Buon venerdì!
Prima di lasciarvi a questo weekend altrettanto caldo, vi propongo un’altra
recensione per questa settimana che sta per terminare, nella quale leggerete di
un romanzo un po’ diverso dal solito perché appartenente al genere Fantascientifico, intitolato Gli eletti di
Scantigliano e scritto da Paolo Durando.
Non vi anticipo nulla, leggete e lasciatemi le vostre impressioni!
Titolo: Gli eletti di Scantigliano
Autore: Paolo Durando
Editore: Antipodes
Pagine: 158
Genere: Fantascienza
Prezzo: € 13,00
Ebook: -
Uscita: Marzo 2015
Trama
Fantascienza e psicologia si
intrecciano in un romanzo dal finale inaspettato. Siamo nella seconda metà del
secolo XXI. Nove personaggi arrivano in aereo dall'immaginaria cittadina
toscana di Scantigliano ad al-Dakhla, nel Sahara Occidentale. Sono stati selezionati
dalla Extension Olovision (Ov) per partecipare ad un reality, che consiste nel
trascorrere sei mesi, privati di ogni consueto device, su una nave diretta
verso una destinazione ignota. Ripresi costantemente, vengono sottoposti ad una
valutazione periodica da parte del pubblico da casa e dal Grande Fratello della
situazione, detto "Il Mediatore". Col tempo approfondiscono la
conoscenza reciproca, interagendo tra loro in modi più o meno imprevedibili,
finché si rendono conto che le cose non stanno affatto come pensavano.
Paolo Durando (1963), originario di La Spezia, insegna italiano e storia al liceo artistico di Treviglio. Crede nella fantascienza per la sua vocazione trasversale e metacognitiva. Nel 2013 ha vinto il premio Short Kipple col racconto " I trasmortali". Tra le sue pubblicazioni, l'ebook "Le storie della salamandra", ed. Abel Books, disponibile in rete.
Gli eletti
di Scantigliano è un romanzo di fantascienza nel quale è rilevabile
immediatamente una particolare cura per la scrittura e per la costruzione dei
personaggi che supera quella dell’intreccio. Ho trovato molto interessante la
capacità dell’autore di caldeggiare costantemente le strade dell’introspezione
e della consistenza psicologica di ogni sua creatura, rendendola un esempio
diversificato dell’universo umano.
Ma umano
fino a che punto?
La storia
di cui Paolo Durando ci racconta è ambientata in un futuro non eccessivamente
lontano, nel quale la società si è totalmente trasformata, in seguito ad una
serie di rivoluzioni, di crisi, e di altrettanti momenti di assestamento che
hanno dato luogo ad un contesto socializzato nel quale è la virtualità ad aver
preso il sopravvento. Oltre alle diavolerie tecnologiche delle quali nessuno
più si sorprende, è l’animo umano ad aver subito una trasformazione
totalizzante che lo ha condotto a superare le barriere dell’umanità per
assorbire in se stesso quella dimensione virtuale che lo ha reso lentamente
meno umano.
Un Grande Fratello eccezionalmente moderno, il cui nome è Il Mediatore, è l’organo che ha
riportato in voga i reality show dopo che per anni erano stati messi da parte
perché ormai considerati tristemente superati. Ma cosa c’è di nuovo in questo
strano e poco chiaro spettacolo?
Innanzitutto
i partecipanti. Provengono tutti da Scantigliano, un luogo assolutamente
immaginario situato in Toscana. Stranamente però, nonostante appartengano tutti
alla medesima cittadina piena di boschi e di arte, una cittadina perfetta in
miniatura, nessuno di loro si conosce e questo è uno degli elementi
fondamentali per la loro esperienza. Sono stati scelti per le loro qualità ma
soprattutto per le loro differenze, non tanto sociali quanto di carattere e di
personalità.
Il gioco
consiste sostanzialmente nell’essere ospitati su una nave per sei mesi,
abbracciati dal mare senza una destinazione fissa né tantomeno conosciuta.
