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mercoledì 12 agosto 2015

La vera storia di Oscar Rafone di Enzo Iorio Recensione

Buon mercoledì cari lettori! Oggi vi propongo la recensione di un romanzo scritto da un autore esordiente, Enzo Iorio, intitolato La vera storia di Oscar Rafone. Un romanzo dalla scrittura scorrevole e delicata alla quale è facile affezionarsi per la chiarezza e la capacità “pulita” di rappresentare i sentimenti e le emozioni della vita del protagonista, un bambino alle prese con la propria crescita e le difficoltà esterne e della famiglia. Una lettura che fa riflettere, con importanti tematiche come quelle dei clandestini e del rapporto con il “diverso”.





Titolo: Enzo Iorio
Autore: La vera storia di Oscar Rafone
Editore: Selfpublishing
Pagine: 150
Genere: Romanzo
Prezzo: € 10,00
Ebook: € 2,99
Uscita: Febbraio 2015


Trama

Oscar ha tredici anni e una vita difficile. Ha perso la madre a sei anni, appena in tempo per affezionarsi a lei e alle storie che gli narrava la sera prima di dormire. Gli è rimasto il padre, un tipo violento e irascibile, che forse gli vuole bene ma non sa dimostrarlo… E poi arriva Zamina, una ragazza Rom di poco più grande, che gli cura le ferite e lo aiuta a guardarsi dentro. I due ragazzi, nascosti in una casa abbandonata, si divideranno una manciata di felicità…

Enzo Iorio: insegnante in scuole medie e superiori, ha maturato esperienze umane e professionali anche grazie a ragazzi con disabilità, in scuole serali per adulti e in corsi per detenuti. Vive e lavora a Ventimiglia.




La vera storia di Oscar Rafone è un romanzo delicato ma vibrante, di vita, di conoscenza, di esperienza, di maturazione. E’ una storia toccante, molto vicina alla nostra realtà, quotidiana e palpabile, resa tangibile dalla scrittura fluida e leggera dell’autore che s’immerge completamente nella vicenda, rendendola quasi un emblema di un particolare atteggiamento verso la vita, verso il mondo.

Oscar è il protagonista, un giovane adolescente che vive in una comunità a seguito della perdita della madre e del padre e a causa di una serie di disavventure che non solo trasformano completamente la sua vita ma segnano inesorabilmente tutto il suo percorso di crescita.

Il romanzo è un meta-romanzo, ci troviamo di fronte ad una storia che racconta se stessa. Al protagonista, che parla in prima persona, viene chiesto di scrivere la sua storia, e anche se lui si sente incapace ed inadatto a raccontare, l’amica Laura lo spinge inesorabilmente ad iniziare questo nuovo cammino all’interno della scrittura, ponendo intelligentemente l’accento sulla proprietà terapeutica del raccontarsi a piene mani e con lucidità  per accrescere la propria consapevolezza.

“Allora adesso scrivi la tua, una tra le tante. Col vantaggio che siccome non devi né venderla né vincere un concorso puoi farlo come ti pare e piace, con errori, banalità, volgarità. L’unico impegno che ti chiedo è di essere sincero.”

E Oscar lo sarà, fino in fondo, fino a mettere fuori anche il più recondito dei desideri sbagliati o le sue paure più nascoste, i sentimenti più importanti come l’odio e l’amore, il senso di amicizia e le emozioni predominanti come l’aggressività e la rabbia.
Un quadro a tutto tondo che emergerà lentamente, a scatti, grazie ai richiami temporali che l’autore abilmente mette in campo, asservendo perfettamente l’incastro narrativo alle sue intenzioni di scrittura. Questo comporta la conoscenza, da parte del lettore di chi è realmente questo giovane ragazzo che ha avuto una vita non facile, che si ritrova da solo a combattere contro i fantasmi del proprio passato e soprattutto a reagire con fermezza e decisione nei confronti delle conseguenze delle proprie azioni.

