Buongiorno
cari lettori! Proseguiamo la settimana con un’altra recensione dedicata ad un
autore che considero tra i miei preferiti e che anche questa volta ha
confermato il mio apprezzamento per il suo stile narrativo e per la sua
capacità nel creare storie che appassionano e che coinvolgono.
Sto
parlando di Vincent
Spasaro di
cui ho già recensito il Dark Fantasy
intitolato Il
demone sterminatore qui. Oggi invece leggerete la mia opinione riguardo Assedio, un Dark
Thriller inquietante ed originale.
Lasciatemi
un commento, sarò felice di rispondervi!
Titolo: Assedio
Autore: Vincent Spasaro
Editore: Anordest
Pubblicazione: Settembre 2014
Genere: Dark Thriller
Pagine: 316
Prezzo: 12.90
Trama
Nella Sarajevo stretta nella morsa
dell'assedio più spaventoso che l'Europa abbia visto dalla fine della Seconda
Guerra Mondiale, l'agente Stefan Weiss sta per vivere una notte davvero
speciale. Perché a Sarajevo, di notte, il tiro di un cecchino non è la sorte
peggiore cui si può andare incontro. Fra le ombre, tra le macerie, negli oscuri
palazzi della città vecchia e nei nuovi quartieri già disintegrati si agitano
presenze inquiete e malevole che prosperano nel dolore e nella violenza. Ma,
soprattutto, perché stanotte a Sarajevo si apre la porta della stanza 41, il
luogo che ingoia le anime e che gli stessi demoni temono più di ogni altra
cosa. Il luogo più oscuro che esista e dal quale non si esce vivi. Definito da
Alan D. Altieri “un dark thriller che infrange ogni regola”, Assedio è un
romanzo cinematografico, cupissimo e visionario che vi farà attraversare la
notte a rotta di collo inseguiti da fantasmi, proiettili ed entità arcane in un
crescendo di colpi di scena e rivelazioni. Il romanzo horror che rivoluziona la
narrativa di genere e che non ha paura di misurarsi col fantastico, l'hard
boiled, il thriller e la fantascienza. Una storia per cuori saldi e amanti
delle emozioni forti. Buio in sala. La notte sta per cominciare.
Vincent Spasaro è nato a
Roma nel 1972. Ha pubblicato l'horror paranormale Assedio (Mondadori 2011,
ripubblicato nella versione originale da Anordest nel 2014) e il dark fantasy
Il demone sterminatore (Anordest 2013). È stato tre volte di seguito finalista
al Premio Urania e una al Solaria. Ha curato per anni la collana di letteratura
weird Fantastico e Altri Orrori delle Edizioni Il Foglio.
“E’ la
porta dell’inferno quella che hai aperto?” Il Cieco, con grazia, le tolse le
mani dal bavero e si alzò flemmatico in piedi. “Temo di no, Osservatrice. Temo
che non siamo così fortunati.”
Vincent
Spasaro ci consegna un altro incubo di terrore e meraviglia. Le sue storie non
sono mai fine a sé stesse, non sono mai solo paura, orrore, maledizione ma
hanno sempre qualcosa di delirante che rode il sistema nervoso e s’insinua come
un verme malato nell’equilibrio psichico per giungere ad uno stato di follia eternizzante
che devasta qualsiasi forma di umana e gentil comprensione.
Descrizioni
fulminanti, fulgide, estranianti. Guerra e sangue. Morte e follia. Sarajevo
contro il mondo e il mondo contro il paranormale. Atrocità reali dalle quali
non puoi scappare perché dopo due passi sei già davanti all’inferno. Ma siamo
sicuri che sia proprio quello? O esiste qualcosa di peggiore, di
inimmaginabile, di talmente oltraggioso da non poter essere pensato né odiato
da mente umana?
Stefan
Weiss è il protagonista, il volto tra i mille volti che pullulano in questa
storia. E’ un’agente dell’UPROFOR, organo creato dall’ONU per mantenere la pace
nell’ex Jugoslavia.
