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giovedì 1 ottobre 2015

Non connesso di Roberto Banzato Recensione

Buongiorno cari lettori! La recensione di oggi è dedicata ad un thriller che mi ha piacevolmente sorpreso con tutte le carte in regola per incuriosire e per farsi leggere! Non connesso di Roberto Banzato è la lettura che vi propongo oggi.


Scrivetemi le vostre impressioni!



Titolo: Non connesso
Autore: Roberto Banzato
Editore: Pendragon
Pagine: 319
Genere: Thriller
Prezzo: € 14,00
Uscita: 3 Giugno 2015

TRAMA

Un cadavere nella sala riunioni di Kalergon Italia. Manager disposti a tutto per il successo e il potere. Vigliaccheria, ambiguità e doppi giochi. Due donne affascinanti e complicate. 
Tradimenti, cospirazioni e colpi di scena a ritmo serrato. Un uomo tenta disperatamente di uscire dalle logiche dell'ambizione sfrenata per scoprire una verità che vale molto più della sua salvezza.

Roberto Banzato ha quarant'anni ed è sposato con due figli. Da quindici anni lavora per aziende multinazionali. E' appassionato di storia contemporanea e di ciclismo, mari della Grecia e fantascienza, viaggi e politica. Non connesso-Corporate Thriller è il suo esordio narrativo.




Non connesso, l’esordio narrativo di Roberto Banzato che nella vita, non a caso, è manager di una multinazionale, è un thriller ben scritto e strutturato, capace di mescolare in modo maturo e con una raffinata consapevolezza stilistica, un linguaggio tipicamente romanzato a quello direttamente collocabile all’interno di un contesto ben definito come quello di una multinazionale. 

L’autore, cosciente del proprio bagaglio di esperienze e caricato di una propria visione della realtà e della sua trasposizione a livello narrativo, introduce il lettore in una dimensione specifica, porgendogli con sicurezza e precisione tutti gli elementi necessari per districarsi al meglio in un contesto che difficilmente può risultare consono e comprensibile a tutti. 
Eppure la storia è chiara e appetibile, incuriosisce e spinge alla lettura, ma senza slanci eclatanti o parabole sensazionalistiche, il tutto rimane chiuso all’interno di quel mondo lavorativo eppure così tanto misterioso che è la multinazionale di cui si parla e rispetto alla quale avvengono una serie di fatti strani ed inquietanti capaci di coinvolgere persino i personaggi più impensabili.

La Kalergon è l’azienda presso cui lavora il protagonista di nome Fabio Zonin, la voce narrante, il timbro vocale che ci guida durante tutto il decorso narrativo, una prima persona che con il suo sguardo vigile ma anche tecnico ci accompagna verosimilmente attraverso le stanze e le pieghe murali di questo mondo lavorativo in cui la parola d’ordine è sempre e soltanto una sola: i soldi.

L’atmosfera fredda e distaccata, il velo di spassionata forza lavorativa, l’incubo della fatica di Fabio e del suo team, tutti raccolti per ovviare al problema del risparmio aziendale rappresentato dal polverone innalzato dal vicepresidente Emilio Rantoli, viene momentaneamente alleggerito da un omicidio, avvenuto in uno dei locali della multinazionale e che ha visto il passaggio improvviso a miglior vita di uno degli esponenti più importanti ma anche più malvisti dell’intero gruppo, tale Massimo Corioni.

A causa di un dibattito acceso tra quest’ultimo e Fabio, relativo ad una ambigua e traballante presenza femminea, il sospettato principale diventa proprio il protagonista, essendo stato l’ultimo a vedere vivo il morto e ad urlargli in faccia tutta la sua rabbia ed il suo disprezzo.

“Corioni. Ascoltami bene: primo, tu non la sfiori più, anzi non la guardi proprio, è chiaro? Secondo: non provare a romperci le palle con qualche colpo basso, perché ci metto due secondi a scrivere una mail a un bel po’ di gente. Terzo: non finisce qui!”

L’autore crea una storia nella quale oltre ad esserci l’immancabile presenza di una sequela di omicidi tipica dei gialli, c’è anche un consistente riverbero sentimentale che in qualche modo, anche senza volerlo, anche senza un consenso esplicito, guida le emozioni e le scelte, persino le azioni di Fabio, rendendolo agli occhi del lettore, a volte un uomo sicuro e determinato, altre un semplice ed ingenuo fantoccio, evidentemente manovrato da qualcun altro.

