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lunedì 21 marzo 2016

Polvere di Francesco Mastinu Recensione

Buon inizio settimana cari lettori! Polvere di Francesco Mastinu, di cui ringrazio Runa Editrice per la copia e la fiducia, è un romanzo delicato ed introspettivo, dove l'amore viene raccontato attraverso il battito tacito ma intenso del ricordo, un amore omosessuale che si mostra in tutta la sua fragilità e paura. Un amore senza tempo.




Titolo: Polvere
Autore: Francesco Mastinu
Editore: Runa
Pagine: 174
Genere: Romanzo
Prezzo: € 10,00
Uscita: Febbraio 2014


TRAMA


Ci sono dei ricordi che rimangono stampati in modo indelebile nel cuore, marchiandone a fuoco tutti i battiti. Anche dopo tanti anni e anche dopo essere stati sepolti dalla polvere del tempo trascorso. Con questa certezza, il vecchio Rino, inizia a esporre la sua storia: un racconto lungo, fatto di veglia e di sonno, in cui parla del primo amore, impronunciabile, per il suo compaesano Bustianu. All’ombra del monte Supranu, custode terribile e immoto del paese di Ossure, sboccia la loro relazione, anche se non sarebbe mai dovuto succedere. In un’epoca controversa, dal secondo dopoguerra ai ruggenti anni ottanta, in cui la società sarda ha subito quella brusca virata che segna il passaggio dalla vita rurale a quella moderna, i due uomini compiranno scelte difficili, dettate dal rimpianto e dal senso della morale che li opprime, senza riuscire mai a scordare la natura del loro legame, anche quando saranno tanto lontani da non riuscire a intravedere i confini dei loro sentimenti.  Una storia delicata, dal sapore antico ma nel contempo attuale, destinata a rimanere impressa per sempre nell’animo di chi riuscirà a leggerla, lasciandosene coinvolgere senza pregiudizi.



