Buon lunedì
lettori! Iniziamo la settimana direttamente con una recensione di un romanzo
pubblicato da Sonzogno, che
ringrazio per la copia e che ci immerge in un clima assolutamente opposto a
quello che stiamo vivendo: il freddo!
La bellissima
e ghiacciata Islanda vi aspetta per conoscere i luoghi e i risvolti di una
storia eccezionalmente reale e molto più vicina a ciascuno di noi di quanto
possiate immaginare. Reykjavik Cafè di Solveig
Jonsdottir vi aspetta!
Non dimenticate
di lasciarmi le vostre impressioni!
Titolo: Reykjavik Cafè
Autore: Solveig Jonsdottir
Editore: Sonzogno
Pagine: 320
Genere: Romanzo
Prezzo: € 17.50
Ebook: € 9.99
Trama
Per una donna i
trent’anni sono un’età meravigliosa, si comincia a fare sul serio e ad
assaporare il bello della vita. Peccato che non sia quasi mai veramente così.
Hervör, Karen, Silja e Mía, ad esempio, sono tutte alle prese con situazioni
sentimentali caotiche e insoddisfacenti. C’è quella che si accontenta di
saltuarie notti di sesso con l’ex professore di università, chi vive dai nonni,
trascorrendo i weekend in discoteca e svegliandosi ogni volta in un letto
diverso. Oppure quella che, essendo medico, è spesso costretta a turni fuori
casa e, guarda un po’, la volta che rientra senza avvisare sorprende il neo
marito con una biondina. E poi c’è la più scombinata di tutte: è stata lasciata
dal fidanzato, un avvocato benestante, e ora vive in una mansarda in mezzo agli
scatoloni del trasloco, faticando a trovare un lavoro e una direzione nella
vita. Le quattro giovani donne non si conoscono né sembrano avere molti punti
in comune. A unirle è la pausa obbligata al Reykjavík Café dove, nel buio
gennaio islandese, vanno a cercare un po’ di calore e dove le loro storie
finiranno per intrecciarsi. Finché, fra un latte macchiato e un cocktail di
troppo, rovesci del destino e risate condite da improbabili consigli, ognuna
troverà per sé il modo di raggiungere la propria felicità, o qualcosa di molto
vicino.
Sólveig Jónsdóttir
ha studiato scienze politiche e vive a Reykjavík, dove lavora come giornalista
alla redazione di «Lifestyle Magazine». Reykjavík Café è il suo primo romanzo.
“Immagino
che sia sempre possibile andarsene. No metter if you are vecchio o giovane.
Finchè sei disposto a fare qualsiasi cosa che possa renderti felice, te ne puoi
andare.”
Reykjavik
Cafè è un romanzo che mi ha colpito sia per la copertina che per il titolo per
una serie di motivi ben precisi. Prima di tutto i colori dal blu al celeste,
quelle piccole palline di neve cadenti, quelle case stilizzate, appena
accennate come venute fuori da un disegno timido ma allo stesso tempo
incantatore. Un’atmosfera che mi ha fatto venire in mente il Natale ma non
perché io lo ami ma perché amo i luoghi freddi, quelli con l’inverno sulle
spalle, con la luce fioca per le strade e il buio ad incorniciare un’esistenza
più profonda ed introspettiva come se l’oscurità aiutasse a guardare meglio
dentro se stessi.
Poi il
titolo che mi ha condotto inevitabilmente verso posti a me lontani ma che ho
sempre amato. L’Islanda, terra di ghiaccio e stelle, neve e blu cobalto di un
cielo vivo e innamorato di una luna irriverente e signora, solitaria e
dimentica di quanto buio quelle creature sono costrette a sopportare eppur
felici di vivere un’atmosfera così sublime.
