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mercoledì 31 agosto 2016

Dark blue di C J Roberts Recensione

Buon mercoledì! Grazie alla Newton Compton oggi vi parlo di un romanzo che mi intrigava davvero molto e che desideravo da tempo leggere. Finalmente è arrivato in Italia con il titolo di Dark blue, di C J Roberts. E' un Dark Romance, quindi con una tematica ben definita ed estremamente forte sulla quale si sviluppa una storia di attrazione e di sentimenti che però è ben lontana dall'essere definita "d'amore". Inoltre il romanzo non è autoconclusivo ma è accompagnato da altri due libri che spero vengano tradotti presto.


Titolo: Dark blue
Autore: C J Roberts
Editore: Newton Compton
Genere: Dark Romance
Pagine: 288
Prezzo: eBook 2,99
Uscita: Agosto 2016
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TRAMA


Caleb è un uomo con un unico obiettivo: la vendetta. Rapito da ragazzino e venduto come schiavo da un mafioso affamato di potere, da allora non ha mai pensato ad altro che a vendicarsi. Per dodici anni ha esplorato il mondo degli schiavi del piacere alla ricerca dell’uomo che ritiene responsabile del suo tremendo passato. Finalmente riesce a trovare l’artefice della sua sofferenza: ha una nuova identità, ma la stessa natura di un tempo. Per avvicinarsi abbastanza da colpirlo, Caleb deve trasformarsi in ciò che più odia e rapire una bellissima ragazza perché sia la vittima che lui stesso è stato. Olivia Ruiz ha diciotto anni e si è appena svegliata in uno strano posto. Bendata e legata, ad accoglierla c’è soltanto una calma voce maschile. Si chiama Caleb, ma vuole essere chiamato Padrone. Olivia è giovane, bellissima, ingenua e testarda. Possiede una sensualità oscura che non riesce a nascondere. Pur essendo terrorizzata dall’uomo forte, sadico e arrogante che la tiene prigioniera, l’irresistibile attrazione che prova per lui la tiene sveglia nel buio.

















Dark blue, decisamente meglio il titolo originale Captive in the dark, è un romanzo che desideravo da tempo leggere e che è giunto in Italia tradotto dalla Newton Compton, casa editrice che si sta occupando sempre di più di questo genere narrativo, quale Dark Romance, che continua a creare attorno a sé brusii di disapprovazione ma anche tanto interesse.

Siamo di fronte ad una storia che non è fatta di zucchero filato e miele, ancora una volta abbiamo davanti una coppia, Caleb e Olivia, che rappresentano molto bene il rapporto tra padrone e schiava in molti sensi. Prima di tutto Caleb è un uomo dal passato distrutto, da bambino ha subito soprusi di ogni genere e adesso è un essere molto vicino alla definizione di mostro. Mostro soprattutto quando rapisce la giovane diciottenne Olivia, che ignara di tutto, si ritrova rinchiusa in una stanza, completamente al buio, alla mercè di un uomo di cui all’inizio non vede neanche il volto.
Era lussuria allo stato puro quella che lo attraversava, come un dolore violento, portando con sé l’intenso desiderio di possederla, di avere il potere sulle sue lacrime.
Ma c’è un però, un elemento molto intrigante che rende interessante la lettura fin dall’inizio.
I due hanno modo di incontrarsi prima del rapimento. Ebbene sì, in un giorno come un altro, e a causa di un fattore esterno, Caleb accorre involontariamente in aiuto della bella Olivia, ed è proprio in quell’attimo che i due si guardano e si scrutano, che nasce la prima scintilla. Caleb è un uomo davvero bello, sensuale, dall’aspetto addirittura angelico, che agli occhi della giovane e sprovveduta donna sembra una creatura giunta a salvarlo.
Cover originale
Purtroppo non è così perché dietro un’apparenza senz’altro abbagliante, si nasconde una vera anima diabolica. Caleb ha seguito Olivia nei suoi spostamenti per lungo tempo, cercando in questo modo di conoscere dettagliatamente la sua vittima. Il suo rapimento nasconde un unico e improrogabile motivo: la vendetta, una vendetta che Caleb intende condividere con l’uomo che lo ha salvato dall’inferno, che gli ha insegnato tutto quello che sa fare e soprattutto gli ha mostrato come sopravvivere dopo la morte dell’anima.

