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lunedì 25 gennaio 2016

Bastardo dentro di Angela Civera Recensione

Buon inizio settimana! Grazie alla Leone editore per la fiducia, oggi vi parlo di un romanzo intrigante e coinvolgente che narra di una passione amorosa, cocente e morbosa, scabrosa e allarmante di un uomo solitario e assolutamente egoista. Il titolo non mente, Bastardo dentro di Angela Civera è una storia che prende!




Titolo: Bastardo dentro
Autore: Angela Civera
Editore: Leone
Genere: Romanzo
Pagine: 224
Uscita: 2016
Prezzo: € 10,90


TRAMA


Una grigia domenica d’autunno, a Milano. Michele, un rampante pubblicitario di sessant’anni, sembra avere tutto dalla vita: denaro, successo, donne. Eppure, ha diversi conti in sospeso. Con l’anziano padre Carlo, di cui si occupa una badante perché Michele è troppo preso dal suo ego; e con le donne, che usa per puro piacere, fisico e intellettuale. Michele è cinico anche con l’ultima delle sue conquiste, Giordana, una studentessa di Lettere che sembra desiderare ardentemente. Dopo averla assunta come badante, tra loro nasce una storia bollente. Poi, però, è Giordana a mettere la parola fine alla relazione, perché si rende conto del cinismo del suo amante.



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Bastardo dentro è un romanzo sincero, la rappresentazione senza filtri dell’interiorità di un uomo, Michele, che racconta per filo e per segno il suo rapporto con le donne in un modo che non definirei assolutamente banale, ma estremamente coinvolgente e realistico. Un Don Giovanni alle prese con i suoi sessant’anni che ha sempre vissuto liberamente la propria esistenza senza mai cedere al potere ammaliatore dell’amore.

Sono un uomo disinvolto, ragionevolmente bello, sicuro nella vita. So dove andare e che cosa m’aspetta. Godo di una certa notorietà tra le donne. So come entrare in contatto con il loro cervello. Capisco quello che vogliono.

Un uomo elegante, raffinato con un delicato savoire faire capace di far capitolare le donne, dalla più giovane e impacciata a quella più sofisticata ed intransigente. Una chiarezza ed onestà che sfiora l’incredulità quando prima di ogni cosa, Michele ci tiene sempre a specificare che non vuole legami e che non può essere l’uomo ideale di nessuno.

Ma da dove scaturisce il suo comportamento? Quali sono le motivazioni che sottintendono la sua visione della vita e dei legami sentimentali così edulcorata, priva di slanci, quasi fosse un’abitudine, una negazione al non innamorarsi?

Il viaggio interiore del protagonista, sperduto nella memoria di un’infanzia difficile e priva della madre, inizia una notte come tante quando si ritrova a dover assistere il padre malato, non più autosufficiente e lasciato in balia delle sue cure per un tempo relativamente breve, lo stesso che ha permesso alla badante di allontanarsi verso il suo paese.

Michele, uomo d’affari impegnato, allergico a qualsiasi dolcezza, freddo e misurato nella sua esteriorità di uomo che conquista ma che non può essere mai conquistato, si ritrova con un vecchio sulle spalle, mentre cerca di accudirlo e di stabilire con lui una sorta di legame familiare che in realtà non c’è mai stato.

Il padre Carlo si è completamente annullato dandosi all’alcol e ad una vita sempre più distruttiva da quando la moglie lo ha lasciato. Michele era piccolo, innocente, stupefatto di fronte a tale perdita inspiegabile eppure il suo infantile essere sprovveduto e sconvolto davanti ad un mondo così contorto, non gli ha impedito di provare rabbia e disillusione pensando che anche la fonte più sicura di amore alla fine lo avesse abbandonato.
Questa fulminea e sconcertante perdita lo ha lentamente deteriorato dall’interno, ha spento le sue icone emotive, ha raffreddato il battito di un sangue che è diventato sempre più amaro.

Ciò che conserva ancora oggi del ricordo della madre è la consapevolezza di aver imparato proprio da lei a non innamorarsi, a non lasciarsi prendere dagli affetti con il rischio di distruggersi, abbattersi, ammalarsi  della malattia della non-vita quando essa dipende esclusivamente dalla presenza dell’altro. Ecco dov’è il problema secondo Michele: non bisogna lasciarsi andare, perdersi, ammalarsi per l’amore di qualcuno perché la solitudine è la chiave della libertà e dell’assoluta certezza che nessuno può davvero farci del male finchè saremo lontani dall’amore.