La visione
di Sarajevo durante l’assedio che la vide protagonista tra il 1992 e il 1996 è
dilaniante, uno schiaffo della Storia alla Storia, un momento di barbarie e di
corruzione violenta ed insindacabile che scardina le rotelle della memoria
storica e la fa vistosamente traballare. Ma dietro una guerra che miete vittime
come se non ci fosse un domani, dietro una fragilità umana che diventa la
padrona indiscussa di tutti quei miseri corpi di esseri umani che soccombono
alla pazzia e al sangue, non possono esserci fraintendimenti perché stanno
ammazzando le illusioni, scontando inimmaginabili interessi. E il prezzo qual
è? Una notte infinita che genera un buio senza nessuna forma di pietà. Stefan è
chiamato a perlustrare un palazzo apparentemente innocuo fino a quando non si
trova davanti alla stanza numero 41. Lì dentro si nasconde qualcosa di
asfissiante ed incontrollato, di lugubre e primitivo che sragiona persino la
tua ragione, trasformando la stranezza in terrore fino a quando non avrai la
certezza che chiunque superi il confine di quelle mura, non farà più ritorno.
“La pistola
non mi dava la solita sicurezza: avevo la sensazione come di un pericolo
imminente e inaspettato, qualcosa che solleticava istinti primordiali e mi
costringeva a non ragionare.”
Stefan
insieme al collega Kjasif e all’Osservatrice dell’ONU Elena Hahn-Kraus,
cercherà una soluzione tangibile e verosimile al mistero che si nasconde in
quel luogo in cui il tempo sembra avere una sua funzione particolare e totalmente
incomprensibile secondo la logica umana.
C’è un solo
essere capace di affrontare con preparazione e conoscenza un fenomeno che
sembra andare molto oltre il concetto stesso di paranormale ed è Il Cieco.
Animo sbilenco, figura dal mantello nero ed un bastone da passeggio, voce
metallica, silenzioso e scaltramente calmo con una terribile e offensiva
reputazione incollata addosso. Si dice che si accompagni quotidianamente ad un’ombra
indefinita… Alcuni pensano che sia un fantasma, forse semplice e innocua nebbiolina
ma Il Cieco le parla. Confabula e sussurra soluzioni agli enigmi più
impossibili, risolvendo con maestria e determinazione le paure più irrisolte.
Un uomo (?) inquietante, insinuato esattamente in quella spaccata molle e
scivolosa che sta tra bene e male, così irrisoria e ironica da renderlo un
essere temuto ma tenuto lontano proprio per i suoi strani e poco chiari legami
con quel mondo paranormale di cui nessuno vuole parlare.
“Il Cieco
sembrava una maschera funebre, nero nel candore. Alto e magro, il mantello
infangato, un incubo dentro un incubo.”
Una stanza
che affascina fantasmi perchè in una città dove la morte per uno sparo o una
bomba può essere il minor male che ti possa capitare in quella notte senza
nome, c’è un male che richiama altro male, una lotta infinita che attira le
anime perdute legate eternamente ed inconsapevolmente a quel luogo di morte e
di guerra. Al suo interno c’è un gorgo, un abisso che inghiottisce anime che
poi vengono rimandate indietro come marionette trasfigurate da vecchie mummificate,
vagabondi martoriati mentre improbabili demoni vengono interrogati sulla natura
di una figura portatrice di paura e vendetta. Ma c’è una connessione forte e
reale tra la guerra e il paranormale. C’è sempre stata, e l’autore ne
approfondisce la storia, la sua scrittura ne vomita il senso più nascosto e
orrendo, mettendo in scena qualcosa di antico e tremendo. Le immagini sono
visionarie, gli attimi non tornano violentando il tempo per scarnificare nuove
prospettive inquietanti da assorbire.