Nessuna sorpresa da questo punto di vista. Per chi conosce e ama questo genere, anche qui ritroviamo un protagonista maschile con un passato torbido, dove ha subito angherie di ogni genere. Un uomo, dunque, con qualche intoppo mentale di troppo, che non risparmia violenze sulla propria vittima.
Anche per Olivia il clichè non cambia. E’ una giovane ragazza, ancora vergine, ed è proprio questo l’aspetto più interessante per Caleb, l’elemento che gli permetterà di raggiungere la propria vendetta vendendola come schiava sessuale all’uomo di cui intende vendicarsi. Anche lei ha un passato molto particolare non privo di delusioni e ingiustizie.
Mi faceva indossare gonne lunghe fino ai piedi, mi proibiva il trucco, gli orecchini e tutto quello che era più frivolo di una molletta per capelli. Non potevo giocare con i miei fratelli o i miei cugini maschi. Non potevo sedermi in braccio a mio padre. Tutto per tenere a bada la troia che era dentro di me.
Olivia è bella e per certi versi anche ingenua ma non troppo.
All’inizio dovrà lavorare su se stessa e affrontare i demoni di Caleb che la tengono rinchiusa e che abusano di lei in ogni modo possibile ma riuscirà alla fine, grazie alla sua astuzia ed intelligenza, a capire cosa realmente vuole Caleb: lei.
Non solo il suo corpo ma la sua mente. Vuole Olivia nella sua totalità di essere. Conquistarla, possederla, farla sua senza lasciarla andare. Un punto debole incandescente che metterà in tutti i modi in pericolo quel progetto di vendetta che traballerà più volte.
La determinazione faceva la differenza. Questo era reale. Vero tocco, vera intimidazione, vero uomo, vera paura.
Nonostante cose già lette ampiamente, Dark Blue mi ha conquistato. Caleb è un uomo tormentato, capace di molta crudeltà e fermezza ma è anche dotato di una dolcezza improvvisa e disarmante, una voglia che gli scorre dentro di appartenere e di sentire che lei gli appartenga. La sua vita è stata una lotta continua, odio e rabbia sono stati gli unici sentimenti, le uniche emozioni che lo hanno temprato fino al momento in cui ha conosciuto Olivia.




In lui si combatte una sfida dilaniante e struggente: portare a termine la propria vendetta o salvare Olivia e vivere fino in fondo ciò che lei rappresenta?
Non dovevo più stare a sognare i suoi occhi grigioverdi o la sensazione dei suoi capelli biondi sotto alle mie mani. Adesso persino il suo odore mi nauseava. Almeno così avremmo entrambi riconosciuto la cosa per quella che era: violenza, non seduzione, non fantasia. Non c’era più confusione. Adesso era solo un mostro. Solo un altro mostro.
Lo stile è scorrevole, le scene sessuali sono esplicite ma mai volgari. Ciò che ho apprezzato di più è stata sicuramente la tensione molto forte che si respira durante tutta la lettura. In verità Caleb è un personaggio magnetico e dannatamente misterioso. Impossibile prevedere cosa dirà o farà. Non è il solito arrogante, presuntuoso, tipico di questo genere di romanzi, in lui si cela qualcosa di estremamente umano e di indecifrabile, che viene fuori a pezzi.
Escludendo la mia paura, l’umiliazione e la nostra quasi nudità, questo era esattamente ciò che avevo desiderato non più di un’ora prima. Volevo che mi abbracciasse. Stai attenta a ciò che desideri…
Molte volte mi sono sorpresa delle sue reazioni nei confronti di Olivia, ed è stato proprio questo aspetto a farmi appassionare ancora di più alla storia.
Certamente è lui il filo conduttore della trama, il suo essere intricato e complicato, la sua essenza sfuggevole, l’impossibilità di una comprensione della sua personalità fino in fondo.



Mi è arrivato in modo forte e distinto il suo desiderio represso, la sua voglia di controllarsi in continua combutta con quella di cedere completamente alla passione e al coinvolgimento. Ho letto malinconia nel suo carattere distaccato ma mai lontano. Un distacco forzato che più di una volta è stato sul punto di vacillare.

