che ha sempre un solo e unico pensiero in testa: la danza e prepararsi per il provino alla Juilliard e che appunto per questo decide di lasciare il suo ragazzo. Al contrario di Sam che guardandosi intorno durante una festa incrocia lo sguardo di Paul, ed è amore a prima vista, tuttavia, i protagonisti principali resteranno sempre lei, Jules e la danza come un triangolo perfetto, fino a che la vita o il destino o come lo vogliamo chiamare, non sbatte loro in faccia il conto – salatissimo da pagare – per aver gioito di quella felicità che soltanto la danza ti può regalare, ma ciononostante Jules, anche durante le sedute di chemioterapia alle quali deve sottoporsi per sconfiggere quello stramaledetto cancro al quarto stadio, nella sua mente vede se stessa che danza con una maschera che le copre il viso quasi a volerla proteggere da quella realtà inaccettabile ma che deve accettare per forza. 
  
Aspetto a dir poco straordinario di questo film è che a differenza del libro, troviamo un bellissimo rapporto insegnante-allieva che fa un po’ da pilastro nel momento in cui Jules, totalmente a pezzi, sfinita dalla chemioterapia e dal vedere andare sempre più in fumo la sua vita e il suo sogno, entra in un mondo tutto suo allontanandosi perfino da Sam, soprattutto quando comincia a perdere la cosa che per noi donne è forse tra le più importanti o addirittura la più importante, o perlomeno lo è per me, – i capelli – rendendosi conto che non è più in grado di danzare all’opposto di Sam, che per sfogare la propria frustrazione, trova rifugio nella sala di danza perché finalmente abbastanza libera di riuscire a esprimere quello che sente davvero, e come le dice Linda alla fine: “Questo vuol dire essere un artista.” 
Ma un’amicizia – se vera – non può perdersi per sempre, non può conoscere la parola “fine”, inoltre Jules capisce che per lei è arrivato il momento di scoprire nuove sensazioni, come far l’amore per la prima volta con il suo ex ragazzo ancora palesemente innamorato di lei … perché quando non puoi più ballare devi riempirlo a tutti i costi quel vuoto infinito che ti lascia dentro e che ti distrugge più di quanto non sia già distrutta di tuo da quel maledetto mostro che ti divora giorno dopo giorno, ma è pur vero che se continui a credere in te stesso e nei tuoi sogni, tutto è possibile.

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7 commenti:

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    1. Cara Federica, sai ormai bene cosa penso di te ma le tue recensioni ogni volta mi sorprendono, in modo particolare questa, dove con coraggio, forza e dignità hai espresso le tue sensazioni, legate ai tuo ricordi e a ciò che hai vissuto in un modo che non può far altro che toccare l'anima.
      Ma ciò che mi ha colpito più di tutto di te è che nonostante io sappia dei tuoi momenti e delle tue difficoltà, tu riesci a dare tantissimo, molto di più di una qualsiasi persona che vanta chissà che cosa. Proprio come hai detto tu, ci sono persone che devono per forza criticare o fare del male, ferire, per sentirsi bene o considerate, beh... che dire, noi non facciamo parte di questa categoria. Io se posso evitare di ferire qualcuno, eviterò fino alla fine, e so che tu sei come me.

      Voglio ringraziarti per tutto quello che fai e per la persona che sei. Dolcissima e piena di entusiasmo, di affetto e di rispetto.
      Questo mondo di virtualità e di blog è pieno di maleducazione prima di tutto, di inganni e di bugie, per non parlare delle delusioni. Tu sei stata una meravigliosa scoperta e una magnifica conferma.
      Qualunque cosa accada, io ti sosterrò sempre.

      Un abbraccio. <3<3<3

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    3. Dolcissima Federica, sono perfettamente d'accordo con te, abbiamo la stessa sensibilità nei confronti dei libri e di tutto ciò che li riguarda. La tua presenza è preziosa per me e per il blog.
      Grazie e ancora mille grazie per le tue parole. Sei capace di donare speranza, entusiasmo, calore e fiducia nelle persone e con me lo stai facendo già da tempo.
      Non sono solo io ad essere amica dei libri ma anche tu! <3<3<3
      Per questo stiamo qui insieme!

      Un abbraccio forte! <3<3<3

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  2. Fede davvero mi hai sconvolta, mi hai fatto venire le lacrime agli occhi. All'inizio non volevo leggere il libro perche' avendo amato il film sapevo che mi avrebbe stracciata ma penso ke glielo debba. Ho amato seriamente Sam e Jules ma mai quanto te, il tuo amore per loro e' tangibile. Grazie per aver condiviso con tutti noi questo grandissimo sentimento!

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    1. Ciao Ely... mi fa piacere quello che hai detto ^_^
      E sì, hai ragione, questa storia va sentita con le parole del libro, credimi, ogni pagina ti prende e ti stritola, ed è vero, Sam e Jules sono due eroine che si sono ritagliate un posto speciale nel mio cuore.
      Grazie, sei un'iniezione di entusiasmo!!! <3 <3 <3

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