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lunedì 29 settembre 2014

Insieme verso la libertà e In volo con te di Jessica Maccario Segnalazione

Buon pomeriggio cari amici ed amiche, oggi da buon inizio settimana, segnalo due libri di una scrittrice emergente italiana che ha pubblicato sia fantasy che ultimamente anche un romance
Sto parlando di Jessica Maccario e dei suoi due romanzi, In volo con te, pubblicato di recente e Insieme verso la libertà, di cui prossimamente avrete anche la mia recensione. 
Sono due romanzi con i quali l'autrice affronta generi narrativi diversi ma ugualmente interessanti proprio per coinvolgere una vasta schiera di lettori, sia più giovani che più maturi. 
Eccovi le copertine con le relative trame!



Insieme verso la libertà






Titolo: Insieme verso la libertà
Autore: Jessica Maccario
Editore: Bibliotheka
Serie: Gli elementali (primo Libro)
Genere: Fantasy (romantico)
Illustratrice: Elisabetta Baldan
Pubblicazione: 2013
Pagine: 304
Prezzo: 13,99 Cartaceo - 6,99 Ebook



Link d'acquisto:

http://www.bibliotheka.it/Insieme_verso_la_liberta_IT (sito dell’editore) 
Cartaceo ed e-book: http://www.lafeltrinelli.it/fcom/it/home/pages/catalogo/searchresults.html?prkw=insieme+verso+la+libert%C3%A0&cat1=&prm= 
E-book su tante librerie online come ad esempio Amazon, Kobo, Lafeltrinelli BookRepublic, Ebook.it, Biblion (Amazon: http://www.amazon.it/Insieme-Libert%C3%A0-Fantasy-Jessica-Maccario-ebook/dp/B00H5C5B9G)



❀ Trama ❀



Peter vive a Forest Glade ormai da nove anni quando comincia a fare strani sogni in cui compare una ragazza molto simile alla sua migliore amica, talmente bella e felice che lui comincia a chiamarla la dea dei suoi sogni. Anche nella vita reale Angelica è strana, continua a trovare una scusa per fuggire da lui, come se gli stesse nascondendo un segreto. Quando poi all'improvviso Peter viene attaccato da alcuni uccelli, Angelica capisce che le loro menti sono in qualche modo collegate e, per evitare di metterlo in pericolo, scappa. Di fronte alla sua inaspettata partenza, Peter è sempre più confuso, finché un giorno scopre che una bellissima ragazza di nome Lucy è stata mandata dall’amica per seguirlo e proteggerlo. Lucy riesce a penetrare là dove nessuna è mai riuscita ad arrivare, dandogli completa fiducia e curandolo dalle ferite inferte da Angelica. Tramite lei, Peter scopre un lato del bosco che non conosceva, popolato da creature affascinanti che secondo i miti avrebbero il nome di Elementali, esseri in grado di controllare uno dei quattro elementi: Terra, Aria, Fuoco e Acqua. E se anche un umano fosse in grado di controllare un elemento? Peter si avventura per una strada che lo porterà a farsi nuovi amici, a uscire dal suo guscio per imparare ad avere fiducia negli altri e nelle proprie capacità, a rischiare la vita di fronte a creature malvagie. Ma non tutto è come sembra: a volte, quelli che appaiono cattivi in realtà sono buoni... Peter è pronto a tutto pur di salvare Angelica e la sua gente dalla schiavitù, anche a combattere una guerra distruttiva. Soltanto Alexia, una ninfa che vuole vendicarsi del passato, non si arrende. Ma le risposte non stanno nella violenza bensì nelle parole... e il diario di Maria aspetta solo di essere letto. Tra elfi, demoni, silfi, salamandre e ninfe varie, il bosco svela la sua natura solo a chi è veramente attento... e a chi è in grado di amare per davvero.




In volo con te





Titolo: In volo con te
Autrice: Jessica Maccario
Editore: SelfPublishing
Pubblicazione: Settembre 2014
Genere: Romance
Pagine: 273
Prezzo: 1,49


Link d'acquisto:

http://www.amazon.it/volo-con-te-Jessica-Maccario-ebook/dp/B00NZC1U7C/ref=sr_1_2?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1411931790&sr=1-2




❀ Trama ❀



Giulia sente crollare ogni certezza quando suo marito Tommaso se ne va di casa per cercare quella libertà che in Italia gli viene negata. Ad Amsterdam riesce finalmente ad essere se stesso, ma Giulia non sa spiegare alla piccola Carlotta il motivo della sua partenza ed entra in un vortice di dolore che le fa mettere in discussione anche le scelte del passato. Grazie alla bambina, Giulia trova il coraggio per partire e affrontare una volta per tutte Tommaso. Lei, così stupidamente innamorata, e lui, irrimediabilmente gay... Tra discussioni animate e pentimenti, il passato torna prepotentemente nella vita di Giulia e il futuro si prospetta più incerto che mai. L’unica sicurezza è la sua bambina, che travolge tutti con la sua spensieratezza e le impedisce di cadere nella disperazione. Un incontro inaspettato in aeroporto, una nuova città da esplorare e un vecchio diario sono la migliore medicina. Perché, forse, il suo cuore potrà tornare ad amare ancora... Un romance spensierato e profondo, che mostra quanto il legame tra madre e figlia possa essere importante, e invita a cercare la luce anche quando tutto sembra andare storto... “In volo con te” è il primo libro di una duologia romance. Il secondo titolo, “Questo viaggio è per sempre”, è incentrato su un amore che sboccia delicato e si rafforza con il tempo e la vicinanza... un amore che travolge Giulia e la fa sentire, finalmente, rinata.



❀ Biografia ❀



Jessica Maccario è nata a Cuneo il 9 agosto 1990. 
Appassionata alla lettura fin dalle scuole elementari e alla scrittura fin dalle scuole medie, ha scritto diversi romanzi che sono rimasti nel fatidico cassetto dei sogni finché ha deciso di pubblicare il fantasy “Insieme verso la libertà”, che è stato scelto da Bibliotheka edizioni durante un concorso. 
Il fantasy apre le porte alla nuova serie de Gli Elementali, creature del bosco capaci di controllare uno dei 4 elementi della vita. 
Laureata in Beni Culturali Archivistici e Librari a Torino, è da oltre un anno che valuta i manoscritti per le case editrici. Oltre alla passione per i romanzi, ha deciso di cimentarsi anche nei racconti. Il racconto di Halloween “Una notte tra le tenebre” si trova nell’antologia Halloween’s Novels; due brevi fiabe buffe sono nell’antologia del gruppo di Libri Stellari 77 fiabe buffe; il racconto di Natale in versione dark “Uno strano destino” si trova nell’antologia Christmas Fantasy Dark; un racconto di Natale intitolato “Così lontani così vicini” è sul blog de La mia Biblioteca Romantica; il racconto “In ricordo di noi due” si trova nell’antologia Crescere insieme e il racconto fantasy “Questa è la mia casa” è nell’antologia Ispirazione pura. 
Oltre a proseguire la scrittura della serie fantasy per ragazzi (altri tre libri sono in progetto per concludere la serie de Gli Elementali), si sta occupando del seguito romance di “In volo con te” e di un lungo racconto di genere romantic suspense intitolato “Io ti libererò”. La si può trovare anche su Facebook, su Anobii e su Mebook, tra una miriade di gruppi e blog di lettori, ma per parlare delle sue opere, fare domande o semplicemente chiacchierare, si può anche scriverle all’e-mail jessicamaccario@bibliotheka.it. 
Su facebook ha aperto una pagina dove parla di suoi libri e di altre letture che ha amato (https://www.facebook.com/JessicaMaccariolibri) e questo è il suo sito ufficiale: http://jessicamaccario.wix.com/jessicamaccariobooks.

Questo è il bannerino dell'evento collegato alla pubblicazione di In volo con te!
Per chi volesse condividere, non deve far altro che prelevare il banner! 




venerdì 26 settembre 2014

Il caso di Charles Dexter Ward di H. P. Lovecraft recensione

Buongiorno lettori, siamo prossimi al weekend e finalmente quel caldo afoso ed appiccicoso ha deciso di lasciarci per dare spazio ad un'aria molto più fresca e rigenerante. 
Oggi dalle mie parti è una splendida giornata di sole, con un cielo blu e pulito, sembra di essere in primavera! 

Non vi ho ancora parlato di uno degli autori che amo di più, forse la mia preferenza assoluta.