Insomma Caleb è il classico esempio di un uomo che si porta addosso una maschera pesante e nera. Uno di quelli che si ritrovano a fare quello che fanno senza neanche sapere bene come, forzati dalle circostanze, dalla solitudine, dopo una vita di cattiverie, pronti a donarsi al primo che sembra voglia salvarti. E da allora, da quando Caleb fu salvato, di cose ne sono cambiate, e lui adesso sembra quasi trascinarsi addosso i suoi doveri, avendo probabilmente perso il senso di tutto questo.
Si chinò su di me, baciandomi le lacrime sul lato del viso. Non gli bastava scopare il mio corpo. Voleva scoparmi la mente. E stava funzionando. Volevo che fosse carino con me. Che mi baciasse. Che me lo rendesse 

Il senso lo ha perso negli occhi e sulla pelle di Olivia che non gli danno tregua. Nei suoi gemiti ma soprattutto nelle sue lacrime, in quella voglia malsana di volerla ferire e guarire allo stesso tempo perché mai come in questo romanzo piacere e dolore diventano la stessa cosa. Un unico turbinio di sensazioni maledette e necessarie per sentirsi vivi e forse per essere anche pronti ad amare. Per davvero.

martedì 30 agosto 2016

Luigi-uomo-ruota di Graziano Isaia Recensione + Intervista!

Buon martedì! Eccomi di nuovo con voi dopo una breve pausa! Oggi il blog riprende la sua normale attività con tante nuove recensioni, segnalazioni, anteprime e presentazioni! Inoltre vi annuncio che a breve inizierà un bellissimo Giveaway con in palio tantissimi premi!
La recensione di oggi riguarda un romanzo che mi ha sorpreso molto, non mi aspettavo mi sarebbe piaciuto così tanto. Parlo di Luigi-uomo-ruota di Graziano Isaia. Una storia decisamente originale e particolare, ironica, ma anche molto profonda e piena di mistero!



Titolo: Luigi-uomo-ruota
Autore: Graziano Isaia
Editore: Emil
Genere: Romanzo 
Pagine: 320
Prezzo: 18,00
Uscita: Febbraio 2016
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TRAMA


Una stazione delle Ferrovie dello Stato, quella di Bra. Da qui parte un ragazzo, Luigi-uomo-ruota. Ha un dubbio che lo attanaglia. C’è forse un segreto da svelare sulle sue origini. Saranno le mitiche Langhe, con le verdi colline ricoperte di viti e le leggende sulle streghe piemontesi (le masche), ad accompagnarlo nel viaggio. Da Bra e Alba fino a Mombarcaro, il paese “dei barcari”. L’incontro con personaggi curiosi, con i misteri di quelle terre e soprattutto con Damaris modificherà per sempre la vita di Luigi. Una folle ricerca sul passato indirizzerà il suo futuro…
















Luigi-uomo-ruota è un romanzo particolare, un po’ fuori dagli schemi, una storia che mescola molti aspetti creando qualcosa di originale ed interessante.
Luigi è un giovane di vent’anni che è costretto alla sedia a rotelle, ha un fratello di nome Francesco, due genitori che lo amano e prova un amore segreto e profondo per Damaris, l’ex fidanzata di Francesco.

La sua vita subisce un trauma quando viene a conoscenza dell’esistenza di un diario dove c’è scritto che lui non è figlio di mamma Giulia, ossia della donna che lo ha cresciuto e che lui ha sempre considerato la sua genitrice, ma è nato settimino da una donna appartenente al gruppo delle masche, ossia streghe che vivono nelle Langhe più degradate e leggendarie.

Le masche sono figure che appartengono alla tradizione piemontese e che nel romanzo hanno un preciso valore simbolico: rappresentano tutto ciò che significa diversità.
Scopre anche di avere un fratello gemello finito chissà dove. Il diario parla di una sola persona che può conoscere la vera storia di Luigi e si chiama Barba Cecco.
Il nostro eroe, metà uomo e metà ruota, decide di partire da solo per un viaggio che lo conduce a scoprire e a capire le sue origini e ad incontrare la sua vera famiglia.
Luigi fu contento di essere paragonato ad un cristiano. In metafora piemontese, è come dire individuo normale. Perché  no a quel momento molta gente, riferendosi a lui, aveva lasciato intendere un messaggio diverso: che fosse un ibrido, mezzo uomo e mezza macchina. Dalla cintura in su un ragazzo molto carino e robusto di vent’anni, dalla cinto- la in giù una sedia a rotelle.
Luigi è un ragazzo molto carino, dall’aspetto sano e robusto se non fosse per quella metà del corpo che lo costringe a muoversi con le ruote. E’ intraprendente, sveglio, ironico, capace di sorridere sempre alla vita e qualsiasi ostacolo riesce a superarlo grazie alla fiducia in se stesso e alla sua tenacia. Si muove in assoluta solitudine, viaggiando inizialmente su un treno e facendosi aiutare da personaggi che conosce per caso e che rendono il viaggio vario e colorato. Sul suo cammino farà la conoscenza di strane figure, alcune lo aiuteranno, altre si opporranno alla sua volontà di cercare la verità per trovare finalmente se stesso. 

