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sabato 31 ottobre 2015

L'odore acido di quei giorni di Paolo Grugni Recensione

Buon sabato cari lettori! Il romanzo che vi propongo oggi è una storia che riguarda in primis la nostra politica e gli avvenimenti che toccarono l’Italia in un determinato periodo storico. In più c’è un indagine in corso ed un serial killer che deve essere catturato. Un romanzo politico, storico ed un noir scritto da Paolo Grugni e intitolato L’odore acido di quei giorni.



Titolo: L'odore acido di quei giorni
Autore: Paolo Grugni
Editore: Laurana
Pagine: 284
Genere: Romanzo
Prezzo: € 16,50
Uscita: 2011

TRAMA


Alessandro Bellezza si sveglia tutte le mattine prima dell'alba e percorre per ore la zona tra Persiceto e San Giacomo del Martignone. Il suo mestiere è recuperare dall'asfalto i cadaveri degli animali ammazzati dagli automobilisti ed evitare ulteriori incidenti in una delle tratte più pericolose dell'Emilia. Un mestiere bizzarro. Un tempo però Bellezza era un chirurgo. Poi, suo malgrado, è stato coinvolto dalle Brigate Rosse in un fatto di sangue e ha perso tutto, compresi moglie e figli. Ora vorrebbe solo starsene tranquillo, ma la sera del 15 dicembre 1976, rientrando a casa, ai margini della strada trova una donna apparentemente morta. La raccoglie. E scopre che non è morta. Comincia così la vicenda serrata di "L'odore acido di quei giorni", che porta Bellezza all'inseguimento di un assassino che sembra nascondersi tra le file di Ordine Nuovo. Sullo sfondo c'è l'Italia raccontata da Radio Alice, in cui gli studenti universitari si scontrano con le forze dell'ordine, scoppiano le bombe e la politica perde progressivamente di vista la gente. Paolo Grugni torna al marzo bolognese del 1977 e ci porta con sé. In un atto d'amore per un'idea di paese che avrebbe potuto essere, ma poi non è stato. Alla scoperta di verità che avrebbero dovuto rimanere celate che troveranno compimento vent'anni dopo.

Paolo Grugni (Milano, 1962), germanista, oltre a Darkland, ha pubblicato sette romanzi: Let It Be (Mondadori, 2004), Mondoserpente (Alacrán, 2006), Aiutami (Barbera, 2009), Italian Sharia (Perdisa Pop, 2010), L’odore acido di quei giorni (Laurana, 2012), La geografia delle piogge (Laurana, 2013), L'Antiesorcista (Novecento, 2015).





L’odore acido di quei giorni è un romanzo politico prima di tutto. Una storia nella quale c’è una veridicità storica agghiacciante, senza sconti o mezze misure, né scorciatoie  o gallerie buie. L’autore tenta e riesce a fondere un mix di elementi di tale portata storica e politica da rendere la sua narrazione una vera e propria indagine sulla nostra Italia. 

Il momento sul quale punta i riflettori sono gli anni di piombo, il periodo compreso il 1976 e il 1977 a Bologna quando una vera e propria guerra non dichiarata si svolgeva nelle strade e si ripercuoteva in tutta la nazione, mentre si tentava di tenere chiuse le bocche di tutti. La trama politica viene impreziosita da una venatura di pura fiction, rappresentata dall’atmosfera noir che si respira nel romanzo e che dona quel tocco in più all’intera struttura, permettendo al lettore, anche quello più all’oscuro di tali avvenimenti, di avvicinarsi con curiosità e coinvolgimento ai fatti narrati. Fatti che ci sono talmente vicini da renderci spesso ciechi di fronte all’evidenza.

Ma Paolo Grugni, ancora una volta con il suo stile diretto, scarno, efficiente, ci sbatte in faccia la verità e pretende altrettanta verità da parte nostra, quella della nostra coscienza che non può e non deve nascondersi di fronte a tali espressioni di condanna o di arrendevolezza.

Due sono i temi principali: la politica e l’animalismo, così cari all’autore. Alessandro Bellezza, il protagonista, è un ex chirurgo che ha dovuto abbandonare la propria carriera perché troppo vicino alle brigate rosse e quindi continuamente sospettato di un suo ipotetico coinvolgimento ma mai effettivamente arrestato.

“Per tutti divenni il chirurgo rosso, colui che operava i terroristi e fiancheggiava le Brigate rosse.”

Il suo è un rintanarsi dalla società, una fuga non dichiarata verso una vita silenziosa ed in disparte dove come lavoro, si occupa di raccattare dal ciglio della strada le carcasse degli animali morti. Un lavoro che lascia perplessi e che mette in moto una serie lunga di domande. La morte, il sangue, la lotta sono gli elementi che saltano subito all’occhio, evidenziati ancora di più dalle descrizioni puntuali ed efficaci dei luoghi e dei tempi narrativi. 

Spazi innevati, dove il biancore, le bufere, il richiamo di un senso del dovere mistificato e abbandonato, si riflettono in quella neve che tutto copre, e affonda nel silenzio della vergogna e dell’inefficienza.

