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lunedì 20 luglio 2015

Reykjavik Cafè di Solveig Jonsdottir Recensione

Buon lunedì lettori! Iniziamo la settimana direttamente con una recensione di un romanzo pubblicato da Sonzogno, che ringrazio per la copia e che ci immerge in un clima assolutamente opposto a quello che stiamo vivendo: il freddo!
La bellissima e ghiacciata Islanda vi aspetta per conoscere i luoghi e i risvolti di una storia eccezionalmente reale e molto più vicina a ciascuno di noi di quanto possiate immaginare. Reykjavik Cafè di Solveig Jonsdottir  vi aspetta!


Non dimenticate di lasciarmi le vostre impressioni!




Titolo: Reykjavik Cafè
Autore: Solveig Jonsdottir
Editore: Sonzogno
Pagine: 320
Genere: Romanzo
Prezzo: € 17.50
Ebook: € 9.99
Uscita: Marzo 2015



Trama

Per una donna i trent’anni sono un’età meravigliosa, si comincia a fare sul serio e ad assaporare il bello della vita. Peccato che non sia quasi mai veramente così. Hervör, Karen, Silja e Mía, ad esempio, sono tutte alle prese con situazioni sentimentali caotiche e insoddisfacenti. C’è quella che si accontenta di saltuarie notti di sesso con l’ex professore di università, chi vive dai nonni, trascorrendo i weekend in discoteca e svegliandosi ogni volta in un letto diverso. Oppure quella che, essendo medico, è spesso costretta a turni fuori casa e, guarda un po’, la volta che rientra senza avvisare sorprende il neo marito con una biondina. E poi c’è la più scombinata di tutte: è stata lasciata dal fidanzato, un avvocato benestante, e ora vive in una mansarda in mezzo agli scatoloni del trasloco, faticando a trovare un lavoro e una direzione nella vita. Le quattro giovani donne non si conoscono né sembrano avere molti punti in comune. A unirle è la pausa obbligata al Reykjavík Café dove, nel buio gennaio islandese, vanno a cercare un po’ di calore e dove le loro storie finiranno per intrecciarsi. Finché, fra un latte macchiato e un cocktail di troppo, rovesci del destino e risate condite da improbabili consigli, ognuna troverà per sé il modo di raggiungere la propria felicità, o qualcosa di molto vicino.

Sólveig Jónsdóttir ha studiato scienze politiche e vive a Reykjavík, dove lavora come giornalista alla redazione di «Lifestyle Magazine». Reykjavík Café è il suo primo romanzo.




“Immagino che sia sempre possibile andarsene. No metter if you are vecchio o giovane. Finchè sei disposto a fare qualsiasi cosa che possa renderti felice, te ne puoi andare.”

Reykjavik Cafè è un romanzo che mi ha colpito sia per la copertina che per il titolo per una serie di motivi ben precisi. Prima di tutto i colori dal blu al celeste, quelle piccole palline di neve cadenti, quelle case stilizzate, appena accennate come venute fuori da un disegno timido ma allo stesso tempo incantatore. Un’atmosfera che mi ha fatto venire in mente il Natale ma non perché io lo ami ma perché amo i luoghi freddi, quelli con l’inverno sulle spalle, con la luce fioca per le strade e il buio ad incorniciare un’esistenza più profonda ed introspettiva come se l’oscurità aiutasse a guardare meglio dentro se stessi.

Poi il titolo che mi ha condotto inevitabilmente verso posti a me lontani ma che ho sempre amato. L’Islanda, terra di ghiaccio e stelle, neve e blu cobalto di un cielo vivo e innamorato di una luna irriverente e signora, solitaria e dimentica di quanto buio quelle creature sono costrette a sopportare eppur felici di vivere un’atmosfera così sublime.