Vagare tra le acque, nell’assoluta solitudine spezzata soltanto dalla compagnia
degli altri ospiti senza aver alcun contatto con l’esterno né la compagnia di
allettanti compagni di viaggio tecnologici. In questo insidioso panorama in cui
si mescolano un viaggio verso l’ignoto e un gioco che si rivelerà bugiardo ed insensato, impariamo a conoscere i protagonisti della storia.
C’è la
coppia costituita da Alba e Vincenzo, fidanzati e concentrati essenzialmente su
se stessi che attraverso il loro comportamento mettono in evidenza un rapporto quasi di
sottomissione e di totale dipendenza da parte dell’uomo verso la donna. Sono
loro ad essere quelli più distaccati e a vivere l’esperienza richiudendosi
esclusivamente nel loro solitario e determinato legame. Poi c’è Giuseppe, il
libraio. Uno degli ultimi esempi di uomini che amano i libri e mi riferisco a
quelli di carta. Conserva libri antichi nella sua libreria a Scantigliano e non
vive senza il loro odore e senza la presenza costante ed ambigua della madre.
“Il suo
doveva essere un mondo di parole. La parola veloce, magmatica, sfuggente della
sua epoca e anche quella scolpita, tornita, pesante dei secoli precedenti. In
lui il passato non era perduto né il presente veniva rinnegato.”
Irina e
Viola sono zia e nipote legate in modo quasi viscerale ma nello stesso tempo
estremamente dubbiose l’una dell’altra. Viola, adolescente in carica, piena di
smanie e di arroganze, è il personaggio meno controllabile sia per la sua età
mista di incertezza e sentimento, sia per il suo carattere inquietante ed
impermeabile. Sembra che niente la tocchi o lo scuota e anche la sua prima,
discutibile esperienza all’interno della nave, darà più di un pensiero al
lettore proprio per la sua identità sfacciata ed incontrollabile.
Il mondo
che l’autore ci presenta è al di sopra di qualsiasi forma di accettazione eppure
pericolosamente probabile. Si esalta l’epoca e la socialità raggiunta che
prevede la coesistenza della virtualità diventata una divinità di intangibilità
e riverenza di netto superiore alle vecchie esperienze in carne ed ossa. Questo
vuol dire che le persone hanno perso l’affronto, la discussione, la conoscenza
fatta di sguardi, parole dette a voce, scontri e visioni carnali a favore di un
click, di una messinscena falsificata nella quale tu esisti ed io esisto in un
tempo che può essere miseramente limitato. Oggi ci sono, domani non ci sono
più, le mie quattro parole al vento e i miei ricordi solo un di più. L’umanità
diventa una teatralizzazione di se stessa perché l’uomo preferisce nascondersi
dietro icone, simboli, avatar che incarnano sogni, belli e rassicuranti proprio
perché inafferrabili. Inaffidabili. I personaggi di Durando sono spie di
un’esistenza in totale discrepanza, diventano soggetti da laboratorio messi
alla stregua di una realtà nella quale non avranno contatti con niente e con
nessuno al di fuori di loro stessi.
“Soggetti
integrati, con le loro fisime, le loro idiozie. Le prudenze e i compromessi di
una natura malferma, talvolta vile, con sporadiche fiammate di dignità, magari
di eroismo. Sono questo, gli esseri umani?”
L’escalation
continua attraverso Serena, l’insegnante che non riesce a non smettere di
spiegare. Ogni sua discussione, chiacchiera o appello diventa una spiegazione
come se eternamente avesse davanti i suoi studenti. Poi ci sono Nuccia e
Giorgio, madre e figlio e infine Massimo, esempio lampante dell’uomo pratico, marcatamente materiale
che si sente un po’ al di fuori di quel gruppo nel quale sembrano tutti un po’
intellettuali.
