Ultime recensioni

martedì 28 ottobre 2014

Vita di Tara di Graham Joyce Recensione

Buongiorno cari lettori, Halloween si avvicina e approfitto per postare la recensione di un libro in tema fantasy, anche se non è un fantasy da far paura! 
Vita di Tara di Graham Joyce, inviatomi gentilmente dalla Gargoyle Books, un romanzo che ha ricevuto numerose recensioni e che mette d'accordo tutti sull'inequivocabile capacità narrativa di questo autore che proprio pochi mesi fa ci ha lasciati.

 Vita di Tara

            
Titolo: Vita di Tara
Autore: Graham Joyce
Editore: Gargoyle Books
Pubblicazione: Giugno 2014
Genere: Fantasy
Pagine: 362
Prezzo: 18.00



TRAMA


Dopo il pranzo di Natale Peter Martin riceve una telefonata concitata dal padre che gli chiede di raggiungerlo subito perché qualcosa di sorprendente è accaduto alla loro famiglia. Al suo arrivo, Peter ritrova Tara, la sorella adolescente scomparsa misteriosamente vent’anni prima. Cosa le è accaduto? E dove è stata in questi lunghi anni? La storia di Tara ha dell’incredibile: ha conosciuto uno straniero nella foresta degli Outwoods ed è  stata con lui per mesi in un… mondo parallelo. Per la sua famiglia è  impossibile crederle, ovviamente, eppure il cor­po di Tara non è invecchia­to  affatto nonostante siano passati vent’anni. L’uni­co che sembra essere dalla sua  parte è il suo primo amore, Richie, ma un uomo misterioso la pedina tentando  in tutti i modi d’impedirle di riavvicinarsi a lui. Spetterà allora allo psichiatra,  il dottor Underwood, scoprire quali segreti nasconde la mente di Tara e  riportare così ai Martin la ragazzina che avevano perduto. Con una scrittura  vivace e coinvolgente, Graham Joyce ci racconta una storia che, come un  incantesimo, ci rapisce e ci porta in un mondo dove la realtà incontra la  leggenda.


 Recensione   


Vita di Tara è un romanzo dalla copertina intrigante e fiabesca che lascia subito immaginare un mondo favoloso, nel quale però si avverte sin da subito la presenza, seppur celata, di qualcosa di profondamente oscuro. 
La famiglia Martin è sconvolta dalla scomparsa della piccola Tara, avvenuta vent'anni prima, quando lei aveva ancora sedici anni. Il fratello Peter e i suoi genitori sono convinti che sia stata rapita da un maniaco sessuale e poi dopo uccisa. Dopo vent'anni, nel giorno di Natale, Tara torna a casa, presentandosi davanti la porta della sua famiglia. Intanto Peter si è sposato e adesso ha una moglie e quattro figli mentre Richie, lo storico fidanzato della protagonista, si è abbandonato ad una vita disastrata e complicata, unendo musica ed alcool. 

Si avverte, sin dalle prime pagine, il contrasto tra qualcosa di moderno e di antico, lo stesso linguaggio dell’autore lo suggerisce. Esso è colloquiale, immediato, scorrevole ma all’interno s’intravede qualcosa di misterioso, oscuro e terribilmente leggendario, soprattutto nella descrizione dei luoghi e nella figura di Tara. 

Il luogo in cui la giovane è scomparsa è la foresta di Outwoods, un posto sinistro e segreto, descritto in modo inquietante e ancestrale, come se al di là dell’apparenza, in quei boschi e in quelle terre dimenticate, si nascondesse qualcosa di terrificante ma anche di antico e potente. Tara non era una ragazza come le altre della sua età, era intelligente e matura, calma ed imperturbabile, gentile ed accondiscendente, ma aveva anche un lato oscuro che mostrava raramente. 

“Dava l’impressione di essere una con propositi che non erano di questo mondo, aspirazioni tutte sue, misteriose ed esoteriche.” 

Joyce è eccezionalmente bravo a tessere una trama che avvolge Tara all’interno di una spirale che si chiama suspense e attesa. La chiave che risveglia il mondo della narrazione è la sua ricomparsa dopo vent’anni di silenzio. Tutto di lei sembra raccontare di un indicibile segreto ed è nella sua presenza che si cela il respiro nascosto di un mondo alternativo, che definire semplicemente parallelo, sarebbe un‘offesa senza senso. 
Ma il silenzio non può durare per sempre perché la famiglia Martin ha bisogno di sapere tutto sulla scomparsa della sua fragile ed inquieta bambina dal volto di fiaba e dai modi dell’altro mondo. Tara giunge come uno spettro e lascia tutti a bocca aperta. La bocca aperta delle favole e dei sogni dal risveglio a metà. 

Ho amato le descrizione della sua persona e del suo carattere, sempre in grado di cogliere l’essenza di ogni aspetto senza mai perdere neanche un dettaglio. Tara è così meravigliosamente impigliata tra questo mondo e quello un po’ più in là, a cavallo tra la terra e l’immaginazione, che è stato difficile per me distogliere lo sguardo e guardare altrove. 

