Ultime recensioni

venerdì 18 dicembre 2015

Erenvir e l'Anno Zero di Effe C. N. Cola Recensione

Buon venerdì cari lettori! Un Fantasy scritto dall’esordiente Effe. C. N. Cola, intitolato Erenvir e l’Anno Zero è il romanzo di cui vi parlo oggi. Una storia apocalittica che chiama in causa i quattro Cavalieri dell’Apocalisse, una fine del mondo che diventa il punto di partenza e un giovane protagonista che si rivelerà un nuovo eroe, fautore di una nuova era, appunto Erenvir.




Titolo: Erenvir e l'Anno Zero
Autore: Effe C. N. Cola
Editore: DALIM
Pagine: 216
Genere:  Fantasy
Prezzo: € 3,99 Ebook
Uscita:  2015

TRAMA


L’Apocalisse profetizzata nella Bibbia si avvera, devastando la terra e decimando l’umanità. I principali fautori dell’Armageddon, i Cavalieri della Violenza, della Carestia, della Morte e della Guerra, quattro potentissimi Angeli, decidono di rimanere nel mondo materiale per diventarne i sovrani assoluti e si pongono a capo di eserciti di creature oscure per attuare la propria conquista. Fortunatamente, anche sette Schiere Angeliche restano a combattere per gli uomini sopravvissuti contro le brame di potere di chi li vuole sottomessi o morti. Jonathan White è un ragazzo che viene prescelto per contribuire alla lotta tra Bene e Male. Verrà chiamato Erenvir, portatore della Nuova Era ed il suo primo compito sarà quello di condurre in salvo i sopravvissuti in un luogo indicatogli come Terra Promessa. Affronterà un viaggio in cui scoprirà quanto tutto ciò che conosceva sia mutato e sottoposto a nuove leggi fisiche e spirituali, tra nuovi luoghi infernali e piccoli paradisi, tra bestie demoniache e creature idilliache, in un ambientazione tutta da svelare. 




“A te è dato il destino dell’uomo che vuole salvezza. Verrai ricordato come Erenvir, colui che da vita alla nuova era dell’Apocalisse.”


Erenvir e l’Anno Zero è un romanzo pieno di avventura, di mistero e di coraggio. Nasce come idea di base per un  gioco di ruolo e come tale la sua struttura è principalmente basata sullo scontro, sulla lotta, su una miriade di personaggi e soprattutto creature fantastiche, la maggior parte di esse essenzialmente orribili e rappresentanti di un inferno che lentamente sta diventando reale. L’inferno dell’Apocalisse. Quello della fine del mondo così come oggi lo conosciamo, quello realizzato con la venuta dei quattro Cavalieri, Morte, Violenza, Carestia e  Guerra, che non solo hanno distrutto tutto ciò  che fa parte del mondo, con una devastazione e degradazione totale, radendolo totalmente al suolo, ma hanno deciso anche di restare sulla terra trapiantando sulle ceneri di un’epoca ormai lontana e disillusa, un regno fatto solo di bestialità e di malvagità senza precedenti.

Erenvir è Jonathan White, un semplice ragazzo di quindici anni che non sa neanche lontanamente cosa lo attende ma la cui vita apparentemente normale è continuamente segnata da una serie di incubi che oscurano le sue notti nei quali vede se stesso come un Re in una Città Splendente a volte felice, in altri momenti alle prese con disperazione, sconfitta e solitudine. Il romanzo è il primo di una saga incentrata principalmente sulla fine del mondo ma molto è associato proprio al concetto di fine. Non esiste mai una vera fine, essa prospetta in ogni caso un nuovo inizio. 

Ed è così anche per Jonathan che dopo aver superato la catastrofe dell’Apocalisse insieme al padre ed al fratello Luc, richiudendosi nei sotterranei di una chiesa insieme ad altri pochi fortunati, farà un incontro straordinario con un personaggio che gli rivelerà finalmente qual è il suo destino. Un destino che non prevede che lui sia un comune essere mortale ma bensì il futuro fautore della nuova era.

