Buongiorno
cari lettori! La recensione di oggi è dedicata ad un thriller che mi ha
piacevolmente sorpreso con tutte le carte in regola per incuriosire e per farsi
leggere! Non connesso di Roberto Banzato
è la lettura che vi propongo oggi.
Scrivetemi
le vostre impressioni!
Titolo: Non connesso
Autore: Roberto Banzato
Editore: Pendragon
Pagine: 319
Genere: Thriller
Prezzo: €
14,00
Uscita: 3 Giugno 2015
TRAMA
Un cadavere nella sala riunioni di Kalergon Italia. Manager
disposti a tutto per il successo e il potere. Vigliaccheria, ambiguità e doppi
giochi. Due donne affascinanti e complicate.
Tradimenti, cospirazioni e colpi
di scena a ritmo serrato. Un uomo tenta disperatamente di uscire dalle logiche
dell'ambizione sfrenata per scoprire una verità che vale molto più della sua
salvezza.
Roberto Banzato ha quarant'anni ed è sposato con due figli. Da quindici anni lavora per aziende multinazionali. E' appassionato di storia contemporanea e di ciclismo, mari della Grecia e fantascienza, viaggi e politica. Non connesso-Corporate Thriller è il suo esordio narrativo.
Non connesso, l’esordio narrativo di Roberto Banzato che nella vita, non a
caso, è manager di una multinazionale, è un thriller ben scritto e strutturato,
capace di mescolare in modo maturo e con una raffinata consapevolezza
stilistica, un linguaggio tipicamente romanzato a quello direttamente
collocabile all’interno di un contesto ben definito come quello di una
multinazionale.
L’autore, cosciente del proprio bagaglio di esperienze e
caricato di una propria visione della realtà e della sua trasposizione a
livello narrativo, introduce il lettore in una dimensione specifica,
porgendogli con sicurezza e precisione tutti gli elementi necessari per
districarsi al meglio in un contesto che difficilmente può risultare consono e
comprensibile a tutti.
Eppure la storia è chiara e appetibile, incuriosisce e
spinge alla lettura, ma senza slanci eclatanti o parabole sensazionalistiche,
il tutto rimane chiuso all’interno di quel mondo lavorativo eppure così tanto
misterioso che è la multinazionale di cui si parla e rispetto alla quale
avvengono una serie di fatti strani ed inquietanti capaci di coinvolgere
persino i personaggi più impensabili.
La Kalergon è l’azienda presso cui lavora il protagonista di nome Fabio Zonin, la voce narrante, il
timbro vocale che ci guida durante tutto il decorso narrativo, una prima
persona che con il suo sguardo vigile ma anche tecnico ci accompagna verosimilmente
attraverso le stanze e le pieghe murali di questo mondo lavorativo in cui la
parola d’ordine è sempre e soltanto una sola: i soldi.
L’atmosfera fredda e distaccata,
il velo di spassionata forza lavorativa, l’incubo della fatica di Fabio e del
suo team, tutti raccolti per ovviare al problema del risparmio aziendale
rappresentato dal polverone innalzato dal vicepresidente Emilio Rantoli, viene momentaneamente alleggerito da un omicidio,
avvenuto in uno dei locali della multinazionale e che ha visto il passaggio
improvviso a miglior vita di uno degli esponenti più importanti ma anche più
malvisti dell’intero gruppo, tale Massimo
Corioni.
A causa di un dibattito acceso tra
quest’ultimo e Fabio, relativo ad una ambigua e traballante presenza femminea,
il sospettato principale diventa proprio il protagonista, essendo stato l’ultimo
a vedere vivo il morto e ad urlargli in faccia tutta la sua rabbia ed il suo
disprezzo.
“Corioni. Ascoltami bene: primo,
tu non la sfiori più, anzi non la guardi proprio, è chiaro? Secondo: non
provare a romperci le palle con qualche colpo basso, perché ci metto due
secondi a scrivere una mail a un bel po’ di gente. Terzo: non finisce qui!”
L’autore crea una storia nella
quale oltre ad esserci l’immancabile presenza di una sequela di omicidi tipica
dei gialli, c’è anche un consistente riverbero sentimentale che in qualche
modo, anche senza volerlo, anche senza un consenso esplicito, guida le emozioni
e le scelte, persino le azioni di Fabio, rendendolo agli occhi del lettore, a
volte un uomo sicuro e determinato, altre un semplice ed ingenuo fantoccio,
evidentemente manovrato da qualcun altro.
Irene Donini, la collega e donna per la quale
Fabio litiga con Massimo Corioni, rappresenta il punto focale dell’intera
storia. All’inizio sembra quasi una presenza che passerà inosservata ma invece
ella nasconde doti impensabili sia per il lettore ma soprattutto per la sua
inconsapevole vittima, il buon caro Fabio, che alla fine, di lei, non capirà quasi
nulla. Vittima delle sue bugie, di quelle mezze verità dette sempre sul filo
del rasoio, buttate avanti solo se costretta e avvallandosi di una dose
indiscriminata di lacrime che fanno affogare presto o tardi tutti i dubbi del
protagonista, troppo debole di fronte a cotanta (presunta) fragilità.
