Buon mercoledì
cari lettori! Oggi vi segnalo l’ultima recensione e di conseguenza l’ultimo
post prima di una pausa che metterà il blog in stand-by per una decina di
giorni! Precisamente
dal 21 Agosto al 31 Agosto!
Potrete continuare
a scrivermi sia alla mail che su Facebook o Twitter, cercherò di essere il più
presente possibile ma per quanto riguarda le recensioni e le segnalazioni sarà
tutto fermo.
Riprenderò a
Settembre con tante novità e con un super mega Giveaway a base di libri ed altro… per festeggiare il blog che ha
compiuto un anno e soprattutto tutte le persone che mi seguono con interesse e affetto.
Ma ora veniamo a
noi, presentandovi La stagione del ritorno, un meraviglioso Fantasy Epico scritto da Angela Di Bartolo e pubblicato da Runa Editrice a Giugno. Grazie alla
gentilezza e alla fiducia della casa editrice, che ringrazio moltissimo, ho avuto la possibilità di leggere questo
romanzo che mi ha ispirato tanto e lasciato davvero soddisfatta dopo la
lettura.
Spero, quindi, di
lasciarvi in buona compagnia e come sempre attendo le vostre impressioni!
A prestissimo!
Autore: Angela Di
Bartolo
Editore: Runa
Pagine: 700
Genere: Fantasy Epico
Prezzo: € 19,90
Ebook: € -
Uscita: 25 Giugno
2015
Trama
Nelle
Terre d’Oriente si verificano strani delitti. Savìla e Lirian se ne addossano a
vicenda la colpa. Diffidenza e sospetto si spargono come un veleno, dopo secoli
di pace si torna a parlare di guerra. Pochi sanno che è un altro, il nemico:
un’ombra maligna che penetra le menti degli uomini, che fa leva sul loro
orgoglio per asservirli, per spingere i popoli a uno scontro totale. E la
guerra esploderà, feroce fino alla barbarie, coinvolgendo tutte le Terre
d’Oriente. L’unica speranza è un fiore d’argento, un talismano che solo un uomo
potrà ritrovare. Sarà un cammino sull’orlo dell’abisso, un arduo viaggio per luoghi
remoti ma anche all’interno di sé, a confronto coi propri demoni in una lotta
dall’esito mai scontato. La Stagione del Ritorno è la storia di una discesa
all’inferno e di una faticosa risalita, in un difficile percorso di maturazione
di individui e popoli verso un nuovo equilibrio. Universo fantastico e
realistico insieme, quello de La Stagione del Ritorno è un mondo dai tratti
rinascimentali e mediterranei dove re e contadini, servitori e maghi si muovono
tra intrighi di corte e incantesimi, creature del male e battaglie, eroismo e
tradimento. Una storia a più voci narrata con una sensibilità moderna, attenta
alle dinamiche interiori e interpersonali, agli interrogativi etici, ai
conflitti, ai simboli. Un fantasy non convenzionale rivolto a lettori che amino
immergersi in mondi complessi, lettori in cerca non solo di evasione, ma anche
di stimoli di riflessione sui grandi temi dell’esistenza umana.
Angela
Di Bartolo è nata a Bologna dove vive tuttora. Laureata in Scienze Politiche,
lavora presso il suo Comune come Assistente Sociale. Le sue passioni, oltre
alla letteratura, sono il giardinaggio, la storia e l’archeologia. Negli ultimi
anni ha partecipato con successo a concorsi per racconti di genere fantastico,
fra i quali il Premio Sentiero dei Draghi con Ottobre (poi pubblicato
nell’antologia Il Ritorno, ed. Lulu, 2008), il Trofeo RiLL con Ponti (uscito in
Cronache da Mondi Incantati, ed. Nexus, 2009), SFIDA con Relitti (in Riflessi
di Mondi Incantati, ed. Giochi Uniti, 2010), Nostos (ne Il Carnevale dell’Uomo
Cervo e altri racconti, ed. Wild Boar, 2012) e La conquista (in Perchè nulla
vada perduto e altri racconti, 2013). Il racconto Proxima è stata pubblicato da
Ciesse Edizioni nell’antologia Favole della Mezzanotte, 2011, a cura di Stefano
Pastor. Nel 2014 ha pubblicato l’antologia di racconti fastastici Per altri
sentieri (Runa Editrice) e il racconto illustrato per bambini Nero (Runa
Editrice). Nel 2015 il fantasy epico La
Stagione del Ritorno (Runa Editrice).
