Buon
lunedì! La recensione che leggerete è dedicata ad una autobiografia molto
particolare! Scritta da Maurizio Gramolini, intitolata Fotografie di una vita tranquilla,
edita da Cavinato. Una storia
incontenibile come lo stile dell’autore, piena di ironia, di battute e di
racconti di vita reale che non solo ironizzano la realtà ma sono capaci di
innescare anche piccole riflessioni che ne rilevano le crepe e ne illuminano
gli aspetti migliori.
Titolo: Fotografie di una vita tranquilla
Autore: Maurizio Gramolini
Editore: Cavinato
Pagine: 97
Genere: Autobiografia
Prezzo: € 5,99
Uscita: Dicembre 2015
TRAMA
...Epico come Via col vento.
Impegnato come Er Monnezza.
Drammatico come Animal house.
Concettuale come Aspettando
Godot
...Attingendo a piene mani
dallo stile di Stefano Benni e Antonio Amurri, uno spaccato generazionale di
carattere autobiografico, dal punto di vista degli invisibili, quelli nati “nei
pressi” del boom economico degli anni 60, ma troppo piccoli per goderne, e nati
“nei pressi” del ’68, ma troppo piccoli per fare casino, essere ricordati, o
poter dire quella frase che fa tanto figo:
“…Sì, io ho fatto il ’68…”.
Fotografie di una vita tranquilla è qualcosa come un diario, ma non ritenetevi al sicuro da questo libro soltanto perché
ha una sorta di definizione, niente è più lontano dal collocarlo in un genere
predisposto a contenerlo. Questo testo così come il suo autore sono
incontenibili!
Max, alterego di Maurizio Gramolini, è il “vecchio” che
racconta le vicende, prossime alla follia e all’incredulità, che popolano
scorrevolmente le pagine, senza sosta.
Un inizio esilarante,
teatrale, come uno sceneggiato fatto su misura per far ridere e allo stesso
tempo per illuminare il lettore sulla dimensione familiare e personale che vive
il presunto protagonista. Nomi in codice come l’olandese, il capellone, la
principessa e lo squinternato appaiono
sin dalla prima pagina e, con fare eccezionalmente disinvolto, riempiono
completamente la scena con una tale semplicità che sembrano essere nati immersi
in quei ruoli e in quei personaggi. Bravo l’autore a renderli tali o meglio
dire, brava la realtà che è riuscita ad entrare a pennello nelle vesti di finzione
narrata.
In altre parole la
narrazione è prima di tutto una visione autobiografica che inizialmente vuole
raccontare le peripezie stralunate e scomposte della famiglia dell’autore che
si autodefinisce il vecchio, e della moglie, chiamata l’olandese, non perché sia
straniera, ma semplicemente perché, come spiegherà più tardi, è molto alta,
bionda e beve tanta birra. Una donna forte e determinata che riesce a tenere a
bada due figli suoi e un terzo del marito e appunto, un marito, che per sua
stessa ammissione, a cinquant’anni suonati ha ancora l’animo di un ragazzino. L’animo…
fosse solo quello, la testa di un quindicenne!
“Non è vero. Sono rimasto molto disorientato da questa sordida e pietosa bugia che ci hanno raccontato. Sono cambiato fisicamente, in peggio ovviamente, ma a trent'anni, come ora a cinquanta, i miei processi mentali non sono cambiati in meglio in modo radicale, come avevano cercato di farmi credere. L'ambizione professionale e la sacra passione per il lavoro e la carriera qui non sono pervenute."
L’autoironia dell’autore
è il fiore all’occhiello di questo testo, impossibile da definire. Un ritmo
sfrenato, pieno di colpi ad effetto che riescono a tramutare quella che
potrebbe apparire come una noiosa e banale autobiografia di un comune mortale
in un viaggio sulla luna, su Marte, insomma pieno di cose, persone strambe, in
cui la vita normale viene continuamente scombussolata da atteggiamenti e scelte
singolari e scioccanti.
La routine familiare
fatta di marito e moglie, di figli da portare a scuola, di problemi economici o
ancora lavorativi diventa una squilibrata orchestra di suoni e colori che si
mescolano all’impazzata, quasi come se non avessero una guida, come se tutto
fosse un unico movimento policromo e polisinfonico senza capo né coda. Perché quello
che dovrebbe dirigere il tutto, ossia l’autore, il vivente che ha vissuto
quelle catastrofiche esperienze, si è dato per matto, si è detto selvaggio e
dunque ha dichiarato esplicitamente la propria ribellione e libertà da tutto,
persino da questo testo che diventa lo specchio esilarante di una storia che però,
fatemelo dire, tocca anche momenti di profondità e riflessione.
Max, con piglio a volte
serio altre baldanzoso e burlone, ci conduce improvviso e irriverente, vero il
proprio passato, dalle scuole fino al
rapporto con i genitori e poi al primo matrimonio, fallito, nel quale ha il
primo figlio, Gabriele, il capellone, da lui tanto amato quanto contrastato.
Sarà per la somiglianza nell’incedere assoluto difendendo il proprio modo di
vedere che lo rende così simile al padre e pertanto inaccettabile?
Un racconto in cui
emergono i valori dell’educazione, della durezza, del lavoro e anche di un
vuoto negli affetti che l’autore ha provato a causa dei propri genitori, che
ribadisce più volte, essere stati freddi con lui e nella loro vita. Una
famiglia altrimenti detta di folli che ha partorito un Max sicuramente al di
fuori degli schemi, un po’ pazzerello, accattivante, un sognatore ancora con l’anima
appesa al filo di un palloncino con il colore malinconico dell’infanzia. Il
quadro che emerge non è fatto solo di sorrisi, di beffe, ma anche di piccole
denunce, constatazioni sulla vita, sul lavoro e sulla famiglia.