Il personaggio di Irene è ben
riuscito, come quello di Fabio e di tutti quelli che popolano realisticamente
la narrazione. Sono effettivi, tenaci, delineati molto bene nei loro ruoli, eccezionalmente
presenti e vivi, mai banali, se non nelle loro storie, almeno nella resa delle
figure strettamente collegata al modo di narrare dell’autore.
Sarà anche la prima prova narrativa
di Banzato ma la storia scorre a meraviglia, tutto fila in modo autonomo, senza
imprecisioni, né ostracismi, non c’è alcuna difficoltà materiale o ideale che
possa impedire il naturale svolgimento della trama.
Fabio è uno che crede in quello
che fa, uno con dei valori, di lui conosciamo il suo aspetto lavorativo ma
anche quello emozionale. La debolezza della sua carne e il sentimentalismo del
suo spirito, il suo essere ancora innamorato della sua ex Lidia ma anche la voglia di ricominciare e di legarsi ad Irene,
nonostante i misteri ed i segreti, le cose non dette e quelle poco chiare che
circondano la donna. Fabio è un idealista.
“Non sopporto essere chiamato così:
svaluta le cose in cui credo e le pone sotto una luce infantile, bambinesca,
sognatrice. Emilio lo sa e sa anche e soprattutto quanto ho pagato per aver
difeso i miei principi. E’ una sfida. E io la raccolgo.”
Lidia è l’amore ma forse lo è
anche Irene, allora in mezzo a questo turbine di pensieri e mani e corpi fatti
di incontri vecchi e nuovi, di passioni già bruciate e di altre che iniziano ad
infiammarsi, gli omicidi continuano sotto la luce del sole mentre un
commissario bizzarro ma molto furbo e tenace comincia ad indagare proprio
insieme a Fabio per giungere ad una verità che appare troppo lontana ed
inarrivabile senza l’astuzia e la cattiveria necessaria per mettere a nudo i segreti
di tutti.
“La penso intensamente,
dolorosamente: vorrei comunicare con lei con la forza del pensiero e
costringerla a visualizzarmi almeno per un attimo, a dedicare pochi secondi a
me, al ricordo di quanto ero importante per lei.”
Ho apprezzato molto le descrizioni
dei personaggi, ognuno inquadrato nelle sue capacità e caratteristiche dalle
quali è emerso un mondo nel quale la seduzione, la malvagità, l’imporsi sull’altro,
il senso di comando e di sottomissione sono fondamentali.
Il linguaggio è franco, schietto,
diretto come richiede la veridicità dell’incastro narrativo ma non è privo di
filoni emozionali che si concentrano nell’intimità del protagonista a diretto
contatto con i propri sentimenti, talvolta nascosti, altri espressi in modo
incondizionato.
“Giugno è uno dei mesi che
preferisco, ha il sapore dell’attesa: promette il riverbero accecante del mare
e il profumo dei boschi di montagna. Quell’anno, giugno mi donò anche Lidia.”
Non connesso è stata una lettura
molto piacevole che mi ha sinceramente sorpreso. Oltre ad essere un thriller
avvincente, scritto con arguzia e capacità, senza ombre ma con la giusta dose
di suspense e di curiosità che ti spinge e continuare la storia per sapere come
andrà a finire, è anche in grado di disorientarti, conducendoti furbamente sulla
strada sbagliata.
Infatti durante la lettura, come ovviamente si conviene, ho
iniziato a formulare nella mia testa una serie di ipotesi su chi potesse essere
l’assassino e gli indizi conducevano inesorabilmente verso un personaggio in
particolare ma sarebbe stato forse troppo facile, non è così?
Dunque posso tranquillamente
rivelarvi, senza incorrere in scomodi spoiler, che niente è come sembra e che
alla verità, quella cruda e spassionata, ci si arriva non facilmente, ma dopo
aver sbattuto la testa insieme ai personaggi e averci lavorato su senza
omettere nessun particolare, neanche il più piccolo dettaglio, perché in un
thriller come questo tutto è estremamente macchinoso ma appare assolutamente naturale.
Consiglio questa lettura a tutti gli amanti di un buon thriller, scritto molto bene, fluido, capace di intrigare e alla fine di
sorprendere. E anche se il titolo è un chiaro riferimento al disconnettersi da qualcosa ed in particolar modo da quella realtà che si rivelerà meschina, sporca e viscida, piena di inganni, di privilegiati e di sotterfugi oscurati, sarebbe un vero peccato perdere una lettura così interessante non connettendosi a questo romanzo, quindi cosa state aspettando?
Sembra un bel thriller, mi hai convinto.
RispondiEliminaLeggilo e fammi sapere!
EliminaIl mio prossimo thriller! :-) Grazie per la recensione
RispondiEliminaFelice che lo leggerai! ^__^
EliminaInvoglia davvero a leggerlo, sembra un po' diverso dal solito
RispondiEliminaE' vero e non delude! ;-)
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