In ogni caso H. P. Lovecraft è uno scrittore che adoro e di cui ho apprezzato da sempre oltre che le storie ma soprattutto lo stile. I suoi libri, tra racconti, saggi e romanzi, non sono per tutti. Nel senso è uno scrittore assolutamente horror ma che non si esaurisce semplicemente in questa banale definizione. La sua vita solitaria e distante da tutto il resto del mondo, lo ha reso l'icona di un'epoca e soprattutto di un genere di scrittura a cui grandi autore come Stephen King si sono ispirati. 
Oggi la disputa è ancora aperta su chi tra Lovecraft ed Edgar Allan Poe sia il vero padre della scrittura horror e fantastica. 
Quello che leggerete di seguito è semplicemente la mia opinione, riguardo una delle sue opere, il suo unico vero romanzo intitolato Il caso di Charles Dexter Ward, che inutile dirvi, esalta inesorabilmente la supremazia di Lovrecrat su chiunque tenti di offuscare la sua stella. 

Un autore che visse nel dimenticatoio e nella povertà quando era vivo e che è diventato quello che è oggi, soltanto in seguito. Una storia comune a fin troppi geni della letteratura. 

Nella recensione che leggerete ho cercato di spiegare il mio punto di vista e di raccontare i motivi per i quali Lovecraft è uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Ho raccontato la sua ideologia, il suo stile, le sue visioni terribili ma così affascinanti. La sua forza e il suo genio. Spero, che alla fine della lettura, un po' di quell'amore sia giunto anche a voi.








Titolo: Il caso di Charles Dexter Ward
Autore: H. P. Lovecraft
Editore: Rizzoli Bur
Pubblicazione: 2007
Genere: Horror
Pagine: 202
Prezzo: 9,00



❀ Trama ❀



Il caso di Charles Dexter Ward, pubblicato nel 1941, è il romanzo di un pazzo: Ward, personaggio schivo, opaco e studioso, si trasforma, lentamente, in una sorta di alieno, che incute terrore e sgomento. A indagare sul caso è uno psichiatra, che ha conosciuto Ward fin dalla giovinezza, e che scioglie il mistero scoprendo una realtà di orrore insospettabile, svelando pratiche ancestrali di resurrezione dei morti e oscure forze soprannaturali.
L'introduzione è di Valerio Evangelisti.





❀ Recensione ❀


"Il sentimento più antico e più radicato nel genere umano è la paura, e la paura più antica è quella dell'Ignoto." 



Se la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto, Il Caso di Charles Dexter Ward, seppur non costituisca l'opera migliore di Lovecraft, rimane sicuramente una lettura imperdibile per tutti colori che intendono avvicinarsi al mondo narrativo di uno dei più grandi autori della letteratura fantastica del novecento. 


 - Vi invito ad entrare nella storia, prego...dopo di voi... - 

 - Ingresso: da dove partiamo... La trama

Il protagonista, il dottor Willet, si trova ad indagare sul misterioso isolamento di un giovane di nome Charles, la cui età appare indefinita a causa del corpo invecchiato precocemente e della voce rauca e sibilante, il tutto stranamente unito ad un'irrefrenabile e folle ossessione per una grande quantità di esperimenti che realizza all'interno di un laboratorio che tiene costantemente chiuso e dal quale fin troppo spesso giungono oscuri e spaventosi lamenti che sembrano provenire da altri mondi. 

La sete di conoscenza di Charles lo induce ad indagare su un suo vecchio antenato, Joseph Curwen, di cui sapremo la storia maledetta attraverso un racconto che ci condurrà indietro nel tempo. Charles recupera e conserva nella sua abitazione un quadro dell'uomo e inizia una folle corsa contro il tempo per scovare qualsiasi testo magico e alchemico che gli permetta di capire le diavolerie e i misteri del suo antenato stregone. 

- Corridoio: come ci arriviamo... L'ideologia. 

Oltre una trama ricca di suspense e senza approfondimenti psicologici che avrebbero snaturato lo stile dello scrittore, ciò che emerge da ogni riga è l'imminente stato di follia che presto o tardi coinvolge inesorabilmente tutti i protagonisti delle sue opere, a causa di un'ideologia particolarmente pessimista per cui gli unici Dèi a governare questo mondo siano creature venute da altri spazi e tempi, dalle fattezze animali e mostruose, con nomi leggendari e malefici, la cui natura è legata inesorabilmente al caos, all'ignoranza e alla follia pura. 

Questo traboccante quanto mai urlante olimpo divino non è altro che un'invenzione dello stesso autore, la cui visione dell'uomo moderno è quella di un essere fragile ed indifeso, impreparato di fronte agli orrori che si celano dietro secoli di assenza, avvolti e protetti da un tempo che falsamente li ha creduti lontani, la cui insidia è talmente tangibile e vicina da minacciare l'intera esistenza umana. 
Creature ultraterrene che con l'aiuto di esperimenti ed invocazioni come quelli di Charles, possono trovare accesso alla nostra dimensione ed è difficile rispedirli indietro. 

 - Grande Sala: perché è Lovecraft e nessun altro, il più grande scrittore fantastico del novecento... Lo stile

Indimenticabili e pregne di terrore le pagine in cui il protagonista discende nei sotterranei e nella più cupa oscurità sente i lamenti di tutte quelle creature che in esso sono intrappolate, senza che il lettore realmente comprenda di quale raccapricciante abominio si tratti, perché lo stile di Lovecraft è quello di rendere intangibile ciò che può essere visibile, di suggerire senza mai descrivere apertamente, dimostrando che la vera paura nasce e cresce dentro di noi al di là di ciò che il nostro occhio può vedere e la nostra mano toccare. 

 "Era un suono empio, uno di quegli affronti insidiosi e silenziosi della natura che non dovrebbero esistere. Chiamarlo un gemito monotono, un pianto funereo o un disperato clamore di angoscia corale e di carne ferita in assenza di intelletto avrebbe voluto dire tralasciare la sua quintessenziale repulsività e le tonalità che avvilivano l'anima." 

Questo è un tipico esempio dello stile di Lovecraft. 
Con una sequenza di frasi e di aggettivi ad effetto, egli riesce a NON descrivere fisicamente cosa il protagonista si trovi davanti o semplicemente senta con le proprie orecchie. In altre parole non ci fa capire di che strano animale, essere, mostro o bestia si possa trattare. Non c'è nulla da fare, anche se rileggete, non avete gli elementi FISICI per immaginare. 
Perché? Perché Lovecraft non lo vuole. Non vuole farvi vedere, vuole solo farvi sentire, sulla pelle, nel cuore e nell'anima la Paura
 E la paura, l'ansia da cosa nascono se non dal fatto di non sapere cosa c'è intorno a noi, di cosa si tratti? L'impossibilità di riconoscere, di riportare nelle categorie logiche con cui pensiamo il mondo. E' questa la più grande paura. 

Ancora per voi...un altro pezzo... 

"Era bagnato di sudore, senza un modo per farsi luce; ferito e sfibrato in quel buio e in quell'orrore abissale e annientato da un ricordo che mai sarebbe riuscito a cancellare. Al di sotto di lui decine di creature vivevano e da uno di quei condotti la copertura era stata tolta. Sapeva che ciò che aveva visto non avrebbe mai potuto scalare quelle pareti scivolose, eppure tremò al pensiero che potesse esistere un segreto punto d'appoggio. Non avrebbe mai saputo dire che cosa fosse quella creatura. Somigliava ad una di quelle figure scolpite sul diabolico altare, ma era VIVA. La natura non l'avrebbe mai creata con quella forma, perché era troppo palesemente incompiuta." 

Ebbene ancora un'altra testimonianza della grande capacità di questo autore di suggerire inquietanti e sinistre sensazioni senza dare la possibilità ai suoi lettori di capire davvero di cosa si debba avere paura o timore. Non a caso, descrive quella creatura come incompiuta e non c'è nulla di più indistinto ed indefinibile di qualcosa di incompiuto, di così spaventoso da non avere alcuna corrispondenza in ciò che esiste in natura e quindi in ciò che noi conosciamo. 
Magari starete pensando che non sa nemmeno lui di quali creature si tratti e può anche essere vero. Chi era in fondo Lovecraft? Un uomo solo che viveva a Providence, nel New England, alla fine del Novecento. 
Non aveva una vita sociale e dai resoconti delle sue biografie e degli studi fatti sulla sua persona, risulta sia stato un uomo con un'infanzia abbastanza complicata. Molti pensano che l'universo da lui creato nei suoi racconti, questi Dèi che dominano incontrastati un mondo fatto di ignoranza e sconfitta, siano esseri senza forma, dalle figure più terribili e inimmaginabili, impossibili da comprendere e persino da sostenere con lo sguardo, perché non sono altro che il risultato delle sue sofferenze infantili. 

