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lunedì 18 gennaio 2016

Fotografie di una vita tranquilla di Maurizio Gramolini Recensione

Buon lunedì! La recensione che leggerete è dedicata ad una autobiografia molto particolare! Scritta da Maurizio Gramolini, intitolata Fotografie di una vita tranquilla, edita da Cavinato. Una storia incontenibile come lo stile dell’autore, piena di ironia, di battute e di racconti di vita reale che non solo ironizzano la realtà ma sono capaci di innescare anche piccole riflessioni che ne rilevano le crepe e ne illuminano gli aspetti migliori. 




Titolo: Fotografie di una vita tranquilla
Autore: Maurizio Gramolini
Editore: Cavinato
Pagine: 97
Genere:  Autobiografia
Prezzo: € 5,99
Uscita: Dicembre 2015


TRAMA


...Epico come Via col vento.
Impegnato come Er Monnezza.
Drammatico come Animal house.
Concettuale come Aspettando Godot
...Attingendo a piene mani dallo stile di Stefano Benni e Antonio Amurri, uno spaccato generazionale di carattere autobiografico, dal punto di vista degli invisibili, quelli nati “nei pressi” del boom economico degli anni 60, ma troppo piccoli per goderne, e nati “nei pressi” del ’68, ma troppo piccoli per fare casino, essere ricordati, o poter dire quella frase che fa tanto figo:

“…Sì, io ho fatto il ’68…”.


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Fotografie di una vita tranquilla è qualcosa come un diario, ma non ritenetevi al sicuro da questo libro soltanto perché ha una sorta di definizione, niente è più lontano dal collocarlo in un genere predisposto a contenerlo. Questo testo così come il suo autore sono incontenibili!

Max, alterego di Maurizio Gramolini, è il “vecchio” che racconta le vicende, prossime alla follia e all’incredulità, che popolano scorrevolmente le pagine, senza sosta.
Un inizio esilarante, teatrale, come uno sceneggiato fatto su misura per far ridere e allo stesso tempo per illuminare il lettore sulla dimensione familiare e personale che vive il presunto protagonista. Nomi in codice come l’olandese, il capellone, la principessa  e lo squinternato appaiono sin dalla prima pagina e, con fare eccezionalmente disinvolto, riempiono completamente la scena con una tale semplicità che sembrano essere nati immersi in quei ruoli e in quei personaggi. Bravo l’autore a renderli tali o meglio dire, brava la realtà che è riuscita ad entrare a pennello nelle vesti di finzione narrata.

In altre parole la narrazione è prima di tutto una visione autobiografica che inizialmente vuole raccontare le peripezie stralunate e scomposte della famiglia dell’autore che si autodefinisce il vecchio, e della moglie, chiamata l’olandese, non perché sia straniera, ma semplicemente perché, come spiegherà più tardi, è molto alta, bionda e beve tanta birra. Una donna forte e determinata che riesce a tenere a bada due figli suoi e un terzo del marito e appunto, un marito, che per sua stessa ammissione, a cinquant’anni suonati ha ancora l’animo di un ragazzino. L’animo… fosse solo quello, la testa di un quindicenne!

“Non è vero. Sono rimasto molto disorientato da questa sordida e pietosa bugia che ci hanno raccontato. Sono cambiato fisicamente, in peggio ovviamente, ma a trent'anni, come ora a cinquanta, i miei processi mentali non sono cambiati in meglio in modo radicale, come avevano cercato di farmi credere. L'ambizione professionale e la sacra passione per il lavoro e la carriera qui non sono pervenute."

L’autoironia dell’autore è il fiore all’occhiello di questo testo, impossibile da definire. Un ritmo sfrenato, pieno di colpi ad effetto che riescono a tramutare quella che potrebbe apparire come una noiosa e banale autobiografia di un comune mortale in un viaggio sulla luna, su Marte, insomma pieno di cose, persone strambe, in cui la vita normale viene continuamente scombussolata da atteggiamenti e scelte singolari e scioccanti.

La routine familiare fatta di marito e moglie, di figli da portare a scuola, di problemi economici o ancora lavorativi diventa una squilibrata orchestra di suoni e colori che si mescolano all’impazzata, quasi come se non avessero una guida, come se tutto fosse un unico movimento policromo e polisinfonico senza capo né coda. Perché quello che dovrebbe dirigere il tutto, ossia l’autore, il vivente che ha vissuto quelle catastrofiche esperienze, si è dato per matto, si è detto selvaggio e dunque ha dichiarato esplicitamente la propria ribellione e libertà da tutto, persino da questo testo che diventa lo specchio esilarante di una storia che però, fatemelo dire, tocca anche momenti di profondità e riflessione.

Max, con piglio a volte serio altre baldanzoso e burlone, ci conduce improvviso e irriverente, vero il proprio passato, dalle scuole fino  al rapporto con i genitori e poi al primo matrimonio, fallito, nel quale ha il primo figlio, Gabriele, il capellone, da lui tanto amato quanto contrastato. Sarà per la somiglianza nell’incedere assoluto difendendo il proprio modo di vedere che lo rende così simile al padre e pertanto inaccettabile?

Un racconto in cui emergono i valori dell’educazione, della durezza, del lavoro e anche di un vuoto negli affetti che l’autore ha provato a causa dei propri genitori, che ribadisce più volte, essere stati freddi con lui e nella loro vita. Una famiglia altrimenti detta di folli che ha partorito un Max sicuramente al di fuori degli schemi, un po’ pazzerello, accattivante, un sognatore ancora con l’anima appesa al filo di un palloncino con il colore malinconico dell’infanzia. Il quadro che emerge non è fatto solo di sorrisi, di beffe, ma anche di piccole denunce, constatazioni sulla vita, sul lavoro e sulla famiglia.