Quando
finirà tutto questo?
Quando un
uomo accenderà una stella.
La stagione del ritorno è un romanzo epico e fantastico, considerando
la volteggiante assunzione di sensi infiniti che a questi due termini possono
essere attribuiti. Un romanzo scritto
con amore e per amore di uno dei più grandi maestri di questo genere narrativo:
J. R. R. Tolkien. Ma nel caso del Signore
degli Anelli non si può parlare di una storia, di una trama, ma bensì di un
universo creato ad immagine e somiglianza della stessa mente dell’autore,
capace di inventare un mondo contornato da tante piccole realtà che sarebbe un
oltraggio chiamare soltanto romanzo. Vorrebbe dire impoverire la genialità di
uno scrittore che, a mio parere, deve incondizionatamente ricevere la medesima
devozione di un Creatore, di un Dio.
Angela Di Bartolo a lui s’ispira e lo fa con coraggio e avveduta
capacità narrativa, dando vita ad un insieme di accadimenti che riportano
dolcemente a quelle atmosfere impossibili da dimenticare, ricoprendole di una
personale visione fatta di meraviglia e maledizione.
Tutto
inizia con il ritrovamento di un manoscritto anonimo che narra i trascorsi
delle Terre d’Oriente, le guerre, le morti, le condanne e la lotta eterna
contro il male che mette a repentaglio la vita di popoli e città, sulle quali
incombe un’Ombra apparentemente invisibile, ma che trascina lentamente ed
inesorabilmente tutti verso una tragica fine.
Un’epoca in
cui la bellezza sembra aver lasciato posto al disfacimento, all’odio, al
sangue, nella quale le città si scontrano con altre città e Re e Reggenti
dimostrano a tratti la loro umanità. Sembrano tutti ansiosi di acquistare
potere, controllo, annebbiati da una sete di prevaricazione che li conduce ad
una guerra che solo apparentemente è dettata dalla loro volontà, mentre nel
profondo del loro cuore, essa non è altro che frutto della presenza del male.
Un male
antico che porta il nome di Wormor,
il cui potere si concentra nella pietra Melnit,
del colore del sangue versato e che si espande di luogo in luogo, attraverso la
natura e gli stessi animali, che fungono da condottieri delle anime dei personaggi,
umanizzandosi fino a diventare parte integrante della storia.
“Folli
fummo a pensarci al sicuro, chè egli non può morire ma soltanto essere
sconfitto, e mai per sempre, e sempre a caro prezzo.”
Dunque, La stagione del ritorno racchiude nel
titolo, il senso di una rinascita, di un ritorno a quella bellezza e a quella
pace perduta nei secoli e che adesso è arrivata proprio al punto di rottura e
di irrimediabile sconvolgimento. Non esistono eroi ma soltanto uomini capaci di
sbagliare e di mettere a dura prova la loro anima, il loro coraggio, la loro
determinazione. Ogni azione, anche il più piccolo movimento è avvolto da una
cupa e sentita oscurità, perché più si procede nella storia, più l’Ombra con
tutti i suoi rappresentanti, prende il sopravvento, influenzando sinistramente
e tacitamente la mente ed il cuore di chi deve combattere.
La città di
Lirian e quella di Savila si oppongono, e dal loro
contrasto iniziale scaturisce la guerra, un tormentoso avvicendarsi di forze
che si scaricano l’una sull’altra al fine di prevalere e finalmente comandare
su tutte le Terre d’Oriente. Ma molti non hanno fatto i conti con le presenze
oscure e maledette che si aggirano nel bosco, dove si rintana il terribile
Wormor e che macchinano al buio, tendendo trappole infide e pericolose per
tutti coloro che ancora hanno fede e voglia di combattere in nome della giustizia
e della verità. Solo il Mago Wisenard
riconosce immediatamente la minaccia che incombe e confida ciecamente in un uomo
che possa, grazie alla sua origine elfica, combattere e vincere finalmente l’Ombra,
abbattendo definitivamente il suo potere e la sua malvagità.