L’autrice imbastisce una storia molto avvincente, che ti cattura dalle prime pagine. All’inizio soprattutto, mentre leggevo, non riuscivo a staccarmi per due motivi fondamentali. Il primo: la scrittura scorre, priva di termini difficili, che rallentano la comprensione, fluida, perfettamente aderente al contesto ma questo non vuol dire eccessivamente semplice, ma leggera e adattabile al tipo di narrazione in modo che l’attenzione di chi legge non sia distratta dalle parole ma soltanto dal contenuto. Secondo: le vicende si susseguono senza darti tregua. 

Ti senti coinvolto subito dalla storia di Jonathan, dall’Apocalisse, dal mistero che racchiude la sua vita di cui lui è assolutamente all’oscuro. Lo avverti istantaneamente vicino, come un compagno, un amico, uno che ha bisogno di tutto il tuo sostegno perché è completamente sprovveduto, quasi privo di difese di fronte all’immane compito che gli è stato affidato e che solo un personaggio straniero a quella terra e sconosciuto saprà rivelargli.

“Dal desiderio alla pena. Dal sacrificio alla gloria. Il tuo nome è Erenvir e sarai un Condottiero. Guiderai gli agnelli in mezzo ai lupi verso il pascolo fertile che vedi nei tuoi sogni. Chi seguirà la tua guida avrà speranza.”

Beleal, quello che si rivelerà il suo Angelo Custode, sarà colui che lo metterà al corrente di ciò che dovrà essere fatto, della gloria e della sofferenza, del sacrificio a cui Jonathan e quelli che decideranno di seguirlo sono destinati ma la meta vale più di qualsiasi perdita e dolore debbano affrontare.

Erenvir come viene chiamato dal destino stesso, dell’eternità, dovrà condurre coloro che sono sopravvissuti nella terra promessa di cui però nessuno conosce le coordinate e quindi tutti sono all’oscuro della sua reale posizione.

Non mancheranno pericoli e rischi, soprattutto non mancherà il Male, che assumerà le forme più diverse ed insidiose pur di attaccare e di fiaccare il nemico.

Il percorso psicologico del protagonista che è un ragazzo molto giovane che si trova ad affrontare un compito molto grande e speciale, è estremamente realistico. Prima di tutto egli non ci crede. Chi ci crederebbe? Non crede di essere Erenvir, non crede che quello sia il suo destino, la sua potenza, la sua forza. 

Un elemento di grande importanza però lo aiuterà a convincersi: il Bastone Nodoso, una sorta di amuleto gigante che da quando lo impugna per la prima volta diventa come un prolungamento della sua mano ma tutto ciò ha uno scopo ben preciso. L’energia del bastone, un’energia molto forte, potente, magica, s’irradia nel corpo del giovane proprio attraverso quel contatto e viceversa. Ciò vuol dire che c’è uno scambio e che entrambi gli esseri coinvolti si scambiano le proprie energie al fine di diventare ancora più potenti insieme.

“Il Bastone del Dominio desidera ciò che desiderano le Dominazioni che l’hanno creato: vuole giustizia. E l’otterrà tramite la mano di chi l’impugna.”

L’autrice riveste di significati simbolici e di allegorie tutta la narrazione. Essendo impostato per un gioco di ruolo, sono nette le contrapposizioni tra personaggi positivi e quelli negativi ma non per questo la storia perde di profondità, anzi ne acquista maggiormente. I profili psicologici sono altamente delineati, le paure, le contraddizioni, la  forza ed il coraggio necessari affinchè la missione possa essere portata a termine richiedono un carattere estremamente predisposto a questo tipo di prove che Erenvir dimostra di avere nonostante tutte le riluttanze iniziali.

Dopo l’allontanamento del padre partito per cercare aiuto, egli rimane l’unico punto di riferimento per il fratellino ma anche per l’interno gruppo di sopravvissuti che in realtà non hanno nessuna guida se non lui che con l’aiuto di Beleal riuscirà lentamente, superando ostacolo dopo ostacolo, a credere finalmente di essere quel salvatore che tutti si aspettano.

