Buongiorno lettori! Anche oggi vi lascio la
recensione di un romanzo molto bello scritto da Maria
Silvia Avanzato, intitolato Adamante, inviatomi gentilmente dalla casa
editrice Edizioni della Sera, che
ringrazio ancora per la fiducia.
Un noir pieno di sorprese, sui generis, capace
di mescolare paura e mistero, scoperte e descrizioni ambientali e dei
personaggi talmente intense da non lasciare scampo.
A voi la lettura!
Titolo: Adamante
Autore: Maria Silvia Avanzato
Editore: Edizioni della Sera
Pagine: 234
Genere: Thriller
Prezzo: € 14,00
Ebook: -
Uscita: 2013
Trama
Case Adamo. Un
pugno di case sperdute fra le colline emiliane e al centro, l’Adamante, il
vecchio cinema che il Duce inaugurò tanti anni prima. Un palazzone cadente,
diventato luogo di ritrovo per Guerzo e i suoi amici. Angosciante è il ricordo
di quel ragazzino che, anni prima, mise male un piede e vi precipitò trovan-
done la morte. C’è chi giura di aver visto una bambina piccola e minuta che
vive lì, fra le mura divorate dal muschio. Ogni abitante del paese può dire la
sua su quel blocco di calce e ora che Rachele, l’erede dell’impresario
Biasetti, è tornata, qualcuno trema all’idea che quel posto venga raso al suolo
e rimpiaz- zato da un supermercato. Ma l’Adamante è ancora vivo. Vivo nei
tentativi della gente di proteggerlo, nelle scorribande dei ragazzini che lo
frugano di notte, in chi ricorda e organizza macabri scherzi. Vivo per il
becchino Senuga che percorre le vie del paese all’alba per punire chi si
macchia di orrendi peccati. Vivo per Lucio, quel ragazzone ritardato dalle mani
forti. Vivo per la vecchia Matilde che muore nel suo letto lasciandosi alle
spalle un piccolo tesoro.
Maria
Silvia Avanzato è nata a Bologna nel 1985.
Finalista al Mystfest 2010, vincitrice di Lama & Trama 2011, Esperienze in
Giallo 2010, Nero di Puglia 2011 e numerosi altri concorsi. Ha pubblicato il
giallo per ragazzi Ratafià per l’assassino (Forme Libere), il chick lit
Granturco su Foglia di The (ARPANet), il romanzo di formazione L’età dei lupi
(Voras), Cipriavaniglia (Damster), il noir Il morso degli angeli (Senzapatria)
e Crune d’aghi per cammelli (Fazi Editore, 2013). Collabora con testate online,
associazioni culturali e web radio.
Adamante è un romanzo noir dalle
tinte cupe e folgoranti. Un romanzo che del nero se ne sbatte ma nello stesso
tempo lo erge a suo signore assoluto, davanti al quale stile, linguaggio e
trama si inchinano ai piedi di una creatura di carta dall’anima dannata.
Il
cinema Adamante è il protagonista silenzioso e intoccabile dietro al quale si
muove il telone del palcoscenico sul quale saltellano come pazzi indemoniati i
personaggi che di questa storia sono i salvatori ma anche coloro che la maledicono
e la rendono un susseguirsi di misteri e di scoperte al limite dell’orrido. Un
romanzo per certi versi terribile, in cui si mescolano paura, meraviglia,
presenze sinistre e scottanti, sangue e morte, vendette e tradimento, una
finestra cieca su Case Adamo, un paesino che si trova a metà strada tra Bologna e Modena,
assolutamente inventato, inchiodato al suo destino dalla gente che ci abita,
che ci respira con il proprio alito insano, che lo impoverisce e lo imbruttisce
giorno dopo giorno per nascondere i propri misfatti agli occhi del mondo.
“L’Adamante guarda verso il basso
con i suoi finestroni neri dai vetri fracassati, ora più simile alla bocca
ingorda di un gigante, spalancata tra le piante.”
Ogni singola vita di quel luogo
infestato e maledetto è controllata dal cinema ormai in disuso, abbandonato a
se stesso ma ancora tronfio e spettrale da quando il Duce, nell’anno 1936, lo
ha fatto costruire, mettendo così in evidenza il suo amore dichiarato per
questo angolo di mondo dimenticato. Anni e anni di solitudine, di nero e di
magma incandescente che si nasconde nelle esistenze di ciascuna figura che
calpesta il terreno antistante il terribile mostro dalle orbite vuote e dallo
spirito intransigente. Sembra che il cinema non perdoni perché in realtà non
perdona nessun personaggio che vive a Case Adamo, sono le loro voci, le loro
parole e le loro azioni sporche e malate a colmare la fame soprannaturale del
loro silenzioso signore.