La storia che l’autrice racconta ci allontana per certi versi da questa visione così magica per immergerci nella vita quotidiana di quattro protagoniste, tutte donne sui trent’anni che pur non conoscendosi, condividono la medesima situazione: sono un disastro nella vita sentimentale. Hervor, Mia, Silija e Karen vivono le loro vite immerse nei loro problemi personali e nelle costanti disavventure amorose eppure le loro esistenze, seppur concentrandosi tutte, in momenti diversi, nel Reykjavik  Cafè, non si incroceranno mai per davvero. I capitoli, abbastanza lunghi, si concentrano ogni volta su una voce narrante, alternandosi perfettamente tra le quattro protagoniste.

“Sapeva di non essere brutta, ma non si sentiva né bella né carina. Sciatta, era la parola che usava volentieri per descrivere se stessa quando nessuno sentiva. Sciatta e consumata.”

Lentamente, con intelligente dovizia di particolari e consapevole profondità, veniamo a conoscenza degli amori e dei dissapori di ciascuna di loro e soprattutto delle sofferenze, dei tradimenti, delle illusioni e cocenti delusioni a cui ognuna di loro è sottomessa.
La vita matrimoniale come quella studentesca vengono osservate e analizzate attraverso le esperienze in prima persona di chi narra. Lo stesso equivale per la vita lavorativa e per quella un po’ più solitaria che tende a mettere maggiormente in evidenza le inquietudini e le sofferenze di chi le vive.
La visione totalizzante dell’autrice esprime un contesto descritto come dovrebbe essere, capace di avvolgere e condizionare la lettura al fine di amare quei luoghi seppur così lontani dalla nostra apparente visione del mondo.

Ho apprezzato l’intensità di talune descrizioni dedicate alle tradizioni e agli usi diffusi a proposito proprio del Cafè, che volente o nolente diventa il centro entro il quale si raccoglie tutto il magma incandescente del racconto delle loro vite.
Quattro donne, quattro voci, quattro esperienze che però sembrano convogliare in un’unica grande storia: quella umana.

C’è anche un pizzico di tristezza, di avvenenza dolorante e pulsante che inevitabilmente taglia in due i cuori di chi vive certe storie proprio perché umane e rischiosamente reali.
Nonostante ciò, molti passaggi sono smorzati da una soddisfacente ironia che mette a proprio agio il lettore, rendendolo parte di una vicenda che gli permetterà di affezionarsi piano piano alle protagoniste.

Le loro descrizioni sono efficaci ed intense, colpiscono la quotidianità e la sostanzialità di chi legge, senza apparire come effimere figure di passaggio, senza spina dorsale, ma come consistenti persone rigorosamente al femminile che prendono pieno possesso delle loro vite, seppur ammaccate e barcollanti per mostrarle in tutta la loro luce ed ombra.

Un punto in comune che spassionatamente emerge tra le quattro è il sentirsi completamente e maledettamente sbagliate. I motivi possono essere tanti, soprattutto quando le persone a te più care ti feriscono, eppure nei percorsi delineati dall’autrice c’è la capacità di raccontare attraverso una narrazione corale, di momenti di vita diversi che però convogliano in un unico grande aspetto: il mondo delle donne, rappresentato con rispetto e conoscenza, con premura e dedizione.

L’autrice ha saputo donare al suo racconto uno stile morbido ma allo stesso tempo efficace, pungente, pronto a raccontare al meglio la piacevolezza di una brioche mangiata al cafè allo stesso modo di un doloroso pianto al cospetto di un evento tragico. Ricordi e memorie si confondono dando ampio spazio alla costruzione dei personaggi e delle loro anime, dolci e sofisticate ma anche intense e determinate, spesso forti e violente rispetto alle vicende della loro vita.

“Come va?”
“Molto male, grazie. Sono stata mollata perché il mio fidanzato si  è innamorato di una zoccola. Adesso abito in un brutto appartamento in centro, dove si annidano sicuramente insetti nocivi, e comunque è tutto uno schifo, sono disoccupata e non so che fare della mia vita. Questa è la situazione, a grandi linee. E tu? Che mi dici di bello?”

