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mercoledì 30 dicembre 2015

Darkland di Paolo Grugni Recensione

Buongiorno cari lettori! Dopo aver letto diversi romanzi dello scrittore Paolo Grugni che ho apprezzato molto, oggi vi propongo la recensione all’ultimo suo lavoro pubblicato da Melville, intitolato Darkland. Siamo nel 2015 in Germania e attraverso la storia che vede come protagonisti un criminologo e un poliziotto vedremo lentamente venire alla luce molti segreti riguardanti il nazismo ed Hitler e con essi acquisiremo nuove consapevolezze grazie alle ricerche fatte dall’autore che sono durate quattro anni. Un romanzo davvero interessante, da leggere per capire.



Titolo: Darkland
Autore: Paolo Grugni
Editore: Melville
Pagine: 256
Genere:  Thriller Storico
Prezzo: € 16,50
Uscita: Novembre 2015


TRAMA


Karl Jerzyck, un professore di criminologia di Monaco, scopre in maniera del tutto casuale delle ossa in un bosco vicino a Karlsruhe. I resti appartengono a persone scomparse 25 anni prima in circostanze mai chiarite. Il criminologo e Arno Schulze, l'ispettore della Kripo che aveva seguito il caso all'epoca, decidono di riprendere le ricerche. I due si trovano presto coinvolti nelle trame di gruppi neonazisti collegati a sette esoteriche e occulte. Un percorso che li farà tornare indietro nel tempo ai campi di sterminio nazisti. La ripresa delle indagini coincide però con una serie di nuove sparizioni, questa volta nella città di Friburgo. Che cosa sta succedendo nella Foresta Nera? Perché è stata scelta proprio questa zona della Germania? Jerzyck e Schulze scopriranno che qualcuno ha deciso di riprendere gli esperimenti iniziati da Joseph Mengele, l'angelo della morte, ad Auschwitz e mai conclusi. A quale scopo? Perché il mondo del neonazismo è in fermento? Chi si nasconde dietro agli omicidi? E qual è l'annuncio che una potente organizzazione neonazista si accinge a lanciare il 20 novembre 2015 proprio in occasione del 70° anniversario del processo di Norimberga?


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Darkland è un romanzo frutto di tanti anni di ricerca fatta di storia, politica, elementi sociali e soprattutto culti ed ideologie delle quali, per la maggior parte, come rivelerà lo stesso autore, siamo all’oscuro. Perché sembrerà assurdo dirlo, ma del nazismo, della sua storia, di Hitler e di tutto ciò che concerne questo mondo che dovrebbe essere ormai caduto nel dimenticatoio, non si è ancora detto tutto. E Paolo Grugni, con il suo stile diretto, allergico ai fronzoli, alle presentazioni, alle descrizioni per allungare il brodo, avido di dialoghi serrati, immediati, di domande e pronte risposte, ci fornisce i risultati della sua indagine. Perché egli è uno scrittore ma prima di tutto un uomo che s’interessa degli aspetti più nascosti, soprattutto quelli per i quali vale la pena dedicare i propri anni al fine di avere conferma dei propri sospetti.

Darkland è un thriller a sfondo storico che parla di nazismo, di follia, di storia e di morte. Tanti temi che sono stati affrontati in centinaia di libri prima di questo e che vengono fuori anche qui ma con una luce diversa, quella torbida e cupa della Foresta Nera, il cuore della Germania.

L’avete guardata la copertina?

Nera, piena di nebbia, e rossa come la svastica che risale in primo piano, i tronchi di alberi che diventano fantasmi, protagonisti di una morte che aleggia indisturbata nell’atmosfera che avvolge un’entità che diventa viva e che costituisce il fulcro di tutto il romanzo.

Ho amato molto l’atmosfera pesante, angosciante, piena di inquietudine  che l’autore riesce a farti sentire addosso, a respirare in mezzo a quella foresta. Una dannazione che parla, un’oscurità che sgomenta, che cammina come un’entità metafisica, che perde passo dopo passo la sua spiritualità per acquisire consistenza, ferocia, ma con un tono sempre mellifluo, strisciante, che s’insinua senza scossoni, languidamente nella mente.

“I cani che si intravedevano dai cancelli delle ville sembravano animali fantastici. I loro latrati erano la voce dei dannati.”

La Foresta Nera è il luogo dove il protagonista, il criminologo Karl Jerzyck trova ossa umane che non appartengono ad un solo corpo, bensì a sette cadaveri risalenti ad una serie di omicidi irrisolti di venticinque anni prima. Chi si occupò di quel caso fu il commissario Arno Schulze richiamato a far fronte ai propri demoni proprio dal criminologo che lo coinvolge nuovamente in una ricerca estenuante, probabilmente votata al fallimento, per scoprire quali misteri si celano realmente dietro quelle morti e quelle nefandezze.

“Quelle persone furono uccise. Lo sapevamo tutti  che era così, ma non avevamo le prove. Ora le ho.”

Per chi non conoscesse la storia della Germania di quegli anni è un buon modo per prenderne parte con la dovuta distanza ma anche per chi credesse di conoscere già tutto, beh, il libro di Grugni può rivelarvi delle sorprese inaspettate.

