Buon
mercoledì cari lettori! La recensione di oggi è dedicata ad un romanzo breve
scritto dalla scrittrice Mariacarla
Rubinacci e incentrato sulla città di Napoli. Napoli
3.0 Sguardi sulla città racconta la visione della città
attraverso tre sguardi molto diversi tra loro ma altrettanto profondi e
sensibili. La narrazione non intende criticare o giudicare la città ma bensì
invitare il lettore a prenderne parte, godersela ed amarla in tutte le sue
sfaccettature.
Leggete
e lasciatemi le vostre impressioni!
Titolo: Napoli 3.0 Sguardi sulla città
Autore: Mariacarla Rubinacci
Editore: Biblioteca dei Leoni
Pagine: 62
Genere: Romanzo
Prezzo: € 10,00
Uscita: Settembre 2015
TRAMA
Ogni pagina di "Napoli 3.0" potrebbe
apparire come un itinerario a tutto tondo, da seguire con gli occhi del
turista, mentre in realtà è il racconto di tre donne intente ad affrontare la
propria vita in una città intrecciata da contraddizioni e atavici misteri non
senza un sottofondo di ironia che funge da panacea. Le tre protagoniste del
viaggio che la Rubinacci ha proposto, sono legate infatti dall'unico vestito
vero di questa città dalle braccia aperte, colme di profumi, di sapori, di
anfratti misteriosi, di voci scandite nella lingua propria del popolo, di
condivisione che si trasforma in integrazione, di rinascita e di dignità. Tutto
nasce dall'esigenza dell'autrice di smantellare lo stereotipo detto "Vedi
Napoli e poi muori" trasformandolo in "Vedi Napoli e
poi...Torni". Il romanzo è dunque un invito a rivivere Napoli.
Mariacarla
Rubinacci è nata a Milano nel 1963. E’ stabile a Napoli
da molti anni, dove ha insegnato nelle scuole elementari. E’ autrice di
una cinquantina di poesie che da poco ha fatto uscire dal cassetto, dove le
teneva nascoste, per partecipare a parecchi concorsi con relative pubblicazioni
sulle antologie dell’associazione ANPAI di Santa Margherita Ligure. Ha
esordito con la poesia per il Papa in “Cammino per la speranza”; è stata finalista
per il Premio poesia “Beato Gaetano Errico” nelle edizioni VIII 2006 e IX 2007;
ha pubblicato racconti di narrativa con l’ANPAI nel 2005, il 2006, 2007 ed il
2008 in “Parole d’amore”, “Pianeta donna”, “Natale per un mondo di pace”, “Son
tutte belle le mamma del mondo…”. Con la casa Editrice GUIDA ha iniziato
il suo percorso nella narrativa di più ampio respiro, con il romanzo “Il covo
di Villa Arzilla” nel 2002 e con il romanzo “Il giorno che mi amerai” nel 2004.
Nel 2007 ha ricevuto il Primo Premio “Pianeta Donna” con il racconto “ La
colonna del Partenone” e il Primo Premio “Racconti brevi in viaggio” ed.
FORTUNA con il racconto “Il viaggio del recupero”. Nel 2008 ha curato la
presentazione del terzo romanzo “La fantasia di Francesca” pubblicato con GUIDA
Editori.
Mariacarla
Rubinacci con questo piccolo libricino
di non oltre 60 pagine ci accompagna in un viaggio letterario, storico e
soprattutto umano all’interno di Napoli, una città che per le sue meraviglie e
contraddizioni non lascia indifferenti. Una città che sogna e che fa incubi,
una città che come ogni città è pronta a dare risposte a domande racchiuse
nell’anima di ogni viaggiatore, sia esso turista, cittadino o semplice
avventore che cammina e percuote le strade e le piazze di Napoli.
La sua visione è una
rappresentazione sveglia e sottile delle curve disastrate e delle manie sbagliate della
città ma è anche una poetica dichiarazione d’amore che parte dalle
architetture, dagli eventi storici e dalla natura artistica e vitale per
giungere fino al cuore pulsante del suo animo malandato ma ancora vivo e pieno
di passione e ribellione.
