Buon venerdì cari lettori! Un Fantasy scritto dall’esordiente
Effe. C. N. Cola, intitolato Erenvir
e l’Anno Zero è il
romanzo di cui vi parlo oggi. Una storia apocalittica che chiama in causa i
quattro Cavalieri dell’Apocalisse, una fine del mondo che diventa il punto di
partenza e un giovane protagonista che si rivelerà un nuovo eroe, fautore di
una nuova era, appunto Erenvir.
Titolo: Erenvir e l'Anno Zero
Autore: Effe C. N. Cola
Editore: DALIM
Pagine: 216
Genere: Fantasy
Prezzo: € 3,99 Ebook
Uscita: 2015
TRAMA
L’Apocalisse
profetizzata nella Bibbia si avvera, devastando la terra e decimando l’umanità.
I principali fautori dell’Armageddon, i Cavalieri della Violenza, della
Carestia, della Morte e della Guerra, quattro potentissimi Angeli, decidono di
rimanere nel mondo materiale per diventarne i sovrani assoluti e si pongono a
capo di eserciti di creature oscure per attuare la propria conquista.
Fortunatamente, anche sette Schiere Angeliche restano a combattere per gli
uomini sopravvissuti contro le brame di potere di chi li vuole sottomessi o
morti. Jonathan White è un ragazzo che viene prescelto per contribuire alla
lotta tra Bene e Male. Verrà chiamato Erenvir, portatore della Nuova Era ed il
suo primo compito sarà quello di condurre in salvo i sopravvissuti in un luogo
indicatogli come Terra Promessa. Affronterà un viaggio in cui scoprirà quanto
tutto ciò che conosceva sia mutato e sottoposto a nuove leggi fisiche e
spirituali, tra nuovi luoghi infernali e piccoli paradisi, tra bestie
demoniache e creature idilliache, in un ambientazione tutta da svelare.
“A te è dato il destino dell’uomo
che vuole salvezza. Verrai ricordato come Erenvir, colui che da vita alla nuova
era dell’Apocalisse.”
Erenvir e l’Anno Zero è un romanzo
pieno di avventura, di mistero e di coraggio. Nasce come idea di base per
un gioco di ruolo e come tale la sua
struttura è principalmente basata sullo scontro, sulla lotta, su una miriade di
personaggi e soprattutto creature fantastiche, la maggior parte di esse
essenzialmente orribili e rappresentanti di un inferno che lentamente sta
diventando reale. L’inferno dell’Apocalisse.
Quello della fine del mondo così come oggi lo conosciamo, quello realizzato con
la venuta dei quattro Cavalieri, Morte,
Violenza, Carestia e Guerra, che non
solo hanno distrutto tutto ciò che fa
parte del mondo, con una devastazione e degradazione totale, radendolo totalmente
al suolo, ma hanno deciso anche di restare sulla terra trapiantando sulle
ceneri di un’epoca ormai lontana e disillusa, un regno fatto solo di bestialità
e di malvagità senza precedenti.
Erenvir è Jonathan White, un semplice
ragazzo di quindici anni che non sa neanche lontanamente cosa lo attende ma la
cui vita apparentemente normale è continuamente segnata da una serie di incubi
che oscurano le sue notti nei quali vede se stesso come un Re in una Città Splendente
a volte felice, in altri momenti alle prese con disperazione, sconfitta e
solitudine. Il romanzo è il primo di una saga incentrata principalmente sulla
fine del mondo ma molto è associato proprio al concetto di fine. Non esiste
mai una vera fine, essa prospetta in ogni caso un nuovo inizio.
Ed è così anche
per Jonathan che dopo aver superato la catastrofe dell’Apocalisse insieme al
padre ed al fratello Luc, richiudendosi nei sotterranei di una chiesa insieme
ad altri pochi fortunati, farà un incontro straordinario con un personaggio che
gli rivelerà finalmente qual è il suo destino. Un destino che non prevede che
lui sia un comune essere mortale ma bensì il futuro fautore della nuova era.
