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mercoledì 5 agosto 2015

Il sussurro di Vico Pensiero di Tina Cacciaglia Recensione

Buon mercoledì cari lettori! Le vacanze si avvicinano e anche oggi voglio lasciarvi una recensione di un romanzo che riguarda la mia città e tutto ciò che concerne il suo aspetto più magico e superstizioso. Ringraziando Runa Editrice per la copia inviatami, leggerete della storia scritta da Tina Cacciaglia, intitolata Il sussurro di Vico Pensierio, un Noir popolato di leggende e di miti ambientato nella bella Napoli, con tanto di mistero e fascino.


Leggete! Aspetto le vostre impressioni!




Titolo: Il sussurro di Vico Pensiero
Autore: Tina Cacciaglia
Editore: Runa
Pagine: 260
Genere: Noir
Prezzo€ -
Ebook€ 16,00
Uscita: 2013

Trama


Nel Palazzo San Severo a Napoli, la bellissima nobildonna Maria d'Avalos venne uccisa dal marito, il principe Carlo Gesualdo, insieme all'amante: era la notte tra il 16 e il 17 ottobre del 1590. Si narra che il suo fantasma vaghi ancora nell’oscurità delle notti napoletane. Fantasmi e leggende del passato. La vita di Adriana s'incrocia con l'antica storia della nobildonna Maria d'Avalos e del suo amante e con quella contemporanea di Elena, una collega di studi trovata morta con in gola della saggina di cui sono fatte le scope delle streghe. Adriana si addentra in una Napoli a lei sconosciuta, nei rioni appartenenti alla camorra, e assieme al fidanzato, un tormentato Commissario di Polizia, inizia una indagine che la porterà a scoprire una vera e propria città nella città, immersa in antiche tradizioni, incarnate da personaggi come  Costanzo 'o Scartellato, che parla con i morti del Cimitero delle Fontanelle, o Maria 'a Putecara, che legge le carte e scaccia il malocchio. Un viaggio negli inferi che è un autentico giallo tra coinvolgenti intrecci in una Napoli popolata da fantasmi e superstizioni, immersa nell’occulto, nei misteri e nelle sue contraddizioni.

Tina Cacciaglia è nata a Napoli, laureata in Sociologia svolge l'attività di Conciliatrice Professionista, oltre a interessarsi da diversi anni di scrittura ed editoria. Ha pubblicato diversi articoli per riviste quali L'isola,  il Giornale di Cava, Il Vescovado. Una sua favola è stata letta a Radio Rai Due ed è arrivata finalista  al concorso Parole in Corsa con un brano pubblicato in antologia. Ha partecipato a Torino al Perfect Day della Scuola Holden, organizzato da Alessandro Baricco, con un breve brano, pubblicato dal quotidiano Il Denaro e dalla rivista Grazia. Il romanzo storico “La Signora della Marra”, di cui è una delle due autrici, è stato  segnalato dalla giuria del Premio Calvino 2009 come degno di merito, ed è in corso di prossima pubblicazione. Sempre nel 2009 ha vinto il primo premio Creatività e scienza, città di Salerno con un  racconto di fantascienza storica  pubblicato in antologia. Nel concorso nazionale IoScrittore 2011 è risultata vincitrice con un romanzo noir, pubblicato in ebook dal Gruppo Mauri Spagnol nel marzo 2012. Attualmente vive a Salerno con la sua famiglia e il suo cane.




“La strega li ammalia e poi li distrugge.”


Il sussurro di Vico Pensiero è un silenzioso ed inquieto viaggio all’interno della città partenopea, fingendosi un libro mentre è una feconda e capricciosa realtà che si sveste delle ignobili nomee che spesso l’hanno sporcata, per rivelarsi in tutta la sua magica presenza. Napoli si racconta prendendo come scusa una storia misteriosa che è soltanto un pretesto per far sì che la brava autrice riesca, in tutta la sua conoscenza e predisposizione narrativa, a regalarci ancora un altro quadro dell’indimenticabile città.

Morte e mistero, superstizione e maledizione, sacro e profano, magia e streghe si alternano nell’intreccio costruito ad arte e reso avvincente ed intrigante da uno stile flessuoso, a tratti antico quasi quanto le leggende che racconta.
Già il titolo richiama qualcosa di altro, un oltre incondizionato che tenta di prenderti per mano e di portarti laddove ha casa il mistero e si svelano i segreti più arcani e più pericolosi. La parola sussurro è estremamente suggestiva, sembra quasi incantare e spingere verso le nostre orecchie un suono velato e carezzevole, che giunge da lontano per sedurci e condurci verso terre misticamente ignote. Ma non sempre quel sussurro è benevolo. La storia che ci narra Tina Cacciaglia lo dimostra ma alla fine cosa importa? Che sia benedizione o maledizione ciò che scorre per le vie di quella indomita città, sono le sue storie, i suoi incanti, le sue ombre e i suoi fantasmi a rendere reale e desiderabile la sua essenza di città indimenticabile.