Irene Donini, la collega e donna per la quale Fabio litiga con Massimo Corioni, rappresenta il punto focale dell’intera storia. All’inizio sembra quasi una presenza che passerà inosservata ma invece ella nasconde doti impensabili sia per il lettore ma soprattutto per la sua inconsapevole vittima, il buon caro Fabio, che alla fine, di lei, non capirà quasi nulla. Vittima delle sue bugie, di quelle mezze verità dette sempre sul filo del rasoio, buttate avanti solo se costretta e avvallandosi di una dose indiscriminata di lacrime che fanno affogare presto o tardi tutti i dubbi del protagonista, troppo debole di fronte a cotanta (presunta) fragilità.

Il personaggio di Irene è ben riuscito, come quello di Fabio e di tutti quelli che popolano realisticamente la narrazione. Sono effettivi, tenaci, delineati molto bene nei loro ruoli, eccezionalmente presenti e vivi, mai banali, se non nelle loro storie, almeno nella resa delle figure strettamente collegata al modo di narrare dell’autore.

Sarà anche la prima prova narrativa di Banzato ma la storia scorre a meraviglia, tutto fila in modo autonomo, senza imprecisioni, né ostracismi, non c’è alcuna difficoltà materiale o ideale che possa impedire il naturale svolgimento della trama.
Fabio è uno che crede in quello che fa, uno con dei valori, di lui conosciamo il suo aspetto lavorativo ma anche quello emozionale. La debolezza della sua carne e il sentimentalismo del suo spirito, il suo essere ancora innamorato della sua ex Lidia ma anche la voglia di ricominciare e di legarsi ad Irene, nonostante i misteri ed i segreti, le cose non dette e quelle poco chiare che circondano la donna. Fabio è un idealista.

“Non sopporto essere chiamato così: svaluta le cose in cui credo e le pone sotto una luce infantile, bambinesca, sognatrice. Emilio lo sa e sa anche e soprattutto quanto ho pagato per aver difeso i miei principi. E’ una sfida. E io la raccolgo.”

Lidia è l’amore ma forse lo è anche Irene, allora in mezzo a questo turbine di pensieri e mani e corpi fatti di incontri vecchi e nuovi, di passioni già bruciate e di altre che iniziano ad infiammarsi, gli omicidi continuano sotto la luce del sole mentre un commissario bizzarro ma molto furbo e tenace comincia ad indagare proprio insieme a Fabio per giungere ad una verità che appare troppo lontana ed inarrivabile senza l’astuzia e la cattiveria necessaria per mettere a nudo i segreti di tutti.

“La penso intensamente, dolorosamente: vorrei comunicare con lei con la forza del pensiero e costringerla a visualizzarmi almeno per un attimo, a dedicare pochi secondi a me, al ricordo di quanto ero importante per lei.”

Ho apprezzato molto le descrizioni dei personaggi, ognuno inquadrato nelle sue capacità e caratteristiche dalle quali è emerso un mondo nel quale la seduzione, la malvagità, l’imporsi sull’altro, il senso di comando e di sottomissione sono fondamentali.

Il linguaggio è franco, schietto, diretto come richiede la veridicità dell’incastro narrativo ma non è privo di filoni emozionali che si concentrano nell’intimità del protagonista a diretto contatto con i propri sentimenti, talvolta nascosti, altri espressi in modo incondizionato.

“Giugno è uno dei mesi che preferisco, ha il sapore dell’attesa: promette il riverbero accecante del mare e il profumo dei boschi di montagna. Quell’anno, giugno mi donò anche Lidia.”

Non connesso è stata una lettura molto piacevole che mi ha sinceramente sorpreso. Oltre ad essere un thriller avvincente, scritto con arguzia e capacità, senza ombre ma con la giusta dose di suspense e di curiosità che ti spinge e continuare la storia per sapere come andrà a finire, è anche in grado di disorientarti, conducendoti furbamente sulla strada sbagliata. 
Infatti durante la lettura, come ovviamente si conviene, ho iniziato a formulare nella mia testa una serie di ipotesi su chi potesse essere l’assassino e gli indizi conducevano inesorabilmente verso un personaggio in particolare ma sarebbe stato forse troppo facile, non è così? 

Dunque posso tranquillamente rivelarvi, senza incorrere in scomodi spoiler, che niente è come sembra e che alla verità, quella cruda e spassionata, ci si arriva non facilmente, ma dopo aver sbattuto la testa insieme ai personaggi e averci lavorato su senza omettere nessun particolare, neanche il più piccolo dettaglio, perché in un thriller come questo tutto è estremamente macchinoso ma appare assolutamente naturale. 

Consiglio questa lettura a tutti gli amanti di un buon thriller, scritto molto bene, fluido, capace di intrigare e alla fine di sorprendere. E anche se il titolo è un chiaro riferimento al disconnettersi da qualcosa ed in particolar modo da quella realtà che si rivelerà meschina, sporca e viscida, piena di inganni, di privilegiati e di sotterfugi oscurati, sarebbe un vero peccato perdere una lettura così interessante non connettendosi a questo romanzo, quindi cosa state aspettando?


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