Eccoci con una nuova recensione dedicata
ad un Fantasy italianissimo
improntato sull’impero di Atlantide e ciò che della storia reale e della
leggenda abbiamo fino ad oggi. Lorenzo Camerini e
Andrea Gualchierotti creano un romanzo molto affascinante con un’interessante
base storica e un pizzico di alone fantasy che non guasta. Edito da Il Ciliegio, Gli
eredi di Atlantide, è un libro che consiglio a tutti e in particolar modo a chi ama questo genere, senza riserve.
Titolo: Gli eredi di Atlantide
Autore: Lorenzo Camerini e Andrea Gualchierotti
Editore: Il Ciliegio
Pagine: 400
Genere: Storico/Fantasy
Prezzo: € 16,15
Uscita: Gennaio 2015
TRAMA
L'Impero di Atlantide domina orgoglioso
le terre conosciute. Mai la gloria e la potenza della città dei cinque anelli
sono state così grandi. Eppure, il germe della corruzione si è annidato nella
grande isola. Il Re di Atlantide e il Concilio, sordi alle accorate suppliche
dell'anziano sacerdote del Tempio della Madre Primigenia, si rifiutano di
credere alla terribile profezia di morte scritta nelle stelle. Solo Adhon Ossyrian,
giovane Capitano delle Guardie di Palazzo, decide di ascoltare l'avvertimento
e, con un gruppo di eletti, abbandona l'isola prima del cataclisma. È l'inizio
di un incredibile e lungo viaggio verso Oriente, attraverso terre lontane e
sconosciute, in cerca di un luogo dove custodire il potente artefatto che gli
esuli recano con sé, in grado di gettare le basi per lo sviluppo di una nuova,
grande civiltà. Ma un vecchio nemico, che da anni cova la sua vendetta, segue
come una nemesi il cammino dei fuggiaschi... Il primo capitolo di una saga che
unisce il sapore della leggenda al fascino delle teorie dell'archeologia misteriosa, in un mondo intessuto di mito e storia.
La prima sensazione che ho avuto
leggendo le pagine iniziali de Gli eredi di
Atlantide è stato un senso di grandiosità, non solo per l’argomento
affrontato, che sfido chiunque a non considerare già di per sé estremamente
affascinante, ma anche per il linguaggio e lo stile utilizzato dai due autori
che ho ritenuto perfettamente all’altezza della storia narrata.
Atlantide è un mito, una leggenda, un impero
di cui davvero si sa poco o nulla. La sua attrazione per noi comuni mortali di
fronte a tale meraviglia è naturalmente rappresentata proprio da questo mistero
che ancora oggi ci impedisce di sapere se sia realmente esistito o meno e
soprattutto quale fosse la sua collocazione a livello geografico, dato non di
poca importanza. Camerini e Gualchierotti partono proprio da quel
pizzico di storia che ci è stata concessa, da quella che potrebbe essere una
plausibile verità, per dare ampio spazio alla loro creatività e fantasia
creando un romanzo convincente e assolutamente imponente proprio come la città
di Atlantide esige.
Voglio dire, per ambire a scrivere di tale potenza e
segretezza, di un contesto così leggendario e ampiamente sfruttato, era
necessario come minimo una padronanza storica esaustiva accompagnata,
naturalmente, da una sapienza esclusivamente descrittiva che qui dà piacevole
dimostrazione di sé.
Il linguaggio è scorrevole, pulito,
chiaro ma anche particolareggiato, in quanto esso ben si adatta agli stili e
alle argomentazioni antiche di cui diventa voce narrante.
Ogni singola frase ispira potenza e
rispetto. Le descrizioni della città sono spettacolari, vivide, storiche e
meravigliosamente intinte nell’atmosfera di quelle epoche tanto immaginarie
quanto reali.
“Poi il cielo assunse una tinta
cremisi, mentre i pianeti e le stelle, disposti in forme bizzarre e aliene,
brillavano sinistramente come occhi di lontani spiriti malevoli. E dall’alto
piovvero dardi infuocati, alcuni piccoli come aghi, altri grossi come i frutti
esotici delle lontane terre di Mur. Ovunque si schiantavano con rumore di
tuono, esplodevano con fragore, diffondendo intorno lapilli infuocati e un
odore acre, che portava le persone a una rapida fine per soffocamento, con le
mani alla gola e una smorfia di orrore dipinta sul volto. Infine la terra
stessa tremò, e si fendette, come percossa dal martello di un gigante adirato,
e la fiera Atlantide cadde come un castello di carte.”
Atlantide vive nel suo splendore con
il suo re Xeomenes e i rappresentanti del suo consiglio fino a quando il saggio
Alkmeones non prevede un’imminente
catastrofe giungere proprio dalle stelle che mette in allarme tutti ma non
abbastanza da convincere il sovrano e i più alti esponenti del consiglio che
alla fine decidono di liquidare quella triste e tragica profezia accusando il
vecchio saggio di follia. Solo Adhon,
uno dei guerrieri più forti di
Atlantide, crede al profeta perché è cresciuto accanto a lui e si fida
ciecamente delle sue parole, per questo non esita a partire insieme ai suoi
fedeli compagni e alla donna che ama, quando il vecchio gli intima di lasciare
quella terra prima che scoppi la catastrofe.
