Buongiorno! La
recensione di oggi è dedicata ad un romanzo molto particolare scritto da Gennaro Loffredo dal titolo Crab. Note dal sottosuolo. Di questo autore di cui apprezzo storie e stile, avevo già letto
Open Arms. E questo libro è il suo
naturale sequel.
Titolo: Crab. Note dal sottosuolo
Autore: Gennaro Loffredo
Editore: Montecovello
Pagine: 276
Genere: Romanzo
Prezzo: € 4,90 Ebook
Uscita: 2015
TRAMA
Un blocchetto di
appunti ritrovato nell’antro della Sibilla Cumana. Voltata la prima pagina, si
intravede una frase: Gridate al mondo che sono vivo! Può un simile appello
essere autentico? Possono le note provenire da un ignoto sotterraneo situato
nei tropici? Ed ammettendo pure che queste costituiscano il vero, com’è potuto
accadere di vederle materializzarsi proprio in quell’anfratto agli
antipodi?Cosa accomuna il leader di un partito italiano ad un’isola sita nel
sud del Pacifico?Ed infine: qual è l’anello di congiunzione tra il pittore
Barbaro Puglisi, il ministro Orazio Grifone, i nobili coniugi Newman, il team
del detective John Barnard ed il misterioso ex galeotto Faruk Ananke?Tutto
questo ed altro ancora è Crab: una sorta di Area 51 dalla struttura richiamante
un granchio. Un immenso rifugio in cui si svolgono particolari esperimenti dei
quali nessuno, per nulla al mondo, deve venire a conoscenza; dove una volta
dentro è im-possibile evadere. È qui che tutto comincia e finisce, a meno
che...Nessuno deve sapere. Quelle parole mi tormentano ancora.
Crab è la continuazione strutturale e narrativa di Open Arms ma nonostante questa logica consequenzialità che di certo non si può ignorare, il romanzo si presenta assolutamente autonomo ed in grado di incuriosire il lettore anche nei confronti degli antefatti certamente non trascurabili, resi in ogni caso fruibili e altrettanto chiari dalle spiegazioni inserite dall’autore, poste ad intervallare la storia principale.
“I fatti che seguono
potranno sembrarti alquanto inverosimili, intricati e bizzarri… ma non temere.
Io stesso stento a crederci.”
Eclatante lo stile di Gennaro Loffredo, che si riconferma
perfetto padrone della storia che questa volta si muove con due tempi narrativi
differenti e diverse collocazioni che vanno dall’Italia, all’isola delle
meraviglie chiamata Open Arms fino a Crab, il non-luogo cavernoso e immerso nel
sottosuolo dove il commissario John
Barnard è finito, rinchiuso in un ambiente che gli sembra assolutamente
opprimente prima ancora di carpirne effettivamente tutti i segreti e
soprattutto la straordinaria struttura che lo vede stagliarsi, interpretando
alla perfezione la forma contorta di un granchio.
“Sono prigioniero qui
sotto, ma sono vivo! Più vivo di te che cerchi di apprendere gli antefatti.
Lascia che sia io a spiegarti. Sono stato vittima di un complotto, come sono
soliti dire i politici colti in flagrante reato, ma non sono un fantasma.”
Tutti i personaggi che
hanno reso interessante ed avvincente il romanzo precedente, tornano in auge,
sia attraverso delle semplici nomine, che con fatti e certezze che li pongono
al centro dell’attenzione. La trama si dipana e coinvolge chiunque si trovi
macchinosamente o felicemente all’interno di questo contesto fantastico e
fantascientifico che ancora una volta mette in evidenza le capacità creative e
narrative di Loffredo.
Descrizioni minuziose,
taglienti, in grado di pennellare con sufficiente dovizia e premura le
particolarità di ciascun personaggio e soprattutto degli ambienti. Il Crab è
descritto come se esistesse davvero e soprattutto tutto ciò che lo circonda,
dimostrando la serietà e la convinzione dell’autore nel creare una storia di
simil fattura, senza perdere neanche un dettaglio tale da renderla verosimile e
reale.
“Gli alloggi sono
disposti in due strutture semicircolari disposte a schiera che formano nell’insieme
un pallone da rugby o, come preferiscono chiamarlo, chela di granchio.”
Il progetto del Crab è
avanti qualsiasi forma di conoscenza e di intrattenimento ed è per questo che
il suo scopo come la sua esistenza devono restare assolutamente segreti ed è
anche il motivo della presenza di Bernard al suo interno: evitare che il
mistero di quel luogo venga finalmente svelato al mondo.
