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mercoledì 10 febbraio 2016

Absolution di Caro Ramsay Recensione

Buon mercoledì! Ringrazio la Leone editore per questa splendida lettura in anteprima! Absolution di Caro Ramsay, in uscita domani, 11 Febbraio, è un thriller davvero perfetto! Una storia che non è solo un’indagine su una serie di omicidi e una caccia al serial killer ma è uno sprofondare a ritmo lento ed implacabile nell’interiorità di un personaggio davvero tormentato. Leggere è stato come vivere un sogno talmente avvolgente e reale, da sembrare vero. Un momento… sogno o incubo?



Titolo: Absolution
Autore: Caro Ramsay
Editore: Leone
Genere: Thriller
Pagine: 448
Uscita: Nuova edizione 2016
Prezzo: € 6,90


TRAMA


Uno spietato assassino, lascia dietro di sé un'impressionante scia di cadaveri lungo le strade di Glasgow. La complicatissima risoluzione del caso viene affidata ad Alan McAlpine, un uomo ombroso e intransigente, ma circondato da fedeli e bravi detective. Ma l'ispettore capo oltre che con l'assassino dovrà fare i conti anche con il suo passato, quando giovane recluta, nel 1984, ebbe l'incarico di sorvegliare una donna in coma, senza volto, vittima di un attacco con l'acido. Il tragico finale di quel suo primo incarico lo segnerà a vita. Da allora nel suo cuore alberga il desiderio di riscatto, e fermare il serial killer diventa il modo in cui raggiungere la catarsi e liberarsi per sempre dal senso di colpa.


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Absolution di Caro Ramsay, autrice scozzese acclamata molto per questo romanzo che è stato il suo esordio nel campo letterario, è una storia perfetta, una di quelle che quando chiudi il libro, non ne hai abbastanza. Si tratta di un thriller e già questo è un fattore che rende spesso difficile l’apprezzamento totalitario di una storia, perché è un genere difficile, in cui è complicato mantenere alta la tensione, la suspence, la curiosità del lettore e non ultima, la sorpresa, almeno nel finale.

L’autrice ha uno stile solido, che si quantifica in modo sostanziale e si concentra nella descrizione sia degli ambienti ed in particolare della città in cui è ambientato il libro: Glasgow, che appare oscura, sporca, piovigginosa, uno specchio perfetto per l’atmosfera estremamente inquietante che si inizia a respirare fin dall’inizio e che coinvolge già dalle prime battute.
Infatti non si è subito gettati nel momento attuale della vicenda ma nel passato, poiché la narrazione riguarda principalmente due momenti: il 1984 e il 2006 che corrisponde al presente.

Il protagonista, l’ispettore McAlpine, è chiamato ad indagare sulla morte di una serie di donne, uccise non solo in modo barbaro ma assolutamente strano ed inspiegabile. Vent’anni prima però, lo stesso ispettore, molto più giovane, aveva ricoperto un compito all’apparenza molto facile: sorvegliare una giovane donna olandese, resa incapace di vedere e di parlare per essere stata colpita dall’acido. 
Questa donna, di nome Anna, era incinta e dopo aver dato alla luce una bambina, decide di suicidarsi. Il rapporto che s’instaura tra il giovane McAlpine e la donna è sconcertante, quasi morboso, estremamente tormentato e oscuro. L’uomo, lentamente si lega a lei a tal punto che, nonostante i divieti che obbligano la donna a non poter toccare sua figlia, egli fa in modo di mettergliela vicino, mettendo così in serio pericolo il suo stesso lavoro.

Bianco. Nient’altro che bianco. Nessuna sensazione. Nessuna percezione. Solo bianco. Niente. Poi il respiro. Un respiro ritmico. Il flusso e riflusso della vita, ecco tutto. Dormiva.

Purtroppo però Anna si suicida e McAlpine non riesce a superare questa morte proprio perché vissuta in concomitanza anche di un altro evento drastico: la morte del fratello.

Una tragedia familiare che lo colpisce in prima persona e che affonda i suoi artigli rabbiosi ed inclementi nella sua coscienza. Li affonda  talmente in profondità che anche adesso, vent’anni dopo, l’uomo è tormentato da quei ricordi, affogato nella memoria di un passato che non aspetta altro per rifarsi vivo. L’occasione gli viene data proprio grazie a quella indagine che spinge McAlpine ad indagare su un insidioso Serial Killer che ha un modus operandi molto particolare e stranamente meticoloso, davanti al quale non ti puoi sbagliare: la crocifissione. Le donne trovate morte sono prima di tutto sventrate, poi lasciate morire dissanguate e alla fine crocifisse con le braccia aperte e le gambe incrociate, con le caviglie una sopra l’altra.

Rimasero lì in silenzio, le mani sui fianchi, ad ascoltare il battere della pioggia sulla finestra e a fissare Elizabeth Jane distesa sul pavimento come una bambina ostinata, esausta al termine di un capriccio.