Ed è così che il guerriero e i suoi
compagni partono alla ricerca di una nuova terra dove ritornare a vivere,
essendo loro stessi gli eredi di Atlantide. Ma il viaggio che si prospetta per
loro non è così semplice soprattutto a causa della vendetta e dell’odio di un
uomo che li insegue, scampato insieme ad altri infidi esseri, alla catastrofe
ed in cerca dell’Occhio della Madre
Primigenia, uno scrigno di alto valore che il saggio ha consegnato ad Adhon
affinchè lo porti con sé nel viaggio.
“Ricorda che non sei solo
responsabile della vita dei membri della spedizione, ma sei anche l’erede di
Atlantide, da ora custode dell’Occhio della Grande Madre.”
Prendendo ispirazione dall’Odissea e
dall’Eneide, il viaggio è un topos letterario molto frequente soprattutto nella
sua rappresentazione metaforica che in questo caso incarna ancora di più la
volontà di una rinascita e di una sorta di salvezza di un’eredità grande e
potente come poteva essere quella di Atlantide.
“Si bisbigliava con timore della
crudeltà e dell’efferatezza di quel ragazzo, nascoste dietro la sua maschera di
impeccabile educazione.”
Le descrizioni dei personaggi sia
fisiche che caratteriali sono minuziose, puntigliose fin nei minimi dettagli,
mettendo in luce una preparazione non solo storica degli autori ma anche un’abilità
di scrittura necessaria per rendere fulgida la presenza di questi eroi che con
la loro storia rendono pregnante ed accattivante tutto il romanzo.
Intense e terrificanti le scene di
Atlantide che cade e sprofonda nelle acque. Mito, leggenda, storia, fantasia e
soprattutto amore per quella terra originaria e magica si fondono rendendo la
lettura un’impressionante immagine di potenza e sventura. Sconvolgenti gli
attimi che sibilano terrore, parlano direttamente alla mente di chi legge
imprimendosi per la loro forza naturale, incanto e misticismo dovuto ad una
condizione altisonante della natura stessa che s’impone sulla vita umana.
Una
vita umana, quella vissuta nell’impero di Atlantide, che viene descritta come
vittima di ignoranza, deterioramento, amoralità e prevaricazione, come se
fossero questi i motivi per i quali la città è destinata a perire distrutta
come per volontà delle divinità stanche della sua mancata avvedutezza e
corruzione. In realtà la verità consiste in qualcosa di assolutamente naturale
indipendente da qualsiasi tipo di fede e concezione spirituale.
“Gli ultimi giorni della Città dei
Cinque anelli si erano consumati nell’indolenza e nell’ignoranza della
catastrofe imminente. Solo quando i segni dei cieli in rivolta si erano ormai
palesati, e la gigantesca ombra scura di una stella aveva preso ad avvicinarsi
e ingrandirsi giorno dopo giorno, alcuni compresero. Pochi e inascoltati.
Adhon, mentre la visione continuava, capì che la partenza sua e dei suoi
compagni, era avvenuta proprio allo scadere dell’ultimo tempo utile.”
Adhon è un personaggio a tutto
tondo, un vero e proprio guerriero valoroso, che ama, che lotta e che protegge
tutto ciò che gli è stato affidato. Nonostante in più momenti, com’è giusto che
sia, sia attraversato da innumerevoli dubbi, la forza del suo carattere, il suo
carisma e la sua nobiltà d’animo lo rendono un capo valoroso e degno del suo
ruolo di guida.
“Le colonie esterne sono la nostra
meta, ora. Atlantide non è più, ma la sua stirpe rimane. Sii coraggioso,
ragazzo, sii forte. Sii degno della nostra terra scomparsa.”
Gli eredi di Atlantide è un romanzo
che ha il sapore dell’antico, non puoi non avvertirlo pagina dopo pagina,
improntato sul coraggio, la dignità ma anche l’inganno, il tradimento e la
vendetta. Tutti elementi che hanno un richiamo arcaico e che si collocano molto
bene all’interno di questo contesto che non ha nulla di meno di un romanzo
storico ben scritto e strutturato.
L’impronta fantasy è soltanto
accennata nonostante la sua presenza sia più che altro un’allusione, una sorta
di respiro sul collo che nei momenti centrali, avvertono i personaggi e anche chi legge. Un sogghigno
soprannaturale che mantiene, anche se soltanto sussurrato, il suo fascino
irrinunciabile.
C’è sacrificio e tortura, morte e
sangue, stragi e menzogne, complotti per giungere finalmente alla verità. Più
si legge e più ci si rende conto con sorpresa che alla base di tutto c’è l’amore,
una vendetta per amore e per il potere. Dunque sentimenti e potenza sono gli
elementi principali sui quali si basa tutta la storia e che la rendono un
continuo susseguirsi di eventi, di scontri, di scoperte che non lasciano un
attimo di respiro.
Gli eredi di Atlantide è una lettura
consigliatissima per coloro che amano questo genere di storie dove si mescolano
abilmente l’aspetto storico e quello fantastico, dove è chiaro il richiamo di
antiche leggende ma anche di probabili verità perché gli autori stessi provano
a dire la loro in questo immenso mare che si è impossessato della grandiosa
Atlantide. Se volete lasciarvi ammaliare dal mito di questa terra fantastica e
leggendaria, non potete perdervi questa lettura che riporta in vita una potenza
grazie alla magia creativa di due autori che, sottolineo, sono italiani,
dettaglio non da poco, anzi. Occhio!
Mi piacciono questo genere di storie, inoltre si può sempre apprendere qualcosa in più quando c'è una base storica.
RispondiEliminaAtlantide è una leggenda intrigantissima!
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