Come in precedenza l’autore
non perde la sua caratteristica principale: l’ironia.
La capacità di condire il
linguaggio esclusivamente narrativo con incuriosi popolari, dirette e plasmate
a regola d’arte sulle tipologie caratteriali dei suoi personaggi. Una folta
schiera di protagonisti, uomini e donne, belli e brutti, che si contendono il
podio di quello meglio riuscito e la scelta risulta ardua e peraltro
impossibile. L’autore rende a meraviglia le sue creature, tipizzandole, e
caratterizzandole ognuna con dei fattori, piccoli e decenti dettagli che non
sfuggono all’occhio indagatore del lettore e che gli permettono di farsi
ricordare.
Non mancano le invettive
politiche, piccoli e taglienti squarci dell’oggi e del domani intesi a
ridicolizzare certi aspetti sociali e politici che purtroppo fanno parte del
nostro vivere quotidiano. Crab è il riflesso di ciò che siamo stati, di quello
che siamo e di quello che potremmo essere. E’ come un calderone bollente, nel
quale viene gettata qualsiasi cosa, perché all’autore non manca niente, ci
mette proprio tutto, attraverso una sequela di metafore che vanno lette a
dovere e che non possono e non devono essere lasciate così, senza interpretazione.
Ed è proprio attraverso la finta struttura del granchio che Gennaro Loffredo
sintetizza la sua visione della vita e di tutto ciò che lo circonda. Una
visione che rende immaginifica nel senso che usa la fantasia e con essa ci dona
un prodotto assolutamente nuovo, originale, che guarda verso una direzione mai sperimentata
prima.
Di questo autore mi ha
sempre affascinato l’ottima padronanza della lingua italiana, la sua capacità
di usare linguaggi differenti senza mai scadere nel volgare, mantenendo sempre
una sorta di contegno, che non è manifestazione di superbia o di prosopopea ma
è l’esatta dimostrazione di qualcosa che oggi giorno è sempre più rara: l’educazione.
Rispetto e premura,
consapevolezza e maturità, orgoglio e fede in ciò che si crea e che si scrive
per se stessi e per gli altri.
“Cimentati… divertiti…
fantastica pure.”
La volontà di questa
storia come quella dell’autore è di divertire, osare, partecipare. Più di una
volta Gennaro interviene e coinvolge direttamente il lettore come se egli
potesse con la sua solo presenza rendere più consistente, verace, la storia. Il suo modo di
approcciarsi a chi lo legge rende l’atmosfera ancora più leggera ma non per
questo perde di verve o di profondità.
Tutto può essere Crab tranne che un
romanzo superficiale, per questo non bisogna considerare solo la vena fantastica, l’ironia,
il divertimento, le battute ma il concetto che sta alla base di una trama del
genere: il sogno. L’utopia di un luogo dove la vita sia tutta un’altra storia,
dove il rispetto, l’educazione, la cultura e la consapevolezza siano le chiavi
principali e necessarie per essere davvero degni di questa terra. Il sogno che
ci racconta l’autore è il riflesso del suo sogno e della sua personalità.
Qualcosa di pulito, puro e limpido.
Così come la sua maniera di raccontare è
fluida, elegante, sincera. Credo fermamente in una cosa, può darsi che mi
sbagli ma non ho mai negato le mie impressioni. Mai forte come in questo caso
ho avvertito la presenza dell’anima dell’autore in un suo scritto. Non solo i
suoi personaggi non sono altro che pezzi di se stesso, che poi vanno a
coordinare un’immagine definitiva e dalle mille sfaccettature che si completano
a vicenda, ma è la visionarietà interna del suo animo che prende forma e si realizza
in un romanzo che sorprende, intrattiene
e fa riflettere su ciò che siamo e soprattutto su quello che vogliamo, adesso e
domani.
Penso fermamente che questo libro non poteva davvero essere recensito se non da chi è in grado di sentire davvero (e con "davvero" intendo nel senso letterale del termine) l'anima e il cuore che un autore desidera trasmettere con il suo libro, e mi piacerebbe tanto ma proprio tanto sbagliarmi, però penso che purtroppo resti un'utopia vivere sul serio in un mondo come quello descritto in queste pagine. Ed è molto, molto triste. Chissà, forse un giorno ...
RispondiEliminaGrazie sempre di cuore cara Federica, ma anche tu non scherzi quando parli di un libro... ;-) <3
EliminaGrazie. <3 <3 <3
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