Perché non si tratta soltanto di storia raccontata, ma di angosce, domande, pulsazioni inverosimili di fronte ad una serie di verità che ci sono state celate. Il suo intuito viene premiato dalla fede nella ricerca e il nostro, di lettori, dalla soddisfazione di avere tra le mani un libro che resta, che ti ha dato non qualcosa, ma molto di più.

“Il nazismo non fu solo una delirante e sanguinosa dittatura, ma fu un pensiero strutturato, ammaliante, in grado di radicarsi con forza nell’animo umano.”

Un ringraziamento è doveroso nei confronti di autori, come Paolo Grugni, che non scrivono tanto per scrivere, non scrivono per intrattenere o per divertire, per il prurito vergognoso di dire ci sono anch’io, o per il morbo infettivo della vetrina. Persone come lui scrivono per una ragione ben precisa, la scoperta, la conoscenza, l’apprendimento, l’acquisizione di domande e di risposte che ci diano una ragione, anche soltanto una misera ragione in più, per comprendere meglio ciò che ci circonda, perchè al di là della nostra esistenza di essere umani, del nostro mangiare, bere, ridere e piangere, noi abbiamo il dovere, come dice la filosofia, di porci domande, di allargare le nostre consapevolezze, di fidarci del nostro intuito che ci spinge ad andare oltre, oltre le frasi fatte, le storie già raccontate, i fatti che sembrano essersi conclusi. Oltre. Paolo Grugni ci porta un bel po’ più in là e non resta che ringraziarlo per quello che fa, anche al posto nostro.

I personaggi sono delineati in modo preciso e sostanziale. Due uomini alle prese con una storia che non può avere perdono e davanti alla quale si può soltanto acquisire nuova consapevolezza e magari rimanere anche stupefatti e ancora un volta incapaci di accettare tale lucida follia. Il criminologo è un uomo pratico, con uno sfascio familiare alle spalle, problemi nel suo ruolo di docente, ma è oltre ogni dubbio una persona che vuole capire, che agisce per la comprensione e non per l’ottundimento al quale vorrebbero tristemente abituarci. Il commissario è un uomo triste, quasi abbandonato con le sue sigarette a fargli compagnia e con il peso doloroso di un passato che non è riuscito a risolvere. 

La luce è un elemento fondamentale del libro, la stessa luce che si oppone all’oscurità della Foresta Nera, del nazismo, della stessa Germania che ancora oggi lotta contro quei fantasmi che pur avendo perso la loro forma non hanno perso il loro potere, quello di incutere timore. Luce e ombra, che continuamente lottano alla stregua di una storia che non vede né vincitori e né sconfitti realmente, perché in fondo è come se fosse tutto già scritto, soltanto con in più una importante verità che si scioglie sotto il sole. 

Darkland è la terra delle tenebre, la terra di ciò che è nascosto. Perché le tenebre sono state il nazismo, Auschwitz, la morte, i lagher, Hitler ma c’è anche luce in quella razza ariana che i nazisti credevano superiore e per la quale si è verificato lo sterminio degli ebrei. Nuove domande e stupefacenti  risposte sono pronte ad accogliervi nel romanzo di Grugni, senza dimenticare mai che l’autore gioca molto con le metafore, con la dicitura veget-ariano, e con tutto ciò che concerne e che non va letto ma interpretato nel suo libro e oltre. 

E’ come se lui ci desse tante chiavi di lettura, forse molte di più di quanto noi siamo  in grado di gestire, controllare, archiviare, eppure lo fa perché si fida di noi, si fida dei suoi lettori e con essi vuole condividere il suo proposito. 

La sua scrittura non è mai fine a se stessa, non risponde mai ad un bisogno isolato di autoelogio, non ha forme di esaltazione nello stile né nella forma, non è adulatorio e non è figlia di uno sterile autocompiacimento. La sua è una  missione, un compito, uno scopo ben preciso che si ripete in ogni suo libro, e che qui raggiunge il punto più alto di presa di coscienza collettiva. 

E’ una responsabilità che lui si prende e che di rimando passa a noi. La responsabilità di essere lettori con gli attributi, di avere almeno la metà del suo coraggio e della sua perspicacia. Di essere almeno all’altezza della sua considerazione. Lui condivide, accresce e moltiplica. A noi il peso felice di diffondere. Meno ignoranza, più coscienza. Anche questo è un libro. Soprattutto.


martedì 29 dicembre 2015

Il ladro di ricordi di Alessandra Pepino Recensione

Buongiorno! La recensione di oggi riguarda un romanzo ambientato nella mia città, Napoli, scritto da Alessandra Pepino, un thriller intitolato Il ladro di ricordi, edito da Atmosphere Libri che ringrazio per la copia. Un giallo che mi è piaciuto davvero molto, sia per lo stile, le atmosfere e la storia in sé. Leggete per conoscere tutte le mie impressioni!



