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domenica 21 febbraio 2016

Va dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro Libro + Film Recensione!

Buona domenica cari lettori! Oggi un post molto speciale nel quale la nostra Federica ci racconta Va dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro sia dal punto di vista del libro che del film! Quindi questa è una vera  e propria recensione doppia che vi permetterà di conoscere questa meravigliosa storia attraverso le sue impressioni!




Titolo: Va dove ti porta il cuore
Autore: Susanna Tamaro
Editore: Bompiani
Genere: Romanzo 
Pagine: 185
Prezzo: € 11,00


TRAMA


Uno dei più straordinari casi letterari degli anni Novanta, che ha emozionato lettrici e lettori di ogni età, con una storia forte e umanissima in forma di lunga lettera che una donna anziana scrive alla giovane nipote lontana. Olga è nell’età in cui si fanno bilanci. Malata, sente il bisogno di raccontarsi, di ripercorrere la sua giovinezza, il suo matrimonio infelice e le vicende che hanno condotto sua figlia Ilaria a una morte precoce. Ha così inizio la sua lunga confessione alla nipote. E nel gesto della scrittura, pacata ma allo stesso tempo intensa e commovente, Olga ritrova finalmente il senso della propria esistenza e della propria identità.




Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti. E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va’ dove lui ti porta. 

Questo passo lo troviamo alla fine del libro. Nel caso qualcuno si stia chiedendo che cosa mi abbia spinto a inserirlo all’inizio della recensione … Perché per me non è importante – di più – che chiunque stia leggendo quello che sto per scrivere, sappia che non ci troviamo davanti a un libro ma AL LIBRO, al libro che alla sottoscritta le ha cambiato la vita, ma prima ancora di aprirlo e leggerlo. So che può suonare pazzesca o insensata la cosa, e lo capisco visto che viene naturale domandarsi come possa succedere se non lo hai ancora letto un libro. Ma credo che a volte sia sufficiente leggere le righe della trama, no? Io mi sono ritrovata a pensare che questa storia, in un modo che ancora non potevo conoscere, sarebbe stata come uno specchio. Lo specchio che il gesto della scrittura ti mette davanti senza che te ne renda conto. E così è stato. Fin dalla prima pagina la sensazione che mi trovassi davanti a uno specchio reale e che riuscissi a vedere me bambina e come quella bambina diventò ragazzina e poi una giovane donna adulta anche se della falsità e dell’ipocrisia che regnava sovrana nel mondo degli adulti che aveva intorno in lei non ve ne era neanche l’ombra, non mi ha mai abbandonato. Mai. 

Questa donna incredibile, Susanna Tamaro, spuntata all’improvviso dal nulla (nella mia vita, intendo) come un regalo che non mi sarei mai aspettata di ricevere, ha bussato con gentilezza alla porta del mio cuore ed è diventata parte dei miei pensieri, del sangue che mi scorreva nelle vene, è come se mi avesse messo su un palmo di mano l’opportunità di andare oltre, oltre al vuoto delle parole vuote e prive di significato che le persone lasciavano dietro di sé come una scia indelebile, di vedere cosa si celasse dietro a quegli occhi verdi dall’aria sempre triste e timida che ricorda quella di un cerbiatto costantemente impaurito che qualcuno più forte e più sicuro di sé lo aggredisca mangiandoselo poi vivo. 