Il libro si apre con un caso irrisolto: la studentessa Elena viene trovata morta e le indagini non portano a nulla di costruttivo perché su tutto aleggia un mistero impenetrabile. Adriana, amica e collega della giovane uccisa, comincia ad indagare per conto suo poiché alcune coincidenze non le appaiono affatto chiare. A rendere ancora più sinistra ed inspiegabile la situazione è la presenza di Agnese, donna dalle origini sconosciute e dall’identità discutibile che inizia a corteggiare, con successo peraltro, proprio il fidanzato di Adriana, il commissario Carlo Lofrate che si sta occupando dell’omicidio.

Elena viene trovata con della saggina in gola che non è altro che il materiale con cui sono fatte le scope. Inevitabilmente si pensa alle streghe e al mondo della superstizione, soprattutto perché la stessa vittima si occupava di ricerche riguardati proprio quel mondo oscuro e misterioso. Ma Adriana non crede a tutte queste cose, pensa che maghi, streghe e fattucchiere siano soltanto baldanzosi esempi di imbroglioni e truffaldini e che l’unica realtà tangibile sia quella visibile.
Dovrà presto ricredersi come il suo amato fidanzato quando per motivi diversi ed in contesti assolutamente opposti, verranno a contatto con personaggi strani ed inquietanti e visiteranno luoghi considerati magici.

Tina Cacciaglia oltre a scrivere la sua, di storia, quella che s’incastra nell’intreccio propriamente giallo e mistery del romanzo, narra contemporaneamente anche tutta una serie di storielle, di leggende che covano  e sopravvivono nell’anima popolare della città. E così che ci conduce nel cimitero delle Fontanelle, dove si trovano le anime pezzentelle, raccontando che un tempo quelle anime rappresentate dai teschi vecchi e consunti, venivano adottate da coloro che cercavano protezione e un qualche favore.

“Certamente, i vivi sceglievano un teschio e lo poggiavano su un centrino o un cuscino, il che significava che era in corso l’adozione.”

Ancora oggi però si possono vedere fiori freschi davanti a quelle teste prive di vita, a simboleggiare che certe tradizioni non possono essere sradicate soprattutto se il popolo è tuttora convinto che da essi si possa cavare ancora un miracolo.

I personaggi del romanzo sono figure eccezionalmente solide, inserite senza sbavature all’interno del contesto napoletano da cui sono tratte dall’autrice. Sono i protagonisti di scene reali, fatte di strada, di grida, di pane e di meraviglia. Come Costanzo o’ Scartellato o Maria a’ Putecara, vecchi che un tempo se la intendevano e che adesso, proprio in mezzo a quei vicoli storti e a quelle vite spezzate misteriosamente, diventano l’emblema non solo di quella superstizione e divinazione odiata ed amata allo stesso tempo, ma soprattutto della possibile e tanto agognata soluzione.
E’ proprio nei segreti delle loro vite apparentemente indicibili, legate al culto dei morti e al superamento dei confini della religione stessa e della fede per scontrarsi con altre credenze e macchinazioni, che si nasconde il vero significato di tutta quella apparente e sconclusionata magia.

Un’atmosfera densa di fumo, di candele, di preghiere rivolte dalla parte sbagliata incarnate da una donna sinuosa e sensuale, una sirena scura, dal corpo di venere e lo sguardo di pantera: Agnese, la nipote di Costanzo, emblema di bellezza e tormento. Colei che incanterà in maniera irreversibile il commissario Lofrate conducendolo in un tunnel di perversione e di sesso, di scoperte e mistero. Una donna dal passato tormentato e torbido che cela tra le sue braccia un segreto troppo grande da poter essere anche soltanto pronunciato. E’ proprio nella sua figura di femmina battagliera, che l’autrice concentra tutta la bellezza e la maledizione della città di Napoli.
Essa è proprio come Agnese, bella da morire ma anche maledetta per quella stessa bellezza, magica e stregata, capace di incantare chiunque tenti di corteggiarla. Carlo ne è attratto ma è anche affranto da tale insidiosa meraviglia.