McAlpine, insieme ai colleghi più giovani Anderson e Costello, indaga barcollando nel buio perché oltre al modo di uccidere del Serial Killer che lo rende inequivocabilmente il colpevole seriale di quegli strani omicidi, non esistono altre prove che possano condurre ad una persona reale e fisica da incriminare. Non mancano però i sospettati: primo fra tutti un giovane dal passato turbolento che conosce le vittime e si è già macchiato di violenza, e due preti che appartengono al rifugio Phoenix, un luogo dove l’accoglienza e l’aiuto dovrebbero regnare indisturbati. Anche le persone all’apparenza più innocenti sembrano avere qualcosa da nascondere e le stesse vittime, tutte giovani ragazze che sembrano inermi ed incolpevoli di fronte a tanta foga e malvagità gratuita, non sono così pure come si potrebbe pensare. Infatti tutte erano perfettamente coscienti della propria bellezza e femminilità e la usavano per ottenere ciò che volevano dalla vita.

I personaggi sono molteplici, così come le diverse situazioni che si vengono a creare e che non ti lasciano il tempo di fare congetture. Lo stile è meticoloso e preciso proprio come il modus operandi del serial killer. Una storia che si muove su dimensioni temporali diverse e che coinvolge molti aspetti, non solo quello tipicamente giallo. McAlpine è un personaggio dannato, inseguito dai suoi demoni che alla prima buona occasione emergono rischiando di mettere in pericolo tutta l’indagine. La sua vita è apparentemente tranquilla, ma nasconde numerose ferite e legami irrisolti di cui il peso si porta dietro soprattutto inconsapevolmente.

Ho apprezzato molto proprio questo aspetto. Absolution non è il solito thriller, è molto di più. E’ entrare completamente nella mente di una persona tormentata e distrutta da ciò che non riesce ad annientare, da tutto quel dolore e quella rabbia, un animo davvero maledetto dal tempo, di cui il tempo non sembra voler avere pietà.

Dopo la conversazione al pub con Anderson aveva capito che il fantasma di Anna si stava svegliando dal suo sonno ed era pronto a perseguitarlo. Ogni volta che andava nella centrale operativa si sentiva risucchiato in un tunnel alla fine del quale lo aspettava lei.

Non è solo una semplice caccia al serial killer ma è una lotta con la propria interiorità che ti permette di andare passo dopo passo sempre più a fondo e a sporcarti sempre più di nero insieme ai protagonisti. Mi sono spesso emozionata davanti ai ricordi e alle sensazioni di McAlpine, il suo vissuto è concreto, palpitante, sanguina ancora davanti a quei cadaveri di vite distrutte che sono fantasmi che continuamente lo richiamano all’interno di un tunnel senza speranza e senza luce.

L’ho sentito sprofondare sempre più a fondo  e non è stato facile continuare a leggere perché la paura mi ha preso e fatto sentire sulla pelle il timore di ciò che sarebbe potuto accadere, come fosse reale, ad un passo da me. L’autrice non ha scritto solo un bel thriller ma è riuscita a creare empatia, partecipazione, con i suoi personaggi rendendoli in quel momento unici e veri protagonisti di una storia che non ha punti deboli.

Il titolo mi ha affascinato sin da subito. Non voglio dirvi altro ma tutte quelle morti sono collegate non solo alla crocifissione ma anche al concetto di moralità, di ciò che è giusto e sbagliato e, appunto all’assoluzione, al perdono, ad una sorta di purificazione.

Le atmosfere sono malinconiche, disturbate, è come se per tutta la durata della lettura tu stessi sognando. Un sogno burrascoso, tormentato ma sempre molto intenso, dagli odori più disparati e dalle sensazioni a volte invitanti, altre scioccanti. Sono più di 400 pagine di romanzo che però scivolano via senza accorgertene perché non solo sei catturato, ma stai vivendo, come se fossi intrappolata in quel sogno. Qualcosa che ti fa dimenare, angosciare, ti tiene in ansia ma che ti fa sentire viva perché percepisci  che sta accadendo qualcosa e tu sei lì a guardarla.

La chiave di lettura di questa storia e che la rende così intensa e ammaliante, incutendo spesso terrore ma anche coinvolgimento, è l’aspetto torbido e sinistro che aleggia in tutto lo spazio narrativo. I personaggi si muovono ma alcuni di essi è come se fossero ombre, voci che ti sussurrano di cose sbagliate e di memorie sporcate. La stessa Anna, che tormenta McAlpine, finisce per tormentare anche noi. Lo avverti il tormento, non è solo fiction, sembra vero. Ne senti la forza e il potere, quello di trascinarti nel baratro, in quell’abisso che se continui a guardare, gli permetti di sfondarti dentro. Brividi per una lettura che ti lascia il segno.

3 commenti:

  1. Dio mio ... la tua recensione è come la pagina di un libro che ti avvolge e che ti travolge come un uragano senza che possa rendertene conto però!!
    <3 <3 <3

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