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giovedì 12 febbraio 2015

Intervista a Luca Barbanti, autore di Le digressioni del cuore

Buongiorno! Anche oggi continuiamo con le interviste agli autori esordienti dei quali ho avuto il piacere di leggere i romanzi. Luca Barbanti, autore del romanzo Le digressioni del cuore è lo scrittore che vi propongo oggi. Il suo libro, intessendo una storia che si basa sull’amore e sull’amicizia, affronta a viso aperto, problematiche importanti e terribilmente attuali, come la violenza sulle donne e il razzismo. E a questo proposito anche le sue risposte alle mie domande, non sono da meno.


Per chi volesse leggere la recensione, la trova qui.


Ciao Luca, grazie di aver accettato questa intervista.

1- La prima domanda riguarda la scrittura. Cosa significa per te scrivere?

Ciao Antonietta grazie mille a te e al tuo bellissimo blog, per me è un vero piacere e ci tengo a dire che è stata una recensione molto bella e fatta da una persona assolutamente professionale e preparata. Cos’è la scrittura? Che dire, scrivere per me significa aprirsi del tutto e mettersi a nudo. Andrea De Carlo diceva: “Scrivere è un po' come fare i minatori di se stessi: si attinge a quello che si ha dentro, se si è sinceri non si bada al rischio di farsi crollare tutto addosso.” Ecco penso che questa frase possa riassumere perfettamente cosa sia e rappresenti la scrittura per me.

2- Quando hai iniziato?

L’idea di scrivere un romanzo e quindi di raccontare una storia mi è venuta a diciannove anni mentre appunto lavoravo come receptionist in un grande albergo. Più che altro ho voluto farlo per mettermi alla prova. Molto spesso non facciamo una cosa perché pensiamo di non esserne in grado, ecco io ho voluto perlomeno testare questa mia eventuale capacità, ma la voglia vera di scrivere ha radici più obsolete. Ricordo anche con piacere e affetto che un mio amico alle superiori non era tanto bravo con le parole e allora delegava me nel mandare messaggi alla ragazza di turno che voleva corteggiare dicendomi “Dai, tu Luca, sai come fare”, pensaci tu e mi porgeva il telefono. A distanza di anni questa cosa è rimasta dentro di me e ogni volta la ricordo e la racconto con il sorriso sulle labbra.

3- Cosa significa per te questo romanzo?

Questo romanzo significa davvero tanto per me, Antonietta. Può sembrare la solita frase banale e retorica. Però il primo romanzo è sempre un qualcosa dal quale è difficile staccarsi emotivamente parlando. Sono molto legato a questo romanzo soprattutto per il fatto che in esso c’è anche molto di me e delle mie emozioni.

4- Il titolo è molto importante in un romanzo. Raccontaci i motivi per i quali hai scelto “Le digressioni del cuore.”

Ero molto indeciso, ti dico la verità nella scelta del titolo. Però la parola digressione l’ho trovata perfetta per allacciarsi alla storia che si racconta in questo romanzo. La parola “digressione” possiede un doppia accezione: può significare sia allontanarsi da un cammino principale, sia a livello più strettamente grammaticale dove in una sorta di pausa dall’azione principale si  va a creare un clima di attesa parlando di un  altro discorso che comunque è in correlazione con quello precedente. Ecco “del cuore” proprio perché volevo sottolineare quanto questo organo nemico ed amico di molti, sia il principale protagonista di questi casi e sconvolgimenti e rispecchiasse a mio avviso quella definizione. Quante volte ci troviamo a dover fare delle scelte per una persona alla quale siamo legati sentimentalmente che in un altro contesto non avremmo mai nemmeno minimamente pensato di fare? Per questo ho voluto attribuire questo titolo tenendomi appunto legato alla definizione.

5- Quanto c’è di te nel personaggio di Luigi, protagonista del tuo romanzo?

Questa è una cosa che giustamente, mi chiedono molte persone. Sicuramente tanto sul piano emotivo e sentimentale e poi naturalmente a lui ho trasmesso tutti i miei stranissimi gusti: da quelli musicali, letterari, passando a quelli sul cibo fino a quelli musicali e via dicendo. Ovvio ripeto, in lui c’è molto di me, ma è una sorta di Alter Ego, appunto. Sicuramente lui prende delle decisioni che io non avrei mai preso al suo posto in tutta franchezza, o magari altre scelte che lui fa, io non le avrei fatte. Comunque inizialmente, quando me lo chiedevano, rispondevo “Ma no, non sono io Luigi” poi una mia amica mi ha fatto notare che in ogni caso può essere un personaggio che in qualche modo potrebbe piacere al pubblico femminile, allora ammetto che dopo quella frase sono diventato molto più flessibile sulla possibilità di essere io Luigi (Risata J ).

6- La storia che hai scritto è molto profonda e spinge alla riflessione. Perché hai scelto un tema così difficile come il razzismo e il disagio del “diverso” nella nostra società?