Titolo: Il ladro di ricordi
Autore: Alessandra Pepino
Editore: Atmosphere Libri
Pagine: 485
Genere:  Thriller
Prezzo: € 18,00
Uscita: 2015



TRAMA


Mancano pochi giorni al Natale quando Elisa Coppola, una quindicenne problematica appartenente a una facoltosa famiglia napoletana, sparisce nel nulla. Apparentemente, non sembrano esserci connessioni con la scomparsa di Lea Andreoli, una coetanea rapita e uccisa soltanto tre mesi prima. Tuttavia, è con l’ombra lunga di un rapitore seriale che si troverà a fare i conti la polizia, chiamata a mettersi sulle tracce della ragazzina. Qualcuno sta giocando a disseminare indizi affinché l’ispettore Jacopo Guerra si accorga della sua presenza: una ciocca di capelli fatta recapitare in commissariato, una filastrocca dai molteplici significati, un messaggio cifrato che forse si nasconde dietro una delle scalinate storiche di Napoli, la Pedamentina di San Martino. Perché il rapitore sceglie di interfacciarsi proprio con lui? C'è qualcosa, nascosto nel suo passato, che possa fare da filo conduttore con i fatti del presente? C'è poi il caso di Mario Ossorio, un uomo che viene trovato cadavere dopo aver fatto un volo di venti metri dalla finestra del suo ufficio. Impossibile stabilire dall’autopsia se si sia lanciato, o qualcuno lo abbia spinto. Un biglietto lasciato sulla scrivania sembrerebbe disegnare lo scenario di un suicidio, ma non sempre le cose sono quelle che sembrano… Tra le luci di un Natale che non sa portare allegria, si intrecciano due storie oscure, che nascondono segreti e rimestano gli equilibri di una squadra di poliziotti che, pur di scavare nelle apparenze, saranno costretti a fare i conti con loro stessi e con il marcio che inquina la coscienza della città e di chi la abita.



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Il ladro di ricordi è la seconda prova letteraria della scrittrice napoletana Alessandra Pepino. E’ il primo romanzo che leggo di questa autrice e le impressioni ricevute sono notevolmente positive. L’ambientazione è la mia cara Napoli, alle porte di un Natale che si annuncia più fosco di qualsiasi aspettativa, sporcato dal sangue di numerosi innocenti, le cui storie avvolte nel mistero, rimandano echi di silenzi carichi di morte e di sangue.

Il ladro  di ricordi è un thriller a tutti gli effetti non solo perché racconta di un serial killer, di un commissario e di cadaveri che sembra non riescano a trovare pace, ma soprattutto per l’aria che si  respira che è pesante, collosa, opprimente come se ad ogni passo di lettura corrispondesse il suo gemello nella discesa verso l’abisso.

Un abisso che ti scruta, un buio onnipresente che diventa una delle parole più usate nella narrazione. Un buio che è come una coltre di fumo che annerisce, che imbratta le pareti immacolate della vostra voglia di tenervi fuori dall’incubo senza riuscirci.

Elisa Coppola è una giovane quindicenne, esile, taciturna, racchiusa nel suo bozzolo di mancata sicurezza, molto diversa dalla sfrontatezza delle adolescenti di oggi, così mestamente silenziosa, povera di illusioni, ghiacciata da un rapporto con la madre terribile e senza possibilità di redenzione. Elisa scompare, di lei nessuna traccia tranne un diario che viene ritrovato in un secondo momento dove la giovane annotava dettagli riguardanti le sue sedute con la psicoanalista. Una terapia che fino ad un certo punto non aveva dato nessun risultato, fino a quando per un caso puramente fortuito, parte della verità della sua fragile esistenza viene a galla, e a quel punto nessuno più può essere risparmiato dalla colpa.

Proprio da quel diario e da pochi indizi, l’ispettore Jacopo Guerra e tutta la sua squadra indagano. Un’indagine accompagnata da presenze alquanto disturbanti, fantasmi che si vedono rubare la scena come Lea, la ragazzina anch’ella quindicenne che precedentemente era stata rapita e poi uccisa, il cui cadavere è ormai un monito che interroga all’infinito martirio una morte che scava senza perdono.
La morte è una delle protagoniste di questo romanzo cupo, tetro, come non ti aspetti. Una morte che appare e scompare, sottile e fluida, va a sciogliersi tra le intercapedini delle vite dei personaggi, iniettando veleno e sangue. Una morte che si riflette negli occhi vuoti del serial killer, che fin dalle prime pagine è presente sulla scena. Un uomo bello ma inquieto, un uomo la cui anima è piena di demoni senza nome, la cui memoria è impressa in un tatuaggio e la cui volontà sembra essere comandata da un groviglio irrisolto di ricordi.

Appena ho iniziato la lettura ho subito sentito di non poter smettere. E’ bello provare questa sensazione, è qualcosa che ti ammalia, che non coincide con la semplice curiosità ma ti conquista, ti strappa qualcosa dentro e ti spinge a continuare a leggere sperando di trovarlo.

