Buon venerdì! Una lettura interessante e
profonda, estremamente attuale, dedicata all’evento tragico del 3 Ottobre 2013,
dove a Lampedusa morirono 400 persone. Brunella
Giovannini
con il suo Un volo di farfalle, ci racconta in modo delicato e rispettoso, con
grande sensibilità e partecipazione, la storia di Omar e Raja e quelle dei loro
figli unita ad altre vite con le quali si incrociano, in una lotta infinita
contro il mare verso la speranza.
Titolo: Un volo di farfalle
Autore: Brunella Giovannini
Editore: Leucotea
Editore: Leucotea
Genere: Narrativa
Pagine: 94
Uscita: Gennaio 2015
Pagine: 94
Uscita: Gennaio 2015
Prezzo: € 11,90
TRAMA
Sullo
sfondo di eventi quali una sparatoria tra malavitosi e il drammatico naufragio
di Lampedusa dell'ottobre 2013, ha inizio l'amicizia tra Anna Paola e Aisha il
cui incontro sembra essere già stato scritto. Entrambe ricoverate nell'ospedale
di Agrigento, e sottoposte a complicati interventi chirurgici, finiscono in
coma e il loro primo incontro avviene in un'altra dimensione. Aisha viene messa
a conoscenza dell'esistenza di una cassa, sepolta nel giardino della casa di
Damasco, contenente un antico manoscritto lasciato in custodia secoli addietro
da un antenato, prima di intraprendere un viaggio dal quale non fece mai
ritorno. Anche i nonni di Anna Paola possiedono un libro antico scritto da un lontano
avo di origini straniere... In ospedale viene ricoverata un'altra paziente: una
bimba di colore figlia di un militare. Si forma un trio molto affiatato e la
religione diversa o il colore della pelle sono dettagli privi di importanza
mentre invece emergono valori quali l'accoglienza, la solidarietà e l'amicizia.
Un volo di farfalle è un
romanzo delicato ed intenso ma anche dannatamente reale, capace di graffiare
gli occhi e il cuore per la sua capacità di permettere all’immaginazione di
vedere e di sentire la tragedia che fa da sfondo all’immenso racconto di strazio
ed anima che l’autrice ha voluto regalare ai lettori di questa storia.
Brunella Giovannini
scrive poesie ed è proprio da una poesia, dedicata a Nadir, di cui tutti
conosciamo la storia e il suo triste epilogo, che nasce questo breve romanzo,
dal sapore del mare e purtroppo della morte. Perché la grandezza di un autore è anche
quella di dare voce alla realtà, di realizzarla in modo inequivocabile anche se
spesso può voler dire un approccio impietoso e a volte selvaggio ma non per
questo meno valoroso.
La storia di Omar e sua moglie Raja, insieme ai figli Nadir
e Aisha, profughi che abbandonano la Siria nel giorno del loro anniversario
di matrimonio, che hanno le tasche piene di sogni futuri e nella testa un
percorso preciso da compiere che dal loro paese li condurrà in Germania,
passando per l’Italia. Per Lampedusa, appunto. Una terra di mare e di lacrime
salate. Una terra di strazio senza nome perché sciagure simili non possono
essere chiamate in nessun modo, soltanto ricordate.
Raja aveva sostenuto moralmente Omar che non riusciva ad accettare la tragedia. Perdere all'improvviso entrambi i genitori a causa di un attentato, significava scoprire che tra la gente qualcuno osava sacrificare altrui vite umane per il proprio credo, e per lui era inammissibile.
Un viaggio difficile che
parte da una terra bombardata, dilaniata, ferita dalla guerra e dall’odio,
dalla rabbia e dall’assenza di rispetto umano. Una fuga comune a tanti, una
fuga che li conduce nella nostra Italia attraverso un gommone di fortuna, nelle
mani di uomini miserabili capaci di approfittarsi soltanto della disperazione e
della miseria di un popolo che affoga.
Quel mare cristallino,
simbolo di libertà, di pace e di quella che dovrebbe essere la fratellanza si
trasforma in un assolo di morte e di negazione. Omar è perduto insieme a Nadir,
mentre a salvarsi sono soltanto Raja e la piccola Aisha che finisce in ospedale
ad Agrigento in una situazione molto critica.
Ed è qui, con
coraggio e speranza, che l’autrice inizia il suo racconto più dolce ma anche più
veritiero, caldo e caloroso, morbido e rispettoso nei confronti di tutta l’umanità,
soprattutto dello straniero. Nell’ospedale Raja incontrerà Marina, madre di
Anna Paola, una bambina in fin di vita perché colpita da una raffica di
proiettili lanciati a caso durante una sparatoria e allora ecco che le vite di
queste quattro persone si incrociano in modo miracoloso e disarmante. Ma non
solo nella realtà e in ciò che è praticamente visibile ma soprattutto in un’altra
dimensione che le due bambine stringeranno amicizia per poi ritrovarsi ancora
più unite nella realtà.
I loro sguardi complici sfociano in una gaia risata quando davanti alla finestra socchiusa, vedono volteggiare alcune farfalle variopinte. Oggi, saranno dimesse e il lungo periodo trascorso qui, con il tempo, andrà a fare parte dei ricordi.