“Lei al contrario era evanescente, d’ossatura esile e con la lingua tagliente. Lui apparteneva alla terra, lei all’aria. Peter era fatto d’argilla, mentre Tara era fatta di fuoco e sogni."  

Cosa c’è di più bello di essere fatti di fuoco e sogni? 

Gli ambienti sono così corposi che è semplice e nello stesso tempo sorprendente sentire gli odori e avvertire i sapori di ciò che l’autore narra, usando pennellate saggiamente distribuite tra colori che appartengono alla natura più selvaggia, alternati a quelli più dolci e zuccherosi che richiamano i nostri sensi con paragoni golosi. Mi è piaciuto il modo di raccontare la terra, l’erba, l’acqua, i fiori, come se tutto potesse respirare, vibrare, lasciando segni addosso, proprio come se tutti fossimo passati in quel bosco. 

Il romanzo è narrato da diversi punti di vista ed inizia con una voce onnisciente che dichiara di avere una storia da raccontare. Poi le voci aumentano, diventando via via più insistenti per esprimere la loro visione dei fatti e della meravigliosa protagonista. Una di queste è quella di Richie, fidanzato ed amante di Tara fino alla sua scomparsa, che narra di una vita fatta di dolore e passione, di violenza e amore. 
Infine c’è anche un’interpretazione autorevole delle circostanze e della presunta “follia” di Tara che viene affidata alle cure del dottor Underwood, dotto psichiatra che non si esime dal considerare la giovane affetta da una qualche malattia da fissazione. 
L’unica motivazione che Tara adduce alla sua scomparsa per vent’anni, è di aver vissuto in un mondo parallelo, in compagnia di esseri e creature molto particolari, che noi definiremmo elfi, ma questo nome, a detta di Tara, essi stessi lo rifiutano. Capite bene che per la famiglia e per il medico, questa storia è inaccettabile, proprio perché è una “storia”, e quindi nient’altro che una grossa fandonia. 
Underwood è convinto che la giovane donna abbia subito un trauma per il quale ha deciso, seppur inconsapevolmente, di crearsi quella storia, prendendo spunto dagli archetipi fiabeschi che hanno caratterizzato la sua infanzia. 

“TM sta inscenando nella sua storia le evidenti battaglie che le sconvolgono la mente.” 

Il linguaggio diventa formale quando è la scienza della mente a raccontare il corso degli eventi, mentre diventa molto più colorito e disinvolto quando si tratta di raccontare metodi e pensieri deliberatamente di strada e di vita quotidiana. Ma può anche essere fascinosamente poetico, soprattutto negli occhi di chi guarda Tara e la ricorda con mistero e devozione, come una splendida fiaba oscura. 

I punti di vista più interessanti mi sono sembrati quelli di Tara e di Underwood, perché hanno reso la lettura molto più avvincente e scattante. E’ come se una forza sconosciuta ci portasse a girare la testa in continuazione da un lato e dall’altro, perché nello stesso momento, la nostra attenzione può essere attratta e richiamata da presenze e fonti diverse, contrapposte e contrastanti. Alcune possono essere più credibili per noi, rispetto ad altre. 
La bravura di Joyce sta nel renderci tutti la famiglia Martin. Ogni lettore diventa Peter, Dell e Mary, con la stessa paura e la stessa ossessione di giungere alla verità. Ognuno di noi che legge, diventa un’intrepido rappresentante di quell’attesa infinita che conduce dalla realtà alle meravigliose porte del mondo delle fiabe. 
Nessuno di noi è Tara, ella è troppo affascinante e fiabesca, troppo nuvola in un cielo che minaccia tempesta. La tempesta della sfiducia e dell’incredulità, perché nessuno mai le crederà. Quindi lei resta distante, tornata da quel mondo di luce ma pur sempre rapita dal sogno indelebile che esso rappresenta. 
La prima regola di ogni fiaba è crederci. A noi manca la fede e Tara è qui per dimostrarcelo. 

Vita di Tara è un fantasy molto particolare che con la sua scrittura non solo addolcisce i nostri pensieri e i nostri sensi con impeccabili descrizioni dei luoghi e dei personaggi ma è anche capace di raccontare con dettagli maniacali e perfetti, i complicati legami familiari, caratterizzando ogni personaggio nella sua interezza e profondità. La capacità di Joyce è superiore a quella di molti scrittori e consiste nell’aver curato il proprio materiale narrativo, in modo che chi legge non può evitare di percepirlo e di sentirlo. 

La contrapposizione tra fiaba e scienza non ha fatto altro che mettere ancora più in evidenza quanto sia labile il confine tra verità e follia, tra fiaba e realtà. L’autore è talmente sicuro della propria creazione, che sembra mettere la storia nelle nostre mani, lasciandoci la libertà di scegliere: crederci o no. 
Posso dire con sincerità che mi aspettavo una storia diversa, eppure ciò che mi ha colpito di più è stato il modo in cui Joyce racconta, un modo unico ed affascinante, capace di farti dimenticare tutto il resto. 