Mi sto esprimendo al passato e non all’immediato presente perché, letto per la prima volta qualche anno fa, ho avuto bisogno di rileggermelo giusto nel momento in cui tutti non facevano che parlare di famiglia, di cene, di regali in quello che per me è il periodo più magico dell’anno, quello dove una madre, un padre, un fratello, una sorella, un fidanzato ti guardano pensando che in quel preciso istante non potrebbero guardare nessun altro che gli faccia provare tutto ciò che si prova quando guardi qualcuno a cui vuoi bene o che ami. E’ quel periodo speciale dell’anno dove tutti corrono come pazzi per affrettarsi a cercare dei regali da impacchettare all’ultimo momento e mettere sotto un albero e ovunque ti giri, vedi splendere tutto con mille luci … e questo libro, come una pozione magica, è riuscito a rendere un po’ più sfocata l’immagine – l’unica – che la sottoscritta aveva davanti, di fianco e dietro di sé. Queste pagine mi hanno abbracciato, mi hanno stritolato fino a soffocarmi, ricordandomi che io ero lì, stretta tra quelle forti braccia, e che quelle braccia, fatte di parole e non di carne e ossa, mi stavano abbracciando e stritolando come mai nessuno aveva fatto. Mi hanno detto che se spesso le parole possono ucciderti, possono anche farti rinascere ancora e ancora, e più forte di quanto sia mai stata, e quella sensazione remota di cui vi ho parlato poco fa non mi aveva ancora abbandonato. Anzi, rispetto alla prima, questa mi ha permesso di scavare, scavare e poi ancora scavare nella cavità più profonda di un cuore e di un’anima ridotta a pezzi, pezzi che a volte possono ricongiungersi l’uno all’altro soltanto grazie alle parole dei libri. E tutto questo poi mi ha spinto a farlo uscire, a non tenermelo più solo per me, perché come i libri stessi non si stancano mai di ripetermi, una gioia, un dolore acquistano più significato nel momento stesso in cui li condividi con qualcuno … con qualcuno che però abbia quel raro e prezioso dono di aver voglia e di sapere cosa significhi condividere una gioia, un dolore, e ascoltarti, e quel qualcuno, alla fine, arriva addirittura a ringraziarti prima che sia tu a farlo. Per aver pensato proprio a lui. 

Da qualche parte che non ricordo, non molto tempo fa ho letto un motto degli indiani d’America che diceva: “Prima di giudicare una persona cammina per tre lune nei suoi mocassini”. Mi è piaciuto talmente che per non dimenticarlo l’ho trascritto sul bloc-notes vicino al telefono. Viste dall’esterno molte vite sembrano sbagliate, irrazionali, pazze. Finché si sta fuori è facile fraintendere le persone, i loro rapporti. Soltanto da dentro, soltanto camminando tre lune con i loro mocassini si possono comprendere le motivazioni, i sentimenti, ciò che fa agire una persona in un modo piuttosto che in un altro. La comprensione nasce dall’umiltà non dall’orgoglio del sapere. Chissà se infilerai le mie pantofole dopo aver letto questa storia? Spero di sì, spero che ciabatterai a lungo da una stanza all’altra, che farai più volte il giro del giardino, dal noce al ciliegio, dal ciliegio alla rosa, dalla rosa a quegli antipatici pini neri in fondo al prato. Lo spero, non per elemosinare la tua pietà, né per avere un’assoluzione postuma, ma perché è necessario per te, per il tuo futuro. Capire da dove si viene, cosa c’è stato dietro di noi è il primo passo per poter andare avanti senza menzogne. Questa lettera avrei dovuto scriverla a tua madre, invece l’ho scritta a te. Se non l’avessi scritta per niente allora sì che la mia esistenza sarebbe stata davvero un fallimento. Fare errori è naturale, andarsene senza averli compresi vanifica il senso di una vita. Le cose che ci accadono non sono mai fini a se stesse, gratuite, ogni incontro, ogni piccolo evento racchiude in sé un significato, la comprensione di se stessi nasce dalla disponibilità ad accoglierli, dalla capacità in qualsiasi momento di cambiare direzione, lasciare la pelle vecchia come le lucertole al cambio di stagione.

Ecco, questa citazione io l’appiccicherei sul frigo di ogni casa. E qui penso che davvero non ci sia più nient’altro da aggiungere. Anche una sola parola in più da parte mia che non sono assolutamente nessuno, non potrebbe avvicinarsi neanche di una punta all’altezza, alla grandiosità e all’autenticità con la quale invece Susanna Tamaro riesce a esprimere in poche righe. E non basterebbe un frigo lungo e largo una parete per appiccicare le citazioni. Perché è IL LIBRO INTERO che io ci appiccicherei sopra per non dimenticare mai, neanche per un giorno, il significato e il valore di ogni singola parola che è stata scritta. Ma, dove lo possiamo trovare un frigo così???!! 

La storia di Olga che scrive questa lunga lettera in forma di diario alla nipote Marta partita per l’America comincia il 16 novembre 1992 e termina il 22 dicembre. 