Quell’uomo è il
capitano di Lirian e si chiama Glirien.
Egli sarà costretto ad iniziare un viaggio catartico attraverso terre e città
fino a giungere a scoprire l’oggetto più temuto ma anche più desiderato che
potrà finalmente riportare la pace tra i popoli e ridare alle terre conforto e
sicurezza ma soprattutto giustizia.
Lo stile di Angela Di Bartolo è armonioso, sinfonico, dettagliato, adattabile,
mutevole e sconfinato. E’ infinito nelle sue descrizioni, così come i luoghi e
gli stati d’animo che ama raccontare. E’ incredibile come ogni singolo aspetto
della sua storia sia ritagliato perfettamente, inciso nel legno come una
scultura, con cura e devozione, limando anche la più piccola increspatura per
rendere la lettura scivolosa come la seta. Non puoi non restare incantato, catturato
dagli angoli di terra e cielo che come una preghiera, una canzone millenaria,
un canto pronunciato da creature mistiche e selvagge, ella racconta, senza mai
perdere quella lucidità che però è in grado di regalarti attimi di delirante magia. Suoni,
odori, passi e rumori, incedere di spade che tagliano il vento, urla demoniache
di creature della notte, sangue e parole che si mescolano in un territorio
fatto di sogni e di incubi ma soprattutto di paure e di desideri.
Il linguaggio è costruito per trasportarti,
avvolgerti, annichilirti ed esplorarti. Solo in apparenza ti sembrerà di
esplorare quelle terre e quelle soltanto, ma in realtà stai esplorando anche te
stesso, lasciandoti prendere dalla disperazione, dal senso di sconfitta, dal
desiderio di verità che attanaglia l’anima dei protagonisti così come diventa
parte integrante della tua stessa coscienza, che non può e non deve restare
intatta ed inerme di fronte ad un viaggio che non è soltanto fisico ma è
soprattutto spirituale.
In gioco
non c’è solo il potere ma anche la memoria di un interno popolo. Un tempo
Lirian fu governata dagli Elfi ed è
proprio la loro presenza distorta, tra realtà e sogno, a condurre Glirien nel
suo viaggio, fino a raggiungere la meta non senza dolore e sofferenza. Tutto il
valore di una storia che si racchiude nel passato, nella leggenda, nella
tradizione che diventa il cuore pulsante di un’intera stirpe.
Oltre al
viaggio, alla memoria, ciò che arricchisce le azioni dei personaggi è l’amore,
il sentimento, le emozioni, importanti valori al di sopra del tempo e dello
spazio. Glirien è innamorato di Varenia,
sorella di Efi, il suo giovane amico
che compirà con lui quel viaggio e che diventerà, suo malgrado, lo strumento
principale nelle mani di Wormor, che si approprierà, attraverso un maleficio,
della sua volontà, rendendolo una presenza scomoda e pericolosa per Glirien,
senza però riuscire a sradicare completamente dal suo animo, l’affetto e il
senso di amicizia.
I sentimenti dunque, sono maggiormente rappresentati dalle
presenze femminili che apparentemente hanno un ruolo secondario, eppure
fondamentale, perché attraverso di esse, l’animo degli uomini rimane puro fino
alla fine. Le donne sono incantatrici, di una bellezza quasi magica, emblema di
un desiderio che s’insidia nella carne e che si annida nello spirito,
indimenticabile. Esse sono la casa, verso cui gli eroi desiderano tornare, e
anche quando saranno lontano, le donne visiteranno i loro sogni affinchè la
purezza dei loro spiriti non sia perduta del tutto. Sono come dei catalizzatori
di speranze e promesse, sono forti e fiere, indomite e tenaci, hanno un fascino
regale e la loro essenza è esaltazione e divinizzazione tesa ad idealizzarle, per renderle simbolo di un amore che deve salvare il salvabile.
“Se mai
dovessi tornare, tornerò a prenderti.”
Glirien
compirà il suo viaggio, accompagnato da uomini forti e valorosi, sui quali
inevitabilmente ricadrà l’ombra silente della maledizione ma il fulcro del
romanzo è proprio la lotta all’interno del proprio spirito. Una volta che il
male ti ha sfiorato non sarai più lo stesso ed è proprio questo che accade a
tutti i personaggi, i quali assaporeranno, in prima persona, cosa vuol dire la
sconfitta, la perdita, il dolore e la mistificazione. L’inganno e l’odio, ma
contro gli orrori e i terrori ci saranno anche i valori, come quello dell’amicizia,
della fratellanza e della solidarietà.