E’ quasi Natale, Napoli è inclemente nelle sue visioni di città malleabile, perfettamente adattabile agli odori e ai suoni che riverberano nell’aria e nella notte. Sembra che sia sempre notte in questa storia, come la copertina del romanzo che riflette un senso di angusto. La stessa angoscia che vive Elisa e che a tratti appare attraverso la sua figura spezzata, ingoiata dalle tenebre, nel luogo fetido ed umido dove è rinchiusa. I suoi discorsi alla notte, alla donna col cappuccio (un uomo, in realtà, il suo uomo, quello che l’ha rapita ma lei non lo sa), sono un cumulo di macerie fatte di parole e di respiri contorti, di preghiere senza luna, di filastrocche che non incantano più nessuno.

“Ferite più o meno lontane nel tempo che riposavano come tombe vuote sulla pelle di una bambina.”

Lo stile dell’autrice è un connubio di molte cose: poetico, stilizzato, intenso, pungente, crudo, ma anche maccheronico e dialettale. Un linguaggio che ti sbatte in faccia la quotidianità di un’esistenza normale nella quale si infila senza troppi complimenti l’assurdo comando di chi uccide e ferisce. Il controllo della perversione, della malattia, della deviazione non si concentrano soltanto nell’omicida, nel colpevole di quelle scomparse così giovani e forse anche di un uomo che si è gettato dalla finestra al cui suicidio nessuno crede, ma si avviluppano nelle cellule di ogni singolo personaggio con i suoi scheletri putridi nell’armadio.

Un romanzo strutturato molto bene, che ti lascia scoprire le cose piano piano, che cambia stile all’occorrenza, che punta molto sulla psicologia dei personaggi, spiegando cosa si cela nelle loro anime. Lo stesso ispettore Jacopo Guerra è un uomo assediato dai suoi fallimenti, da un’indagine passata che non è riuscito a risolvere, è stanco e pieno di angosce. Il suo personaggio è estremamente umano, sembra già uno sconfitto prima ancora che la guerra sia finita. E anche questo contribuisce a donare alla storia un alone di credibilità maggiore ma soprattutto un senso profondo di disillusione. La tragedia della piccola Elisa è come una nube gigantesca  e nera che non mette al riparo nessuno.

“Era una notte senza stelle, una di quelle  che pesano sulla testa degli uomini con tutto il suo buio.”

Una macchia d’inchiostro che si allarga sempre di più, nella quale tutti possono annegare senza rendersene conto. Più leggevo e più mi rendevo conto che non c’era innocenza in ciò che veniva raccontato, neanche nelle vittime, e persino nei cadaveri. Il ladro di ricordi è un romanzo nel quale emerge potente la forza della memoria, il peso del passato che gestisce le azioni di ciascuna figura coinvolta modificando il suo presente. 

“Era una pazzia ma, in fondo, in quel modo tutto sembrava andare al suo posto. Una logica incomprensibile, folle, ma che gli premeva lungo le pareti del cervello, decisa ad uscire. Se quello che stava pensando avesse avuto anche un minimo fondo di verità, allora era arrivato davvero a tanto così da scoprire l’identità del rapitore di Elisa.”

Una storia che odora di strada, di palazzi, di corse contro il tempo, che ha il sapore bruciante della vergogna e il peso opprimente del peccato. I personaggi si passano la voce alternandosi al cospetto del lettore, fornendo così una visione completa ma che giunge da ogni parte, come se il male e il mistero fossero ovunque.

Non conoscevo Alessandra Pepino e questa lettura me l’ha fatta scoprire affrontando un genere sicuramente non facile ma che lei porta a compimento nel modo più completo e soddisfacente. Quando un romanzo ti trasmette sensazioni che ti toccano, sia nel bene che nel male, è un romanzo che si è preso un pezzettino di te e lo ha fatto senza chiederti il permesso. Lo ha fatto perché poteva, perché si è stabilita una sorta di sintonia, di legame che non ha bisogno di permessi per esistere. C’è e niente conta di più.


lunedì 28 dicembre 2015

Release Blitz Inganno di Sagara Lux + Giveaway + Recensione!

Buon lunedì cari lettori! Dopo la pausa natalizia, il blog riprende la sua attività ospitando il Release Blitz di Inganno, di Sagara Lux. Un romanzo che ho letto e recensito e che mi ha lasciato impressioni molto positive. Avete anche la possibilità di partecipare al Giveaway con una copia autografata! Per partecipare bisogna compilare il FORM che trovate verso la fine del post!





Titolo: Inganno
Autore: Sagara Lux
Editore: Selfpublishing
Pagine: 204 (versione cartacea)
Data di pubblicazione: 23 Dicembre 2015
Prezzo eBook: € 2.99 (esclusiva KU amazon)
Prezzo cartaceo: € 9,11







TRAMA




Tutto ha un prezzo.
Iryna non ha altra alternativa che crederlo quando si ritrova con una pistola puntata alla tempia e l’uomo che ha tradito davanti agli occhi. È per questo che si presta a un gioco terribile, perché sa di avere un unico modo per salvarsi: non pensare a quello che le verrà chiesto in cambio.