Ci sono anche attimi
delicati e fatti in qualche modo di dolcezza, ricordi infranti, legami che non
passano e che volente o nolente fanno parte della vita e ci rendono quello che
siamo. Momenti che sono estremamente condivisibili e che appartengono a tutti.
Il linguaggio è semplice, diversi refusi sono sfuggiti
all’occhio vigile del vecchio Max. E' chiaro che il testo avrebbe bisogno di una
ripassata generale, di essere incanalato, istruito, come dire, strutturato, reso
più compito ma chi glielo dice all’autore, così allergico alle etichettature?
Il suo stile è il chiaro riflesso della sua anima. Un turbine di onestà,
sincerità, schiettezza ed anche menefreghismo su certi argomenti ma mai sulla
famiglia. Il suo raccontarsi è genuino, diretto a se stesso, senza nessun interesse
filantropico o di chissà quale forma aberrante di pedanteria. C’è il gusto
spiattellato di raccontarsi per il puro piacere di farlo e senza dubbio l’autore
riesce a lasciarsi leggere proprio perché è un grande intrattenitore. Frivolo
in molti passaggi, consapevole in altri, gioioso e festoso per dimostrare l’ironia
della vita ma anche serio e posato quando si tratta della famiglia.
Quando racconta di un
probabile lavoro in banca, quel luogo viene descritto come il più mefistotelico
dei posti, uno scenario di agghiacciante inquietudine orrorifica. Il lavoro in
banca equivale per Max, alla più bieca frustrazione, alla perdita totale della
salute mentale.
“Ero piombato a piè pari
in un girone infernale di presuntuosi, arroganti , prepotenti, convinti di
essere i detentori della Verità assoluta, e soprattutto di aver ricevuto l’incarico
divino di diffonderla. La mia resistenza, già scarsa di per sé, aveva vacillato
fin dai primi episodi.”
Ma in mezzo a questa
bolgia di matrimoni finiti e di lavori persi e trovati, una fonte di meritata
tranquillità, di dolcezza e di ferrea intraprendenza è rappresentata da
Alexandra, la sua attuale compagna, l’olandese che lo conquista.
“E’ la consapevolezza
fatta persona. La consapevolezza profonda sia dei propri limiti che delle
proprie capacità. E’ una persona profonda, capace di grande dolcezza ma anche
concreta e capace di grande determinazione.”
Fotografie di una vita
tranquilla, e non soffermatevi sulla parola tranquilla… è dotato di una
scrittura che coinvolge, che riesce a metterti di buon umore usando nel modo
giusto l’ironia. Una visione che trasfigura la serietà della realtà, la
ridicolizza in alcuni momenti ed in questo modo la evidenzia e
contemporaneamente ne disfa gli aspetti più inconciliabili con una vita
quantomeno serena e felice.
Non è un testo con
rivelazioni che ti cambiano la vita, né un romanzo che ti spacca il cuore, è
sicuramente una storia vissuta e scritta realmente, nella quale è facile
riconoscersi e magari acquisire quell’atteggiamento provocatorio ma consapevole
che ti permette di prepararti anche al peggio, imparando a fare la cosa più
importante: cambiare.
E Max ne fa di
cambiamenti durante tutta la sua vita e attraverso ognuno di essi, come di
ciascuna esperienza che racconta, emerge quel velo di malinconia necessario per
comprendere la profondità degli eventi, delle emozioni, della memoria. La
malinconia rende vivo il passato, ci permette di sentire il senso di
appartenenza verso qualcosa e costruisce quello che siamo, donandogli
consistenza.
“Di quegli anni conservo
il ricordo degli odori che caratterizzavano le stagioni: la nebbia milanese, da
ottobre a marzo, implacabile; i Natali trascorsi in Toscana, caratterizzati
dall’odore della legna che brucia nei camini e nelle stufe, che a Milano non si
sentiva già più chissà da quanto; il sottile cambiamento nel profumo portato
dal vento di mare che segnava il passaggio di consegne tra agosto e settembre,
le grandi mareggiate che iniziavano, le spiagge sempre più vuote, e i primi
golf che sapevano ancora di naftaline indossati nelle passeggiate serali di
fine settembre.”
L’autore afferma la
propria esistenza con questo scritto, ripercorrendo la sua strada, unica ed
irripetibile, mostrando ciò che ha fatto e ciò che non è riuscito a fare
mescolandolo con quello che è diventato. La propria vita gli appartiene,
qualunque sia stata e qualunque sarà, è un diritto, un dovere, una scelta, un
insindacabile libertà, come lo è la famiglia, il cuore pulsante di quella vita,
come lo è il suo mondo così come se lo è scelto, che lo fanno esistere, qui e
adesso.
Sono tante le cose che potrei dire, ma una prevale su tutte: Evviva la sincerità!!
RispondiEliminaConcordo, cara Federica! ^_^
EliminaRitento...fate capire anche a me :-)
EliminaPer quanto mi riguarda, la sincerità è intesa come la spontaneità e l'onestà di questo scritto, di cui ho ampiamente spiegato il mio punto di vista nella recensione. :)
EliminaGrazie, infatti questo traspare dalla recensione, mi incuriosivano le tante cose "non dette" da Federica. Anche solo qualcuna, magari... :-)
EliminaCiao :3 nel mio blog c'è un giveaway in atto :3 ti va di passare? http://profumodistorie.blogspot.it/p/giveaway.html
RispondiEliminaCiao! Certo, volentieri!
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