L’autrice imbastisce una storia
molto avvincente, che ti cattura dalle prime pagine. All’inizio soprattutto,
mentre leggevo, non riuscivo a staccarmi per due motivi fondamentali. Il primo:
la scrittura scorre, priva di termini difficili, che rallentano la
comprensione, fluida, perfettamente aderente al contesto ma questo non vuol
dire eccessivamente semplice, ma leggera e adattabile al tipo di narrazione in
modo che l’attenzione di chi legge non sia distratta dalle parole ma soltanto
dal contenuto. Secondo: le vicende si susseguono senza darti tregua.
Ti senti
coinvolto subito dalla storia di Jonathan, dall’Apocalisse, dal mistero che
racchiude la sua vita di cui lui è assolutamente all’oscuro. Lo avverti istantaneamente
vicino, come un compagno, un amico, uno che ha bisogno di tutto il tuo sostegno
perché è completamente sprovveduto, quasi privo di difese di fronte all’immane
compito che gli è stato affidato e che solo un personaggio straniero a quella
terra e sconosciuto saprà rivelargli.
“Dal desiderio alla pena. Dal
sacrificio alla gloria. Il tuo nome è Erenvir e sarai un Condottiero. Guiderai
gli agnelli in mezzo ai lupi verso il pascolo fertile che vedi nei tuoi sogni.
Chi seguirà la tua guida avrà speranza.”
Beleal, quello che si rivelerà il suo Angelo Custode, sarà colui che lo
metterà al corrente di ciò che dovrà essere fatto, della gloria e della
sofferenza, del sacrificio a cui Jonathan e quelli che decideranno di seguirlo
sono destinati ma la meta vale più di qualsiasi perdita e dolore debbano
affrontare.
Erenvir come viene chiamato dal
destino stesso, dell’eternità, dovrà condurre coloro che sono sopravvissuti
nella terra promessa di cui però nessuno conosce le coordinate e quindi tutti
sono all’oscuro della sua reale posizione.
Non mancheranno pericoli e rischi,
soprattutto non mancherà il Male, che assumerà le forme più diverse ed
insidiose pur di attaccare e di fiaccare il nemico.
Il percorso psicologico del
protagonista che è un ragazzo molto giovane che si trova ad affrontare un
compito molto grande e speciale, è estremamente realistico. Prima di tutto egli
non ci crede. Chi ci crederebbe? Non crede di essere Erenvir, non crede che
quello sia il suo destino, la sua potenza, la sua forza.
Un elemento di grande importanza
però lo aiuterà a convincersi: il Bastone Nodoso, una sorta di amuleto gigante
che da quando lo impugna per la prima volta diventa come un prolungamento della
sua mano ma tutto ciò ha uno scopo ben preciso. L’energia del bastone, un’energia
molto forte, potente, magica, s’irradia nel corpo del giovane proprio
attraverso quel contatto e viceversa. Ciò vuol dire che c’è uno scambio e che
entrambi gli esseri coinvolti si scambiano le proprie energie al fine di
diventare ancora più potenti insieme.
“Il Bastone del Dominio desidera ciò
che desiderano le Dominazioni che l’hanno creato: vuole giustizia. E l’otterrà
tramite la mano di chi l’impugna.”
L’autrice riveste di significati
simbolici e di allegorie tutta la narrazione. Essendo impostato per un gioco di
ruolo, sono nette le contrapposizioni tra personaggi positivi e quelli negativi
ma non per questo la storia perde di profondità, anzi ne acquista maggiormente.
I profili psicologici sono altamente delineati, le paure, le contraddizioni,
la forza ed il coraggio necessari
affinchè la missione possa essere portata a termine richiedono un carattere
estremamente predisposto a questo tipo di prove che Erenvir dimostra di avere
nonostante tutte le riluttanze iniziali.
Dopo l’allontanamento del padre
partito per cercare aiuto, egli rimane l’unico punto di riferimento per il
fratellino ma anche per l’interno gruppo di sopravvissuti che in realtà non
hanno nessuna guida se non lui che con l’aiuto di Beleal riuscirà lentamente,
superando ostacolo dopo ostacolo, a credere finalmente di essere quel salvatore
che tutti si aspettano.