La persona che gli sarà più vicino è proprio Damaris, una splendida fanciulla con la quale ha sempre condiviso un rapporto di sincerità e di affetto vero. Una donna gioviale, affascinante, sorridente, che incontra per ben due volte durante il suo percorso, così per caso. La prima volta si salutano perché il nostro eroe deve proseguire per la sua strada ma la seconda volta, Damaris decide di accompagnarlo e di aiutarlo a trovare la sua storia. Ed è proprio a questo punto che le vite dei due protagonisti si intrecciano in modo indissolubile.
Damaris scoprirà esattamente come Luigi di non essere figlia di quelli che credeva i suoi genitori e di avere anch’ella un fratello.
Me lo hai fatto leggere tu il diario, o no? Allora forse ci dovevi pensare prima, mi hai fatto partire tu, in un certo senso. E tra le tante cose veramente inspiegabili una te la devo proprio raccontare: qua hanno un asciugamano del mio anno di nascita con una scritta ricamata. Il mio nome in piemontese e l’esortazione a svegliarmi, a slegarmi da qualcosa.
Insomma, le scoperte e le sorprese non mancano in questo viaggio che diventa metafora di affermazione e di conquista di un nuovo coraggio: quello dell’amore.

La ragazza è perdutamente innamorata di Luigi e sarà proprio il tempo che passeranno insieme a mettere in luce i loro sentimenti e a permettere a ciascuno di loro di viverli in tutta la loro purezza e potenzialità.

L’autore ha uno stile davvero piacevole, leggero, spedito, che non annoia ma incuriosisce. Il personaggio di Luigi è accattivante, risulta immediatamente simpatico ma non perché sia un disabile. Mentre leggi, perdi completamente questa consapevolezza e lo apprezzi per quello che è: un giovane con un carattere di ferro e tanta determinazione! Il fatto che stia sulla sedia a rotelle non influisce più di tanto anche se diventa l’elemento fondamentale per mettere in pratica la fantasia pazza dell’autore. Infatti, in base a ciascuna situazione, triste o esilarante che Luigi vivrà, l’autore lo chiamerà in modo diverso, provocando un sorriso nel lettore e una buona dose di apprezzamento.
Ecco alcuni dei soprannomi: Luigi-uomo-capogiro, Luigi-uomo-pretendente, Luigi-wedding-planner.

Un romanzo che si basa sulla formula narrativa del viaggio che è una delle più antiche e che utilizza miti e leggende per renderlo ancora più misterioso. Una costruzione lineare, piena di personaggi, uno scenario reale ma anche visionario. Damaris è una figura che sembra quasi magica, mentre Luigi è un perfetto eroe, un po’ ammaccato che si erge a protagonista incontrastato di una storia coinvolgente e spiritosa.
Ecco, non manca lo spirito in questo scritto. Uno spirito che non è banale o già sentito, è qualcosa di vivo e profondo allo stesso tempo. E’ come se il romanzo fosse ironico ma serio, leggero ma intenso, con battute divertenti ma chiaramente riflessivo e concentrato sulle metafore della vita.

La storia di Luigi è piena di metafore, ma anche di verità terrene e sondabili. L’amore è il motore che muove tutto, il viaggio stesso incarna l’arcano desiderio di riunirsi alle proprie radici. Ma c’è anche l’amore fatto di condivisione e di passione, l’amore tra Luigi e Damaris, l’amore più sincero e viscerale, quello per il quale ringrazi Dio di essere vivo.
Quindi, sappilo: non ti amo, non ti voglio bene. Ti tutto!!!
Luigi-uomo-ruota è una lettura che non immaginavo potesse essere così ben delineata, coinvolgente, capace di catturare fino a desiderare di scoprire con gioia il destino dei suoi protagonisti. Il linguaggio è fluido, intrigante, le parole sanno destreggiarsi tra i momenti più seri e quelli più arguti, con una prontezza e una vivacità inusuali e che risultano gradevoli per tutto il tempo.
E insomma, il loro viaggio di quell’estate si concluse con la sorpresa che Luigi aveva immaginato per renderli più leggeri, per salire in alto, per vedere le cose da un’altra prospettiva. E per sognare.