La storia
che l’autrice racconta ci allontana per certi versi da questa visione così
magica per immergerci nella vita quotidiana di quattro protagoniste, tutte
donne sui trent’anni che pur non conoscendosi, condividono la medesima
situazione: sono un disastro nella vita sentimentale. Hervor, Mia, Silija e Karen
vivono le loro vite immerse nei loro problemi personali e nelle costanti
disavventure amorose eppure le loro esistenze, seppur concentrandosi tutte, in
momenti diversi, nel Reykjavik Cafè, non
si incroceranno mai per davvero. I capitoli, abbastanza lunghi, si concentrano
ogni volta su una voce narrante, alternandosi perfettamente tra le quattro
protagoniste.
“Sapeva di
non essere brutta, ma non si sentiva né bella né carina. Sciatta, era la parola
che usava volentieri per descrivere se stessa quando nessuno sentiva. Sciatta e
consumata.”
Lentamente,
con intelligente dovizia di particolari e consapevole profondità, veniamo a
conoscenza degli amori e dei dissapori di ciascuna di loro e soprattutto delle
sofferenze, dei tradimenti, delle illusioni e cocenti delusioni a cui ognuna di
loro è sottomessa.
La vita
matrimoniale come quella studentesca vengono osservate e analizzate attraverso
le esperienze in prima persona di chi narra. Lo stesso equivale per la vita
lavorativa e per quella un po’ più solitaria che tende a mettere maggiormente
in evidenza le inquietudini e le sofferenze di chi le vive.
La visione
totalizzante dell’autrice esprime un contesto descritto come dovrebbe essere,
capace di avvolgere e condizionare la lettura al fine di amare quei luoghi
seppur così lontani dalla nostra apparente visione del mondo.
Ho
apprezzato l’intensità di talune descrizioni dedicate alle tradizioni e agli
usi diffusi a proposito proprio del Cafè, che volente o nolente diventa il
centro entro il quale si raccoglie tutto il magma incandescente del racconto
delle loro vite.
Quattro
donne, quattro voci, quattro esperienze che però sembrano convogliare in
un’unica grande storia: quella umana.
C’è anche
un pizzico di tristezza, di avvenenza dolorante e pulsante che inevitabilmente
taglia in due i cuori di chi vive certe storie proprio perché umane e
rischiosamente reali.
Nonostante
ciò, molti passaggi sono smorzati da una soddisfacente ironia che mette a
proprio agio il lettore, rendendolo parte di una vicenda che gli permetterà di
affezionarsi piano piano alle protagoniste.
Le loro
descrizioni sono efficaci ed intense, colpiscono la quotidianità e la
sostanzialità di chi legge, senza apparire come effimere figure di passaggio,
senza spina dorsale, ma come consistenti persone rigorosamente al femminile che
prendono pieno possesso delle loro vite, seppur ammaccate e barcollanti per
mostrarle in tutta la loro luce ed ombra.
Un punto in
comune che spassionatamente emerge tra le quattro è il sentirsi completamente e
maledettamente sbagliate. I motivi possono essere tanti, soprattutto quando le
persone a te più care ti feriscono, eppure nei percorsi delineati dall’autrice
c’è la capacità di raccontare attraverso una narrazione corale, di momenti di
vita diversi che però convogliano in un unico grande aspetto: il mondo delle
donne, rappresentato con rispetto e conoscenza, con premura e dedizione.
L’autrice
ha saputo donare al suo racconto uno stile morbido ma allo stesso tempo
efficace, pungente, pronto a raccontare al meglio la piacevolezza di una
brioche mangiata al cafè allo stesso modo di un doloroso pianto al cospetto di
un evento tragico. Ricordi e memorie si confondono dando ampio spazio alla
costruzione dei personaggi e delle loro anime, dolci e sofisticate ma anche
intense e determinate, spesso forti e violente rispetto alle vicende della loro
vita.
“Come va?”
“Molto
male, grazie. Sono stata mollata perché il mio fidanzato si è innamorato di una zoccola. Adesso abito in
un brutto appartamento in centro, dove si annidano sicuramente insetti nocivi,
e comunque è tutto uno schifo, sono disoccupata e non so che fare della mia
vita. Questa è la situazione, a grandi linee. E tu? Che mi dici di bello?”
