Buon
sabato cari lettori. Oggi c’è l’appuntamento con la rubrica Pensieri a briglia sciolta curata dallo
scrittore e poeta Luigi Mancini.
Anche
questa volta, attraverso le sue parole e la sua particolare visione del mondo,
entreremo in punta di piedi in uno spaccato del suo universo poetico.
"Suoni,
colori, fogliami urlanti, fiori grevi, marmi di dolore, angoscia, facce, nomi,
date, incisioni, incertezze, mistero, silenzio, eternità odorosa di viali
smarriti, figli, fratelli, sorelle, padri, madri, mogli e mariti, amici,
nemici, conoscenti, amati, amanti, vinti e vincitori.
Passeggio, sento,
sanguino, idealizzo, confondo, taccio, urlo. Vago per le traversie oscure di un
cimitero; è un giorno di sole, un giorno di chiarori bellissimi; balneari
sentenze di passanti svestiti. Eppure, qui, dove cerco una qualche ragione,
regna sovrana l'amaca del dispiacere, la nenia floreale del riposo, del
tormento, del rimpianto. Quanti nomi, volti e sguardi, vicini e lontani dal
tempo che viaggio, conosciuti e sconosciuti di questo mio passaggio a perdere,
in questo mio incompiuto vivere, malato nell'anima, felice del male raccolto,
così allegro di tristezza, così al di là, se messo di fronte alla presunta
aldilà.
Qualcuno mi
osserva, mi passa di fianco, soffia l'erba del prato putrefatto, rifatto per
gli occhi, immerso dai vermi, dalle ceneri inutili. Chi sei? Cosa vuoi dirmi?
Dove mi porti? Aspetta, non lasciarmi, non lasciarmi qui, portami con te,
chiunque tu sia, ovunque tu vada.
Lo
sai, ragazza dagli occhi oscuri, vorrei incontrarti in un cimitero, mentre gridi
quel silenzio costellato che hai tra i capelli, quei meravigliosi fili d'oro
buio, neri come la notte del camposanto. Ma tu, anima simile, sublime
inquietudine, esisti? Se tu fossi carne, vorrei esserti spettro, girarti
intorno, entrarti dentro. Se tu fossi l'invisibile, vorrei guardarti, accecarmi
dal resto, darti asilo e pasto nella mia carne.
Io ti conosco, ma non ti ho mai
veduta con gli occhi del mondo, io ti conosco nel profondo dell'abisso, dove i
morti, tormentati da se stessi, fanno da tramite agli amanti. Sentire,
maledetto sentire, tragico percepire d'anime, energie solitarie, dimenticate,
vaganti, bisognose di esistenza, di accoglienza, di rispetto, di sesso e di
vanità. Continua a seguirmi, energia sconosciuta, continua a soffiarmi l'erba del
prato putrefatto, in questo mondo mio e parallelo, in questo essere in un dove
irraggiungibile. Io, mio inguaribile fantasma, vorrei essere della tua stessa
presenza, liberarmi dalla carne che mi opprime, librarmi nella frescura di un
giorno di pioggia."
Luigi Mancini
Malinconico ma molto bello!
RispondiEliminaGrazie, Ada.
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