Ogni gioco ha le sue regole.
Genz non ha dubbi: qualsiasi cosa accadrà tra di loro, Iryna morirà.
Lei, però, non è la donna che crede. Il suo nome e le sue labbra nascondono il più dolce dei desideri e il più crudele degli inganni. È così che riesce a insinuarsi nell’ultimo posto in cui sarebbe dovuta arrivare: dentro di lui.
Nella mente, nel sangue.

Lei possiede la sua anima, lui possiede la sua vita.
Salvare se stessi significa distruggere l’altro. In un mondo senza giustizia e senza perdono scegliere cosa fare appare fin troppo semplice, ma quando si gioca con la morte non esistono certezze e non esiste regola che non possa essere infranta.


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BOOKTRAILER






ESTRATTO



La sua voce era bassa. Era il tipo di uomo che non aveva bisogno di gridare per farsi ascoltare; che quando diceva qualcosa te lo sentivi addosso, sulla pelle e nella gola. Tentai di rispondergli, ma all’ultimo non riuscii a farlo. Le sue dita mi avevano raggiunto. Erano penetrate tra i miei capelli, fino a sfiorarmi la cute. Era lì, alle mie spalle. Incombeva su di me come il peggiore degli incubi. Potevo sentire l’odore che aveva addosso – sangue, polvere da sparo – oltre che il suono profondo del suo respiro e la sensazione opprimente dettata dalle sue ginocchia sulla mia schiena.
Anche se avevo paura, non riuscii a fare a meno di alzare la testa e guardarlo. I capelli lunghi e scuri avvolgevano un viso sottile e irregolare. Ora che era più vicino i suoi occhi apparivano ancora più chiari e terribili. Nessun uomo poteva possedere un tale sguardo. Ma forse lui non era un uomo. Non più, almeno. Ad un tratto provai una sensazione strana. Bruciante. Mi sentii cedere, anche se era l’ultima cosa che volevo.
Devi resistere.
Mi sforzai di respirare. Non era la prima volta che mi ritrovavo in ginocchio davanti ad un uomo, in bilico tra la vita e la morte. E mai, mai, mi era capitato di dubitare del fatto che sarei riuscita a salvarmi.
Tranne che allora.
«Dimmi: cosa posso darti in cambio del nome che voglio?»
Fu crudele. Mi sfidò. Giocò con me e con le mie paure.
Sapevamo entrambi che avrebbe ottenuto comunque ciò che voleva; che esistevano decine di modi per farmi parlare e successivamente sparire. Serrai le labbra, allontanando il pensiero di quello che avrebbe potuto farmi. Cose terribili, certo. Cose che mi avrebbero senza alcun dubbio fatto gridare.
«Allora?»
«Cosa accadrà agli uomini che ti hanno tradito?» domandai cauta.
Avevo la voce strozzata. Ero agitata. Genz era dietro di me. La sua figura slanciata sovrastava la mia. Non potevo vederlo, ma potevo sentirlo. Il suo respiro si era fatto appena più intenso. La mia domanda aveva solleticato la sua curiosità. Dovevo essere la prima a non averlo supplicato di lasciarmi andare, ma il punto era che temevo – sapevo – che chiedergli di liberarmi non sarebbe comunque servito. Lo conoscevo, così come lo conoscevano tutti: per nome, per fama, per paura. Chi entrava nella sua villa da traditore non ne usciva vivo e una puttana come me, che non aveva esitato a concedersi ai suoi uomini per poterlo spiare, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Le sue dita mi lasciarono. Il gesto con cui si allontanò da me fu così improvviso da sorprendermi.
«Perché vuoi sapere cosa faccio ai traditori?»
Perché so che finirò come loro.

TEASER



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LA SERIE BROKEN SOULS


#1 Di carne e di piombo, autoconclusivo (23 settembre 2015)
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L'AUTORE



Sagara Lux



Sagara Lux crede nelle seconde occasioni, benché la vita non gliene abbia mai concesse.
Non ama parlare di sé, ma ama scrivere e dare a vita a personaggi capaci di colpire stomaco e cuore insieme.
Se volete, potete trovarla qui.


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Inganno. Inganno come menzogna, come tradimento, come perversione, come incisione mentale e fisica, come qualcosa che combatte tra l’odio e l’amore, perché non si tratta di un inganno freddo ma di una bugia che incanta, molto simile ad un sogno magico terribilmente fragile tra le grinfie dell’incubo.

Sagara Lux, già conosciuta per il precedente romanzo Di carne e di piombo, torna con una storia diversa dal solito. Un dark romance che non ci presenta efferate violenze, stupri o battaglie all’ultimo sangue tra amanti e amate ma bensì un gioco psicologico molto sottile che riesce a condurre i protagonisti sull’orlo dell’attrazione e della disperazione.

L’affermazione senza scrupoli di un rifiuto della mente al quale il corpo non risponde. Il corpo tradisce perché reagisce al tocco di colui che dovrebbe odiare.