Ogni suo incubo, ogni sua angoscia egli lo riveste di una caricatura simbolica che affonda le proprie radici in questo blasfemo e terrificante pantheon fatto di oscurità e maledizione. 

La risposta alle sue sofferenze, Lovecraft la trova nei mondi ultraterreni di cui si fa portavoce e di fronte all'immenso dolore e paura dell'uomo che si trova inevitabilmente solo, l'unica risposta è l'immaginazione. 

"L'immaginazione è il più grande rifugio che esista."

Orrendi mostri provenienti da mondi paralleli al nostro che non hanno alcuna intenzione di aiutare l'uomo, di comprenderlo. Essi sono semplicemente la manifestazione del Caos, dell'abisso, dell'inafferrabile, che non si cura assolutamente di nulla, neanche delle sofferenze umane. 

L'uomo ha un ruolo insignificante nel cosmo dominato da entità che non si preoccupano della razza umana. Non esistono preghiere, nessuno ci salverà quando affonderà la nostra isola di ignoranza e ci troveremo di fronte terrificanti realtà per capire solo allora che "la follia governa il vento che scende dalle stelle". 


 - Vi accompagno verso la porta... - 

 - Epilogo: la grandezza del maestro. 

Ma allora qual è la risposta di Lovecraft di fronte a tutto questo? 
Da grande teorico e scrittore sapeva bene che l'unico modo per combattere le paure umane è affrontarle

Esorcizzarle, non voltandogli le spalle, ma guardandole direttamente negli occhi.

Concludo citando un commento di Jacques Bergier all'opera di Lovecraft e aggiungo la mia personale considerazione di questo indimenticabile maestro del fantastico e della vita stessa. 

Mio mito e scrittore preferito, ad esso ho sempre cercato di fare riferimento per la mia scrittura. 

Da qui nasce questa recensione, questa opinione, questo insieme di parole che non vogliono raccontarvi uno scrittore qualunque ma un profondo conoscitore dell'animo umano. 

 "La chiave d'argento che ci consegna lo scrittore ci addita un cammino che porta fuori dal nostro universo, nei continua dell'infinito. E' un cammino che si addentra così tanto nell'ignoto che lo spirito umano non può seguirlo se non grazie all'immaginazione. E' una strada aperta a tutti nel mondo, compreso il malato prigioniero della sua malattia e della sua povertà quale fu Lovecraft. E il deportato che io fui si accorse bene che è una via d'evasione concreta, che porta molto lontano, ben al di là dei fili spinati." 

Se trovate la chiave d'argento non buttatela. 

Essa è la chiave della Porta dei Sogni. La chiave dei mondi paralleli. 
Vi siete mai chiesti perché e come esistono le premonizioni? 
Lovecraft sosteneva che non esiste solo la dimensione temporale in cui viviamo ma ne esistono altre, infinite, in cui passato, presente e futuro combaciano, contemporaneamente. 
E il Sogno è la porta attraverso cui accediamo alle altre dimensioni. 
In uno dei suoi più famosi racconti parla di una chiave d'argento, la chiave dell'immaginazione. 


 Non smettiamo di immaginare e non smetteremo mai di vivere.





mercoledì 24 settembre 2014

Innamorati dei sogni di Alessandro Sabattini Segnalazione

Buongiorno amici e amiche, anche oggi mi preparo a segnalare un'altro romanzo rigorosamente italiano, pubblicato da Alessandro Sabattini, intitolato Innamorati dei sogni
Un romanzo d'amore e sulle difficoltà della vita, ma soprattutto sulla possibilità di cambiare e di conquistare quel coraggio, che molto spesso, ci manca, per costruirci una nuova esistenza, che sia più affine a ciò che realmente desideriamo. 

La copertina di questo romanzo mi ha subito colpito. 

Non a caso trasmette perfettamente l'idea che sta alla base del romanzo: i sogni e l'amore.

Leggiamo insieme la trama!




"Dicono ci voglia coraggio per mollare tutto e cambiare la propria vita. Ma a volte basta soltanto innamorarsi."







Autore: Alessandro Sabattini
Titolo: Innamorati dei sogni
Editore: YouCanPrint
Pubblicazione: 2012
Genere: Romance
Pagine: 252
Prezzo: 10,80



❀ Trama ❀


Federico vive a Modena, è consulente aziendale di un’importante società, e il lavoro è tutto per lui. Non tanto perché sia innamorato del suo lavoro ma perché nella sua vita non c’è altro. Divide l’appartamento con Daniel, amico di vecchia data, e passa le giornate tra piani di sviluppo e investimenti per la produttività. Ma il tempo passa e adesso comincia a sentirsi stanco, e triste. Sa che qualcosa deve cambiare ma non sa ancora cosa, e soprattutto come. Sarà la vita a offrirgli la possibilità di cambiare, facendogli incontrare Anita. Bastano pochi istanti per capire che quell’incontro è destinato a lasciare il segno, pochi istanti e Federico è già perdutamente innamorato di lei. Ma Anita ha una vita difficile, troppi pensieri, troppe preoccupazioni, e soprattutto troppa paura. Paura di non essere capita, di non essere amata, una paura così forte da farla fuggire. Con il cuore dolorante, Federico dovrà trovare la forza di reinventarsi la vita, un altro lavoro, un’altra città. Senza mai abbandonare l’idea che un giorno Anita tornerà.

Innamorati dei sogni è un romanzo capace di accendere quella voglia di cambiare che è in ognuno di noi. Un esempio da seguire, una storia da cui prendere spunto. 

Con una scrittura scorrevole e armoniosa, l’autore ci trascina dentro la vita del protagonista, facendoci gioire per i suoi successi e rendendoci tristi per le sue sofferenze. Perché in fondo leggere un libro a volte equivale a sognare.


♡ Sembra proprio il libro giusto per sognare! 

martedì 23 settembre 2014

Ti regalo l'amore di Alessandra Paoloni Segnalazione

Buongiorno lettori, oggi è una giornata dedicata alle segnalazioni. 

Vi presento un libro di un'autrice italiana, che ha già pubblicato diversi titoli e che adesso propone un romanzo principalmente incentrato sull'amore ma anche sulle sorprese non sempre positive, che la vita ci può riservare. 
Un romance a tutti gli effetti dunque, pubblicato da Alessandra Paoloni, che s'intitola Ti regalo l'Amore, disponibile su Amazon e in tutti gli store on-line. 
La copertina è stata realizzata dalla bravissima Elisabetta Baldan, che molti di voi conosceranno senza dubbio, avendoci già regalato splendide copertine di romanzi che conosciamo. 

 Ma adesso passiamo alla copertina e alla trama!





Titolo: Ti regalo l'Amore
Autore: Alessandra Paoloni
Pubblicazione: Settembre 2014
Genere: Romance
Editore: Self Publishing
Prezzo: 0,99
Cover: Elisabetta Baldan



❀ Trama ❀


Single da non molto, disoccupata, Clelia trascorre le sue giornate tra serie tv in streaming e lunghe sedute di relax sul divano. Ma la sua vita monotona cambierà quando, per il suo trentunesimo compleanno, le verrà regalato un viaggio organizzato dalla Doppio di Cuori, un'agenzia italiana di meetings & holidays. 
 Ad accompagnarla nel suo viaggio ci sarà Dante, un ragazzo bello, gentile e a tratti misterioso. Tra i due scoppierà subito un forte legame, destinato a tramutarsi in qualcosa di più profondo. Nell'assolata campagna umbra, tra i monumenti della città di Perugia, la loro storia si snoda tra scene bizzarre e tenero romanticismo. Clelia crede di vivere la sua favola personale ma la realtà, da sempre in agguato, busserà ben presto alla porta dei suoi sogni. 