L’apparente pace del paesino
ingrigito e solitario viene interrotta dall’arrivo di Rachele, la figlia del
vecchio proprietario del cinema che ha tutta l’intenzione di venderlo, senza
ascoltare nessuna ragione. Non ne può più di quel luogo nefasto, spazio in cui
il tempo sembra essersi fermato in modo insano, avvolgendo nelle sue spire di
malvagità e straniamento ogni singolo respiro di chi ci abita. L’Adamante è una
figura incredibile, capace di toglierti il sonno ma nello stesso tempo di risvegliare
dentro te antichi ricordi, memorie sbagliate, vecchi rancori che presto o tardi
dovrai trovare il modo di colmare. Rachele si ritroverà preda di strani
personaggi che voglio intimarle a tutti i costi di non vendere quella
proprietà. Inizialmente sembrerà vittima fragile di quelle strane presenze
fatte di carne ed ossa eppure sempre più spiritate, così simili allo stesso
cinema, il quale padroneggia indisturbato sulle sue anime perse e a lui
incondizionatamente devote.
Ma dopo, lentamente e con cura quasi maniacale,
l’autrice, assoluta padrona di questa storia terrificante, svelerà pesanti
colpe, capaci di macchiare anche il più puro dei cuori, senza lasciare tracce.
Perché sì, ogni personaggio di questo romanzo appare innocente fino a prova
contraria eppure su alcuni di essi piove impietoso il marchio della colpa, sul
viso o sul corpo, persino nella follia di una personalità devota al male, così
come il bosco segna imperturbabile i fatti chiacchierati di ciascuno di loro,
presi e raccolti nelle grinfie e nella voce vecchia e stridula di Matilde.
Quella che potrebbe essere considerata la strega del paese, che vive lontano,
immersa in uno spazio chiamato “orrido” dove le coppiette vanno a copulare e
dove ella, come un gendarme incattivito, prega
un Dio cattivo affinchè muoiano tutti, indistintamente perché quello è
il suo posto ed è sacro.
Ma sacro a chi? Ad una Madonna
tanto terrificante da avere un suo mattatoio personale? In quello stesso bosco
si nasconde una cappella nella quale ogni croce è il simbolo di un sacrificio e
tutto appare improvvisamente sinistro, informe, sbagliato.
Lo stile dell’autrice è nero più
della notte ed è talmente descrittivo da farti quasi soffocare. Te li mette
davanti agli occhi i personaggi, ti racconta fino ai più piccoli difetti, usa
metafore, mezze poesie, visioni vivide per non farti distrarre. L’approccio è
colloso, non te lo scrolli di dosso, ti senti appiccicato tutto quel male e
quella follia spezzettata che va lentamente denigrandosi, trascinandosi dietro
qualsiasi forma di ragione e di logica.
Ogni figura, dai giovani Fish, Bag
e Guerzo, al malandato Loris, al peruviano Damian, alle donne spigolose e marce
come Olga o Bice, fino al vecchio Don Alfio, passando per la buon anima di
Senuga, il becchino del paese, morto tra i morti, beffeggiato dalle risate
dell’occulto, e incrinato dai pensieri di coloro che ha ricattato, è descritta
minuziosamente tanto da farti venire il voltastomaco per la bruttezza, per
l’efficacia, per la precisione che l’autrice ci ha messo che ti viene da
chiederti ma dove le ha viste tutte queste anime perse, dove li ha pescati questi
mostri legittimati, sono invero risaliti dai suoi più profondi incubi?
Una domanda che rimane sospesa, che
puzza di marcio e chiuso, di abbandonato e di malvagio come tutto ciò che
cresce e mette radici in quel paese dimezzato. In quello spazio in cui non c’è
posto per la benevolenza ma solo per il peccato.
Io pecco, tu pecchi, egli pecca…
questo sembra essere il mantra indefinito che ciascuno pronuncia dentro se
stesso. L’unica preghiera fatta di affermazione e di alta coscienza di cui
tutti si rendono conto e che conservano nei luoghi più innominabili del loro
cuore.
Sembrano tutti cadaveri, zombie
fatti di pasta andata a male, tutti sul punto di esplodere, tutti con qualche
cattiveria da dire, infilata proprio lì in mezzo ai denti marci e putridi,
espressione muta di risate da burattini.
Lucio, un altro personaggio mistico
nella sua scelleratezza. Un covo di vermi di peccati e nefandezze, un corpo che
rigurgita sudore e bestemmie, una malattia della testa che si ripercuote come
forti e pesanti palate sulla sua stessa vita e sulle persone che lo circondano.
Un martello di ingratitudine che si adatta così dannatamente bene con il
padreterno nero che sembra non vedere, l’Adamante dal sorriso di finestre nere
che sorride perché non è altro che un bastardo ironicamente spettrale.
