Buongiorno!
Anche oggi vi presento un’intervista molto interessante realizzata a Stefania
Sabadini, autrice esordiente di cui ho già recensito il primo romanzo della sua
saga fantasy, intitolato Capture. La storia mi ha davvero colpita molto e le
domande che ho fatto all’autrice riguardano sia la trama ma soprattutto anche
le sue esperienze di vita personali sulla quali è importante riflettere e
approfondire.
Potete leggere la recensione qui.
Ciao
Stefania, grazie di aver accettato questa intervista.
1- La prima domanda riguarda la scrittura. Cosa rappresenta
per te e perché hai iniziato a scrivere?
Innanzitutto,
desidero ringraziarti, dal profondo del cuore, di questa bellissima opportunità
che mi hai dato, permettendomi di far parte del tuo bellissimo blog.
Rispondendo
alla tua prima domanda, per me la scrittura rappresenta la passione allo stato
puro, la magia di staccarmi dalla realtà e far parte di questo fantastico mondo
formato da creature mitologiche e luoghi incantati. È il mio “rifugio segreto”,
se così vogliamo definirlo. Ho da sempre amato scrivere, e ho cominciato a
scrivere attorno ai tredici anni, quando la mia vita è stata stravolta dalla
malattia e dalla sofferenza. Se non avessi avuto questa “scappatoia”, tra
visite mediche e degenze ospedaliere, sale di rianimazione e tant’altro, non so
se sarei sopravvissuta. All’epoca, quando tutti pensavano a costruirsi una
vita, e io ero in attesa di perenni verdetti dei medici, è stata l’essenza
stessa della mia vita.
2- La tua vita è stata piena di esperienze. Sei stata in
coma e hai subito due importanti interventi chirurgici per guarire la tua
malattia. Cosa ti porti dentro di questa terribile esperienza?
Inizialmente,
queste esperienze traumatiche, mi facevano sentire debole e inadeguata. Provavo
solo perenne dolore. Poi, però, ho cominciato a vedere la vita in modo
differente: ho capito che essere sopravvissuta più volte alla morte, aver
lottato per la vita, non era una sconfitta, ma una vittoria, una prova di
forza. Insomma, ho lottato più volte per sopravvivere, e ora mi sento di dire
che, nonostante gli strascichi e i segni della malattia stessa, amo la vita più
che mai.
3- Sin da piccola hai avuto a che fare con ospedali e
medici. Molti credevano che non ce l’avresti fatta, eppure è accaduto il
miracolo. Qual è la chiave che ti permette di non arrenderti mai?
Io ho sempre
creduto di essere fragile e debole, ma posso affermare con assoluta certezza
che in ognuno di noi c’è la forza per lottare. Questa forza ci è data dalle
persone di cui siamo circondate, da esperienze che viviamo, da chi crede in noi
e, soprattutto, dall’amore nei confronti della vita.
4- Perché hai scelto di scrivere un Fantasy?
Fino al
2003, più o meno, scrivevo romanzi gialli e sentimentali. Poi però, ho
cominciato ad abbracciare i libri fantasy, leggendo Harry Potter, Twilight ad
esempio, e ho cominciato ad innamorarmi di questi mondi straordinari e
mitologici. Sono sempre alla caccia di saghe fantasy, non riesco a farne a
meno, è come una droga per me. Se la sera prima di dormire non dovessi leggere,
non so se riuscirei a dormire… Non ti dico quanti libri compro e quanto abbondi
la mia libreria, ma amo i libri.
5- Qual è il significato morale, se c’è, e interpretativo
della storia da te narrata nel tuo romanzo? Quanto in esso, può essere accolto
come un insegnamento verso la vita e il modo di affrontarla nel modo giusto?
I miei libri
sono abbondantemente composti da ostacoli, intrecci, intrighi e dalla costante
lotta del bene contro il male, un po’ come la vita in fondo. Ho affrontato
molti ostacoli e i miei libri dicono molto di me, ma il messaggio, che essi
vogliono lanciare ai lettori, è che nella lotta del bene contro il male, alla
fine vince e vincerà sempre il bene, prima o poi. E si spera sempre prima che
poi. Inoltre, nei capitoli successivi al primo, si parla della lotta tra religioni,
delle discriminazioni, e il messaggio
che vuole lanciare la protagonista e altri personaggi di rilievo della saga, è
che, sia che noi crediamo in un Dio, piuttosto che in più dèi, la vera essenza
del credere è quella di rispettare il prossimo e le idee altrui, senza
discriminare chi non la pensa come noi. Inoltre, anche se la protagonista è
perennemente inseguita dal passato, dai ricordi e dagli ostacoli, mai smette di
lottare e credere nell’amore e in un mondo migliore. Prima di pretendere che
siano gli altri a cambiare, dobbiamo essere noi stessi ad apportare importanti
trasformazioni in noi.
6- Fate, sacerdotesse ma soprattutto streghe. Il tuo mondo è
pieno di magia e di incantesimi. Quanta fede hai nell’immaginazione?
Mmm… Posso
affermare con assoluta certezza che nella vita sono molto pratica e realista.
Però, penso che sognare un po’ ad occhi aperti, ci possa permettere di staccare
la spina e ritrovare quella pace interiore che a volte la vita ci fa perdere.
L’immaginazione è stata la mia salvezza e sono felice di averla. Mi ha permesso
di credere e sperare in un domani migliore, quando i medici mi avevano detto
che non ne avrei avuto uno, che sarei morta.
7- Qual è il valore supremo dei sogni?
I sogni ci
fanno tornare un po’ bambini e sappiamo molto bene che non c’è niente di più
puro e di più bello della genuinità dei sogni. Ci costellano la vita di eterni
arcobaleni e di speranza.