❀ Biografia ❀


Alessandra Paoloni è nata a Tivoli, l'11 marzo del 1983. 
Coltiva fin da bambina una passione quasi viscerale per la scrittura e la lettura, pubblicando fin da giovanissima poesie e racconti su riviste e giornali locali. 
Esordisce come scrittrice con la raccolta poetica “Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento” con la casa editrice Il Filo (2008), cui seguono i due romanzi fantasy “Un solo destino” e “Heliaca la pietra di luce” entrambi editi con la 0111 Edizioni. 
Si ripresenta al pubblico nell'aprile del 2012 con il nuovo romanzo “La Stirpe di Agortos” (pubblicato con lo pseudonimo di Elisabeth Gravestone e ora fuori commercio). 
Arriva seconda, col racconto “La Prova”, al concorso indetto dal blog “Club Urban Fantasy”, la cui antologia è disponibile sia in edizione cartacea che digitale. 
Esce nel novembre 2012 per la Butterfly Edizioni il suo primo paranormal fantasy “La discendente di Tiepole”, che sta riscontrando un notevole entusiasmo da parte dei lettori. Il suo racconto "In fuga per ricominciare" è stato selezionato dal Writer Magazine di Franco Forte e comparirà nell'antologia "365 Storie d'Amore". 
E' tra i vincitori del concorso “On the Road: diari di viaggio” indetto dalla Libro Aperto Edizioni con il racconto “Sulla strada per la fine”. 
E' tra i finalisti del concorso “Impronte d'amore” indetto dalla Butterfly Edizioni con il racconto “Come il vento su Top Withens”. 
Pubblica con la Libro Aperto Edizioni il lungo racconto paranormal romance "Oltre l'oscurità" in edizione digitale. 
Il suo racconto "La cura" viene inserito nella raccolta antologica digitale "La prima volta" edita dalla Triskell Edizioni ed è disponibile gratuitamente sul sito della casa editrice stessa. 
Dal maggio 2013 è possibile scaricare da amazon la nuova versione dei “Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento” al prezzo irrisorio di 0,89 €. 
Nel settembre del 2013 pubblica in ebook la prima parte della saga romance/erotica dei Wendell, “L'esilio del Re” a cui seguirà “Il tempo di Luther”, uscito nel dicembre 2013 (disponibili attualmente solo su amazon in versione digitale). 
Il breve racconto “L'estate del Professore” farà parte della raccolta antologica “365 giorni d'estate” della Delos Books. 
Nel marzo del 2014 pubblica su amazon il lungo racconto erotico “È te che aspettavo”, opera arrivata seconda al concorso della Sperling Privè, balzato quasi subito in testa alla classifica di letteratura erotica. 
Il 17 Giugno dello stesso anno, per la collana “Senza Sfumature” della Delos Books, è uscito il breve racconto erotico “L'amante del boia”. 

Info e Contatti: 

Pagina autrice: https://www.facebook.com/pages/On-My-Writing-Alessandra-Paoloni-Autrice/252581511591899?ref=bookmarks 

Blog autrice: http://paolonialessandra.blogspot.it/ 

Link d'acquisto: http://www.amazon.it/Ti-regalo-lAmore-Alessandra-Paoloni-ebook/dp/B00NQCT1PE/ref=pd_rhf_se_p_img_1


E non poteva mancare un piccolo estratto del romanzo! 

Che diamine poteva esserci dentro quella busta di così eclatante, tanto da incendiare gli animi assopiti dalla noia di una serata che sembrava non avere mai fine? 
«Speravamo da ore che tu la notassi. E invece come al solito contro le cose ci devi sbattere il muso!» 
Le parole di Sergio in un'altra occasione l'avrebbero irritata, e si sarebbe guadagnato per questo una bella risposta in rima. Ma la curiosità di Clelia mise a tacere tutto il resto. 
Quando l'aprì, calò un silenzio quasi surreale. Clelia si guardò attorno di sottecchi e abbozzò un sorriso. La consapevolezza che tutti in quella stanza pendessero dalle sue labbra, le conferì un potere tale da rallentare di proposito i movimenti e sfilare il contenuto della busta a rallentatore. 
 Un biglietto. Fin qui c'aveva visto giusto. Ma a primo impatto capì subito che non si trattava di un biglietto qualunque. Era piuttosto una sorta di volantino pubblicitario, uno di quelli che intasano la posta e che finiscono nel cassonetto senza se e senza ma. «Cos'è?» si trovò a chiedere. 
Alla sua domanda scoppiò una nuova risata. 
 «Leggi!» 
Clelia ubbidì al comando di Arianna e lesse l'unica frase scritta in stampatello in carattere blu elettrico: 
 Doppio di Cuori. Un regalo per la vita. 
A lato della scritta, un ragazzo seminudo vestito da cowboy sembrava ammiccare compiaciuto. Clelia inarcò un sopracciglio. Ma che diamine era quella roba che stringeva nella mano? 
L'invito gratuito in uno strip club maschile? Alzò lo sguardo, sempre più confuso, verso la sua amica che ridacchiava coprendosi la bocca con una mano. 
 «Lo sapevo che non avrebbe capito. Ve l'avevo detto io!» 
Mara si sedette accanto a Clelia e, quando posò gli occhi sul ragazzo raffigurato nel volantino, si passò la lingua sulle labbra proprio come se lo volesse assaporare. 
 «Clelia, tesoro, hai mai sentito parlare della DDC?» 
Mara le fece quella domanda senza staccare gli occhi dalla figura del cowboy. Nella sua testolina forse quel fotogramma a colori accesi si era appena animato e stava giocando al lazzo davanti a lei, muovendo i fianchi e lanciando fischi di approvazione. 
 La DDC. Lei conosceva la DC Comics ma era certa non si trattasse di supereroi, anche se quello raffigurato sul volantino doveva avere qualche super arma in qualche posto che l'immagine, rappresentata a mezzo busto, teneva nascosta allo sguardo. 
 «Mai sentita. È un locale? Ditemi che non è un pub di spogliarellisti...» Un'altra risata si elevò nella stanza, breve e fastidiosa, come le risate registrate in sottofondo di certe sitcom americane. Le avevano sempre dato sui nervi. 
 «È molto di più!» 
Arianna si sedette dall'altro lato del divano e, con le amiche al fianco e quel foglietto tra le mani, Clelia si sentì come in trappola. Perché aveva la sensazione di essere vittima di uno scherzo o di qualcosa di peggiore? 
«La Doppio di Cuori è un'agenzia di meetings and holidays. La prima sul mercato italiano.» 
Meetings and Holidays. Incontri e vacanze. No, quel foglietto che teneva sotto gli occhi non prometteva nulla di buono. 
 In un inglese per nulla perfetto, Mara ripeté quelle due parole straniere, come se Clelia attraverso di esse potesse capire ogni cosa. 
 «Questo biglietto vale una fortuna, in tutti i sensi.» spiegò Mara agitando le mani, eccitata come poteva esserlo davanti a una vetrina di saldi di fine stagione «Vale una vacanza in una località nostrana da passare con uno dei fighi dell'agenzia. Tipo questo qui!»



Ditemi cosa ne pensate! 

lunedì 22 settembre 2014

A bocca chiusa di Stefano Bonazzi recensione

Buonasera cari lettori, ultimamente ho avuto modo di leggere libri che mi hanno davvero colpito. 
Dopo l'ultima recensione molto positiva, relativa ad un libro che ho amato molto, oggi posto la recensione di un'altro libro che davvero ha lasciato il segno. 

Molti di voi ne avranno sicuramente sentito parlare, perchè in giro per i blog e nei vari siti, se ne parla parecchio. 
Mi riferisco al thriller A bocca chiusa, dell'esordiente Stefano Bonazzi. 

La storia è molto particolare, per stomachi forti, carica di emozioni intense e che fanno riflettere. Mi ha lasciato davvero sorpresa e coinvolta.

Non perdiamo altro tempo e leggiamo la recensione! 

Vi aspetto con i commenti!








Titolo: A bocca chiusa 
Autore: Stefano Bonazzi 
Editore: Newton Compton 
Pubblicazione: Marzo 2014 
Genere: Thriller 
Pagine: 287
Prezzo: 9,90



❀ Trama ❀



Una periferia assolata, stretta tra il cemento della tangenziale. Campi aridi e capannoni industriali. Gli eterni pomeriggi di un'estate che sembra non finire mal fatta di noia e di giornate afose. Un bambino deve passare le vacanze a casa con il nonno, mentre la madre parrucchiera e la nonna, che fa le pulizie, stanno tutto il giorno fuori. Ex camionista, costretto in casa per una malattia invalidante, l'anziano è una belva in gabbia e la violenza che cova trova sfogo sul nipote di appena dieci anni. Lasciato per punizione tutti i pomeriggi da solo sul balcone rovente dell'appartamento, il bambino un giorno viene aiutato a fuggire da Luca: un ragazzino del posto, l'amico perfetto che tutti vorrebbero accanto. 




  ❀ recensione ❀


A bocca chiusa racconta una storia che fin dalle prime pagine ti schiaccia sotto il peso di uno stile immediato e crudo, dettagliato e pericolosamente diretto, composto da una certezza quasi maniacale che conduce l’autore alla ricerca di una completezza narrativa, guadagnata attraverso il personaggio principale: un bambino di dieci anni, apparentemente indifeso al cui sguardo non sfugge nulla. 

E poi c’è il nonno, un uomo incontrollabile, che non ha assolutamente nulla della dolcezza e della comprensione dei nonni delle fiabe o anche di una vita considerata normale. 
Il nonno di questa storia è al di fuori di qualsiasi categoria. 
Un uomo descritto come un animale in gabbia, che odia tutti e chiunque e non si fida di nessuno, nemmeno della sua ombra. 