In quello
spazio invertebrato, sprofondato in un mare senza origine e senza direzione, la
malinconia per la vecchia e amata Scantigliano diventa un'eco per ciascuno di
loro. Un ventre, una nicchia, un piccolo sospiro di vento che, cogliendoli
impreparati nella loro giornata da reality, li riporta dolorosamente e
inevitabilmente a quel luogo pieno di case e di foglie, incastrato tra sguardi
conosciuti e promesse. Voci familiari perché matrici delle loro stesse vite
fino ad allora àncorate alla terra e adesso disperse nel mare dell’incoscienza.
E proprio
di mare si tratta perché l’autore, con una buona dose di immaginazione e
altrettanta capacità visionaria, riesce a trasformare quel viaggio
apparentemente normale in un affondo sinistro ed inquietante fino alle radici
del mare e del suo gorgoglio letale.
Questo, più
che un attraversamento esterno dall’apparenza innocuo anche se insolito,
diventa un raggiungimento di un altrove sognato ma non sperato. Questa non è
una presa di coscienza di come ti vedono gli altri, secondo lo standard dei
programmi di questo tipo ma è una missione di cui all’apparenza nessuno può e
deve intuirne l’esistenza.
E l’autore
è bravo a non lasciar trasparire nulla e ad accompagnare il lettore in una
giostra di sali e scendi, di incubi e dolori nei quali, dalle interiorità di
ciascun partecipante emerge il buco nero della loro introspezione.
Ho
apprezzato molto le descrizioni degli ambienti e dei momenti clou del romanzo
perché in grado di coinvolgere e di rendere intrigante la scoperta dei misteri
e dei segreti celati dietro un’apparente gioco che sembra non avere conseguenze
che invece si riveleranno fatali.
Mi è
piaciuto lo stile asciutto, determinato, schematico dell’autore che però a
tratti si è lasciato anche trasportare da tocchi sperimentali di poeticità che
hanno reso alcuni momenti narrati delle vere e proprie visioni tanto terribili
quanto affascinanti.
Un romanzo
di fantascienza dotato di spunti di originalità e di interesse che però non si
esauriscono in una definizione precisa e restringente. Altresì vi troviamo una
volontà intrinseca di chi scrive di approfondire l’aspetto umano di questa
circospezione sociale e psicologica, mettendo a confronto inevitabilmente la
nostra epoca con quella futura e lanciando piccole ma importanti riflessioni su
ciò che ci circonda adesso e su ciò che lo farà domani. Aspetti intelligenti di
un romanzo posato ma profondo, capace di raggiungere il proprio scopo, complice
anche le immancabili e necessarie descrizioni.
“Una volta
immersa nel buio, il mare circostante divenne una presenza carnale, concreta,
una sorta di intenso abbraccio dell’infinito. L’oscurità, l’acqua nera, le onde
che si susseguivano, accavallandosi lungo la scia, erano come un odoroso
inchiostro selvaggio. Addormentarsi fu lasciarsi avvolgere da un caldo,
rassicurante velo di tenebra.”
L’insidiosa
paura e il crescente sospetto che possa esserci molto di non detto all’interno
di quel gioco che ha troppi aspetti inquietanti e altrettanti risvolti
inspiegabili, diventa l’elemento quotidiano contro cui combattere fino alla
fine, fino a quando il mistero non verrà risolto.
Gli eletti
di Scantigliano è un romanzo che racchiude molte riflessioni, forse molte più
di quanto il suo stesso autore possa immaginare, in ogni caso non è una lettura
difficile né estraniante, nonostante appartenga al genere fantascientifico.
Delinearlo con una definizione spicciola o frettolosa mi sembra inconcludente,
leggendo ho scovato aspetti interessanti che spaziano attraverso pensieri e
domande pungolanti che hanno stuzzicato la mia attenzione, conducendola con
determinazione e cognizione di causa fino alla fine.
La copertina ispira troppo!
RispondiEliminahttp://lucetta91.blogspot.it/
E' molto particolare ed in attinenza con il libro! ;)
EliminaPotrebbe piacermi...
RispondiEliminaOttimo!
Eliminacomplimenti molto interessante, passerò sicuramente spesso da qui !!!
RispondiEliminaGrazie Paola! :)
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