“E’ difficile spiegare ad una donna che l’altra donna è troppo tutta. Troppo sensuale, troppa curve, troppa carnalità, tutta offerta, tutta senza pudore, tutta senza richieste.”

Lofrate è stregato da quella presenza conturbante che non lo lascia respirare, che lo ha agguantato senza chiedere nulla in cambio, che lo ha preteso senza tirarsi indietro.
Agnese è la carnalità di Napoli, la bella città che si fa donna, femmina di sangue e possesso, figlia diretta dell’ossessione e del tormento. Tra le sue curve scorre il tragico della vita ma anche l’indemoniata passione di quel mondo oscuro che sembra essersi raccolto tutto nelle sue mani.

“Carlo seppe che non voleva e non poteva rinunciare ad Agnese. Qualsiasi cosa Adriana significasse per lui, svaniva davanti alla carne di quella donna. All’amazzone che cavalcava sesso e possesso dell’uomo.”

Tra i quartieri malfamati, le viuzze in cui perdersi, i palazzi antichi e leggendari, scopriamo una Napoli antica ed eterna piena di doni pronti per essere colti solo da chi è in grado di sentirli. Sentire i fantasmi che popolano la città di notte, come quello di Maria d’Avalos, in costante pena d’amore e di morte. Un luogo mistico e pieno di echi d’altrove, dove l’architettura diventa non solo simbolo di storie millenarie, ma diventa passaggio che intravediamo, per salire oltre il confine della nostra realtà e superare quello della porta del mito.

Napoli è tutta un mito, una leggenda, un canto che incanta ma che incute anche paura, è un luogo che non è stato mai completamente felice e come tale è pieno di sospesa malinconia. Un luogo di sangue, di battaglie, di cadaveri ma anche di sogni e speranze. E’ piena di contraddizioni e di scelte sbagliate, di risate e di infamie. Napoli non è una città, è un mondo, quello antico e quello moderno, un eterno scontro tra il popolo e la realtà. E’ negli androni dei suoi palazzi, nei quartieri storici, sulle scale che portano verso paradisi di cieli sconfinati che batte ancora il cuore della Storia.

Nel romanzo di Tina Cacciaglia, nel suo Vico Pensiero, nei suoi personaggi malinconici e solitari, nella bellezza della seduzione, dell’avvenenza e della maledizione, ci ho letto l’essenza stessa della città, ci ho letto nostalgia, sospiri, echi e lontananza. Non è una storia felice quella raccontata, non lo è neanche per l’epilogo, perché anche laddove tutto si risolve,  in essa rimane la traccia indelebile del passaggio dell’inspiegabile, così come tra le vene scure della città del mare si intravede ancora la sofferenza di un luogo troppo grande, troppo ferito e come tale inguaribile. Ma Napoli è anche e soprattutto questo, le vedi le sue cicatrici, puoi addirittura contarle, puoi stare a guardare le sue crepe, le sue discrepanze. E’ umana la città nelle parole dell’autrice, è capace di ammaliare ma non di distruggere, al limite siamo noi ad averla distrutta ma la sua anima è immortale, la sua anima ci aiuta a vivere.

                             


16 commenti:

  1. Davvero interessante!!!
    Metto in lista desideri. Mi piacciono libri del genere dove il reale e l'irreale si mescolano perchè quasi non c'è confine.
    Grazie della dritta

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    1. Mi fa davvero piacere che ti abbia interessato, Patricia. Felice se lo leggerai! ^^

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    2. E' già nella lista dei desideri dell'ibs... appena ho i soldini, visti che ho fatto una lista lunghetta.... :))))

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    3. Non parliamo di liste lunghe di libri da leggere... XD

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    4. Il problema è che io sono curiosa (forse anche tu, vero?) e leggendo certe recensioni la curiosità non può che aumentare....
      Mannaggia!!!!!!
      Ciaoooo

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    5. Certo che lo sono altrimenti non potrei leggere così tanto ed essere incuriosita da altrettanti libri che non so quando avrò il tempo di leggere *__* Quindi ti capisco perfettamente!
      A presto Patricia! :*

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  2. mi piacciono molto i libri noir, la trama di questo è avvincente!

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    1. Anche a me, soprattutto se scritti molo bene come questo! :-)

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  3. Bellissimo questo libro.... mi piace molto la trama....

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  4. chissà che non lo prenda da leggere durante le ferie :)

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  5. la trama mi ha affascinato, mi piacerebbe tanto leggerlo!

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  6. Bellissima recensione. Ho letto il libro e anch'io l'ho molto apprezzato.
    Angela Di Bartolo

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