Ci sono anche attimi delicati e fatti in qualche modo di dolcezza, ricordi infranti, legami che non passano e che volente o nolente fanno parte della vita e ci rendono quello che siamo. Momenti che sono estremamente condivisibili e che appartengono a tutti.

Il linguaggio è semplice, diversi refusi sono sfuggiti all’occhio vigile del vecchio Max. E' chiaro che il testo avrebbe bisogno di una ripassata generale, di essere incanalato, istruito, come dire, strutturato, reso più compito ma chi glielo dice all’autore, così allergico alle etichettature? Il suo stile è il chiaro riflesso della sua anima. Un turbine di onestà, sincerità, schiettezza ed anche menefreghismo su certi argomenti ma mai sulla famiglia. Il suo raccontarsi è genuino, diretto a se stesso, senza nessun interesse filantropico o di chissà quale forma aberrante di pedanteria. C’è il gusto spiattellato di raccontarsi per il puro piacere di farlo e senza dubbio l’autore riesce a lasciarsi leggere proprio perché è un grande intrattenitore. Frivolo in molti passaggi, consapevole in altri, gioioso e festoso per dimostrare l’ironia della vita ma anche serio e posato quando si tratta della famiglia.
Quando racconta di un probabile lavoro in banca, quel luogo viene descritto come il più mefistotelico dei posti, uno scenario di agghiacciante inquietudine orrorifica. Il lavoro in banca equivale per Max, alla più bieca frustrazione, alla perdita totale della salute mentale.

“Ero piombato a piè pari in un girone infernale di presuntuosi, arroganti , prepotenti, convinti di essere i detentori della Verità assoluta, e soprattutto di aver ricevuto l’incarico divino di diffonderla. La mia resistenza, già scarsa di per sé, aveva vacillato fin dai primi episodi.”

Ma in mezzo a questa bolgia di matrimoni finiti e di lavori persi e trovati, una fonte di meritata tranquillità, di dolcezza e di ferrea intraprendenza è rappresentata da Alexandra, la sua attuale compagna, l’olandese che lo conquista.

“E’ la consapevolezza fatta persona. La consapevolezza profonda sia dei propri limiti che delle proprie capacità. E’ una persona profonda, capace di grande dolcezza ma anche concreta e capace di grande determinazione.”

Fotografie di una vita tranquilla, e non soffermatevi sulla parola tranquilla… è dotato di una scrittura che coinvolge, che riesce a metterti di buon umore usando nel modo giusto l’ironia. Una visione che trasfigura la serietà della realtà, la ridicolizza in alcuni momenti ed in questo modo la evidenzia e contemporaneamente ne disfa gli aspetti più inconciliabili con una vita quantomeno serena e felice.

Non è un testo con rivelazioni che ti cambiano la vita, né un romanzo che ti spacca il cuore, è sicuramente una storia vissuta e scritta realmente, nella quale è facile riconoscersi e magari acquisire quell’atteggiamento provocatorio ma consapevole che ti permette di prepararti anche al peggio, imparando a fare la cosa più importante: cambiare.
E Max ne fa di cambiamenti durante tutta la sua vita e attraverso ognuno di essi, come di ciascuna esperienza che racconta, emerge quel velo di malinconia necessario per comprendere la profondità degli eventi, delle emozioni, della memoria. La malinconia rende vivo il passato, ci permette di sentire il senso di appartenenza verso qualcosa e costruisce quello che siamo, donandogli consistenza.

“Di quegli anni conservo il ricordo degli odori che caratterizzavano le stagioni: la nebbia milanese, da ottobre a marzo, implacabile; i Natali trascorsi in Toscana, caratterizzati dall’odore della legna che brucia nei camini e nelle stufe, che a Milano non si sentiva già più chissà da quanto; il sottile cambiamento nel profumo portato dal vento di mare che segnava il passaggio di consegne tra agosto e settembre, le grandi mareggiate che iniziavano, le spiagge sempre più vuote, e i primi golf che sapevano ancora di naftaline indossati nelle passeggiate serali di fine settembre.”

L’autore afferma la propria esistenza con questo scritto, ripercorrendo la sua strada, unica ed irripetibile, mostrando ciò che ha fatto e ciò che non è riuscito a fare mescolandolo con quello che è diventato. La propria vita gli appartiene, qualunque sia stata e qualunque sarà, è un diritto, un dovere, una scelta, un insindacabile libertà, come lo è la famiglia, il cuore pulsante di quella vita, come lo è il suo mondo così come se lo è scelto, che lo fanno esistere, qui e adesso.

7 commenti:

  1. Sono tante le cose che potrei dire, ma una prevale su tutte: Evviva la sincerità!!

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    1. Ritento...fate capire anche a me :-)

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    2. Per quanto mi riguarda, la sincerità è intesa come la spontaneità e l'onestà di questo scritto, di cui ho ampiamente spiegato il mio punto di vista nella recensione. :)

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    3. Grazie, infatti questo traspare dalla recensione, mi incuriosivano le tante cose "non dette" da Federica. Anche solo qualcuna, magari... :-)

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  2. Ciao :3 nel mio blog c'è un giveaway in atto :3 ti va di passare? http://profumodistorie.blogspot.it/p/giveaway.html

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