Irina è una prostituta con un passato di dolori e sofferenze alle spalle. La sua indolente esistenza subirà un colpo molto forte quando si troverà di fronte Genz, uno degli uomini peggiori sia per i traffici nei quali è coinvolto, sia per il suo carattere nero ed oscuro al quale non si può chiedere nessun perdono. Ed è proprio quello di cui avrebbe bisogno Irina, poiché lo ha tradito. Ha sedotto i suoi uomini per carpire i segreti del loro capo e Genz, scoperto il suo gioco, cosa fa? Invece di ucciderla come avrebbe fatto con chiunque, inizia con lei un gioco perverso, languido, malato, tra sesso e ammiccamenti, carezze e baci, violenza sottintesa e sguardi.



Gli occhi sono il mezzo principale attraverso cui i personaggi si rapportano tra di loro. Le parole più usate infatti sono quelle che riguardano il guardare perché è attraverso lo sguardo che si cattura una persona, il suo odio o il suo amore. Lo sguardo di Genz può essere gelido, feroce, straziante, impressionante per la passione che contengono i suoi occhi quando si posano sull’oggetto dei suoi desideri: Irina. La donna le cui labbra lo attanagliano ad una storia senza futuro, perché chi tradisce una volta, tradisce per sempre e Irina lo ha fatto e probabilmente continuerà a farlo eppure…

Genz non riesce a dare ascolto alla ragione. Il suo istinto lo spinge inesorabilmente verso di lei, verso colei che già sa potrebbe essere la sua condanna. Il legame, inizialmente fugace ma subito abbagliante, si consuma come una fiamma, fino a ridursi in cenere. La cenere della maschera che lentamente Genz distrugge per mostrare il volto del suo essere vero e profondo agli occhi di Irina, l’unica donna davanti alla quale abbia mai desiderato di spogliarsi davvero.

Spogliare la sua anima dai segreti che custodisce, dai ricordi, dalle torture che il suo cuore ed il suo corpo hanno dovuto subire. Condanne fisiche e mentali che hanno temprato il suo carattere e gli hanno permesso di arrivare nel posto esatto in cui è adesso. Bruciature sul volto e sul corpo, cicatrici che sfuggono allo sguardo che cerca di indagarne la ragione, la motivazione, è tutto un corpo segnato, martoriato dalla vita pericolosa che ha scelto di fare.

I suoi capelli sono neri e lunghi, i suoi occhi così verdi da essere trasparenti, ancora più letali, magnetici, terribili e dannati quando si posano sul corpo e nello sguardo ammaliante di Irina.

La donna che vende il suo corpo per compiacere gli altri. Che non offre soltanto sesso ma perversioni. Ed è così che inizialmente pensa di conquistare la fiducia di Genz per poi fuggire, ma non ha fatto i conti con i sentimenti e con il languore proprio di chi, senza volere e senza colpa, s’innamora del proprio aguzzino, di colui che sa, prima o poi, la ucciderà.

“Se volevo sopravvivere dovevo colpirlo prima che mi colpisse; impossessarmi della sua mente e prenderne il controllo prima che lui si stancasse di me.”

L’autrice ha scritto un romanzo nettamente superiore a quello precedente. C’è poca azione e tutto è concentrato sugli scambi psicologici dei protagonisti, appunto sulla parola inganno.

L’inganno è nell’anima e quanto può essere difficile esprimere a pieno e con bravura i moti silenti  e passionali, le inquietudini, le angosce, le perdite e i giochi macabri che intercorrono tra gli spiriti di due sconosciuti che per forza maggiore, diventano amanti?

“Le armi da fuoco e le minacce erano il suo gioco. Gli inganni e la passione erano il mio.”

Sagara è riuscita a scrivere una storia che violenta senza usare la violenza. Non c’è eccessiva aggressività, né forza condotta allo stato di irreversibilità. C’è una sapiente consapevolezza che lentamente come uno spogliarello sensuale ma mai volgare, mette a nudo i desideri e le paure di chi le vive.

“… Mi resi conto del fatto che era diverso da tutti gli uomini che avevo incontrato fino ad allora, e non soltanto perché era stato capace di strapparmi l’anima con un solo sguardo, ma perché era riuscito a piegarmi senza nemmeno bisogno di colpirmi.”

Ho apprezzato soprattutto le contraddizioni che saltano fuori, in particolare nel personaggio di Genz, che non è assolutamente un uomo tutto d’uno pezzo, ma è uno che soffre, che viene colpito, che sotto nasconde qualcosa di illogicamente tenero. Eh sì, sembra strano dirlo, ma in alcune scene ho provato tenerezza per lui, per la sua inaspettata arrendevolezza.

E’ piegato, quasi spezzato non tanto da Irina ma da se stesso, da quello che ha dovuto sopportare e ancora pesa sulla leggerezza del suo cuore.
Non a caso Irina vuole dire pace, e lui spesso la chiama così, Mia pace… Il suono di questa parola lo immagino perfetto sulle sue labbra, sulla bocca di un uomo che diversamente da quello che ci si potrebbe aspettare, non è così cupo e tenebroso come vuole farci credere. A me è sembrato soltanto che la sua anima fosse semplicemente coperta da un cumulo di cenere e che la fiamma della sua umanità aspettasse solo il momento giusto per riaccendersi.