Nel racconto di Brunella
Giovannini, c’è lo sguardo risoluto e franco dello sbarco dei profughi avvenuto
il 3 Ottobre del 2013 dove morirono più di 400 anime. La storia è storia e l’autrice
la riporta aggiungendo al racconto reale e drammatico, la delicatezza e la
scorrevolezza del suo stile, sempre sul punto di pronunciare le parole, per non
gridarle mai.
Nonostante la storia si
rassereni lentamente e concentri la propria attenzione principalmente sui
grandi valori come l’amicizia, l’affetto, l’amore, il rispetto e i legami
familiari, permane per tutta la lettura un senso di nostalgia, di mancanza, di
forte perdita dovuto anche alla presenza di quell’altra dimensione, quasi un
sogno incantato, una magia mistica, nella quale Aisha e Anna Paola incontrano
Omar e Nadir, ormai morti.
Aisha aveva la testa completamente fasciata ed era collegata alle macchine che monitoravano le funzioni vitali. I capelli biondi di Anna Paola, incorniciavano il viso di un pallore terreo, e dal suo torace partivano i cavi che si collegavano ai monitor. Sarebbe stata una lunga notte, e le due madri cercavano di farsi forza a vicenda. Marina raccontò il fatto accaduto a sua figlia e a sua volta, domandò alla donna che aveva accanto come si era ferita la sua bambina.
L’amicizia delle due
bambine si rafforza con l’arrivo di Greta, una bimba africana che ha problemi
psicologici ed è anch’ella ricoverata nello stesso ospedale. Un’unione che
diventa un simbolo e perché no, persino un omaggio alla solidarietà umana, una
solidarietà nella quale emerge in modo prorompente la femminilità delle
protagoniste, mamme, figlie e zie che si uniscono per combattere l’indifferenza
ed il dolore.
Una storia intelligente,
per nulla scontata anche se l’argomento è di estrema attualità e dunque la
vicenda narrata poteva cadere facilmente nel banale, producendo l’effetto
contrario. Eppure l’autrice, dotata di sentimenti e di sensibilità, connota la
sua scrittura in modo leggero e mai offensivo, come un dono o un augurio forse,
che la storia di queste donne e uomini e dei loro figli possa essere monito per
ciò che deve essere il futuro, il futuro di tutti, fuori e dentro quei barconi.
Pensa come è difficile dare una spiegazione logica alle cose: forse da qualche parte era già stabilito che persone che hanno in comune qualcosa a loro insaputa, si sarebbero incontrate in modo fortuito per ricollegare gli anelli di una catena che in fondo non si è mai spezzata.
La poesia dedicata al
piccolo Nadir raccoglie alla perfezione l’atmosfera emotiva del libro. E’ come
se la sintetizzasse in pochi versi e ne mettesse alla luce tutta la verità e la
potenza emozionale. E’ impossibile restare indifferenti di fronte a queste
tragedie che ci riguardano tutti se ci riteniamo esseri umani.
E’ l’umanità, il
senso profondo che questa parola dovrebbe evocare,
ad essere chiamata in causa. Voi la sentite? Sentite nel vostro cuore la
sofferenza di quella scena? Ma quanto profondamente vi incide? Uno sguardo
soltanto e poi via, oppure c’è qualcosa che resta scheggiato nel vostro animo?
Vi consiglio di leggere questo libro se volete trovare una risposta a questa
domanda, se volete sentire quanto la vostra umanità e solidarietà sia forte e
presente e soprattutto disposta a sentire così a fondo, anche da fare male, il
dolore altrui e poi raccontarlo a modo proprio attraverso una poesia o una storia
come questa.
Il senso di umanità è anche questo: sentire e regalare una
visione, un qualcosa che abbia il sapore della speranza e della rinascita ad un
popolo che non ha alcuna colpa. E farlo
nel modo più rispettoso possibile, donando un pezzo di noi.
Una recensione emozionante per un libro che penso sia davvero bello.
RispondiEliminaE' così, ti consiglio di leggerlo, davvero.
EliminaEmozioni, emozioni, emozioni ...
RispondiEliminaDa ogni singola parola della tua penna, è quello che esce e ti travolge e sì, sono rimasta anche scheggiata, tuttavia penso che seppur nel dolore più lacerante, sia un vero miracolo l'amicizia, quel sentimento sincero e autentico che a volte supera anche l'amore.
Grazie per questa recensione stupenda <3 <3 <3
La penso esattamente come te, Federica e non avevo dubbi sul tuo rimanere scheggiata. Un po' ormai ti conosco e so della tua dolcezza e sensibilità, quindi questa storia non poteva non colpirti come ha colpito me. Un abbraccio! <3
EliminaUn argomento insolito ed interessante, da come lo descrivi immagino non sia preda di banalità o superficialità in cui è facile cadere.
RispondiEliminaE' una lettura che dovrebbero fare tutti, proprio per riflettere sul concetto di umanità, di rispetto e di solidarietà.
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