Ho avuto la sensazione che mi mancava da tempo, che ci fosse qualcosa di fiabesco, di così genuino da non poter non essere apprezzato nella sua spontaneità e dolcezza. Una storia delicata ma presente, morbida ma corposa, in grado di non passare indifferente. Genuina è la parola che mi viene in mente, che non significa approssimativa o non studiata e per questo improvvisata, ma anzi, la perfezione dello stile non fa altro che accentuare la naturalezza del contenuto, privo di qualsivoglia forma di malizia, espressione spontanea di una visione del mondo pulita e aggraziata.



Salve Graziano, grazie di aver accettato questa intervista e benvenuto!

1 - Cosa significa per lei scrivere e quando ha iniziato seriamente a farlo?

Credo di aver ricevuto forti incoraggiamenti dalla mia maestra delle elementari, fin dai sette-otto anni. Naturalmente, non avevo la consapevolezza e la maturità necessarie per definirmi scrittore, però sentivo dentro una particolare passione: questa è stata coltivata anche grazie agli apprezzamenti ricevuti a scuola. Ci doveva essere qualche talento che alcuni insegnanti hanno colto e valorizzato. Non è ovviamente la mia professione, perché non basta per pagare le bollette, ma è qualcosa di più di un passatempo, è una mia esigenza intima e controversa. Mi fa comunicare ed emozionare, nello stesso tempo mi prosciuga.

2 - Cosa rappresenta per lei questo romanzo? Perché lo ha scritto?

È la storia più importante che io abbia scritto finora. Altre mi hanno regalato premi letterari, viaggi - per esempio - in Calabria o ad Atene… Ma questo è un romanzo unico, perché osa mettere al centro, contro ogni stereotipo politicamente corretto, un ragazzo sulla sedia a rotelle. Come mi ha detto una scrittrice di successo, è un libro “avanguardista”, nel senso -credo – che guarda molto avanti e un po’ sfida il lettore. Ci tengo particolarmente, quindi. Dà la possibilità al protagonista, che molti ritengono un salice sterile, di dimostrare che può diventare una grandiosa vite (sto citando naturalmente un proverbio langarolo). Il romanzo è anche, o soprattutto, un omaggio alla Langa cuneese, una terra che considero impareggiabile per bellezza ed imprevedibilità.

3 – Luigi-uomo-ruota affronta il tema del viaggio sia reale che metaforico. Che significato ha per lei, viaggiare?

Per me, oggi, il viaggiare è soprattutto fatica. Ci sono problemi di salute che non mi lasciano tutta la libertà di muovermi che vorrei avere. Però, attraverso Luigi, ho voluto descrivere un viaggio in grado di trasformare completamente un individuo. Non occorre andare in India per ottenere questo. Basta anche un giretto in giardino, purché ci sia l’animo giusto e bendisposto per cambiare. Luigi all’inizio della storia ha sempre un “umore disperato”, si guarda allo specchio e si autoconvince di essere molto sfortunato, di non essere capìto. Dopo ogni tappa, dietro ogni curva delle Langhe, cresce un pochino e alla fine trova molto di più di ciò che sperava di trovare. Perciò potremmo concludere così: il viaggio è tutto ciò che di imprevisto ti capita tra la partenza e il ritorno programmato. O è serendipità o è banalmente un divertimento turistico, ma non è viaggio, non ti lascia nulla.

4 – Luigi intraprende il viaggio da solo, in cerca delle sue radici e diventa un atleta, conquistando anche l’amore. Qual è il messaggio o i messaggi di questa storia che i lettori dovrebbero cogliere?

I messaggi per la verità sono tanti. Era indispensabile, per me, che Luigi cominciasse il viaggio da solo, perché in questo modo s’addentrava completamente nella parte arcaica, isolata, misteriosa delle Langhe. Ma una figura importantissima è quella della sua madre naturale: Luigi per qualche tempo crede che sia stata una masca, cioè una strega cattiva. Scopre, poi, che lo è stata veramente, ma non nel senso attribuito dalle leggende: non faceva pozioni, non era concubina del demonio, non era esperta di riti pagani; semplicemente, era anticonformista, e la società dell’epoca non aveva saputo far altro che escluderla dalla comunità affibbiandole l’etichetta di masca, cioè in generale una donna diversa non asservita al potere e alle convenzioni.