La presenza
del male è opprimente, scottante, li segue passo passo, è come una nebbia
eterna che soffoca. Si respira dappertutto ed incondizionatamente. Lo scontro è
vivido, soprattutto nella psicologia degli attori narrativi, nella quale l’ombra
tenta continuamente di sopraffare l’anima, perché al di là della sua presenza
fisica, essa cerca di insidiarsi nel cuore, abbattendo tutte le difese ed
approfittandosi delle debolezze. La sua è corruzione e menzogna, illusione e disumanità.
Questo
romanzo è una stagione epica fatta di uomini, di anti eroi che combattono e
cercano la verità, che non è altro che la metafora del senso dell’esistenza. Essi
sono materiali, pratici, essi combattono e soffrono, feriscono ed uccidono, la
loro è un’essenza selvaggia che si annoda alla terra e al sangue versato, alle
urla, alla follia di un mondo che si sta distruggendo preda dell’ombra e della
morte. Le donne invece sono l’altra metà, quella che salva lo spirito, i
sentimenti, per mantenere intatte le emozioni. Sono la ragione e la speranza del
cuore.
“Varenia
severa e dolce che gli era cresciuta dentro e che sempre gli era stata nel
cuore, come una nostalgia di felicità, come un rimprovero, un’accusa, una
promessa continuamente rinviata.”
Tutti,
indistintamente, sono preda del male, ingoiano errori, bugie, lasciandosi
inavvertitamente sopraffare dall’oscurità, rischiando di perdere completamente
la propria umanità. Il personaggio che ho apprezzato molto è stato quello di
Efi, nel quale si concentrano tutti i contrasti, le tragedie e il dramma del
non avere scelta. La sua anima è preda del male ma nello stesso tempo egli
continua a lottare per non abbandonarsi completamente all’ombra che gli
attanaglia lo spirito e che gli sta oscurando il cuore. Ha compiuto atti ignobili,
violenti, terribili ma nella sua interiorità, quella più nascosta, è ancora
presente una luce che forse può chiamarsi salvezza.
La stagione del ritorno è un dono a favore del dovere, del rispetto,
del coraggio e della lealtà. Un fantasy completo, molto simile ad una pietra,
grande ed antica, così pesante e dura, da diventare un approdo, un punto di
riferimento, una certezza per un genere narrativo che ha bisogno di autori come
Angela Di Bartolo, per narrarci ancora di mondi che profumano di magia,
d’incanto ma che sono anche profondamente legati alla realtà, quella nostra,
che è possibile riconoscere attraverso una lettura metaforica che non tralascia
le brutture e le tristezze della nostra epoca. E’ tutta una dimensione
universale, eterna ed insondabile. Un abbraccio di nostalgia e di malinconia
per qualcosa che si è perduto ma che può tornare. Poetico, canterino, danzante
nell’incastro di frasi e motivetti che si alternano alle più brutali
descrizioni, necessarie ed appetibili per rendere la storia magnificamente
compiuta.
Un romanzo
capace di trasportarti dove vuole, intenso, misterioso e segreto, indulgente,
magico, sensibile, violento ma anche delicato. Un omaggio ma soprattutto un
regalo per tutti coloro che ancora credono e che hanno bisogno di storie come
questa, perché trasfigurare la realtà, incedere nell’incanto, sognare un altrove
lontano, è un dono che pochi hanno.
Grazie ad Angela Di Bartolo per aver creato una
terra terribile e meravigliosa nella quale andarsi a riposare, fatta di memoria
e leggenda, di creature magiche e umane. Un luogo speciale nel quale rifugiarsi
tutte le volte che la realtà ci andrà stretta, dove l’immaginazione potrà
ancora una volta volare lontano, libera, senza rimpianti e senza
recriminazioni. Perché come diceva qualcuno… L’immaginazione è il più grande rifugio che esista. Sono sicura
che una volta chiuso il libro, vi sentirete un po’ più liberi, e questo è il regalo più grande che un autore possa fare: la libertà.