Michele è un bastardo dentro perché usa le donne a proprio piacimento. - Se invece una già riesco ad immaginarmela nuda e a chiedermi quanto sarà brava a letto, allora so che, a livello epidermico, lei m’interessa. - Le usa perché attraverso il sapore della conquista, del corteggiamento, del sesso guadagnato, riesce a dare uno scopo alla sua esistenza di uomo e di essere umano. Le donne gli servono per sentirsi utile, per possedere e strappare, se necessario, i legami così come gli conviene, senza il minimo ritegno con l’unica scusante di averlo detto fin dal principio. Le sue femmine, in questo modo, non possono lamentarsi, dimenarsi, piagnucolare, perché la sua forza sta proprio nella nitidezza di un atteggiamento che ti porta sicuramente a desiderarlo mentre lui, furbo, non smette mai di mettere le mani davanti, per pararsi da qualsiasi colpo basso.

Un ingegnoso farabutto che si meriterebbe un premio soprattutto quando incontra Giordana, la giovane studentessa che abita di fronte alla casa del padre e di cui s’invaghisce misteriosamente mentre la osserva tutte le notti dalla finestra.

Sciocca sprovveduta. Chi crede di confondere con quella serie di mosse, abilmente ideate? Sta giocando con un’arma pericolosa. S’illude forse di sconvolgermi? Non avverrà.

Una donna-strega, magica, capace di ammaliarlo da lontano, un turbine di sensazioni allo sbaraglio. Michele non si è mai sentito così preso e conquistato.  - Continuo a salire come in un sogno, in cui mi diverte incespicare, i gradini  che portano a lei. M’ha stregato. E neppure so chi sia. - In lui cresce la paura di cadere nella tomba dell’amore eppure non può evitare di desiderarla tutta per sé e di immaginarla nei modi più osceni e lussuriosi che gli vengano in mente. 

Questa passione, sconvolgente e deleteria, è tutta vissuta dall’interno. L’autrice riesce a raccontare con dettagliata ingordigia tutti i passaggi mentali del protagonista fino alla sua totale perdita di controllo quando Giordana non è più un fantasma ma una donna in carne ed ossa. Perché l’incontro ci sarà e sarà totalizzante.

T’inchiodo lo sguardo addosso. Respiro abbagliato da tanta bellezza. Vorrei accarezzarti, baciarti, toccarti.

Michele sentirà di non poter fare a meno di lei, di questa gatta inquieta e strana che gli cammina dentro senza chiedere permesso. Leggera e sfrontata, dinamica e appassionata, capace di non saziarsi mai. Lo cerca, lo pretende, lo vuole e se lo prende. Michele agisce ma solo per reazione, ormai la sua vita è nelle mani di quella piccola fanciulla demoniaca capace di incantarlo senza alcuna magia.

Ma l’indole più cruda e vera dell’uomo tace per poco tempo e allora ecco scaturire il suo odio e la sua mal sopportazione di un legame che lo sta incatenando troppo e dal quale si sente eccessivamente dipendente. L’autrice racconta questa storia come un treno in corsa, in cui i vagoni sono stracolmi di pensieri, di immagini, di visioni, allarmanti e contorte, sensuali e distorte. Un mondo interiore, accaldato, affannato e intriso di ricordi tristi e peccaminosi che rendono la storia un processo mentale lungo e raffinato verso un finale che non lascia spazio ai fraintendimenti.

Lo stile è lucido, pragmatico, sensuale e coinvolgente. Le parole s’intrecciano ai momenti fisici descritti, le riflessioni inneggiano alla possessione e ad un gioco che è tutto volto alla sfida della conquista. E se questa dovesse sopraggiungere, cosa resterebbe?

Bastardo dentro è il processo ad una passione che nasce dirompente e che deve morire. Sì proprio così, avete capito bene: deve morire. Negativo fino al midollo, sprezzante di qualsiasi fiato di sentimento, brutale nel suo finale. Ma fulminante nella sua linearità: per lui, nessun passo falso. Del resto, bastardo dentro, credete sia un caso?


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