I personaggi di Grugni sono sempre un po’ outsider ma mai inetti, sono pronti all’azione, complice quella solidità che li rende forti e pronti ad affrontare anche un serial killer, come in questo caso, dichiarato appartenente ai neofascisti. Bellezza trova quello che crede un cadavere sotto la neve e lo conduce con sé a casa per poi scoprire che si tratta di una donna e che soprattutto è ancora viva. Con ella stabilirà un rapporto piuttosto inquietante, complice qualche bugia di troppo e che lo condurrà a prendere parte effettivamente a quell’indagine che sta mettendo a soqquadro l’interno paese. Più di cinque donne, in varie zone d’Italia, sono state uccise, accoltellate all’inguine. 

Il fatto apparentemente dissociato dagli accadimenti storici italiani, si rivelerà essere altamente collegato agli eventi che stanno sconvolgendo l’Italia. L’atmosfera che fa da sottofondo fornendo realismo è la voce di Radio Alice, la melodia di quella Italia che poi verrà repressa.

“Una radio che mi aveva conquistato sin dalla prima messa in onda, dieci mesi prima. Telefoni aperti e chiunque poteva intervenire in diretta per raccontare a caldo gli avvenimenti. Un mezzo di opposizione culturale che aveva compreso come lo scontro tra capitale, classe operaia e nuovi soggetti sociali si sarebbe spostato sul terreno dell’informazione.”

Bellezza è un uomo che ha avuto problemi con l’alcool, abbandonato dalla moglie e dai figli ma sincero e pronto a combattere per un ideale.

Mentre Radio Alice ci insegna che suono ha la storia, assistiamo ad avvenimenti tragici e terrificanti in cui si avvicendano senza alcuna logica e senza nessun rispetto: rivendicazioni, assalti, omicidi politici,  servizi segreti, terrorismo, morte e sangue. 

Polvere e carne saltata al vento in un’atmosfera che appare a volte surreale per la determinazione e la sottigliezza con cui l’autore descrive senza timore e senza paura. Le piazze sono l’eco di giorni di fuoco e miseria, scontri senza futuro, luoghi che si tingono di bianco e di rosso, sporcati di nero.

In un sfondo recriminatorio, represso, al limite dell’umanità e della sopportazione, dove sconvolgimenti ti prendono per i capelli e ti conducono verso l’ignoto e verso un disastro sconosciuto di cui gli effetti si vedranno soltanto in seguito, emerge una consapevolezza che rende il romanzo una storia che avvince e che convince, per precisione e per riconoscenza. Le paure, le ferite, le contraddizioni, le passioni e le indecenze di un’epoca che ha prospettato il fantasma di una democrazia pronta a crollare sotto il peso del doppio gioco e della vergogna.

L’indagine poliziesca, chiaramente inventata dall’autore, si accompagna con fedeltà e saggezza alla politica denudata e alla storia divenuta finalmente sfacciata.
Gli anni di piombo sono gli anni delle rappresaglie, delle sovversioni, dei fraintendimenti, degli inganni  e dei segreti.

L’odore acido è la puzza della guerra infernale che si respira nelle città, anche in quelle che apparentemente non prendono parte a niente. L’odore riverbera nei luoghi più lontani, la guerra senza nome e senza riconoscimenti si consuma negli angoli e nelle piazze, inventando esistenze e progettando cadaveri che esalano vite che hanno lo stesso odore degli animali morti sui cigli delle strade.

“Non può essere solo questo. Credo ci sia altro. Tu degli animali ami anche la morte.”

L’odore acido di quei giorni è uno studio fatto di storie e di certezze. Certezze mai perfette, sempre un po’ in bilico ma esposte senza filtri né scusanti. L’autore omaggia un momento storico sul quale c’è sempre stata poca chiarezza e lo fa a modo suo, un modo molto lineare e scandito da un tempo che prende sottobraccio la memoria per spolverarla e ridarle la vita. Quella vera.


8 commenti:

  1. Sembra molto carino ma non è il mio genere >_<

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  2. Ciao Antonietta! Come sempre, complimenti per le tue recensioni! Tratti sempre di libri sconosciuti ai più, ma che dovremmo conoscere tutti!! Appena ho letto il titolo, ho capito che l'avevo già visto da qualche parte! Infatti sono andata a cercare nella mia libreria, e tra i libri di mia sorella, ho trovato proprio il titolo da te recensito! Appena finirò la montagna di libri che devo ancora leggere, mi dedicherò anche a questo! Ti mando un forte abbraccio!

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    1. Ciao Giulia, che coincidenza! Mi fa piacere che tu abbia comunque modo di averlo e quindi poi se ti andrà di leggerlo. E' una lettura che si basa principalmente sulla Storia e questo non fa mai male da leggere!
      Un abbraccio!

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  3. L'ho letto, tutti dovrebbero leggere libri del genere.

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  4. Lettura molto interessante, me la segno per i prossimi acquisti, grazie!

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