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lunedì 12 ottobre 2015

Rock. I delitti dell'uomo nero di Danilo Arona Recensione

Buon inizio settimana! La prima recensione di questi giorni è dedicata ad un thriller al di fuori degli schemi, datato 2011 e pubblicato da Edizioni della Sera, che ringrazio per la copia. Danilo Arona è l’autore di questa storia che percorre le vicende del Rock, arricchendole di una visionaria percezione quasi soprannaturale, attraverso un personaggio che sa come farsi ricordare. 

Non ci credete? Leggete Rock. I delitti dell’uomo nero!

E attenti agli sgabuzzini. Sam Hain docet. 



Titolo: Rock. I delitti dell'uomo nero
Autore: Danilo Arona
Editore: Edizioni della Sera
Pagine: 478
Genere: Thriller
Prezzo: € 15,00
Uscita: 2011


TRAMA

In un'Italia di fine anni sessanta, uno strano quanto sgangherato gruppo rock attraversa la penisola raccontando le magie e gli orrori di un genere musicale che annovera fatti tanto tragici quanto misteriosi. "Rock. I delitti dell' uomo nero", intreccia misteriosi omicidi e vede come protagonista Sam Hain, un oscuro maestro della più ruvida chitarra che fa raggelare il sangue anche al Diavolo in persona. Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, Brian Jones, Marvin Gaye: una lunga lista di cadaveri eccellenti del luccicante mondo del rock'n'roll. Tutti pensano che siano stati uccisi dalla droga, dall'alcol e dal male di vivere. Ma forse le cose non stanno così, soprattutto se sulla Terra circola una Morgan nera guidata da Sam Hain, il chitarrista più malvagio e diabolico del mondo. Sì, ma di quale mondo? Chi è Sam Hain? E soprattutto perché il nome è legato in maniera inscindibile alla morte?

Danilo Arona: considerato il padre dell’ horror italiano,  è un autore poliedrico. Spazia dalla saggistica alla narrativa al giornalismo alla critica cinematografica. Dal 1978 ad oggi ha firmato oltre venti titoli tra cui: “L’ombra del dio alato” (Tropea), “Palo Mayombe” e “Cronache di Bassavilla” (Flaccovio), “Black Magic Woman” (Frilli) “Santanta” (Perdisa), “L’estate di Montebuio” (Gargoyle Books), “Ritorno a Bassavilla” (Edizioni XII) e partecipazioni ad antologie per Mondadori. 



Rock. I delitti dell’uomo nero è un romanzo che racconta di un uomo o meglio di una creatura sconosciuta dalle parvenze umane e dal nome inquietante, tale Sam Hain, che racchiude nella sua presenza distorta ed ottenebrante un subdolo ma affascinante richiamo verso quella musica rock, contro cui, negli anni 60’ si erano schierati numerosi gruppi di oppositori, definendola, a torto o ragione, la musica del diavolo.

Danilo Arona è uno scrittore poliedrico, funzionale perché la sua penna affonda egregiamente in molteplici riscontri narrativi, dal giallo al fantasy, passando persino per l’inchiesta o il saggio, come è possibile ravvisare all’interno di quest’opera.

Il romanzo inizia  afferrandoti la gola e gettandoti nella melma. Inizia nel momento in cui non sai nemmeno tu se stai sognando o stai vivendo ciò che l’autore ti sta prospettando. Non metti neanche piede nell’universo macabro e strano di Arona, che già hai la testa che pulsa di incubi, di frasi sbagliate, di sinfonie stralunate. Tutti sono vittime del terribile Sam Hain. Dai personaggi più comuni fino alle grandi star del rock. C’è un filo neanche tanto sottile, anzi rosso e gravido di sangue, che unisce la realtà con il tuo incubo peggiore: i denti di Sam Hain che ghignano nella notte e la sua maledetta canzone.

“E, come sul manifesto, il ‘vero cantante negro degli Stati Uniti d’America’ portava la tuba come il mago dei fumetti, giacca e pantaloni che gli sembravano cuciti addosso, una bocca che si allargava a fisarmonica come un altro famoso negro che suonava la tromba. Lui uscì dallo sgabuzzino e le sorrise. Un sorriso stralunato ed orribile che dilaniò l’anima di Fiorella e le fece perdere i sensi.”

La prima vittima inconsapevole che incontriamo, la Fiorella della porta accanto, che vive in un paesino silenzioso, dove c’è un’immobilità da brivido, in cui non sembra volare una mosca di approvazione, ma soltanto apparenza e risate di scherno, può essere ciascuno di noi, e in qualche modo noi siamo, appena entrati, già intrappolati tra le dita lunghe e nere del chitarrista del diavolo.

Sam Hain, e lo ripeterò altre cento volte, appare e scompare come un fantasma, ma la sua carne è reale, la sua musica infernale, le sue parole sciolgono il ghiaccio. La sua presenza è incastrata  nelle storie che hanno visto come protagonista la morte di celebri musicisti, tra cui spicca per valore ed importanza Jimi Hendrix, colui che avrà un rapporto più che particolare con il portatore di incubi.