Una visione che in
alcuni tratti appare persino scontrosa, realistica, anche furibonda, chiara
espressione di chi conosce la città fino in fondo. Mariacarla Rubinacci è una milanese
che vive da anni a Napoli, una città che ha reso sua nella vita e attraverso le
parole, capaci di renderla reale e vicina anche a chi non l’ha ancora vista.
La vita reale e la
città, nella sua essenza di protagonista soffusa e sussurrata, si mescolano per
renderla come una persona, fin troppo umana, fatta di carne e di sangue, così
simile ai suoi abitanti. L’autrice è il viaggiatore eterno in cerca costante
della propria meta, una meta piena di domande che nella città velata e
misteriosa ottengono molteplici risposte, inviate attraverso la forma dell’arte
e della consistenza vivida, direttamente al suo cuore di donna che ama e
apprezza, ma soprattutto custodisce il valore ed il senso di un mondo intero.
Il viaggio è un continuo
andare avanti; viaggio è anche sinonimo di ricerca e soprattutto di conoscenza,
assorbimento di una nuova consapevolezza, visione, allargamento di orizzonti
che nel romanzo sono rappresentati dalle tre figure femminili che lentamente
salgono sul podio della narrazione e a loro modo e nel loro linguaggio visivo
ed umano, consegnano al lettore la loro interpretazione della città.
Assuntina è quella verace, la donna che vive nei vicoli,
con una famiglia tradizionale alle spalle ed un marito che lavora mentre lei
aspetta a casa incinta. Nelle sue parole emerge una Napoli concentrata nei suoi
valori antichi, persa nelle sue leggende, attanagliata alle sue malattie come
la Camorra, ma ancora piena di speranza, di voglia di vivere, di affermazione
che risale le viscere piantate delle sue radici per imporsi finalmente alla
luce del sole, scavando e buttando via lo sporco e l’indegno per trovare
finalmente un riscatto.
Napoli è maliziosa,
misteriosa, benevola ma anche maledetta, piena di folklore che non si nasconde,
con i suoi vicoli, le sue salite e le sue scale, il suo panorama, il suo mare
che irradia energia piena di passione e di sensualità che s’insinua nello
sguardo del viaggiatore.
“Il turista curioso ruba
con i suoi scatti fotografici questa realtà così inconsueta da sedurlo. E’
coinvolto nella vivacità dei colori dei panni stesi tra una finestra e l’altra
ondeggianti al vento che sale lungo il
Vomero, è catturato dal chiacchiericcio delle anziane signore in vestaglia,
che, affacciate al balcone, lo rendono protagonista di un teatro a cielo
aperto.”
Attraverso Assuntina,
giovane donna del popolo e dei bassifondi, assaporiamo il sapore dei piatti
tipici locali, delle giornate usuali, delle regole e dei riti che ingabbiano e
allo stesso tempo rendono Napoli città tanto moderna ma anche vetusta e legata
alla sua tanto chiacchierata tradizione. Momenti belli e brutti, aspetti
dignitosi ed altri sconfitti, gloria e vergogna di una città che comunque vada
non puoi dimenticare.
“Però Napoli non è ‘na
carta sporca, è invece la bussola che guida ogni suo figlio, è la radice con
cui si nasce e che non si tradisce mai, è la casa che non si vorrebbe mai
abbandonare e dove si finisce per tornare, anche quando il destino devia il
percorso delle nostre azioni.”
Il linguaggio è
meravigliosamente delicato laddove è la magia, lo stupore, persino la curiosità
di una terra magica e significativa a diventare la protagonista, ma quando sono
i suoi lati più cattivi, corrotti e corruttibili a mettersi in mostra, le
parole diventano voce diretta della realtà e della consapevolezza che Napoli è
una città che ha bisogno di fede, di un credo che vada oltre le litanie delle
chiese e le preghiere della gente. Un credo che la renda fiduciosa, piena di
speranza per un futuro che deve risultare finalmente chiaro, pulito,
determinato, forte e non imbrattato con mille scuse.