La passione dell’autore per i libri, essendo un docente di letteratura, traspare dall’amore che Oscar prova per la lettura, intensificato dal suo odio per la scuola e per l’impossibilità di imparare le materie che gli vengono imposte. Le sue sono scelte più libere, dettate esclusivamente dall’impegno e dall’istinto che lo conducono verso letture in grado di conquistarlo totalmente e di strapparlo alla quotidianità spesso troppo misera  e meschina della vita.

“Ogni volta che ritrovavo un buon libro, quello giusto, lo chiamavo, mi appassionavo talmente tanto che riuscivo a estraniarmi completamente, dimenticando perfino di mangiare o dormire.”

La vita adolescenziale di Oscar è  caratterizzata dall’assenza della madre, di cui serba dolcissimi e teneri ricordi e la presenza ossessiva e violenta del padre, che non esita fin troppo spesso a picchiarlo per tentare, a suo dire, di educarlo nel modo che ritiene più consono. Oscar vorrebbe avere una vita diversa, vorrebbe combinare meno guai, vorrebbe che gli altri non lo odiassero per quello che è: solo un casinista che non è in grado di avere un vero amico al suo fianco.

L’autore costruisce un personaggio-bambino completo, con le sue cicatrici, i suoi dissidi interiori dovuti sia ad una vita disastrata che ad un carattere molto particolare che lo portano ad assorbire con relativa e apparente calma tutto ciò che di altero e altro lo circonda.
Egli sembra subire le costanti minacce del padre senza poi in fondo reagire come ci si aspetterebbe, eppure all’esterno, tenta di vincolare quel senso di rabbia e di tensione costante verso chi lo circonda e gli ambienti che è solito frequentare come la scuola. Non a caso si è fatto bocciare due volte e tutti gli altri bambini fondamentalmente lo temono per i suoi atti sconclusionati ed improvvisi.

“Accelerai il passo senza voltarmi e uscii dal portone. Avevo gli occhi pieni di lacrime e la rabbia mi stava offuscando il cervello. Mi accorsi che per la tensione stavo stringendo la mazza talmente forte che mi faceva male la mano.”

Nessuno sembra capirlo e ancora più inquietante è che Oscar non si fida di nessuno, tranne di Zamina, una giovane zingara di qualche anno più grande di lui che lo aiuterà a risollevarsi psicologicamente e fisicamente quando toccherà il fondo. Un’amicizia molto particolare che coinvolge due identità agli antipodi, un uomo e un rom, che tentano, riuscendoci, di creare un legame che vada oltre i confini delle razze, dei pregiudizi e delle mistificazioni. Con lei Oscar conosce l’amore, i primi baci, le prime effusioni, si sente protetto e amato, finalmente accettato da quella parte di mondo che per legge e per condizione dovrebbe invece rifiutarlo. Il tema della diversità, dell’accoglienza, del relazionarsi con gli altri popoli, le altre etnie è molto forte e  l’autore non si esime dal mettere questa tematica al centro della sua storia, per coinvolgere ma soprattutto per far riflettere su cosa siamo e cosa vogliamo essere, per noi stessi e per gli altri.

I ricordi della madre che Oscar ama più di qualsiasi altra cosa, si confondono con l’odore e la pelle di Zaima, l’unica persona in grado di avvicinarlo e di farlo sentire a casa.

“Mi accorsi che non riuscivo a guardarla negli occhi. Erano di un verde bellissimo, mi ricordavano il mare al mattino presto quando andavo a pescare sulla scogliera della madonnina e avrei voluto guardarli a lungo, tuffarmi dentro, ma mi imbarazzava.”