8- I tuoi personaggi sono in grado di creare un legame di
empatia con il lettore. Da dove nasce l’ispirazione per la tua storia?
Ebbene,
questa domanda non me l’aveva mai fatta nessuno prima di ora. Sul serio, sei la
prima in assoluto! Riderai, ma giuro che è vero. L’ispirazione della mia storia
è nata da dei sogni particolari: avevo sognato la situazione in cui Sarah
veniva inseguita da Mark, durante la caccia alle streghe, il periodo della
Santa Inquisizione e altri particolari, tutti così reali da sembrare veri. È
nato tutto da un gioco: una mia amica mi aveva detto di un modo in cui “era possibile
ricordare vite precedenti”. Be’, non so quanto sia vero, però, seguendo le sue
istruzioni, ho sognato alcuni episodi e particolari del mio romanzo e ho
pensato di crearne un romanzo che, in tutta onestà, non avrei mai pensato di
pubblicare, perché è parte della mia anima.
9- Quanto tempo hai impiegato a scriverla?
Ho
cominciato nel 2003, quando feci quei strani sogni. Abbozzai solo un capitolo,
poi smisi. Nel 2008 ripresi in mano il romanzo, e questa volta non smisi di
scrivere. Scrivo mediamente una pagina o due al giorno, in formato A4. Se fosse
per me, starei ore a scrivere. Quando comincio, non riesco più a smettere!
10- Sei pentita di qualcosa?
Sono pentita
di una sola cosa: di non aver preso in mano le redini della mia vita molto
prima, di aver trascorso molto tempo pervasa dalla sofferenza. Ho sprecato
tanto tempo, ma ora non voglio che accada più. Vorrei che tutte le persone del
mondo che soffrono, riuscissero a cogliere il lato bello della vita, nonostante
la malattia metta troppo spesso una persona con le spalle al muro.
11- Qual è il personaggio che ti ha creato maggiori
difficoltà nella stesura del romanzo?
A dire il
vero Lenny. Ho enfatizzato un episodio che mi è accaduto nella vita,
attribuendo a questo personaggio la sua personalità. Ha esorcizzato il ricordo
amaro che per un po’ mi ha perseguitato. La protagonista si scontrerà con lui
in molte situazioni, perché il passato la perseguita, ma alla fine… Be’, non
voglio anticipare, ma come in tutte le favole…
12- C’è un personaggio che non sopporti?
Più di uno.
Lenny, Arabelle e Renea, per citare quelli che appaiono nel primo libro. Sono
insidiosi e pericolosi, come certe persone nella vita reale.
13- Nell’incanto del tuo universo narrativo, io ci ho letto
un immenso amore per la vita. Quanto pensi abbia influito la tua esperienza di
vita nella scrittura del tuo mondo ed in che modo lo ha fatto?
Indubbiamente
ha influito moltissimo, in esso ci sono infinite sfaccettature di ciò che è
successo nella mia vita. Ci sono le mie paure, i miei disagi… Non li ho voluti
nascondere. Però, come è successo nella mia vita, sono proprio questi ostacoli
a renderla più forte e determinata, e non sarà più la ragazzina spaventata che
inizialmente era.
14- Ci sono fantasy molto cruenti, spaventosamente cattivi, sanguinosi,
irriverenti. Il tuo invece racconta quasi a bassa voce l’amore e la magia in
modo delicato e soffuso. Se dovessi dedicarlo a qualcuno, a chi lo
dedicheresti?
A tutte le
persone che soffrono. Se sapessi che, almeno una di loro, leggendo il mio romanzo,
riuscisse a trasformare, almeno per un istante, il dolore in gioia, io sarei la
persona più felice della terra.
15- Magia e amore. Quanto credi nell’uno e nell’altro?
Credo in
entrambe. La magia è amore e l’amore stesso è magia. Come potremmo vivere senza
di essi? Lasciarci sopraffare dall’odio e dal rancore uccide la nostra anima, e
io li lascio a qualcun altro, non fanno per me. La magia e l’amore, invece, ci
fanno vivere in un’estasi costante: ci fanno sorridere, ci fanno sperare e
credere, riescono a proiettarci in un mondo migliore. Ed è così che voglio la
mia vita, sta a noi scegliere. E anche quando decidiamo di non scegliere,
compiamo una scelta.
16- Chi è Stefania Sabadini nella vita di tutti i giorni?
Impiegata in
una Pubblica Amministrazione, studentessa, faccio parte di una fondazione, La
Fondazione Scoliosi Italia (grazie al meraviglioso medico che mi ha operata per
la scoliosi), e pseudo - scrittrice. Sognatrice prima di tutto… Ma amo molto
anche fare shopping, guidare, uscire con gli amici e la mia dolcissima e
ruffiana barboncina Holly. Insomma, non mi annoio per nulla!
17- Quali sono gli autori da cui trai ispirazione?
Moltissimi,
un’infinità: Stephenie Meyer, Sophie Kinsella (adoro i suoi libri anche se non
sono fantasy), Claudia Gray, P.C. & Kristin Cast, Becca Fitzpatrick – che
sto leggendo in questi giorni – Laurell K. Hamilton, Alyson Noel… La lista è
molto lunga credimi. Interminabile, oserei dire.
18- Vorrei che questa intervista terminasse con una frase che
vuoi lasciarci. Una frase del tuo romanzo o di altro che rappresenta qualcosa
di importante per te e che vuoi rimanga a chi ti ha letta.
Volentieri.
Ti lascio con quella del mio booktrailer: “Quando il passato ti insegue, solo
l’amore ti può salvare”. Credo molto in questa frase. Senza l’amore, inteso
verso cose e persone, e stato d’animo costante del nostro cuore, la nostra vita
non sarebbe nulla.
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