La prima scena davanti ai nostri occhi è quella dell’orco cattivo che picchia la nonna. 
E non è un caso fortuito. E’ piuttosto un leitmotiv inquietante e stridulo che fa da sottofondo all’intero racconto e che se all’inizio, piazzandolo in prima pagina, al primo rigo, funge da schiaffo che ci colpisce in pieno viso proprio quando non ce lo aspettiamo, lentamente momenti come questo passeranno quasi in secondo piano, perché gesti del genere inconsulti e sbagliati, diventeranno la pasta nera e dura di cui è fatto l’odio di cui è impregnato il nonno-orco. 

Immediatamente siamo catapultati nella testa del bambino, di cui, vi avverto, non sapremo mai il nome. 
Il nonno, famelico ed animalesco, “una bestia randagia che non si fida di nessuno”, lo vedremo solo attraverso i suoi occhi. 
Uno sguardo lucido, un’intelligenza acuta, un atteggiamento riservato e tranquillo che gli permetteranno di essere l’unica persona che il nonno riesce a tollerare, almeno fino a quando le carte in tavola non cambiano. 

La descrizione di quest’uomo, grande e grosso, alto quasi due metri, ex camionista e adesso costretto a restare a casa, nel letto, per un problema alla schiena, è tanto accurata da apparire, a volte, persino insopportabile. 
E’ come se l’autore ce lo piantasse continuamente davanti, in tutta la sua brutalità e violenza, fierezza ed arroganza. Un uomo che quando stava bene era intollerante, adesso che sta male è diventato ingestibile. 
Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro, un essere che cova talmente tanta rabbia da essere persino contro natura. Non sappiamo bene perché ma il vecchio ce l’ha con la vita e usa la violenza per vendicarsi contro tutto il dolore che gli ha riservato l’esistenza. 

“Non aveva amici, non aveva ideali, non aveva obiettivi, solo dolore e ricordi scomodi.” 

Un ritratto inquietante oltre il limite di sopportazione e contro il concetto stesso di umanità. Una persona che ha fatto della famiglia una pesante scatola nera nella quale covare e nascondere tutta la sua rabbia. 
Il bambino ha sempre avuto paura di lui ma tutto precipita quando la madre, troppo impegnata nel lavoro, decide di fargli passare le vacanze con lui. 

Giornate intere, immerse nella calura e nell’afa estiva, con un uomo inquieto e malato che non sembra trovare sollievo in niente. I medicinali non lo calmano, semplicemente lo abbattono, mentre la vicinanza delle persone lo indispettisce. 
Il bambino è costretto a passare le ore seduto su un tappeto rosso in cucina, insieme alle sue costruzioni fatte di mattoncini colorati, costruendo e distruggendo mondi interi perché la fantasia è l’unico appiglio a cui aggrapparsi per non soffocare in quel magma di solitudine e paura. 
Conosce perfettamente i pensieri del nonno, i movimenti, i gesti, ogni sua singola reazione e mentre ci racconta nei minimi particolari ciò che vede e ciò che sente, a noi sembra di essere rinchiusi in quella stessa casa, con la medesima angoscia addosso che ci fa sudare come una seconda pelle, alla ricerca di un modo, uno solo, per non avere più così tanto terrore. E lo troviamo, insieme a lui, quando davanti ai nostri occhi compare Luca

C’è un grande lavoro di introspezione psicologica che ci permette di entrare perfettamente e naturalmente nella testa del piccolo protagonista. Per sua stessa ammissione, egli gode di una grande fantasia che lo aiuta a superare le difficoltà come l’isolamento e la distanza dal resto del mondo, a cui la presenza straniante del nonno, lo costringe. 

“Lui era un orco, protettivo ma ossessivo, indecifrabile.” 

Il vecchio vorrebbe che il nipote fosse come lui e subito mette le cose in chiaro: loro, i vicini, la gente, il mondo fa schifo, mentre lui è nel giusto e nella verità. Gli altri non sono altro che dei pezzenti, gente che campa sulle spalle altrui, parassiti senza vita e senza coraggio. 
Lui è l’unico ad aver lavorato, ad essersi spaccato la schiena ed è sempre stato additato come quello scomodo, fuori posto e strano. Il bambino cerca di comprenderlo eppure la paura diventa più forte di qualsiasi commiserazione e lo porterà lontano, dove non sarebbe mai dovuto arrivare. 

Gli altri personaggi, quello della madre e della nonna, sono esclusivamente di contorno e sinceramente, la breve caratterizzazione che ci viene fornita dall’autore, non dispiace minimamente. 
La presenza più altisonante, quella di cui davvero sembra di percepire i passi tonfi, il respiro pesante, è quella del nonno. Presenza ingombrante ed inconcepibile per un bambino così piccolo che si rifugia nel silenzio, pensando che sia l’unico modo per essere accettato. 

Grazie alla scrittura fotografica di Stefano Bonazzi, alla sua arte e alla sua capacità di risvegliare le parole, donandogli colori e suoni, assistiamo a scene a rallentatore, respirate, assaporate, terribilmente vissute a livello emozionale. E’ tutto un insieme di gesti pesanti ed ingombranti, di urla incastrate tra la rabbia e la potenza. 
Un essere primordiale che ogni volta rinasce dalle ceneri di una forzata astinenza per vomitare tutta la sua violenza sul primo che capita. E capita anche al bambino di essere attaccato perché deve pagare il suo sbaglio. 
Ed è proprio questa consapevolezza terribile a rendere inquietanti e sinistre le scene in cui il nonno si avventa su di lui. E’ tutto uno spettacolo lento ed inesorabile, del quale ci vengono offerti anche gli ultimi dettagli, quelli più sudati e brutali. Una sfilza di aggettivi, che non ci permettono di distrarci, abilmente incastrati nelle descrizioni di ciò che vede e sente il protagonista e che rendono la storia quello che è: coinvolgente nella sua terrificante realtà. Paurosamente fisica e oggettivamente perversa. 

Quando il nonno urla sembra di sentirlo sbraitare nell’aria, sembra che le orecchie siano inghiottite dai suoi respiri e la nostra attenzione si ghiaccia, immobile, di fronte a tale inarrestabile forza umana. Ma anche per il bambino giunge il momento della vera punizione. Per un attimo, per una manciata di pagine, mi ero illusa che per lui lo squallore di quell’uomo avesse solo un’immagine sfocata e distante, un odore vicino ma pur sempre lontano dalla propria pelle, ma mi sbagliavo e anche tanto. 

La prima punizione è terribile, infuocata, rovente e quasi impossibile da sopportare se il bambino non usa intelligenza per sopravvivere dentro quella gabbia di odio e di indifferenza. Deve armarsi di pazienza e coraggio, nutrirsi di silenzio ed accondiscendenza. 

Il racconto dei momenti passati con il signore degli incubi diventano sempre più oscuri ed inquietanti. Carichi di ansia. L’autore è bravo a creare suspense e angoscia, dando l’idea che ci sia un segreto da svelare, non è chiaro se da una parte o dall’altra. 

Il bambino vive incastrato tra due colori. 
Il grigio: “è un colore discreto che si lascia dimenticare facilmente come me.” 
E il rosso che fin dall’inizio è associato alla presenza pressante ed opprimente del nonno. Rosso il tappeto che racchiude il suo mondo, rossi i cerchi dei disegni mentre la violenza dell’orco esplode, rossi i mattoni delle sue costruzioni. Rosso il caldo e il sole cocente dei pomeriggi afosi abbandonato fuori dal balcone. Rosso il colore di un’estate maledetta senza voce e senza speranza. Un’opprimente e umida cappa che nell’aria invade la testa fino a sentire il peso della violenza fin dentro le ossa. 

La follia di un’estate solitaria di un uomo e di un bambino senza una carezza, né una parola di conforto. Una follia che diventa un passo a due, un’unione di anime sull’orlo del baratro, perché un bambino che sente e vede certe cose, non può salvarsi dal terrore se non in un unico modo. 

“La torre precipitò. Crollò su se stessa, come fatta di vetro sottile. Il tempo fuoriuscì dalle crepe. Perse ogni funzione. Il battito del cuore si fece irregolare. Cominciò la paura. Poi l’odio. Il resto venne da sé.” 