C’è molta quotidianità in queste storie, la vita lavorativa, quella degli amanti, la sofferenza per essere soli o per essere stati lasciati ma ancora una volta è l’atmosfera così diversa da quella a cui siamo abituati a rendere le storie particolari ed incisive. Non è un romanzo sconvolgente né per la trama né per lo stile ma è avvolgente nel senso che riesce, con raffinatezza e semplicità, (non per i nomi da ricordare però!) a farti sentire parte integrante di quella realtà avvolta dal gelo della neve ma anche calda come un caffè bollente del Reykjavik Cafè.

Ancora una volta, dunque, siamo al cospetto di un romanzo che non si sottrae alla visione insita e abissale dell’universo femminile senza però esaurirsi in quello. Le nostre protagoniste entreranno in contatto con altrettante figure, soprattutto maschili, che nel bene o nel male, serviranno a far girare la giostra della vita come quella dei sentimenti e delle emozioni, che anche se spesso saranno tristi e fredde, non mancheranno di invogliare alla vita e alla conoscenza di una dimensione di rinascita e di risalita dal fallimento, lontano dal quale tutte indistintamente vogliono scappare.

Reykjavik Cafè è un luogo che funge da simbolo, da polo attrattivo per queste quattro storie che restano le inevitabili protagoniste. E’ un assaggio, è un suono, una voce, una bevanda calda che ti accompagna in questo viaggio a volte silenzioso, altre stremato, all’interno di un mondo dove è l’immediatezza e la verità umana ad avere la meglio, proprio per questo non può che essere una lettura positiva per la sua attinenza con la realtà e piacevole per lo stile dell’autrice e per la particolarità dell’ambientazione… così lontana, così vicina, che poi alla fine, così vostra, così mia. Perché ogni libro è un mondo e nel mondo c’è ognuno di noi.



15 commenti:

  1. E' in WL da quando è uscito. Dopo la tua recensione, cercherò di leggerlo al più presto, magari a Settembre perché la cover mi suggerisce un periodo un po' più fresco. Complimenti!
    Buone letture, un abbraccio!

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    1. Grazie Cecilia! Anche io dovevo leggerlo da un bel po' e alla fine mi sono decisa proprio ora che fa più caldo... -.-''''
      Buone letture anche a te, un abbraccio :)

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  2. L'ho letto, a me è piaciuto molto!

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  3. mi piace molto la trama, credo proprio che lo comprerò *_*

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  4. Mi piace molto la letteratura scandinava, anche se di solito leggo gialli o thriller. Non sarà male cimentarmi su qualcosa di diverso: lo metto in WL. :)

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    1. Anche io ho sempre letto un altro genere rispetto a questo a proposito di questo tipo di letteratura. Ma il tentativo non mi ha delusa!
      Grazie di essere passata, un abbraccio :-)

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    2. Mi sono spiegata male: io leggo ogni genere, ma degli autori scandinavi finora ho letto solo gialli e thriller.
      Comunque ieri ho acquistato il romanzo. :)

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    3. Sì avevo capito, Chiara :) Infatti ho scritto che del genere scandinavo ero abituata ad altre storie diciamo così, come te. Mi fa piacere che tu lo abbia acquistato, spero possa piacerti. ^^

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  5. Ne parlate tutti bene, ci deve essere qualcosa sotto :)

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    1. Eh... ci siamo messi tutti d'accordo perchè in cambio delle recensioni positive, l'autrice ha promesso di ospitarci tutti in Islanda... *___*

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  6. Io ho appena finito di leggerlo... con un ritardo di "soli" due anni rispetto a voi :-) L'ho trovato ben scritto (i miei complimenti alla traduttrice), in alcuni punti davvero toccante ed in altri perfino divertente. A breve mi cimenterò nella lettura di un altro romanzo islandese, il mio secondo per la precisione, dal titolo Hotel silence. Un saluto a tutti i "divoratori" di libri come me.

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