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martedì 5 gennaio 2016

Crab. Note dal sottosuolo di Gennaro Loffredo Recensione

Buongiorno! La recensione di oggi è dedicata ad un romanzo molto particolare scritto da Gennaro Loffredo dal titolo Crab. Note dal sottosuolo. Di questo autore di cui apprezzo storie e stile, avevo già letto Open Arms. E questo libro è il suo naturale sequel.



Titolo: Crab. Note dal sottosuolo
Autore: Gennaro Loffredo
Editore: Montecovello
Pagine: 276
Genere:  Romanzo
Prezzo: € 4,90 Ebook
Uscita: 2015


TRAMA


Un blocchetto di appunti ritrovato nell’antro della Sibilla Cumana. Voltata la prima pagina, si intravede una frase: Gridate al mondo che sono vivo! Può un simile appello essere autentico? Possono le note provenire da un ignoto sotterraneo situato nei tropici? Ed ammettendo pure che queste costituiscano il vero, com’è potuto accadere di vederle materializzarsi proprio in quell’anfratto agli antipodi?Cosa accomuna il leader di un partito italiano ad un’isola sita nel sud del Pacifico?Ed infine: qual è l’anello di congiunzione tra il pittore Barbaro Puglisi, il ministro Orazio Grifone, i nobili coniugi Newman, il team del detective John Barnard ed il misterioso ex galeotto Faruk Ananke?Tutto questo ed altro ancora è Crab: una sorta di Area 51 dalla struttura richiamante un granchio. Un immenso rifugio in cui si svolgono particolari esperimenti dei quali nessuno, per nulla al mondo, deve venire a conoscenza; dove una volta dentro è im-possibile evadere. È qui che tutto comincia e finisce, a meno che...Nessuno deve sapere. Quelle parole mi tormentano ancora.



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Crab è la continuazione strutturale e narrativa di Open Arms ma nonostante questa logica consequenzialità che di certo non si può ignorare, il romanzo si presenta  assolutamente autonomo ed in grado di incuriosire il lettore anche nei confronti degli antefatti certamente non trascurabili, resi in ogni caso fruibili e altrettanto chiari dalle spiegazioni inserite dall’autore, poste ad intervallare la storia principale.

“I fatti che seguono potranno sembrarti alquanto inverosimili, intricati e bizzarri… ma non temere. Io stesso stento a crederci.”

Eclatante lo stile di Gennaro Loffredo, che si riconferma perfetto padrone della storia che questa volta si muove con due tempi narrativi differenti e diverse collocazioni che vanno dall’Italia, all’isola delle meraviglie chiamata Open Arms fino a Crab, il non-luogo cavernoso e immerso nel sottosuolo dove il commissario John Barnard è finito, rinchiuso in un ambiente che gli sembra assolutamente opprimente prima ancora di carpirne effettivamente tutti i segreti e soprattutto la straordinaria struttura che lo vede stagliarsi, interpretando alla perfezione la forma contorta di un granchio.

“Sono prigioniero qui sotto, ma sono vivo! Più vivo di te che cerchi di apprendere gli antefatti. Lascia che sia io a spiegarti. Sono stato vittima di un complotto, come sono soliti dire i politici colti in flagrante reato, ma non sono un fantasma.”

Tutti i personaggi che hanno reso interessante ed avvincente il romanzo precedente, tornano in auge, sia attraverso delle semplici nomine, che con fatti e certezze che li pongono al centro dell’attenzione. La trama si dipana e coinvolge chiunque si trovi macchinosamente o felicemente all’interno di questo contesto fantastico e fantascientifico che ancora una volta mette in evidenza le capacità creative e narrative di Loffredo.

Descrizioni minuziose, taglienti, in grado di pennellare con sufficiente dovizia e premura le particolarità di ciascun personaggio e soprattutto degli ambienti. Il Crab è descritto come se esistesse davvero e soprattutto tutto ciò che lo circonda, dimostrando la serietà e la convinzione dell’autore nel creare una storia di simil fattura, senza perdere neanche un dettaglio tale da renderla verosimile e reale.

“Gli alloggi sono disposti in due strutture semicircolari disposte a schiera che formano nell’insieme un pallone da rugby o, come preferiscono chiamarlo, chela di granchio.”