A mio avviso, penso non esista un altro libro che possieda lo stesso identico straordinario potere di raccontare una vita intera in un così breve lasso di tempo e con una sensibilità, con un’intensità e un’umanità che non può lasciare indifferenti. Forse, e forse mi sbaglio, potrebbe perfino fare breccia nel cuore e nell’anima della persona più cinica, che ogni giorno cela dietro a delle maschere ciò che invece nessuna maschera al mondo potrà mai nascondere né cambiare, può sì coprirla ma non nascondere a se stessa. Soltanto che magari ci impiegherà un po’ – anche una vita intera, chissà – per comprendere che ciò che è, lo sarà per sempre. 

E la scrittura, come dice la trama, ha davvero quello speciale e impagabile quanto esemplare dono di far comprendere innanzitutto a te che scrivi e in un secondo momento a chi ti leggerà, ciò che sei, ciò che sei stato, ed è incredibile anche al solo pensiero che un gesto così semplice come prendere in mano una penna e scrivere su un quaderno ti faccia poi dire con una naturalezza che probabilmente a voce non avresti, tutto quello che invece riesci a dire, frase dopo frase e pagina dopo pagina vedi scorrere davanti a te la tua vita, le persone che ne hanno fatto parte, le tue colpe che hanno lasciato delle tracce indelebili e che, inevitabilmente, non potevano che cambiare il corso della tua vita e quella di chi ti stava intorno, che ti hanno poi spinto a prendere delle decisioni che forse, in un altro momento e in un’altra vita, non avresti preso o avresti ponderato prima di prenderle. 

Queste pagine sono come un viaggio alla scoperta di te stesso, come una voce-guida che non ti stanchi mai di ascoltare, anzi, vorresti sempre riavvolgerla indietro come si faceva una volta con un nastro quando volevi ascoltare la tua canzone preferita di cui non ne avevi mai abbastanza … perché capace di illustrare al mondo intero l’essenza dell’essere umano in sé e degli innumerevoli doni che possiede ma che durante il suo percorso in questa cosa che chiamiamo vita, tiene costantemente a freno o segregati in qualche angolino recondito della mente, o peggio del cuore, come se temesse di scoprire cosa lo aspetti se li lasciasse venire fuori una volta girato l’angolo. E’ un libro da leggere, e rileggere, perché no, anche a voce alta. E diventare come un’estensione del comodino!!!



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A cura di Federica


Dalle pagine memorabili del libro quali esse sono, con una produzione Italo-Franco-Tedesca con regia di Cristina Comencini, questa storia vede la luce anche sul grande schermo nel 1996 grazie alle incredibili interpretazioni di Virna Lisi, Margherita Buy, Galatea Ranzi, Valentina Chico, Massimo Ghini e Tchéky Karyo. 

Credo di non riuscire a trovare le parole più appropriate per dire quanto mi sia piaciuto questo film che non mi stanco mai di vedere. Ma se il libro ormai fa parte di te, come potresti mai stancarti anche del film? Troviamo Olga che viene a mancare nel giardino di casa sua a Trieste, sotto la pioggia e sotto lo sguardo di Buck, lo sguardo più dolce, più tenero che abbia mai visto davanti a una persona che è stesa per terra inerme, ormai priva di vita, che non lascia più il suo fianco, ma penso che un essere umano non potrebbe mai guardare un altro essere umano come invece fa un cane fedele con un essere umano e che sia proprio lui a consegnare tra le mani di Marta, rientrata dal suo soggiorno in America, il famoso diario della nonna. Che, senza mai riuscire a metterlo giù e con la presenza costante di Buck, si immerge tra quelle pagine ripercorrendo attraverso una pellicola cinematografica dentro l’altra, la storia che prende vita dalla sua infanzia alla sua adolescenza resa più complicata dal bisogno di parlare non corrisposto fino alla partenza … e tra i frammenti di ricordi tra passato e presente, Marta finalmente viene a conoscenza del rapporto “impossibile” che c’era tra sua madre e sua nonna che la nonna stessa definisce invece come “rapporto mancato”, confessando anche che “Tutti dicono di amare i figli ma non è vero.” 