Assedio di
una guerra, assedio nella testa, al margine di una coscienza sporca. Un
contesto che trasuda sangue e polvere, neve e fango, una città urlante seppur
immersa in un silenzio ottenebrante e malato. Il Cieco è il cardine intorno al
quale tutto sembra girare ma qualsiasi cosa tu faccia è sempre troppo poco,
troppo inutile o troppo fragile di fronte all’oscura presenza e sotterranea
potenza del Guardiano o Signore del Dolore.
Il male di
Vincent Spasaro è sempre indefinito, accennato, mai carnale, mai
classificabile, quasi inconsistente, è qualcosa di strisciante ma esiste. Ciò
che leggi è delirante, mette i brividi come qualcosa di reale, seducendo la tua
capacità di credere mentre ti lasci suggestionare fino a che non pensi che
tutto sia allarmante. Eppure lui è così maledettamente disciplinato nelle sue
nozioni storiche, cosi dannatamente efficace nel suo sangue ma anche grande in quel terrore privo di
inutili e banali sbavature. Un terrore che somiglia al dolore agganciato a
quelle emozioni forti che giungono a raffica come scene di un film la cui
decadenza è l’incanto di una città dimenticata.
Assedio è
un thriller oscuro ma anche possessione e delirio, qualcosa che va a sbattere
contro ciò che è concluso e che ricorda inevitabilmente le creature senza nome
e senza forma di Lovecraft. Un mondo in
cui sono le ombre ad essere ovunque, rappresentanti di un male senza metafore.
Massacrante
ed agghiacciante, non c’è morbidezza, non c’è loquacità o cordialità per
attutire i tonfi e le cadute. Chi entra in contatto con la camera 41 ne resta
inevitabilmente segnato. Anche io. Anche tu.
Questo è l’assedio
di un assedio cupo e drastico mentre i fantasmi e i vivi che sembrano già morti
anelano almeno un respiro in mezzo ad un clima contagioso, armato fino ai denti
di tragico e di demoniaco in cui la guerra ce l’hai nella testa.
Le immagini
e le scene da incubo si ripetono come un loop impazzito e tu ti senti
appiccicato addosso tutto quel sudore, quella frenesia, quella febbre buia e
macabra che ti chiede incessantemente di scappare. Ma dove vuoi andare? Il
libro attanaglia, la storia è malinconica ed isterica, frustrante ed appagante,
piena di incertezze e di domande.
La verità
ha un volto di nebbia e di disdetta, anche quello che all’inizio pensavi un
eroe, non è altro che un carnefice solitario che nasce perdente e vive
delirando.
“Tu hai
interrotto il tempo. Dovevi perderti in quella stanza, eppure ne sei uscito."
Anche le
scene più terrificanti che parlano di un qualche dio e delle sue croci, appaiono
dotate di una calma e di un silenzio non umani. Una incontenibile
consapevolezza che dall’autore si trasmette al lettore che capisce, a proprie
spese, che non c’è alcuna via d’uscita. La consistenza del male, la sua
profondità, le sue radici, il suo essere adesso e qui, imperturbabile,
indifferente. La sua malvagia dignità in un mondo capovolto dallo strazio e dal
dolore.
“Immaginò
la creatura in vita, enorme e spaventosa. Da quale incubo poteva mai uscire un
simile mostro? Quello scheletro crocifisso gli sembrava irreale ed assurdo, le
vecchie ossa nell’atmosfera asettica del corridoio un insulto alla vita. Una
blasfemia. Sentì la pressione forte
sulle tempie divenire il sibilo di una tempesta incombente. Il martello
pneumatico che stuprava il suo petto non poteva essere un cuore. Il sangue iniziò
a defluire dalle vene per trasferirsi ai piedi della croce quale giusto
tributo. Le forze interne al corpo, solo un ricordo lontano: era una mummia
disidratata nelle sabbie di un deserto remoto. La creatura anelava un
sacrificio. Da quanto tempo nessuno più immolava carne palpitante sull’altare
di quel Dio? Comprese l’atroce ingiustizia, la beffa divina. Un mortale al
cospetto di un Dio sacrificato. Quali poteri erano in gioco in quei luoghi?”