Così anche il piccolo protagonista conosce il sapore della rabbia. L’amarezza dell’odio e il verme nero e molle che striscia tra le ossa fino a bucarti la carne. La sua anima è ormai ferita e devastata, vuota e spogliata di qualunque gesto di comprensione e protezione. 
E allora ho assistito ad una descrizione perfetta di cosa si prova quando senti la rabbia scavarti nella testa, mentre cerca di occupare tutto lo spazio a disposizione e di inghiottire qualsiasi cenno di ragione. Una rabbia pesante come il cemento, pregna dell’odore di morte e di insopportabile dolore. 
Quella rabbia diventa visione che trascina. Milioni di cavallette sotto la pelle che premono per uscire. Una rabbia viscerale, primitiva e dopo di essa, dopo lo sfogo, solo liquame nero, marcio che indica la fine di tutto, perché qualcosa se n’è andato per sempre. E non resta che gridare. 

“Non c’era niente di umano in quel suono ma una sola consapevolezza: qualcosa se n’era andato per sempre. Quel vuoto che si era creato al suo posto sarebbe stato occupato da qualcos altro. Un liquame nero. Marcio. Quel liquame mi soffocherà.” 

E’ tutto così impressionante e scioccante. 
La violenza diventa un racconto di morte quotidiana che lentamente marcisce l’anima di un bambino che guarda attonito, mentre crollano le uniche difese che ha contro l’uomo che gli ha segnato l’esistenza. 

Quel profumo di affetto, quel baluardo di speranza che in quell’essere ancora troppo ingenuo, tenta di sopravvivere ai soprusi e alle cattiverie di un uomo che non guarda in faccia a nessuno, neanche al suo stesso sangue, viene annientato dalla rabbia, intensa ed incontrollabile. 
Un sentimento distruttivo che si muove e vive di vita propria, dominando i personaggi che sembra agiscano attraverso scatti fotografici, immergendoci in un atmosfera fatta di odio ed oppressione. Ogni singolo sentimento, descritto e raccontato, diventa una spaventosa visione, un essere in carne ed ossa che rende tutto il resto la partecipazione di un automa. Non sono il nonno né il bambino a vivere e a farci tremare sotto il peso della loro devastazione, ma sono le emozioni che usano i loro corpi e le loro teste per venire fuori. 

Certe scene, sinceramente, mi hanno impressionata e non mi riferisco alla paura, sono abituata a storie horror. Ma parlo dell’inaspettato, della crudezza con cui l’autore mette di fronte ad una verità tristemente delirante. Ad una follia che diventa una malattia perversa e maniacale, tanto grave da provocare altra follia. Le immagini che vengono fuori da questa guerra che non ha né vincitori, né sconfitti, sono tremende, oscure, melmose senza alcuna prospettiva di salvezza né perdono. Dopo che quella follia avrà generato altra follia, non ci sarà altro all’infuori della fine. 

Più ci si avvicina al termine del romanzo, più ci si rende conto che Stefano Bonazzi non ha fatto sconti né regalato niente. Solo odio e rabbia per quelli che riescono a sopportarlo. Per quelli che riescono ad ingoiare l’idea che il mondo sia fatto di malvagità e follia, che per venire fuori dal baratro, bisogna risalire con la polvere e la cenere addosso, anche rischiando di ritrovarsela nel sangue, per sempre. 

Se con le prime pagine, potrete ancora provare una sorta di sollievo, appena accennato, per quella famiglia che state conoscendo, tenerezza per quel bambino che parla poco e per quel mutismo che caratterizza la sopravvivenza contro ogni sopruso, ben presto finirà tutto. 
Vi renderete conto che state per scoprire ciò che mai avreste voluto. 
Una minaccia latente che è sempre stata quella del nonno si trasformerà in un’unica ed immensa ferita contro il mondo. 
Irrecuperabile. 

Ci sarà un capovolgimento psicologico di cui si può percepire il sentore fin dall’inizio.
Il bambino diventerà grande. L’uomo disadattato, un estraneo nel mondo in cui tutti parlano e lui ha deciso di restare a bocca chiusa

Quando ho letto la prima pagina del romanzo, ho pensato che avevo tra le mani il libro che volevo leggere. Adoro le storie che destabilizzano, quelle che non ti aspetti e che ti portano sull’orlo di quell’abisso fregandosene se sai tornare indietro o meno. 

Stefano Bonazzi non si è curato di tutto questo. Mi ha portato lì a guardare in basso, e poi mi ci ha lasciato. 

 Ed è proprio su quel block notes che scriverò l’ultima frase: 


Basta così, per adesso. Ma non ci contare.






domenica 21 settembre 2014

♕Vincitore GiveAway Saga ShadowHunters + Peluche Winnie The Pooh

Buongiorno e buona domenica carissimi lettori! 

Venerdì 19 settembre si è concluso il mio primo ❀ GiveAway ❀  iniziato il 19 agosto, che da 125 Followers mi ha portato a 251 Followers!  

Un traguardo che mi ha totalmente sorpreso e di cui ringrazio tutti, sia per aver partecipato, sia per essere diventati sostenitori del mio blog! 

Bando alle ciance adesso e passiamo alla celebrazione di colei che ha vinto il meraviglioso premio che avevo messo in palio. 

Il primo estratto della ruota di Napoli dell'estrazione di sabato 20 settembre 2014 è stato il numero 88





I tre libri della saga di ShadowHunters e il pucciosissimo peluche di Winnie The Pooh arriveranno tra le mani di... Cristina Calligalli!!! ♕ 






Contatterò personalmente la vincitrice e se non mi risponderà entro 3 giorni, passerò alla premiazione del secondo estratto. 


Ringrazio nuovamente tutti per aver partecipato. 

Un immenso abbraccio e alla prossima per altre bellissime sorprese! ❤ ❤ ❤  

giovedì 18 settembre 2014

Le ali d'argento di Simona Trevisani Segnalazione

Buongiorno a tutti voi lettori, a pochi giorni dalla fine del mio primo GiveAway, di cui sono davvero felicissima, oggi presento una segnalazione di un libro di una scrittrice italiana, Simona Trevisani, dal titolo Ali d'argento, pubblicato nel 2013. 

Si tratta di un breve romanzo Fantasy acquistabile in tutte le piattaforme on-line sia in formato cartaceo che in ebook. Protagonisti sono Areike, una principessa di un mondo fantastico e Mavir la sua guardia del corpo. Tra varie peripezie, inganni, magia e amore, la storia non risparmia colpi di scena e sorprese. 

Ora non resta che dare un'occhiata alla copertina e alla trama! ✿。✿






Titolo: Le ali d'argento
Autore: Simona Trevisani
Editore: SBC Edizioni
Pubblicazione: 2013
Prezzo: 13,00
Pagine: 128



❀ Trama ❀

Le ali d'argento è un breve romanzo, rivolto ad un pubblico adolescente e non solo, che racconta le avventure di Areike, la principessa di una mondo lontano e della sua guardia del corpo Mavir. La principessa, costretta a scegliere tra un matrimonio combinato e lo studio della magia, decide di intraprendere un viaggio che la porterà a scoprirsi protagonista di un'antica profezia. La scomparsa di suo padre la riporterà alla realtà del suo regno, dove l'aspettano incontri con un passato che riaffiora. L'amore per il suo angelo custode le farà compiere atti di coraggio non comuni e le farà guadagnare le tanto ambite “ali d'argento”. 

lunedì 15 settembre 2014

Il demone sterminatore di Vincent Spasaro Recensione

Buonasera cari lettori, oggi sono molto felice di poter postare la recensione di un libro veramente bello, Il demone sterminatore di Vincent Spasaro, che mi è piaciuto molto. 
E'stato difficile recensirlo e sapete perchè? Avevo paura di non riuscire ad esprimere a pieno tutto il mio pensiero e le emozioni che la lettura mi ha trasmesso. 
Mi capita raramente una cosa simile, di solito sono in grado di esprimere attraverso le parole le mie impressioni ma questa volta, mi sono sentita talmente coinvolta dal libro, dallo stile dell'autore e dalla storia, che ho avuto paura. 
Paura di non riuscire a dare a questo testo ciò che merita. 

Non dico altro, lascio a voi la recensione!