“Per raccontare una storia bisogna partire dall’inizio.”, dice Olga come voce narrante, e dall’infanzia – momento nel quale fa il suo ingresso nell’età adulta – rivela alla giovane nipote come l’apparenza e il suo matrimonio infelice con Augusto altro non era che la brutta copia di tutti gli altri matrimoni, ossia “dei piccoli inferni domestici”, ma di come poi il destino, come un raggio di sole in una grigia giornata di pioggia, ti regali il piacere di scoprire cosa sia l’amore vero e il riscoprire te stessa donna e non una moglie infelice vedendo riflesso negli occhi di un altro uomo – sposato anche lui – la dolcezza e la tenerezza e l’intesa perfetta che si instaura tra due persone a cui sembra di conoscersi da una vita ma che nel momento in cui uno dei due muore e un’altra vita viene alla luce come spesso succede anche nella realtà, tu senta morire quella parte di te stessa anche se continui a respirare … 

Ma il fatto che una madre trovi il coraggio di confessare a sua figlia un segreto che aveva tenuto custodito gelosamente nel suo cuore per una vita intera è quello che più amo di questa storia, perché credo che soltanto dicendo la verità si possa uscire da quella benedetta prigione dentro cui molti di noi si nascondono per cosa? Per proteggersi? Per proteggere chi dici di voler bene o peggio, amare? Per essere protagonisti o spettatori o come preferiamo definirci, di una vita costruita sull’apparenza, sulle menzogne, sull’essere ipocriti convinti e straconvinti che chi invece trovi il coraggio di spogliarsi e mostrarsi per ciò che è in realtà sia peccare di arroganza e etichettare come “diverso”, “cambiato” o addirittura “pazzo” mettendolo alla gogna? 

Solo per questo, anche se mi mettessi a ringraziare Susanna Tamaro da qui al resto della mia vita, so che non sarebbe ancora abbastanza. Non potrebbe esserlo mai. E personalmente trovo sia a dir poco stupenda la scena finale dove Olga-bambina sorride a Olga-nonna. E’ come se l’innocenza del suo essere bambina che le era stata rubata con una menzogna per l’appunto, gliel’avesse restituita il suo essere donna sì anziana e sì malata ma per la prima volta nella sua vita, finalmente libera, libera di essere se stessa.


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3 commenti:

  1. In aggiunta a tutto questo che mi è sgorgato dal cuore come un fiume in piena, ci terrei davvero moltissimo a spendere altre due parole.
    Mi sono dovuta prendere del tempo per riuscire a capacitarmi che questo fiume in piena si sia arginato tra le pagine di questo blog ma credo mi ci vorrà dell'altro tempo per rendermene conto.
    Questo è quello che succede quando un libro e l'incredibile non solo autrice ma persona meravigliosa quale è, entra nella tua vita ... e te la cambia per sempre.
    GRAZIE a Susanna Tamaro ho trovato una cosa che cercavo disperatamente da una vita: la forza e il coraggio, okay, sono due cose. Due cose che non potrebbero non andare a braccetto e che mi stanno sorreggendo come mai mi era successo dando voce a quella voce che finalmente mi sono messa ad ascoltare ... me stessa.
    Ed è quello che ognuno di noi dovrebbe fare per sentirsi libero, libero da tutto ciò che di finto abbiamo intorno.

    Un GRAZIE che non finisce più ad Antonietta Mirra.
    C'è chi la conosce solo attraverso le sue splendide recensioni. E ci mette il cuore e l'anima regalandoci, ogni volta, un pezzetto di sé. Io ho avuto la fortuna sfacciata di conoscere qualche pezzetto in più, e posso solo dirvi che è una delle persone più belle e più vere e più tutto che potevo mai conoscere.
    Questo a dimostrazione del fatto che i libri, chi li scrive e chi è Amica dei libri, te la cambiano davvero la vita.

    Federica

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    1. Cara Federica, sono io che ringrazio te, come sai, per la tua presenza e per il tuo calore. Per tutte le emozioni e i sentimenti che riesci a trasmettere e a rendere palpabili e vivi e a farli sentire a chi legge. La tua sensibilità è forte e profonda ed è giusto che libri come questo ti tocchino il cuore come accade sono alle persone più buone e gentili come te. Come già ti dissi a suo tempo, questo luogo, a metà tra la realtà e il sogno, essendo comunque virtuale, raccoglie le anime dei libri e se ne prende cura, o almeno è quello che spero di fare. E tu, con la tua delicatezza e dolcezza lo fai con passione e profondità ed io non posso che essere felice, anzi di più! <3<3<3

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    2. E allora siamo in due!!!
      <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

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