E’ una storia raccontata in punta di piedi, senza scossoni, senza schiaffi. E’ un modo morbido ma profondamente sentito di esprimere una propria visione del mondo che non va ad intaccare quella altrui se non per arricchirla.
Si coglie l’attenzione dell’autore per una realtà che proprio di questi tempi assurge al centro della cronaca, il rapporto con lo straniero, con il clandestino, con il diverso. Sottilmente è chiaramente percepibile l’atteggiamento di chi scrive nel voler snaturare qualsiasi tipo di pregiudizio soprattutto riguardante la convivenza con queste persone che non devono e non possono essere peggiori di noi. In  realtà non lo sono.

“Ne dedussi, così direbbe il mio prof di scienze, che gli zingari non erano più cattivi di altra gente, anche se questa deduzione imparai presto a tenermela per me, dopo che una discussione con mio padre sull’argomento era finita a bottigliate.”

Sullo sfondo di una condizione familiare difficile e piena di contrasti e a contatto con una dimensione sociale ancora più straniante, l’autore dipinge con poche e sospese frasi la nascita di una qualche forma di sentimento, di amore, di affetto che somiglia anche se per poco, troppo poco, alla felicità. La dolcezza di Oscar, il senso di protezione e la forza di Zamina sono espressioni potenti e disarmanti, ti contagiano e ti abbracciano fino a commuoverti.

La storia è narrata semplicemente, ma questo non le impedisce di essere piena e colma di tutto ciò che della vita lascia il segno, sia nel bene che nel male. E’ uno spaccato serio e dolente, scherzoso e rabbioso, deciso e pacato di uno specchio di vita giovanile, un percorso di crescita e di abbandono per poi ritrovarsi laddove sembrava che tutto fosse perso.

Paradossalmente Oscar troverà rifugio proprio in quella casa abbandonata dove andava da bambino e che adesso è il rifugio di Zamina e metaforicamente riceverà ristoro e affetto proprio dal diverso, sfuggendo totalmente qualsiasi altra forma di convivenza con la società ufficiale.

Alcune immagini sono descritte così bene dall’autore da restare favorevolmente impresse, sussurrate e accompagnate da un linguaggio silenzioso ma pieno di premura, quasi egli non volesse sbagliare, per evitare di rivelare la propria presenza.
Ho riconosciuto la volontà di distaccarsi dalle forme comuni di pensiero, dagli atteggiamenti considerati vincenti, dalle guerriglie fatte di parole e scossoni, per respirare un’atmosfera diversa, di accettazione, di familiarità, di appartenenza. Un pensiero intelligente, connesso, delineato e tratteggiato con semplicità per dimostrare che l’esistenza può riservarci sorprese impensabili e che molto spesso ciò in cui crediamo è solo ciò in cui ci fanno credere, rivelandosi tristemente falso.

La forza di volontà di Oscar è un insegnamento, ma più di questo c’è il desiderio di raccontare qualcosa che permetta di acquisire una visione diversa di ciò che ci circonda. Il legame che lo unisce a Zamina oltre ad avere valore in sé, contribuisce a dettare una maniera differente di guardare il mondo, con occhi più puri e più sinceri.

L’invito nascosto dell’autore, quello che il lettore dovrebbe leggere tra le righe, sembra essere quello di guardare e soprattutto guardarsi dentro. Un invito alla lettura della propria anima, del proprio essere, perché questo è l’effetto che la storia di Oscar ha provocato dentro di me.

La scrittura di Enzo Iorio è delicatamente sincera, pulita, quasi inerme di fronte alla barbara realtà contro la quale fin troppo spesso dobbiamo combattere. Il suo tono, quello che mi fa piacere pensare di aver letto sotto la parvenza di ogni parola, anche di quella più semplice, è quello di un padre premuroso che cerca di accompagnare suo figlio senza farsi notare, che non lo perde d’occhio, che lo assiste. Un tono caldo, paterno, premuroso, affettuoso. Sembra indifesa la sua storia eppure è forte come una vittoria. E’ proprio quella sincerità a renderla speciale, flessuosa ma reale. Vera e non insipida ma con un sapore forte che sa di vita.


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