La domanda che adesso mi frulla in testa è questa: è Tara ad essere folle o siamo noi che non crediamo nelle fiabe? Esse hanno ancora diritto di esistere? 

Ciò che ci insegna Joyce è che un mondo fatato esiste ed è incredibilmente a due passi da noi, a tal punto che alcuni di noi riescono addirittura a sentirne il richiamo. Tara è l’intrigante esempio di come questi due mondi non possano convivere, perché c’è di mezzo la fede. Credere o non credere? 
L’uomo è solitamente ostile di fronte all’incomprensibile ed è ciò che succede a coloro che conoscono la storia di Tara. Nessuno le crede veramente ed il finale è inevitabile. Eppure l’autore non scrive mai per convincerci. Non vuole a tutti i costi farci entrare in quel mondo e spingerci a credere in esso. Il suo modo di descriverlo è molto realistico, persino accettabile, perché non è opprimente né abbagliante. E’ lì in tutta la sua fragilità e potenza, senza trucchi né inganni. E’ tutto molto semplice, perché la verità spesso lo è. Basta ascoltare gli echi del proprio cuore ed ammettere che le fiabe ci hanno aiutato a crescere. 

Ed è proprio come dice Charles de Lint

“Le meraviglie fatate del mondo esisteranno finchè qualcuno avrà occhi per vederle.” 

Non dimentichiamolo, perché se perdiamo questo non ci resterà altro che uno squallido terreno freddo sul quale dovremo imparare a camminare. Ma dall’aridità non nascono i fiori. E i fiori sono un po’ come i sogni, delicati e splendidi nei loro infiniti colori. Qualcuno diceva che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. Uccidete le fiabe e moriremo anche noi.



19 commenti:

  1. Una recensione molto esauriente! La cover di questo libro non mi è nuova, ma confesso che non avevo mai nemmeno letto la trama. Dopo aver letto il tuo parere mi sembra un libro molto interesante!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ti è nuova perchè forse lo avrai adocchiato in giro su altri blog, poichè ha ricevuto parecchie recensioni. E' interessante e anche molto particolare...Insomma un fantasy fuori dagli schemi. ^^

      Elimina
  2. Ne ho sentito tanto parlare e credo che prima o poi lo leggerò. Anch'io credo nel potere delle fiabe di far restare vivo il bambino che è in noi; spero che continueranno a far sognare milioni e milioni di lettori perché se spegneranno la voglia di sognare, sarà davvero il buio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi fa piacere che anche tu la pensi come me, Cecilia. Di buio ce n'è già abbastanza, le fiabe sono necessarie, secondo me, perchè aiutano a guardare le cose in modo differente. :)

      Elimina
  3. Sembra veramente interessante e pieno di suspence.
    La tua recensione fa venire voglia di leggerlo.
    Grazie e un abbraccio Maria

    RispondiElimina
  4. Una bellissima recensione Antonietta :3 Se non avessi avuto intenzione di leggerlo, me l'avresti fatta venire tu! Mi piace tanto e spero di riuscire a recuperarlo quanto prima..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille Rosa! Sono felice di averti trasmesso un po' del mio pensiero e di averti incuriosito. Quando lo leggerai, verrò a commentare la recensione ^_^

      Elimina
  5. Wow... Con la premessa di questa recensione meravigliosa, come potrei esimermi dal leggerlo?! *____*
    La Gargoyle mi sta facendo un pò di piccoli "dispetti" ultimamente: una valanga di titolo interessanti, e nessunissima voglia di pubblicare anche le corrispondenti edizioni ebook! :P
    Dovrò recuperare tutto in cartaceo... Anche se non so ancora come farò a far stare degli altri volumi nella mia camera strapiena! ^____^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' vero Sophie, pare che la casa editrice non abbia pubblicato in ebook. Però spero davvero che tu riesca a leggerlo perchè dall'entusiasmo che leggo nelle tue parole, si vede che ti incuriosisce molto ^_^

      Elimina
  6. è un romanzo che ho in wishlist da molto tempo!
    confesso che a primo impatto mi ha attirato moltissimo la cover ma sto leggendo un po' di pareri entusiasmanti e spero di farmi un'idea mia al più presto! ^_-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' vero i pareri non sono unanimi ma se vuoi farti un'idea tua devi leggerlo necessariamente! ^__^

      Elimina
  7. mi piace molto questo libro hai fatto una bellissima recensione sono curiosa di leggerlo :=)

    RispondiElimina
  8. Bella recensione.. sono curiosa di leggerlo :)

    RispondiElimina
  9. Bella recensione.. sono curiosa di leggerlo :)

    RispondiElimina
  10. La trama ti toglie il fiato, la copertina altrettanto, la recensione stupenda. ma com'e' che io sti libri neanche li conosco ? sono troppo preso da altri

    RispondiElimina