Titolo: Il demone sterminatore
Autore: Vincent Spasaro
Editore: Anordest
Pubblicazione: 2013
Genere: DarkFantasy
Pagine: 684
Prezzo: 15,90



❀ Trama ❀


Il demone sterminatore è un affresco epico dove nulla è ciò che sembra e il bene e il male non sono sempre entità distinte. Quando tre stranieri, stanchi dopo lungo vagare, giungono ai confini di un oscuro avamposto di frontiera dimenticato dalle mappe, non comprendono dove siano finiti né cosa li attenda. Sono 'cacciatori' lanciati all'inseguimento di colui che ha commesso il peggior crimine immaginabile, convinti di essere vicini alla meta, ma la loro "preda" pare averli giocati spingendoli su di un immenso fiume nebbioso che si sussurra non aver fondo e rigurgita di mostri. E già altri "cacciatori" varcano le porte, disposti a passare sul corpo dei loro stessi compagni pur di riportare a casa la testa dello sterminatore e tenere solo per sé la gloria. Più si avanza nel cuore del fiume senza rive, più le certezze vacillano e la speranza si fa fioca: il demone sterminatore potrebbe essere ovunque, nascosto nei recessi del fiume selvaggio o seduto al fuoco da campo dei viandanti, e gli abitanti del fiume senza rive non cedono facilmente il passo agli stranieri. In un mondo fatto di tranelli, un pugno di temerari combatte contro una natura primordiale e contro i propri demoni, convinti di poter fronteggiare il nemico e uscirne vincitori. E lo sterminatore attende.



❀ Recensione ❀


“Se qualcuno avesse avuto paura di Dio, noi due non saremmo qui a distruggere un mondo.” 

Ci siamo. 

Il viaggio inizia. 

La nostra meta è il fiume senza rive, dove ogni personaggio di questo romanzo giunge e nel quale, nel bene e nel male, confluisce tutte le sue speranze. 

Dove c’è il fiume non c’è mai sole. Non ci sono raggi che scaldano, né si vedono stelle perché il cielo è sempre coperto, grigio, carico di sventure preannunciate e non bastano le scie luminose dei draghi di fuoco mattutini ad alleviare il senso perpetuo di terrore e di sospensione. 
Gli abitanti del luogo sono pescatori silenziosi e scontrosi, che si cibano di serpenti di fiume e sono costretti a sopravvivere combattendo contro le creature mostruose che si nascondono nelle acque scure e funeste. 
Le descrizioni del fiume da parte dell’autore sono agghiaccianti, melmose, corpulente, pesanti e devastanti tanto quanto l’apparente consistenza di queste acque che diventano un antro di morte immobile, statico, che corrode senza muoversi e uccide risalendo direttamente dalle viscere infernali. 
Lo stile narrativo richiama felicemente echi lovecraftiani. Il modo sottile e spaventoso con cui le scene sono descritte, anche quelle più terribili, come fossero la cosa più naturale del mondo. L’agio e la maestria con cui l’autore si muove in questo mondo fantastico, dominato da un fiume nel quale tutto diventa possibile e pericoloso. I capitoli sono brevi ed intensi e non ti lasciano il tempo di stancarti, i titoli richiamano i canti dell’Odissea e preannunciano eventi affascinanti e terribili, rendendo questo romanzo un’opera d’impatto, carica di echi lontani, torbidi e paurosi così come le creature che lo popolano.

Leggendario come un romanzo epico, cattivo, malsano come le acque sporche in cui anche le ultime speranze affogano: Dio è morto
Qualcuno lo ha ucciso e con esso il Paradiso è caduto come un castello di cristallo le cui schegge hanno ferito e dilaniato persino gli angeli. 

“E la pioggia nera si tinse di rosso. Piovve sangue per giorni, così che era tutta una puzza di bestie morte e pareva di trovarsi in un immenso mattatoio. E un silenzio innaturale gravò sui luoghi, aleggiando come un fantasma e spingendoci alla disperazione. La pioggia insanguinata e le piume…Perché caddero piume bianche? Gli angeli. Qualcuno aveva massacrato gli angeli.” 

Il demone sterminatore ha assassinato l’Unico Dio di tutti i mondi e sul fiume giungono cacciatori da ogni dove per trovarlo ed ucciderlo. Conosceremo Lluach l’alto prete di Cittagrigia, il luogo di culto per eccellenza. Poi Iwah il pescatore, che in cerca di risposte sulla scomparsa del fratello Isa, si accompagnerà in questo viaggio ad uno strano essere incappucciato che si fa chiamare l’esule. Ancora incontreremo ombre e creature apparentemente umane ma forse il viaggio più affascinante lo compirà il centauro Onnau, sapiente ed intelligente, che accompagnandosi a due ragazze del fiume, compirà innumerevoli peripezie e la sua vita verrà messa costantemente a rischio. 

Meravigliosa è la descrizione del villaggio di statue di pietra che si ergono dritte nelle acque della palude e che fanno della loro immobilità l’elemento più inquietante ed insidioso per gli stranieri. Oscure le scene in cui gli abitanti banchettano carne di animali putrefatti, figli del fetore e del fango del fiume. Reale quel banchetto maledetto, carico di odori e sapori violenti e primitivi. Ribrezzo per queste scene fin troppo vive e presenti che non lasciano alcun dubbio riguardo al mattatoio di follia e disumanità alla quale Onnau e le sue compagne assistono increduli. 

“Di fronte ai tre si andava svolgendo il più impressionante banchetto cui avessero mai assistito. Ormai la notte era un susseguirsi di scrosci d’acqua e rumori di mascelle. Pezzi di animale, ossa spolpate e rami spezzati nella frenesia galleggiavano dappertutto, e un odore di sporcizia e mattatoio sovrastava ormai quello familiare della palude.” 

Il clima della storia è plumbeo, opprimente, dello stesso colore del cielo, pesante di nubi e del fiume, malato di odio e malvagità. I personaggi si muovono come se fossero già condannati, attraverso una realtà priva di speranza in cui il freddo e la paura, i suoni sinistri e spregevoli delle creature divoratrici di sogni e d’intenti, controllano un mondo in cui l’inquietudine diventa parte del tuo stesso sangue. 
Molti sono i passi del romanzo carichi di echi di antichi poemi e di vecchie storie in netto contrasto con intere pagine in cui lo stile diventa impressionante, irriverente e crudele. Alcuni personaggi sono intensi, vivi, espressioni di forza e furore, capaci di incarnare perfettamente antichi e primordiali valori. Altri invece sono infidi e perversi, addirittura indifferenti. Molti sono simili alle bestie che vivono nelle acque torbide, selvaggi e malati come animali non addomesticabili, senza civiltà né un briciolo di umanità. 
La potenza terrificante di questi luoghi malsani diventa un connubio di grandezza e spavento. Questa indicibile visione avvicina pericolosamente l’autore allo stile di Lovecraft, soprattutto nella capacità di rappresentare una Natura tanto insidiosa quanto personificata, come se avesse una vita propria. L’anima dell’oscurità si racchiude nel fiume e nelle montagne che lo sovrastano, con radici vive e rami viscidi che si risvegliano al passaggio di corpi umani. 

Il romanzo è immenso, intenso nella morsa del fiume che non conosce rive, che soffoca di nubi grigie e di speranze infrante i cuori di coloro che sono alla ricerca dell’unico grande Male. La verità che lentamente viene a galla è agghiacciante ma anche maledettamente affascinante. A volte sembra di assistere a vere e proprie scene di un film mentre raccontano di creature inimmaginabili, di mostri figli di quel mondo maledetto dove non brilla mai il sole. 
Un mondo sconvolgente che sembra vivere ripiegato su se stesso, dove gli uomini non sono altro che pescatori e vivono all’oscuro di un terribile segreto che riguarda le loro stesse esistenze, ingabbiate su quel fiume che è un inferno fatto di sangue nero e morte. La lettura è incalzata da un ritmo sostenuto e mai banale. 
Per un fantasy è difficile dirlo, ma questa storia è carica di intensità e frenesia. Non a caso è impossibile inserirla in un genere narrativo definitivo. Ciò che leggiamo, se da un lato ci risulta inconcepibile per la crudezza e smania di disumanità che pervade gran parte delle scene riguardanti il fiume, dall’altro ci immobilizza per la sua potenza e poeticità. La mente dell’autore travalica qualsiasi limite umano per condurci nei meandri inesplorati dove la voglia di sopravvivenza diventa l’ultimo baluardo di una fragile speranza. Non ci può essere perdono né salvezza in un mondo in cui è la devastazione ad essere il canto solitario che attraversa i boschi e le radure oltre il fiume, nascondendo ancora gli ultimi segreti, quelli del Viandante, chiamato da tutti Demone o ancora Essere venuto dagli abissi, colui che fugge incontrastato ma non più solo. C’è solo vendetta per colui che ha ucciso Dio, una malefica voglia di denigrare e di massacrare tutti quelli che lo hanno aiutato o che semplicemente non si sono opposti al suo passaggio. 
Ed è così che la nostra pelle sentirà il freddo e la paura della morte e della violenza senza scopo alcuno, quando leggeremo del massacro gratuito che i soldati e i nobili del Signore di Isola Grande compiranno in nome di Dio e del prete Lluach, a cui hanno promesso eterna devozione e aiuto. 