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Polvere è un romanzo pieno di emozioni e di struggimenti. L’autore, con uno stile delicato ma al contempo intenso e inebriante, adduce tematiche delle più svariate, ambientando la sua storia nel periodo del secondo dopoguerra in una terra dura ma fascinosa come la Sardegna. 
Il protagonista, Rino, è ormai un uomo vicino alla morte, che rivive attraverso il ricordo tutta la sua vita e soprattutto l’amore proibito e ostacolato con Sebastiano, un giovane del suo paese. Un luogo che come si conviene, è estremamente chiuso, filtrato, oppressivo ed oppresso dove è impossibile vivere con verità e sincerità, in un’apertura informale e totalitaria, l’amore omosessuale. 
La tematica principale del libro non è l’omosessualità come potrebbe apparire ma l’amore, in tutte le sue forme, un amore che non è mai ostentato, ma viene sempre trattato con rispetto perché considerato al di sopra di tutto. 
Purtroppo la storia di Rino non è felice. Egli racconta che da giovane avrebbe voluto vivere con tutte le sue forze quell’amore così profondo e sconfinato per Bastianu ma non ci riesce. La sua indole è troppo costretta dalla moralità e dal senso di remissione che una società simile, in un’epoca come quella, gli hanno inculcato fino a bucargli le ossa. Sebastiano invece, è molto diverso. Lo è anche fisicamente ma ciò che conta è racchiuso nel suo carattere. 
Mentre Rino, rispondendo ad un bisogno esterno e certamente non suo, e cercando di adempiere fino in fondo a quei doveri morali e sociali che sopraggiungono dall’alto e ti inseriscono senza chiederlo, in un sistema che poi non ti appartiene, accoglie le richieste della propria famiglia e si sposa con una donna e ha anche due figli, Sebastiano si allontana dalla Sardegna, dal piccolo paese che non lo fa respirare, dal ghetto e dalla chiusura, e soprattutto dalla tristezza di una situazione che gli impedisce di volare perché ostruisce l’apertura del suo essere verso il mondo. L’uomo si stabilirà in Francia perché vuole studiare, vuole maturare, vuole accrescere la propria persona in linea con il proprio carattere e le proprie aspirazioni senza essere ingabbiato da nessun ruolo sociale plastificato. 
Mi mancava tutto di te anche se una parte di me ti odiava, per avermi lasciato partire da solo, in terra straniera. Ci ho messo anni a capire che la mia era solo una fuga. Da te, dal sistema di questo paese che mi avrebbe strozzato con la sua immutabilità. Dalla certezza che non sarei mai stato me stesso qui, recluso tra queste sbarre invisibili. 
Rino è il debole dei due, è quello che sacrifica quel senso di amore puro e profondo in nome di una vita che non gli appartiene ma che cerca di adempiere in nome di un senso morale che gli uccide lentamente le emozioni e le sensazioni vere che rendono un’esistenza degna di essere vissuta. 
Lo stile di Francesco Mastinu è descrittivo e fluido, leggi le pagine e non ti accorgi del tempo che passa perché sei completamente rapito dalle atmosfere e dai luoghi descritti come se ci stessi camminando in mezzo. La scelta di ambientare la storia in una terra piena di valori ma anche di superstizioni, di grandi sentimenti ma anche di altrettanta chiusura, non è casuale. Lì più che mai emerge con evidenza e determinazione la difficoltà di due uomini che vogliono amarsi senza mai banalizzare questo concetto, perché l’autore non lo fa, in nessun momento. Il suo è un percorso che più che raccontare un innamoramento, tende a scardinarne le difficoltà, ad abbracciarne le prospettive e ad inscenare una visione tragica e profondamente malinconica di un sentimento che non è definito dal genere ma soltanto dal destino, come qualunque altro. 
Le mie mani salde avevano iniziato ad accarezzarti, quasi autonomamente, anziché strozzarti, come avrei dovuto fare. Le tue braccia si stringevano a me, mentre le labbra officiavano, assetate, quel ballo già iniziato e interrotto l’anno precedente. 
Polvere è un romanzo che ti conquista passo dopo passo, sembra un album di fotografie strappate al tempo. E’ come se leggendo avessi la sensazione che l’autore ti stesse regalando degli attimi preziosi e tu li potessi rubare per qualche secondo. 

L’ho apprezzato proprio per l’armonia nostalgica, per il senso di eterno che abbraccia questo amore senza lasciarlo andare, per le sfumature intrise di poesia e sentimento che un animo delicato non può non cogliere. 
Più di tutto ho amato il modo in cui l’autore ha scelto di raccontarlo senza insistere in aspetti amorosi di stucchevole rivelazioni, ma scegliendo di cogliere l’aspetto introspettivo che diventa come un magico ricordo, perché la memoria nei secoli dei secoli è un incanto, nel dolore come nella felicità e questa storia è queste due cose insieme, soprattutto nella rivalutazione del perdono, nella possibilità di recuperare quel sentimento mai perduto definitivamente e nella voglia di preservare lo spirito. Polvere racchiude un titolo fortemente evocativo; la povere dei ricordi, la polvere che nasconde, che copre ma che non cancella, questo mai. 
Polvere come qualcosa di soffice e di velato, qualcosa che si confonde con il vento e si poggia sull’anima, come questo romanzo. Roberto Peregalli afferma che la polvere è la pelle del tempo, questo romanzo è la pelle del cuore.

2 commenti:

  1. Recensione a dir poco stupenda, cara Antonietta, e se la polvere è la pelle del tempo e questo romanzo la pelle del cuore ... tu sei la pelle dell'anima dei libri.
    E, una cosetta: io ho un debole per gli uomini con gli occhi blu e le guance coperte da una barba velata, perciò ... è stupendo l'uomo a sinistra, STUPENDO!!!
    Ti abbraccio forte forte!! <3 <3 <3

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    Risposte
    1. Grazie dolcissima Federica! Mi emozioni sempre! <3<3<3
      Se ti piacciono i ragazzi così allora quella foto è proprio fatta per te! ^__^

      Un abbraccio fortissimo! <3<3<3

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