E così in un tempo narrativo che intercorre dagli anni ’60 fino agli anni ’90, in una Italia del Nord, dove è la musica a fare da padrona, l’autore decide una storia al limite della ragione, nella quale si fondono dettagli e vicende assolutamente reali e ritrovabili con allusioni, visioni, sperimentazioni degnamente affabulatorie e pregnanti, figlie dirette della sua mistica capacità creativa.

Un patito della musica è Arona, un profondo conoscitore di ciò che ci sta vendendo mentre leggiamo. Lui ci vende la sua storia del rock, dalla sua prospettiva di amatore, di ascoltatore, di musicista stesso al limite della sopportazione. Ci vende la sua visione di quei fatti realmente accaduti, di quelle morti così tragiche e strane, insinuandoci, come un serpente malandrino, il dubbio dell’irreale.

Rock è un thriller con molto horror dentro. Un telone nero e grottesco che copre tutto il macchinario narrativo, puzza di bruciato e ha il suono del rock più dannato. Sam Hain è il capo, con la sua Fender suona come un pazzo. Attraversa le strade della storia, ci lascia la sua impronta e poi via, fugge come un treno furibondo, verso nuovi abissi senza fondo.

Oltre alle star decedute e alle segrete ragioni di tali scombussolamenti, assistiamo imbambolati da tale goduria nera e pestifera, alla morte di altrettante ragazze coinvolte nella vita e nel viaggio all’interno del mondo musicale dei Privileges, la band di ragazzi alla quale Sam Hain si unisce e che decide di sporcare. Non mancano riferimenti alla vita reale di Arona, alle sue stesse esperienze come la militanza in una band dal nome simile, ma più di tutto ciò che fa rizzare la pelle come un vento freddo e pungente, è l’aria impura che si respira eppure nello stesso tempo hai la costante sensazione di assistere ad un miracolo, ad una rivelazione.

Per chi conosce la storia del rock e soprattutto per chi non la conosce, questo romanzo non è solo una storia ma è una corsa che senza delicatezza, senza attesa, ti sbatte da una parte e dall’altra, dandoti tanti di quegli elementi da sentirti bombardato da tutte le parti. La testa si disconnette dalla realtà e ti sembra di assistere ad una scoperta, un’epifania che ti rivela, proprio a te, anima eletta e fortunata, ciò che si cela dietro il mistero, la fantasia, l’irriverenza del rock incarnato da Sam Hain.

Egli è il fulcro di tutto, del bello e del brutto, contamina con il suo passo, provoca, promette,  tocca, mercifica e paradossalmente purifica con la sua musica immonda perché al di fuori dal mondo per la bravura; scuote e percuote con il suo incedere da ballerino canterino, con la sua tuba da Mandrake e il suo eterno sorriso.

“Ma questa notte, Margareth, ti attende una prova impegnativa Tu farai parte delle bloody sister, le dieci vocaliste belle, giovani, per sempre giovani, che formano il mio coro e stanotte dovrai esibirti come le altre Questa notte c’è un concerto di Sam Hain, una cosetta per pochi intimi. Are you ready for spit?”

Rock riporta sull’altare, come una sposa sporca ed insanguinata, il vecchio e leggendario uomo nero delle favole. Il boggeyman dei nostri incubi e lo riveste di un diabolico ed efferato suono: quello della Fender Stratocaster che echeggia oltre le pagine.
Questo romanzo è potente e tragico, violento, soprannaturale, coglie l’aspetto non sensato della realtà, catapultando il lettore in una dimensione dalla quale non può uscirne illeso.
Sam Hain fa paura, è inutile negarlo, ma chi non vorrebbe conoscerlo?

“Sì, lui non aveva mai avuto incubi. Però nel corso degli ultimi venti anni, si era convinto in tre fondamentali occasioni che negli armadi a muro, negli sgabuzzini, giaceva sempre qualcosa che mai avrebbe dovuto uscire.”

Hai la sensazione mentre leggi, di trovarti davanti a qualcosa di così grande che solo ciò che è davvero potente può suscitare tale rispetto e sottomissione.
Sai che stai assistendo a qualcosa di indicibile, di maledetto e di così sbagliato da essere demoniaco. Qualcosa che non può essere scalfito perché l’autore ce l’ha messa tutta per crearlo perfetto. Un’immagine chiara di una storia piena di citazioni, di musiche, di sottofondi che non fanno altro che arricchire il sorriso grasso e losco di Sam. 

Tutta la magia, la maestria, la personalità e il talento di Arona in cambio dell’anima di Sam Hain. In cambio della sua venuta su questa terra, ingannevole e precaria che si chiama Letteratura.  O sarà il contrario? Poco importa, l’importante è che ci sia arrivato. 


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