Il progetto del Crab è avanti qualsiasi forma di conoscenza e di intrattenimento ed è per questo che il suo scopo come la sua esistenza devono restare assolutamente segreti ed è anche il motivo della presenza di Bernard al suo interno: evitare che il mistero di quel luogo venga finalmente svelato al mondo.
Come in precedenza l’autore non perde la sua caratteristica principale: l’ironia. 

La capacità di condire il linguaggio esclusivamente narrativo con incuriosi popolari, dirette e plasmate a regola d’arte sulle tipologie caratteriali dei suoi personaggi. Una folta schiera di protagonisti, uomini e donne, belli e brutti, che si contendono il podio di quello meglio riuscito e la scelta risulta ardua e peraltro impossibile. L’autore rende a meraviglia le sue creature, tipizzandole, e caratterizzandole ognuna con dei fattori, piccoli e decenti dettagli che non sfuggono all’occhio indagatore del lettore e che gli permettono di farsi ricordare.

Non mancano le invettive politiche, piccoli e taglienti squarci dell’oggi e del domani intesi a ridicolizzare certi aspetti sociali e politici che purtroppo fanno parte del nostro vivere quotidiano. Crab è il riflesso di ciò che siamo stati, di quello che siamo e di quello che potremmo essere. E’ come un calderone bollente, nel quale viene gettata qualsiasi cosa, perché all’autore non manca niente, ci mette proprio tutto, attraverso una sequela di metafore che vanno lette a dovere e che non possono e non devono essere lasciate così, senza interpretazione. 

Ed è proprio attraverso la finta struttura del granchio che Gennaro Loffredo sintetizza la sua visione della vita e di tutto ciò che lo circonda. Una visione che rende immaginifica nel senso che usa la fantasia e con essa ci dona un prodotto assolutamente nuovo, originale, che guarda verso una direzione mai sperimentata prima.

Di questo autore mi ha sempre affascinato l’ottima padronanza della lingua italiana, la sua capacità di usare linguaggi differenti senza mai scadere nel volgare, mantenendo sempre una sorta di contegno, che non è manifestazione di superbia o di prosopopea ma è l’esatta dimostrazione di qualcosa che oggi giorno è sempre più rara: l’educazione.
Rispetto e premura, consapevolezza e maturità, orgoglio e fede in ciò che si crea e che si scrive per se stessi e per gli altri.

“Cimentati… divertiti… fantastica pure.”

La volontà di questa storia come quella dell’autore è di divertire, osare, partecipare. Più di una volta Gennaro interviene e coinvolge direttamente il lettore come se egli potesse con la sua solo presenza rendere più consistente,  verace, la storia. Il suo modo di approcciarsi a chi lo legge rende l’atmosfera ancora più leggera ma non per questo perde di verve o di profondità. 

Tutto può essere Crab tranne che un romanzo superficiale, per questo non bisogna considerare solo la vena fantastica, l’ironia, il divertimento, le battute ma il concetto che sta alla base di una trama del genere: il sogno. L’utopia di un luogo dove la vita sia tutta un’altra storia, dove il rispetto, l’educazione, la cultura e la consapevolezza siano le chiavi principali e necessarie per essere davvero degni di questa terra. Il sogno che ci racconta l’autore è il riflesso del suo sogno e della sua personalità. Qualcosa di pulito, puro e limpido. 

Così come la sua maniera di raccontare è fluida, elegante, sincera. Credo fermamente in una cosa, può darsi che mi sbagli ma non ho mai negato le mie impressioni. Mai forte come in questo caso ho avvertito la presenza dell’anima dell’autore in un suo scritto. Non solo i suoi personaggi non sono altro che pezzi di se stesso, che poi vanno a coordinare un’immagine definitiva e dalle mille sfaccettature che si completano a vicenda, ma è la visionarietà interna del suo animo che prende forma e si realizza in un romanzo che  sorprende, intrattiene e fa riflettere su ciò che siamo e soprattutto su quello che vogliamo, adesso e domani.

3 commenti:

  1. Penso fermamente che questo libro non poteva davvero essere recensito se non da chi è in grado di sentire davvero (e con "davvero" intendo nel senso letterale del termine) l'anima e il cuore che un autore desidera trasmettere con il suo libro, e mi piacerebbe tanto ma proprio tanto sbagliarmi, però penso che purtroppo resti un'utopia vivere sul serio in un mondo come quello descritto in queste pagine. Ed è molto, molto triste. Chissà, forse un giorno ...

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    1. Grazie sempre di cuore cara Federica, ma anche tu non scherzi quando parli di un libro... ;-) <3

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