Il demone sterminatore è mille aggettivi insieme e forse, onestamente, nessuno. 
Perché molto spesso mi sono ritrovata a bocca aperta e con il petto pesante in cerca di una parola, una sola, misera e silenziosa, capace di dirmi, di dirvi cosa il mio cuore stesse provando. 
Ma è difficile contenere tutte le emozioni che provoca perché esse fuoriescono dal bordo fragile dell’anima. Durante la lettura sono spesso tornata indietro, a rileggere alcuni passi descritti in modo maestoso e da brivido. Ho riletto perché non potevo credere a ciò che sentivo, vedevo e immaginavo. Alberi che mangiano bambini, canzoni che annunciano la morte, animali morti inchiodati ai tronchi, tutto sembra raccontare dell’esistenza di un Male senza radici e come tale impossibile da estirpare. 

Fascinoso e tragico come solo il male più grande sa essere, il demone viaggia indisturbato attraverso le antiche terre, fomentando la leggenda che racconta di lui come di colui che mangia le anime e che cammina per i mondi, la belva che non vorresti mai incontrare e di cui solo il vento conosce il vero nome. 

“La voce dell’esule era ghiacciata, odorava di nebbie e molto più al largo. Ricordava ad Iwah quelle desolazioni del fiume dove la vita stentava a giungere.” 

La storia si complica e lo spettro del demone si fa sempre più vicino fino a sfiorare impercettibilmente le vite di coloro che lo cercano. 
Un’ombra tra le ombre, un fantasma, un’anima dannata, irriconoscibile eppure vagante tra gli uomini e le donne in cerca di una salvezza in un mondo che tenta ancora di pregare un Dio ormai morto. Ma la sua presenza scorre inafferrabile, uccide silenziosamente e gode di un rispetto insindacabile, lo stesso rispetto che incute tutto ciò che ha un estremo potere oltre la vita e dentro la morte. 

“Da dentro la pozza nera qualcosa lo guardava con curiosità famelica, occhi nascosti ne sezionavano la pelle come lame di coltello. Prese a tremare, e le gambe minacciarono di non sorreggerlo più. L’incappucciato mosse un passo avanti, alzando la mano sinistra e facendogli cenno di avanzare. Era derisione in quel gesto così plateale, e nello stesso tempo una minaccia terribile, a tal punto da far preferire la morte immediata alla promessa che vi gravava dentro. Onnau sentì su di se occhi alieni, appetiti spaventosi. Sentì tutto questo e perse ogni razionalità: non comprese.” 

Questa è una delle scene che ho amato di più per la capacità di dire ciò che non può essere detto, per suggerire sottilmente cosa sia la vera paura e il vero timore per qualcosa di così grande ed immenso da non poter essere compreso. 

La morte diventa l’unica vera protagonista quando popoli cominciano a sterminare altri popoli, seppur innocenti, in nome di una vendetta che diventa espressione della loro insaziabile follia. Vincent Spasaro crea un mondo che vive su di un fiume dimenticato nel quale è la blasfemia ad incutere maggiore perplessità. Un mondo che sembra non avere vitalità, speranza, quasi fosse una pallida e vuota imitazione di ciò che si vive e si vede negli altri mondi. 
C’è troppo freddo, polvere, nubi, staticità, ignoranza e superbia. Questi uomini e queste donne sono immorali, perché si nutrono di rabbia e d’istinti che all’improvviso vengono fuori, truccandosi di fede e di misticismo. Non c’è tenerezza, non c’è amore, in quei villaggi abbandonati e non perché Dio sia morto ma perché non è mai realmente esistito per loro. Non hanno rimorsi, né ripensamenti, non hanno lacrime, vere passioni che non siano perversioni. 
Il demone non poteva scegliere luogo migliore in cui fuggire. E ciò che è più terribile è che questa gente e il suo misero mondo hanno un limite nel cielo e un abisso senza fondo nel fiume che li condurrà sempre più in basso. 

“E la blasfemia di un mondo che ha nell’alto il suo limite mentre in basso l’immensità risuona falsa e bugiarda come gli inganni del verme di terra putrefatta.” 

Un eclatante contrasto tra cielo e terra che vede il primo cadere rovinosamente sotto gli attacchi deplorevoli e sanguinari di una creatura sporca di terra e colpa che rende quel fiume senza fondo la celebrazione della sua vittoria. 

Alle porte di un finale davvero inaspettato, i personaggi sono vicini molto più di quanto immaginano alla verità. Una storia che il centauro Onnau intuisce prima di tutti e che racchiude in poche ed intense parole: “Lo sterminatore si muove silenzioso tra i mondi e i millenni e un giorno giunge a Cittagrigia e la lascia nel lutto più profondo. Poi fugge e nessuno trova impronta del suo passaggio fino a quando, finalmente, inizia a seminare indizi come fosse un dilettante, e gli indizi portano al gran fiume di un mondo uggioso. E qui al fuggiasco dei mondi non interessa più nascondersi ma va dritto per la sua strada. E chiede delle leggende, di questo luogo dimenticato…Dimmi, Lluach, se mi sbaglio. Io non credo che questo mondo decadente abbia nulla da offrire alla potenza estrema del mangiateste, a meno che…” 

Proprio adesso che ci avviciniamo alla fine di questa recensione, posso dire che Il demone sterminatore è un romanzo eclatante e meraviglioso, che non volevo lasciare. 
A livello narrativo e descrittivo è rimasto sempre ai massimi livelli, non ho mai percepito un abbassamento di toni da parte dell’autore che ha reso il proprio stile aggressivo ed imponente, sempre. 
Incredibile l’epilogo e ancor più pressanti i ragionamenti, le domande che aumenteranno in concomitanza con l’avvento di nuovi personaggi perché il demone ha una sfilza infinita di nemici eppure nessuno alla fine sarà più tanto convinto delle proprie ragioni. E neanche noi sapremo più bene da che parte stare, troppo presi da questo universo di nebbia e gelo, così velato ed inafferrabile, delicato e fragile, che sembra scomparire con un soffio. Un universo in grado di farci tremare e sentire quello stesso freddo perpetuo delle acque rarefatte in cui strane creature sopravvivono. 

Un immenso racconto che mi ha permesso di vedere l’inimmaginabile. Ho visto e sentito tutto, persino l’illusione di toccare la disperazione e la follia di una ricerca votata fin dall’inizio alla sconfitta di fronte all’immensità raccapricciante di un essere davanti al quale persino Dio ha perso la sua fede. 
Ma chiedo all’autore se un essere, un’esule che vaga per i mondi, la cui definizione di demone è evidentemente irrisoria e fin troppo superficiale, quasi a voler accontentare ipotetici dispensatori di concetti religiosi, fatto di una tale potenza da uccidere Dio, non sia egli stesso un Dio? 

Eppure ciò che conosciamo di lui nel romanzo non ci permette di percepirlo in questo modo, sarebbe troppo scontato e banale. L’intelligenza dell’autore sta anche nell’aver creato un personaggio evanescente, privo di contorni, fatto di paura e di ombra. Non conosciamo la sua forma umana né demonizzata, potrebbe essere un mostro o un uomo bellissimo ma per tutto il romanzo non è altro che uno spettro che cammina, un’unica essenza insieme al fiume che sovrasta. 
Quel poco che c’è di lui, si sente. L’autore fa in modo di farcelo tenere bene a mente: il demone esiste ed è uno sterminatore, una belva mangia teste, che si nutre di tutto ciò che vive. 

Il demone sterminatore è una bellissima prova di quanto la narrativa italiana sia grande. Caro Vincent, il tuo libro è entrato nella mia testa e come sai, tra le mie preferenze assolute. Ho vomitato fuori tutto ciò che potevo. Non me ne voglia chi avrebbe voluto leggere una recensione più tecnica. Questo è quanto. Questo è ciò che ho dentro. 
Tutto per lui. 

E per voi invece, amici che state leggendo, voglio dirvi che straordinarie verità e incredibili fantasie si prospettano in questa storia, nella quale sarete continuamente avvolti da spire misteriose che apriranno confini apparentemente invalicabili, oltre i quali persino Dio sarà talmente vicino da poter essere assassinato e la sua ira e la sua morte riecheggeranno per le strade e nelle città attraverso il pianto innaturale dei bambini che moriranno e le ali spezzate dalle piume insanguinate degli angeli piovute dal cielo, incapaci di proteggere il loro Signore. 

Quale orrenda e maledetta creatura può compiere un tale atto di devastazione e morte? Chi sei tu viandante, anima gelida dalla fredda voce, dal corpo fatto di vento e nebbia e dagli occhi neri e vuoti, contenitori perversi di un’onnipotenza rubata al Signore degli Dei?