5 – A cosa si è ispirato per il personaggio di Luigi e quello di Damaris?

Luigi e Damaris non hanno alcun collegamento con il reale. Sono completamente inventati. Posso dire che Damaris è la donna che tutti vorrebbero e dovrebbero incontrare: bella, serena, schietta, non giudica, non fa tante parole ipocrite sull’accettazione e sull’integrazione, semplicemente accetta e integra, agisce. In definitiva, ama. Nel romanzo, la definisco almeno due volte una “fata azzurrina”, ma ha molto in comune anche con gli angeli, e sono convinto che in chiave laica ne esistano anche fra di noi. Sono quelle persone che ti lasciano a bocca aperta per la loro purezza. Basta avere la fortuna di conoscerle…

6 – Qual è il personaggio che ama di più del suo romanzo e quello che proprio non sopporta?

Adoro tutti i personaggi e non ce n’è uno che io possa affermare di detestare. Dovendo scegliere, però, indicherei Luigi quand’è insieme a Nello, un bambino molto spontaneo e vivace e in un certo senso strano anch’egli: quelli sono momenti di autentica tenerezza, di lieve follia infantile, di gioco e di vita respirata a pieni polmoni.

7 - Di che colore è il suo romanzo e se dovesse associarlo ad un odore, quale sarebbe?

Nei primi capitoli, è in bianco e nero, con una forte predominanza del nero. Piano piano, soprattutto grazie alla presenza di Damaris, diventa di tanti colori. E ad un certo punto, quando i due protagonisti si sposano con una cerimonia molto bizzarra, compare il verde, come colore della Speranza che insieme hanno scoperto di poter inseguire ed acchiappare. L’odore è sicuramente quello buonissimo della pelle di Damaris e delle rose che popolano tutte le vie di Bossolasco.

8 - Quali emozioni prova mentre scrive?

Quando m’immergo completamente nella stesura di una storia, come è capitato con questo romanzo per me abbastanza impegnativo, mi lascio prendere per mano dai personaggi e compio delle evoluzioni insieme a loro. È l’emozione di quando si conosce un amico speciale e si ha il privilegio di fare un gran pezzo di strada insieme a lui. E in quei frangenti non si avverte più peso corporeo, ci si sposta a qualche metro da terra. Mentre descrivo il pianto di Luigi, provo la sua stessa angoscia; ma quando gli faccio palpitare il cuore per il primo bacio di Damaris è come se anch’io avessi sfiorato quelle labbra.

9 – Chi è Graziano Isaia nella vita di tutti i giorni?

Sono un ex carabiniere ausiliario, ex falegname, ex postino, ex insegnante di scuola dell’infanzia, ex giornalista, ex dirigente scolastico e altre cose che forse ho rimosso. L’attuale identità dovrebbe essere – spero! – quella definitiva: un maestro di scuola primaria.

10 – Perché i lettori dovrebbero leggere Luigi-uomo-ruota?

Per sentirsi anche loro un po’ avanguardisti. Per scrollarsi di dosso la pochezza e la crudeltà dei nostri giorni. Per trovare (o ritrovare) la Speranza insieme a Luigi e Damaris. Per esplorare, prima virtualmente e poi magari di persona, i paesaggi magnifici delle Langhe UNESCO: avventurarsi sulla Strada Romantica di Langa e Roero e nei paesi che Luigi tocca, tutti esistenti.

11 – Le chiedo di lasciarci con una citazione estrapolata dal suo romanzo che vuole leggano i lettori.

Ci sono molti passaggi poetici che vorrei citare. Scelgo, però, questo perché inspiegabilmente ha colpito positivamente molti giornalisti che finora hanno recensito il romanzo.
“Non esiste, in fondo, una sensibile differenza tra un sugo ed un destino: entrambi rispettano delle ricette, ma sono tanto più varî quanto più interviene la creatività. In una portata qualsiasi il cuoco mette se stesso, la propria voglia di stupire, di stuzzicare. Far godere. Lasciare segni. Beh, Luigi-uomo-ruota, insomma il ragazzo dai due corpi, aveva cominciato con l’atletica per dare sapore al proprio presente e ancor più al futuro: aspirava a dirigere la propria cucina e tutto il banchetto”.