Non mancheranno le emozioni forti ed
anche i sentimenti soprattutto con l’entrata in scena della figura di Beatrice,
una strana creatura di cui Erenvir subito si innamora senza rendersene conto e
che guarda con occhi incantati, come se quella splendida fanciulla dalla chioma
rossa e dalla pelle bianca potesse
davvero ammaliarlo pur senza volerlo. Eppure anche la giovane custodisce un segreto,
non è completamente umana come sembra e anch’ella dimostrerà la sua forza ed il
suo coraggio nei continui scontri che vedranno Erenvir e i suoi compagni alle
prese con le più orribili e malefiche presenze del male.
Appena ho letto della figura di
Beatrice ho pensato a Dante, come se quella giovane potesse fungere quasi da
guida non per il Paradiso come è stato per lo scrittore ma per l’Inferno. Ed infatti,
ella allegoricamente mi è sembrato rappresentasse proprio questo: il momento
concreto e doloroso della presa di coscienza di Jonathan del suo essere Erenvir,
non più un ragazzo normale ma il futuro re di una nuova terra promessa. Ho
apprezzato molto la doppia valenza di ogni azione, sentimento, vicenda con cui
l’autrice riveste di significati altri l’intero andamento della storia.
La narrazione è piena di rimandi, di
filosofie, di spiritualismo, nei quali gioca un ruolo anche la fede, i valori,
la forza e il senso di giustizia. Il male che appare come una presenza
asfissiante, troppo grande, imperiosa, insidiatasi talmente fino alle
fondamenta da essere difficile da estirpare. Un male senza forma, che appare
come insetti giganteschi o come un fluido devastante di melma nera nel quale si
condensa tutto il fetore, il marcio di un intero mondo votato
alla distruzione e all’annientamento di tutto ciò che resta di umano.
Più passa il tempo più Erenvir diventa
consapevole ma dentro di sè avverte una sorta di divisione, come se avesse due
anime in perenne lotta. La sua vecchia anima, ancora legata alla tranquillità,
alla ragionevolezza, alla calma e al pensiero logico e l’altra indirizzata
verso la violenza, l’impulsività, la lotta che deriva soprattutto dall’influenza
del bastone che non lascia mai il suo fianco e che sembra avere una volontà
propria.
“Era come se in me ci fossero state
due persone distinte che stavano discutendo animatamente sul da farsi: l’una
pavida e l’altra avventata, l’una prudente, l’altra coraggiosa, l’una
riflessiva, l’altra impulsiva, l’una ghiaccio, l’altra fuoco.”
Alcune scene sono davvero
impressionanti, di grande potere scenico, parlano direttamente all’immaginazione
di chi legge, impadronendosene. Molto spesso mi sono sentita così coinvolta da
sentire il bisogno di aiutare Erenvir, fare qualcosa per alleggerire il peso
del suo cuore non tanto dalla fatica fisica nel dover superare una serie
infinita di prove ma proprio il peso dell’anima, quello che è molto simile alla paura di non farcela. Quello che
non ti fa credere di poter avere tanta forza per portare in salvo tutta quella
gente.
Eppure è ciò che accade, Erenvir è un nuovo eroe, ancora immaturo,
ancora bisognoso di essere indirizzato, ancora non nel pieno delle sue facoltà
e delle sue consapevolezze. Ma il suo nome, che ho subito considerato
estremamente affascinante, raccoglie in sé un fascino tutto suo, che sembra
giungere da molto lontano, così potente da non temere alcun nemico.
E’ questo
quello che la parola Erenvir mi fa venire in mente, un potere nuovo in una
terra promessa nella quale fondare un nuovo inizio. C’è bisogno soltanto che
Erenvir se ne renda conto e che accolga con coraggio ciò che è e ciò che è
stato. Soprattutto ciò che sarà, perché per lui è stato scritto un destino così
grande da non poter essere spiegato ma soltanto vissuto, sulla propria pelle.
Quella del portatore di una nuova era.
Bella recensione, molto completa come sempre. Metto in lista questo libro perché il genere mi attira e sembra scritto davvero bene. Grazie!
RispondiEliminaGrazie Simona! ^_^
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