Non nego che mi sono sciolta in una scena in particolare, quando chiama Irina in russo, Mia anima. C’è talmente tanta tensione in ogni loro incontro, una voglia estrema di vivere a pieno quelle emozioni continuamente contrastate da un odio che in realtà non esiste. Irina si convince di odiare Genz perchè sa che lui vuole ucciderla ma in realtà lui non le fa mai del male. Quindi questo odio a cosa è dovuto esattamente? E’ solo una scusante, un altro inganno della mente per non cedere all’attrazione carnale e mentale che sente verso di lui, verso un uomo considerato da tutti un mostro. Ma per lei Genz chi è? Prima di poter trovare risposta a questa domanda, il romanzo finisce  e mi auguro che nel sequel l’autrice permetta ad Irina di comprendere davvero la consistenza di quell’odio, perché fino a questo momento è tutt’altro quello che si impone. Genz sembra essere più cosciente di quanto lo sia lei, e sembra essersi accorto con terrore e meraviglia quanto Irina sia entrata dentro di lui prima ancora che potesse fare qualsiasi cosa per opporsi.

L’atmosfera che si respira è di turbamento, bruciore, inquietudine, confusione, lotta e abbandono. Perchè inganno vuol dire anche incanto… e questa storia è come una sfumatura piena di colori soffusi e di odori resi leggeri ma pregnanti che ti respirano addosso senza incontrare ostacoli. Un incantesimo che ti scuote e ti ravviva, senza che tu ne intraveda la forma, l’origine, la provenienza. 

La forza del romanzo sta proprio nella sua delicatezza, nel suo incedere lento e languido senza sparare addosso cumuli di emozioni che stancano, ma conducendoti come per magia verso il lato oscuro di quel desiderio che affascina come un sortilegio, senza dolore, senza traumi, senza scossoni. Leggerlo è come ascoltare una voce, appena pronunciata, provocatoriamente sussurrata che ti invita a lasciarti andare, rendendoti la permanenza conturbante, e delineando questo romanzo come obiettivamente intrigante. E ciò che intrigante fino alla fine va premiato con il massimo, non vi pare?

mercoledì 23 dicembre 2015

TrollHunters di Guillermo Del Toro e Daniel Kraus Recensione

Buon mercoledì! Ultima recensione di questa settimana natalizia che dedico al romanzo di Guillermo Del Toro e Daniel Kraus, TrollHunters! Una lettura piacevole e adattissima ad un pubblico giovane e amante delle avventure fantastiche, pubblicata da De Agostini. Atmosfere un po’ horror e misteri da svelare sono gli ingredienti principali di questo libro che racconta la storia dei Troll.



Titolo: TrollHunters
Autore: Guillermo Del Toro e Daniel Kraus
Editore: De Agostini
Pagine: 349
Genere:  Fantasy/Horror
Prezzo: € 14,90
Uscita: Novembre 2015



TRAMA


È un sonnolento pomeriggio di fine estate a San Bernardino. Il sole è quasi tramontato, e i fratelli Sturges pedalano veloci mentre si inseguono con le loro pistole di plastica. Poi Jim, il più piccolo dei due, vede Jack entrare nell'ombra di un ponte. Non è un bello scherzo, pensa Jim mentre prova a raggiungere il fratello e si lascia inghiottire dalle tenebre. All'improvviso, però, qualcosa si muove: una creatura più nera dell'ombra si stacca dalla parete... Jim fugge, ma è solo. A partire da quel pomeriggio, di Jack non saprà più nulla. Molti anni dopo, toccherà al giovane Jim Jr., il figlio dell'unico sopravvissuto dei fratelli Sturges, il compito di trovare una risposta. Cosa è successo a zio Jack, quel pomeriggio d'estate? E, soprattutto, è vero quello che si dice in città? Che furono i troll - creature orrende e affamate di esseri umani - a rapire Jack e insieme a lui molti, moltissimi altri bambini?


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TrollHunters è un romanzo adatto sicuramente ad un pubblico giovane che però intriga fin dalla copertina per l’illustre autore che ha collaborato alla stesura della storia insieme a Daniel Kraus, ossia Guillermo Del Toro. Ero molto curiosa di leggerlo perché amo i suoi film, in particolare Il labirinto del fauno, rimastomi nel cuore per i personaggi, i colori e le atmosfere.

Ma veniamo a questo romanzo che non ho considerato eccellente ma una lettura piacevole che è capace comunque di condurti in un mondo estremamente fantastico, popolato da creature orribili ma non tutte cattive come sembrerebbe. Naturalmente sto parlando dei Troll e del mondo del sottosuolo nel quale abitano e soprattutto tramano per diffondere la loro cattiveria e malvagità a danno dell’umanità.