Non mancheranno le emozioni forti ed anche i sentimenti soprattutto con l’entrata in scena della figura di Beatrice, una strana creatura di cui Erenvir subito si innamora senza rendersene conto e che guarda con occhi incantati, come se quella splendida fanciulla dalla chioma rossa e dalla  pelle bianca potesse davvero ammaliarlo pur senza volerlo. Eppure anche la giovane custodisce un segreto, non è completamente umana come sembra e anch’ella dimostrerà la sua forza ed il suo coraggio nei continui scontri che vedranno Erenvir e i suoi compagni alle prese con le più orribili e malefiche presenze del male.

Appena ho letto della figura di Beatrice ho pensato a Dante, come se quella giovane potesse fungere quasi da guida non per il Paradiso come è stato per lo scrittore ma per l’Inferno. Ed infatti, ella allegoricamente mi è sembrato rappresentasse proprio questo: il momento concreto e doloroso della presa di coscienza di Jonathan del suo essere Erenvir, non più un ragazzo normale ma il futuro re di una nuova terra promessa. Ho apprezzato molto la doppia valenza di ogni azione, sentimento, vicenda con cui l’autrice riveste di significati altri l’intero andamento della storia.

La narrazione è piena di rimandi, di filosofie, di spiritualismo, nei quali gioca un ruolo anche la fede, i valori, la forza e il senso di giustizia. Il male che appare come una presenza asfissiante, troppo grande, imperiosa, insidiatasi talmente fino alle fondamenta da essere difficile da estirpare. Un male senza forma, che appare come insetti giganteschi o come un fluido devastante di melma nera nel quale si condensa tutto il fetore, il marcio di un intero mondo votato alla distruzione e all’annientamento di tutto ciò che resta di umano.

Più passa il tempo più Erenvir diventa consapevole ma dentro di sè avverte una sorta di divisione, come se avesse due anime in perenne lotta. La sua vecchia anima, ancora legata alla tranquillità, alla ragionevolezza, alla calma e al pensiero logico e l’altra indirizzata verso la violenza, l’impulsività, la lotta che deriva soprattutto dall’influenza del bastone che non lascia mai il suo fianco e che sembra avere una volontà propria.

“Era come se in me ci fossero state due persone distinte che stavano discutendo animatamente sul da farsi: l’una pavida e l’altra avventata, l’una prudente, l’altra coraggiosa, l’una riflessiva, l’altra impulsiva, l’una ghiaccio, l’altra fuoco.”

Alcune scene sono davvero impressionanti, di grande potere scenico, parlano direttamente all’immaginazione di chi legge, impadronendosene. Molto spesso mi sono sentita così coinvolta da sentire il bisogno di aiutare Erenvir, fare qualcosa per alleggerire il peso del suo cuore non tanto dalla fatica fisica nel dover superare una serie infinita di prove ma proprio il peso dell’anima, quello che è molto  simile alla paura di non farcela. Quello che non ti fa credere di poter avere tanta forza per portare in salvo tutta quella gente. 

Eppure è ciò che accade, Erenvir è un nuovo eroe, ancora immaturo, ancora bisognoso di essere indirizzato, ancora non nel pieno delle sue facoltà e delle sue consapevolezze. Ma il suo nome, che ho subito considerato estremamente affascinante, raccoglie in sé un fascino tutto suo, che sembra giungere da molto lontano, così potente da non temere alcun nemico. 

E’ questo quello che la parola Erenvir mi fa venire in mente, un potere nuovo in una terra promessa nella quale fondare un nuovo inizio. C’è bisogno soltanto che Erenvir se ne renda conto e che accolga con coraggio ciò che è e ciò che è stato. Soprattutto ciò che sarà, perché per lui è stato scritto un destino così grande da non poter essere spiegato ma soltanto vissuto, sulla propria pelle. Quella del portatore di una nuova era.


 

2 commenti:

  1. Bella recensione, molto completa come sempre. Metto in lista questo libro perché il genere mi attira e sembra scritto davvero bene. Grazie!

    RispondiElimina