La seconda protagonista
è l’irlandese Anya, innamorata dello stile barocco e delle architetture delle
chiese abbandonate della città. Il suo viaggio breve ma intenso, ci conduce per
le strade alla ricerca del passato, della storia, del senso di riverenza e di
rispetto per un luogo che in ogni angolo respira l’aria della leggenda e
dell’antico. La memoria indistruttibile tra l’umano e il divino si cela in quei
posti, dove luce e buio si confondono ed in cui ogni immagine, seppur apparentemente
piccola e legata al contesto, non fa che riflette il movimento fluido ed
incessante dell’universo.
“Portami in una delle
chiese dimenticate.”
E’ proprio in queste
parole che si concentra tutto l’entusiasmo e la visione superiore che
attraverso questa lettura si vuole infondere al lettore.
Sì alla Napoli nella sua
bellezza storica, monumentale, artistica, ma tutto questo cosa trasmette
esattamente? Anya, al cospetto di tale bellezza e monumentalità perde la
cognizione del tempo, della stessa realtà. All’interno delle chiese, davanti ad
una facciata seppur abbandonata e distrutta dai secoli, senza protezione né
cura, c’è qualcosa di grandioso che attende di essere accolto, nello sguardo e
nel cuore.
E’ quell’aria di eterno,
di devozione, di immaginazione quasi soprannaturale, quel sentimento di
appartenenza che ti fa volare, allontanandoti dal momento e dal luogo in cui
sei, per condurti lontano, al di sopra della materialità e della superficialità
dei fatti e delle affermazioni, oltre anche le visioni naturali, per lasciarti
addosso un senso assoluto di compimento, una mano divina che ti regala un
assaggio di altro, di prezioso ed immortale.
L’ultima protagonista è
Sherin che arriva dallo Sri Lanka e spera nell’accoglienza e nell’integrazione in un mondo totalmente
nuovo ma estremamente affascinante.
Napoli ha mille colori
come cantava Pino Daniele e ha mille volti. Può essere ospitale ma anche assassina,
può essere una madre devota ai propri figli ma anche una prostituta pronta a
vendersi per la propria convenienza. E’ inutile nascondere la sua vera natura,
essa pullula di significati e di sensi, non tutti direttamente fruibili ma
molti soltanto interpretabili attraverso la propria sensibilità.
“Napoli chiama e offre
doni. Accoglie chi approda alle sue rive dopo un viaggio disperato, ma delude
anche inducendo ad andarsene. E’ sincera, è schietta, è verace come le sue
vongole. E’ tentacolare come i suoi polpi. E’ monumentale come i suoi tesori.”
Il senso di questo breve
romanzo è ascoltare il richiamo di un luogo che non ha confini, nel quale s’intrecciano
infinite voci, accompagnate da una musica che valica il limite dei secoli per
far ritrovare a chiunque attraversi la terra di Napoli, un proprio pezzo di
casa.
Non si tratta di un
giudizio né di un elogio, si tratta di un raccontare con estrema poesia e
cautela, misticità e segretezza, di un viso di porcellana scavato nella pietra.
Il viso di Napoli e di tutto il peso della sua storia, le sue rughe incise
sulla pelle della memoria, le offese e le recriminazioni che ancora
perseguitano la sua identità di città perduta e ritrovata.
Siamo stanchi di chi
ci giudica e di chi ci condanna. Di chi ci guarda dall’alto in basso,
accusandoci come se tra le mura di questo luogo imperfetto si concentrassero
tutti i mali del mondo. L’autrice non urla, né grida, ma con fare sottile e
preciso vi invita a guardare oltre e a ritrovare un po’ di quella sensibilità e
passione che avete perso barattandola con la presunzione. Tanto Napoli vi
accoglierà sempre perché Napoli perdona… Napoli è per chi la vede e poi torna.
bellissima recensione, il libro deve essere davvero bello
RispondiEliminaE' da leggere per chi conosce Napoli e per chi non la conosce! ^_^
EliminaUna visione di Napoli coinvolgente ed intensa. Lo leggerò!
RispondiEliminaChe bello! Fammi sapere! <3
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