Nel prologo assistiamo ad un evento che è avvenuto molti anni prima e che riguarda i fratelli Sturges, Jack e Jim. Al termine di una corsa in bicicletta  e giunti nelle vicinanze di un ponte, Jack scompare misteriosamente e quando Jim cerca di capire cosa sia successo, l’unica cosa che vede è una orripilante creatura aggrappata al muro che tenta di acciuffarlo disperatamente. Senza pensarci due volte, il bambino scappa e da quel momento in poi non avrà più notizie del fratello, scomparso senza apparente motivo. Ma Jack non è l’unico bambino di cui si perdono le tracce. In quel periodo è scoppiata l’epidemia dei cartoni del latte, chiamata così perché quasi 200 bambini sono scomparsi in circostanze misteriose e il loro nome compare sui cartoni del latte, insieme alla foto, con la dicitura Scomparso.

Gli anni passano, Jim cresce e il vero protagonista del romanzo diventa Jim Jr, suo figlio che purtroppo non ha una vita facile e tranquilla come dovrebbe essere quella di un bambino a causa delle paure e delle ossessioni del padre, che non avendo mai superato la scomparsa del fratello, tenta di proteggere il figlio in tutti i modi possibili anche inscenando manie e psicosi che lo rendono agli occhi di tutti assolutamente non normale. Infatti a causa dei suoi comportamenti maniacali, anche sua moglie lo ha lasciato e Jim è stato costretto a crescere Jim Jr da solo, assumendosi tutte le responsabilità della sua crescita e della sua educazione. Il suo personaggio è costruito molto bene psicologicamente mostrando tutte le falle che una mente colpita da una tragedia come la sua mostrerebbe, purtroppo però la sua eccessiva protezione non rende la vita del figlio piacevole.

“Vedi, ci sono creature là fuori che non si rannicchiano nei fossi per essere catturate e cucinate sui nostri fuochi. Quelle creature hanno i loro modi di cacciare. Hanno i loro fuochi, e i loro appetiti.”

Nonostante tutta l’attenzione e la premura nel tenere al sicuro Jim Jr, il bambino si trova ugualmente coinvolto in una situazione molto più grande di lui ed estremamente pericolosa. I Troll esistono per davvero! Jim ne avrà la prova quando si ritroverà nel mondo del sottosuolo e conoscerà la loro vera storia. Scoprirà che non tutti i Troll sono cattivi, nonostante il loro aspetto sia stomachevole e che due di loro in particolare, AAARGH!!! e Batter d’Occhio, lo metteranno a conoscenza di un segreto molto importante che riguarda proprio la scomparsa di zio Jack. Egli è ancora vivo e vive proprio tra i Troll essendo diventato un cacciatore di troll malvagi capeggiati da Gunmar il Nero.

“La mia miserabile vita, lungi dall'essere uno spreco, sembrava non avesse fatto altro che prepararmi a quello.”

Lo stile è molto scorrevole, la storia gradevole, il clima avventuroso nel quale non mancano i temi educativi come il valore dell’amicizia, del coraggio, della lotta e soprattutto dell’amore.

Jim Jr non ha molti amici, l’unico è Tub, un ragazzino grassottello, con l’apparecchio per i denti che purtroppo deve sopportare le angherie del bulletto di turno che non è ciò che appare. Infatti la scoperta della vera identità del ragazzetto tutto odio e cattiveria, sarà una delle sorprese più eclatanti della narrazione. Dunque anche il bullismo, estremamente attuale ed elemento purtroppo molto presente nelle relazioni adolescenziali di oggi, è affrontato mantenendolo perfettamente in linea con la dimensione fantastica ed horror della storia.

C’è da dire che a parte i Troll, che poi se si considera la natura di queste creature a cui ovviamente già si è preparati se si decide di leggere un libro del genere, il romanzo non è così terribile come potrebbe far pensare, anzi. Gli autori danno molto spazio ai sentimenti, alle emozioni, e le descrizioni sia dei personaggi che degli ambienti come delle vicende sono assolutamente fruibili senza disturbare o infastidire per un qualche motivo la lettura.

I Troll sono creature antiche di cui si è letto molto e che i due autori realizzano in maniera sicuramente non originale ma mantenendo la curiosità del lettore fino alla fine. Oltre alle vicende dei personaggi principali, viene spiegato come i Troll abitano il nostro sottosuolo e in che modo sono giunti a noi, il tutto sempre con un pizzico di magia e d’incanto proprio di questo genere di libri che danno ampio spazio all’immaginazione.

Nonostante la vena propriamente fantasy, c’è anche molto realismo sia nelle tematiche affrontate come il bullismo sia nell’essenza stessa dei personaggi. Jim Jr è un bambino normalissimo, magrolino, solitario e vittima di quelli più forti e anche la fanciullina di cui  s’innamora a scuola, la straniera Claire, è una ragazzina dall’apparenza normale, bravissima in matematica e senza nessuna bellezza stratosferica ad inasprirle il carattere.

Alcune scene richiamano momenti cinematografici ben riusciti mentre i dialoghi sono pronti, frizzanti, immediati.

TrollHunters non è una lettura che illumina, ma sicuramente  è adatta ad un pubblico giovane che avrà di che divertirsi e anche a chi ama questo tipo di ambientazioni, creature leggendarie e vive, e soprattutto per chi, dimentico della propria età anagrafica (moi!), ama rifugiarsi in mondi fantastici e terribili che a volte sono più accoglienti di quello reale.