Ci sono
luoghi in cui non esiste né vita e né morte. In cui il tempo si ferma, creando
un susseguirsi di istanti sbagliati che
generano mostri. Spazi senza senso e senza gloria. Forse dimenticati ma eterni
nella memoria della loro decadenza, tristezza, miseria. Posti come Sarajevo che
diventa una grande metafora dell’esistenza umana, del mondo che ci circonda,
dell’odio, dell’apocalisse vicina, della tragedia della guerra che non è mai
finita. Nella testa o sulla terra, l’assedio porta il nome della sconfitta
umana, dell’oltre come alternativa ad una drammaticità fatta di notte e di
follia.
Perdersi
dentro questo assedio turba e minaccia,
per certi versi consola, per altri attacca. L’autore ha la stessa calma e
imperscrutabilità delle sue creature, credo abbia anche la certezza di stare
dalla parte giusta della scrittura e ancora mi chiedo come mai non sia tra i
nomi più conosciuti della nostra narrativa.
Perverso ed ingannatore, come un castigo divino al quale si è condannati ad assistere, Assedio è molto più della storia di una guerra devastante e spettrale, è molto più della visione di una porta sull'inferno dell'anima, è molto più della farneticazione di un Dio morto in chissà quale dimensione dimenticata. E' un racconto che cambia forma, sapore ed odore ad ogni pagina; è lo scorticamento del giusto, la fuoriuscita della carne viva del perdono e dell'accettazione perchè quando sei sotto assedio come lì dentro cominci a credere che l'unica cosa giusta da fare sia passare gli ultimi istanti da quella parte, la parte del male.
Il fascino del proibito, dell'indegno, del sacrificio, la bellezza in tensione di uno stile che ammalia con orrore e convince con fervore. O lo ami o lo odi perchè è certo come la morte che Vincent Spasaro ti fa dimenticare cosa sono i sogni. I suoi sono incubi autorizzati e striscianti, potenti ed urlanti e dunque, tu che leggi o scappi o rimani.
"Una cosa è vera, Stefan." Il Cieco sibilò metallo mentre si avvicinava. "In questo posto non si può morire."
Perverso ed ingannatore, come un castigo divino al quale si è condannati ad assistere, Assedio è molto più della storia di una guerra devastante e spettrale, è molto più della visione di una porta sull'inferno dell'anima, è molto più della farneticazione di un Dio morto in chissà quale dimensione dimenticata. E' un racconto che cambia forma, sapore ed odore ad ogni pagina; è lo scorticamento del giusto, la fuoriuscita della carne viva del perdono e dell'accettazione perchè quando sei sotto assedio come lì dentro cominci a credere che l'unica cosa giusta da fare sia passare gli ultimi istanti da quella parte, la parte del male.
Il fascino del proibito, dell'indegno, del sacrificio, la bellezza in tensione di uno stile che ammalia con orrore e convince con fervore. O lo ami o lo odi perchè è certo come la morte che Vincent Spasaro ti fa dimenticare cosa sono i sogni. I suoi sono incubi autorizzati e striscianti, potenti ed urlanti e dunque, tu che leggi o scappi o rimani.
"Una cosa è vera, Stefan." Il Cieco sibilò metallo mentre si avvicinava. "In questo posto non si può morire."
Recensione impeccabile, lo leggerò.
RispondiEliminaGrazie mille, Alan! Fammi sapere.^^
EliminaI romanzi che mi fanno impazzire sono esattamente questi.
RispondiEliminaAnche a me! :)
Eliminarecensione accuratissima, ma non è il mio genere >.<
RispondiEliminaproverò comunque a scaricarlo come ebook :D
Grazie Chiara, spero possa piacerti e sorprenderti! :)
EliminaQuesto autore è una garanzia. Li ho letti entrambi.
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo con te.
Eliminabellissima recensione non so però perchè non è il mio genere preferito
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