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venerdì 19 febbraio 2016

Un volo di farfalle di Brunella Giovannini Recensione

Buon venerdì! Una lettura interessante e profonda, estremamente attuale, dedicata all’evento tragico del 3 Ottobre 2013, dove a Lampedusa morirono 400 persone. Brunella Giovannini con il suo Un volo di farfalle, ci racconta in modo delicato e rispettoso, con grande sensibilità e partecipazione, la storia di Omar e Raja e quelle dei loro figli unita ad altre vite con le quali si incrociano, in una lotta infinita contro il mare verso la speranza.



Titolo: Un volo di farfalle
Autore: Brunella Giovannini
Editore: Leucotea
Genere: Narrativa
Pagine: 94
Uscita: Gennaio 2015
Prezzo: € 11,90


TRAMA


Sullo sfondo di eventi quali una sparatoria tra malavitosi e il drammatico naufragio di Lampedusa dell'ottobre 2013, ha inizio l'amicizia tra Anna Paola e Aisha il cui incontro sembra essere già stato scritto. Entrambe ricoverate nell'ospedale di Agrigento, e sottoposte a complicati interventi chirurgici, finiscono in coma e il loro primo incontro avviene in un'altra dimensione. Aisha viene messa a conoscenza dell'esistenza di una cassa, sepolta nel giardino della casa di Damasco, contenente un antico manoscritto lasciato in custodia secoli addietro da un antenato, prima di intraprendere un viaggio dal quale non fece mai ritorno. Anche i nonni di Anna Paola possiedono un libro antico scritto da un lontano avo di origini straniere... In ospedale viene ricoverata un'altra paziente: una bimba di colore figlia di un militare. Si forma un trio molto affiatato e la religione diversa o il colore della pelle sono dettagli privi di importanza mentre invece emergono valori quali l'accoglienza, la solidarietà e l'amicizia.





Un volo di farfalle è un romanzo delicato ed intenso ma anche dannatamente reale, capace di graffiare gli occhi e il cuore per la sua capacità di permettere all’immaginazione di vedere e di sentire la tragedia che fa da sfondo all’immenso racconto di strazio ed anima che l’autrice ha voluto regalare ai lettori di questa storia.

Brunella Giovannini scrive poesie ed è proprio da una poesia, dedicata a Nadir, di cui tutti conosciamo la storia e il suo triste epilogo, che nasce questo breve romanzo, dal sapore del mare e purtroppo della morte.  Perché la grandezza di un autore è anche quella di dare voce alla realtà, di realizzarla in modo inequivocabile anche se spesso può voler dire un approccio impietoso e a volte selvaggio ma non per questo meno valoroso.

La storia di Omar e sua moglie Raja, insieme ai figli Nadir e Aisha, profughi che abbandonano la Siria nel giorno del loro anniversario di matrimonio, che hanno le tasche piene di sogni futuri e nella testa un percorso preciso da compiere che dal loro paese li condurrà in Germania, passando per l’Italia. Per Lampedusa, appunto. Una terra di mare e di lacrime salate. Una terra di strazio senza nome perché sciagure simili non possono essere chiamate in nessun modo, soltanto ricordate.

Raja aveva sostenuto moralmente  Omar  che non riusciva ad accettare la tragedia. Perdere all'improvviso entrambi i genitori a causa di un attentato, significava scoprire che tra la gente qualcuno osava sacrificare altrui vite umane per il proprio credo, e per lui era inammissibile.

Un viaggio difficile che parte da una terra bombardata, dilaniata, ferita dalla guerra e dall’odio, dalla rabbia e dall’assenza di rispetto umano. Una fuga comune a tanti, una fuga che li conduce nella nostra Italia attraverso un gommone di fortuna, nelle mani di uomini miserabili capaci di approfittarsi soltanto della disperazione e della miseria di un popolo che affoga.

Quel mare cristallino, simbolo di libertà, di pace e di quella che dovrebbe essere la fratellanza si trasforma in un assolo di morte e di negazione. Omar è perduto insieme a Nadir, mentre a salvarsi sono soltanto Raja e la piccola Aisha che finisce in ospedale ad Agrigento in una situazione molto critica.

Ed è qui, con coraggio e speranza, che l’autrice inizia il suo racconto più dolce ma anche più veritiero, caldo e caloroso, morbido e rispettoso nei confronti di tutta l’umanità, soprattutto dello straniero. Nell’ospedale Raja incontrerà Marina, madre di Anna Paola, una bambina in fin di vita perché colpita da una raffica di proiettili lanciati a caso durante una sparatoria e allora ecco che le vite di queste quattro persone si incrociano in modo miracoloso e disarmante. Ma non solo nella realtà e in ciò che è praticamente visibile ma soprattutto in un’altra dimensione che le due bambine stringeranno amicizia per poi ritrovarsi ancora più unite nella realtà.