C’è molta
quotidianità in queste storie, la vita lavorativa, quella degli amanti, la
sofferenza per essere soli o per essere stati lasciati ma ancora una volta è
l’atmosfera così diversa da quella a cui siamo abituati a rendere le storie
particolari ed incisive. Non è un romanzo sconvolgente né per la trama né per
lo stile ma è avvolgente nel senso che riesce, con raffinatezza e semplicità,
(non per i nomi da ricordare però!) a farti sentire parte integrante di quella
realtà avvolta dal gelo della neve ma anche calda come un caffè bollente del Reykjavik Cafè.
Ancora una
volta, dunque, siamo al cospetto di un romanzo che non si sottrae alla visione
insita e abissale dell’universo femminile senza però esaurirsi in quello. Le nostre
protagoniste entreranno in contatto con altrettante figure, soprattutto
maschili, che nel bene o nel male, serviranno a far girare la giostra della
vita come quella dei sentimenti e delle emozioni, che anche se spesso saranno
tristi e fredde, non mancheranno di invogliare alla vita e alla conoscenza di
una dimensione di rinascita e di risalita dal fallimento, lontano dal quale tutte
indistintamente vogliono scappare.
Reykjavik Cafè è un luogo che funge da simbolo, da polo attrattivo per queste quattro storie
che restano le inevitabili protagoniste. E’ un assaggio, è un suono, una voce,
una bevanda calda che ti accompagna in questo viaggio a volte silenzioso, altre
stremato, all’interno di un mondo dove è l’immediatezza e la verità umana ad
avere la meglio, proprio per questo non può che essere una lettura positiva per
la sua attinenza con la realtà e piacevole per lo stile dell’autrice e per la
particolarità dell’ambientazione… così lontana, così vicina, che poi alla fine,
così vostra, così mia. Perché ogni libro è un mondo e nel mondo c’è ognuno di
noi.
E' in WL da quando è uscito. Dopo la tua recensione, cercherò di leggerlo al più presto, magari a Settembre perché la cover mi suggerisce un periodo un po' più fresco. Complimenti!
RispondiEliminaBuone letture, un abbraccio!
Grazie Cecilia! Anche io dovevo leggerlo da un bel po' e alla fine mi sono decisa proprio ora che fa più caldo... -.-''''
EliminaBuone letture anche a te, un abbraccio :)
L'ho letto, a me è piaciuto molto!
RispondiEliminaMi fa piacere! ^^
Eliminami piace molto la trama, credo proprio che lo comprerò *_*
RispondiEliminaSono contenta che ti abbia incuriosito!^^
EliminaMi piace molto la letteratura scandinava, anche se di solito leggo gialli o thriller. Non sarà male cimentarmi su qualcosa di diverso: lo metto in WL. :)
RispondiEliminaAnche io ho sempre letto un altro genere rispetto a questo a proposito di questo tipo di letteratura. Ma il tentativo non mi ha delusa!
EliminaGrazie di essere passata, un abbraccio :-)
Mi sono spiegata male: io leggo ogni genere, ma degli autori scandinavi finora ho letto solo gialli e thriller.
EliminaComunque ieri ho acquistato il romanzo. :)
Sì avevo capito, Chiara :) Infatti ho scritto che del genere scandinavo ero abituata ad altre storie diciamo così, come te. Mi fa piacere che tu lo abbia acquistato, spero possa piacerti. ^^
EliminaTi farò sapere! :)
EliminaCi conto! ^_^
EliminaNe parlate tutti bene, ci deve essere qualcosa sotto :)
RispondiEliminaEh... ci siamo messi tutti d'accordo perchè in cambio delle recensioni positive, l'autrice ha promesso di ospitarci tutti in Islanda... *___*
EliminaIo ho appena finito di leggerlo... con un ritardo di "soli" due anni rispetto a voi :-) L'ho trovato ben scritto (i miei complimenti alla traduttrice), in alcuni punti davvero toccante ed in altri perfino divertente. A breve mi cimenterò nella lettura di un altro romanzo islandese, il mio secondo per la precisione, dal titolo Hotel silence. Un saluto a tutti i "divoratori" di libri come me.
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