“E chi vuole bene a qualcuno in
questo posto? Sai a cosa vogliono bene, questi qui? Al cinema maledetto, a
quello lì.”
Lo stile di Maria Silva Avanzato è
disincantato perché è stridente, pullula di aggettivi, di confezioni di odori e
sapori, di una vista immaginifica eppure così sventrata e ripulita di qualsiasi
forma di sdolcinata poesia. E’ piena di visioni che traboccano orrori,
scalfiscono i catenacci della morale e raccontano l’odio come la più naturale
delle forme d’amore.
La solitudine suona in quei luoghi
e la Madonna piange sangue, quello vero, nel suo piccolo mattatoio, di vermi e
croci.
“Quella piccola casetta perde
porzioni di pietra come una pelle morta, dura a staccarsi. Pare che ragnatele,
rampicanti e polvere l’abbiano imbavagliata per sempre. E’ troppo solitaria e
nera, un posto dimenticato che non sente voci e non vede passi da troppo tempo
e lo sa, te lo ricorda, tanto che l’Adamante è più vivo di lei, più rumoroso.”
Adamante è un romanzo crudele e
astuto, ha una sua voce, una sua personalità, un suo orgoglio fatto di parole
scritte e rumore, atmosfera e ribellione. E’ mostruoso come lo sono gli
abitanti di Case Adamo, è orrido come lo è ciò che si nasconde nel bosco, è
giusto come la giustizia di Senuga, è gelido come la coscienza di tutti. Non c’è
amore in quel luogo appassito agli occhi di Dio, c’è la carneficina dei sogni,
il colpo basso dei desideri andati in malora, le risate macabre di una
vecchietta storta che guarda con soddisfazione andare in pezzi il suo paese, cicatrizzato
con il sangue del diavolo.
Avanzato ci consegna un romanzo che
sembra essersi scritto da solo, troppo completo, troppo infido, furbo, uno che
nel buio ci sta fin troppo bene, ci sguazza per portarlo a galla eppure sembra
che non lo smuovi, non lo intacchi, come il più puro dei diamanti, come il più
duro dei metalli. Te lo ritrovi la notte, persino con la paura di sognarti la
vecchia Matilde che dall’orrido ti punta con il suo sguardo di tomba… Tanto per
lei sono tutti assassini a Case Adamo e come darle torto?
Anche questo mi manca !!! Con le tue recensioni mi mandi in banca rotta dai libri che devo prendere !!!
RispondiEliminaLo so, sono troppi i libri da leggere, anche a me succede lo stesso ma ciò che manca principalmente è il tempo per leggerli tutti *_*
EliminaVoglio leggerlo assolutamente! :)
RispondiEliminaVedo che nei tag hai messo anche "giallo"... quindi c'è un mistero da risolvere?
E' bello, Chiara, molto "cattivo" ;-)
EliminaPenso ti possa piacere, inoltre è scritto benissimo. Giallo perchè c'è il mistero di alcune morti irrisolte, è come se ci fosse un alone di soprannaturale che aleggia nell'aria ma non venisse mai dichiarato esplicitamente. La stessa presenza-assenza del cinema che in fondo è inanimato sembra essere umano... :-)
grazie a te ci sarebbero tantissimi libri da comprare *___*
RispondiEliminaEh... il bello e il brutto delle recensioni! ;-)
EliminaSono sempre fantastiche le tue recensioni! Mi fai venire voglia di comprare tutti i libri :D
RispondiEliminaGrazie mille Laura!^^
Eliminaadoro il tuo puntatore del mouse, apparte questo le tue recensioni mi piacciono sempre un sacco...
RispondiEliminaho comprato i ricordi non si lavano perchè mi ricorda molto la mia di storia :(
Grazie Chiara, se vuoi un puntatore del mouse simile puoi consultare il sito di Iolecal. Mi avevi detto che lo avevi comprato ma non sapevo il motivo, spero mi farai sapere che impressioni ti ha lasciato la lettura. :)
Eliminami piacciono molto i noir, questo non me lo farò sfuggire!
RispondiEliminaNe sono felice, Silvia! ^^
EliminaCuriosa di saperne di più e di leggerlo!!!
RispondiEliminaOttimo!^^
EliminaMi ha incuriosito la trama e di sucuro lo comprerò.
RispondiEliminaMi fa piacere Stefy! :-)
EliminaBellissima recensione.... finalmente uno dei miei generi preferiti.... lo compro oggi!
RispondiEliminaOttimo Greta!
EliminaInteressante articolo!!!
RispondiEliminaquesto sembra molto interessante non ne avevo mai sentito parlare
RispondiEliminaE' molto bello, te lo consiglio se ami il genere!
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