I loro  sguardi complici sfociano  in una gaia  risata  quando davanti alla finestra socchiusa, vedono volteggiare alcune farfalle variopinte.  Oggi, saranno  dimesse  e il lungo  periodo trascorso  qui, con il tempo, andrà a fare parte dei ricordi.

Nel racconto di Brunella Giovannini, c’è lo sguardo risoluto e franco dello sbarco dei profughi avvenuto il 3 Ottobre del 2013 dove morirono più di 400 anime. La storia è storia e l’autrice la riporta aggiungendo al racconto reale e drammatico, la delicatezza e la scorrevolezza del suo stile, sempre sul punto di pronunciare le parole, per non gridarle mai.

Nonostante la storia si rassereni lentamente e concentri la propria attenzione principalmente sui grandi valori come l’amicizia, l’affetto, l’amore, il rispetto e i legami familiari, permane per tutta la lettura un senso di nostalgia, di mancanza, di forte perdita dovuto anche alla presenza di quell’altra dimensione, quasi un sogno incantato, una magia mistica, nella quale Aisha e Anna Paola incontrano Omar e Nadir, ormai morti.

Aisha aveva la testa completamente fasciata ed era collegata alle macchine che monitoravano le funzioni vitali.  I capelli biondi di Anna  Paola, incorniciavano il viso di un pallore terreo,  e dal suo torace partivano i cavi che si collegavano ai monitor.  Sarebbe stata una lunga notte, e le due madri  cercavano di farsi forza   a vicenda. Marina raccontò  il fatto accaduto a sua figlia e a sua volta, domandò alla donna che aveva accanto come si era  ferita la sua bambina.

L’amicizia delle due bambine si rafforza con l’arrivo di Greta, una bimba africana che ha problemi psicologici ed è anch’ella ricoverata nello stesso ospedale. Un’unione che diventa un simbolo e perché no, persino un omaggio alla solidarietà umana, una solidarietà nella quale emerge in modo prorompente la femminilità delle protagoniste, mamme, figlie e zie che si uniscono per combattere l’indifferenza ed il dolore.

Una storia intelligente, per nulla scontata anche se l’argomento è di estrema attualità e dunque la vicenda narrata poteva cadere facilmente nel banale, producendo l’effetto contrario. Eppure l’autrice, dotata di sentimenti e di sensibilità, connota la sua scrittura in modo leggero e mai offensivo, come un dono o un augurio forse, che la storia di queste donne e uomini e dei loro figli possa essere monito per ciò che deve essere il futuro, il futuro di tutti, fuori e dentro quei barconi.

Pensa come è difficile dare una spiegazione logica alle cose:  forse da qualche parte era già stabilito che  persone che hanno in comune qualcosa a loro insaputa, si sarebbero incontrate in modo fortuito per  ricollegare gli anelli di una catena che in fondo non si è mai spezzata.

La poesia dedicata al piccolo Nadir raccoglie alla perfezione l’atmosfera emotiva del libro. E’ come se la sintetizzasse in pochi versi e ne mettesse alla luce tutta la verità e la potenza emozionale. E’ impossibile restare indifferenti di fronte a queste tragedie che ci riguardano tutti se ci riteniamo esseri umani. 

E’ l’umanità, il senso profondo che questa parola dovrebbe  evocare,  ad essere chiamata in causa. Voi la sentite? Sentite nel vostro cuore la sofferenza di quella scena? Ma quanto profondamente vi incide? Uno sguardo soltanto e poi via, oppure c’è qualcosa che resta scheggiato nel vostro animo? 

Vi consiglio di leggere questo libro se volete trovare una risposta a questa domanda, se volete sentire quanto la vostra umanità e solidarietà sia forte e presente e soprattutto disposta a sentire così a fondo, anche da fare male, il dolore altrui e poi raccontarlo a modo proprio attraverso una poesia o una storia come questa. 

Il senso di umanità è anche questo: sentire e regalare una visione, un qualcosa che abbia il sapore della speranza e della rinascita ad un popolo che non ha alcuna colpa. E farlo  nel modo più rispettoso possibile, donando un pezzo di noi.



6 commenti:

  1. Una recensione emozionante per un libro che penso sia davvero bello.

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  2. Emozioni, emozioni, emozioni ...
    Da ogni singola parola della tua penna, è quello che esce e ti travolge e sì, sono rimasta anche scheggiata, tuttavia penso che seppur nel dolore più lacerante, sia un vero miracolo l'amicizia, quel sentimento sincero e autentico che a volte supera anche l'amore.
    Grazie per questa recensione stupenda <3 <3 <3

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    1. La penso esattamente come te, Federica e non avevo dubbi sul tuo rimanere scheggiata. Un po' ormai ti conosco e so della tua dolcezza e sensibilità, quindi questa storia non poteva non colpirti come ha colpito me. Un abbraccio! <3

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  3. Un argomento insolito ed interessante, da come lo descrivi immagino non sia preda di banalità o superficialità in cui è facile cadere.

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    1. E' una lettura che dovrebbero fare tutti, proprio per riflettere sul concetto di umanità, di rispetto e di solidarietà.

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