Si è vero, quello del razzismo è sempre un tema molto difficile da affrontare e credo lo si debba sempre prendere con le pinze. A maggior ragione dopo i recenti avvenimenti di Charlie Hebdo. Non voglio sembrare polemico ma l’ho fatto soprattutto perché diciamoci la verità, la società ha ancora “timore” di accettare il diverso, lo vediamo dappertutto questo, dal calcio alla politica, alla religione, che poi effettivamente come nel caso di Issah non credo si possa parlare di diversità. Mi spiego: un bambino come nel suo caso oppure un ragazzo che sia  nato nel nostro Paese, cresciuto da noi, che ha frequentato le scuole italiane, che conosce l’inno di Mameli, che ha sognato sotto il cielo di Dante Alighieri, quello di Leonardo, per quale motivo solamente perché ha la pelle scura non debba sentirsi italiano a tutti gli effetti? Quanti di noi, faccio per dire, beninteso, possiedono origini borboniche, celtiche e nemmeno noi, nemmeno io e te Antonietta potremmo essere considerati italiani a tutti gli effetti allora, no?  

7- Ti sei ispirato a qualcuno in particolare per creare il personaggio di Issah?

In realtà no, era un personaggio che avevo in mente già da molto tempo. Per limare l’aspetto caratteriale mi sono ispirato ad un bambino che conosco. Però solo a livello superficiale. Naturalmente il personaggio di Issah è uno dei personaggi a cui sono molto legato per ovvi motivi.

8- L’amore è più forte di qualsiasi ostacolo nel tuo romanzo. E’ così anche nella vita?

Domanda da un milione di dollari. (Risata) Dante Alighieri, uno dei miei autori preferiti scriveva “Amor, ch'a nullo amato amar perdona” a livello letterario credo sia così. Quanto alla vita reale un tempo la pensavo fermamente così. E’ da un po’ tuttavia ahimè, che ho smesso di crederci e preferisco lasciarlo “Materiale da romanzo“ ma sono pronto  a scommettere che ci sia qualcuno là fuori pronto a farmi cambiare nuovamente idea, chissà.

9- Un altro aspetto importante della tua storia è la violenza. Raccontaci i motivi che ti hanno spinto ad affrontare una tematica così forte e determinante.

Anche la tematica legata alla violenza sulle donne e al cosiddetto “Femminicidio” come tu hai giustamente detto Antonietta, è una tematica piuttosto forte e nella quale ho voluto provare ad addentrarmi anche qui facendo molta attenzione e ponderatezza. Io penso che maltrattare una donna sia un gesto deplorevole per chiunque e ritengo non esistano giustificazioni ad un abominio tale. Anzi ne approfitto per ricordare anche io a tutte quelle donne vittime di soprusi che non si devono vergognare di nulla, e che devono trovare la forza di denunciare i compagni, i mariti, i fidanzati violenti già dal primo schiaffo. È una cosa che come accade nella maggior parte dei casi, sarà destinata solo a crescere e in maniera negativa quanto esponenziale, meglio una spruzzata di Napalm e togliere tutto già dal principio. Concludo dicendo una cosa. Come possiamo togliere la vita a chi possiede il genuino ed immenso potere di donarla?

10- Hai mai pensato di abbandonare tutto mentre scrivevi?

Si e moltissime volte. Io dico sempre che quando scrivo e mi viene in maniera facile c’è qualcosa che evidentemente non va. Quando invece sono lì e “soffro” allora penso “forse ci siamo”. E sono quasi soddisfatto del risultato, ma io non sono uno che si monta la testa, volo molto basso e so assolutamente che devo e posso ancora migliorare molto. Ma scrivere e raccontare storie mi piace, quindi continuerò senza dubbio a farlo. Molto spesso mi è venuta in ausilio una frase di Ugo Ojetti che recita così: “Credi in te stesso quando scrivi; dubitane, come un nemico, quando ti rileggi.”

11- Qual è il personaggio che ti ha creato maggiori difficoltà nella stesura del romanzo?

Paradossalmente il personaggio di Giulia. A me piacciono da impazzire le donne che possiedono le sue caratteristiche, voglio dire quelle forti, determinate, brillanti, intelligenti, ma allo stesso tempo sognatrici e romantiche e per questo che anche nei due personaggi principali femminili di questo romanzo (perlomeno inizialmente nel caso di Faysa) ho voluto trasferire queste caratteristiche. Scrivere del mondo femminile mi mette molto in difficoltà, sono onesto Antonietta, perché è un mondo tanto bello quanto vario e poi perché senza girarci troppo intorno, a noi maschietti le donne con quelle caratteristiche ci spaventano e nemmeno poco insomma. 

12- C’è un personaggio che non sopporti?

Beh naturalmente Angelo, il padre biologico nonché ex marito di Faysa e Cristiano il collega di lavoro odioso sono entrati di diritto nella Blacklist così come tutti i personaggi che denigrano Issah per il colore della pelle, però non ci crederai ma, in un modo o nell’altro io sono molto affezionato anche ai personaggi negativi di questo romanzo. Perche credo fermamente che nella vita servano anche loro per crescere e maturare e sicuramente per evitare di essere come loro o ancor di più per guardarsi da individui così con molta circospezione.

13- Cosa ti aspetti da questo romanzo?

Mi piacerebbe dire che mi aspetto venda un milione di copie, ma in realtà mi piacerebbe molto che possa essere letto e compreso e che possa essere d’aiuto a qualcuno che si è trovato ad affrontare situazioni particolari circa i temi trattati nel romanzo, oppure semplicemente mi auguro che possa essere una piacevole compagnia per chi si trova a leggerlo prima di addormentarsi o mentre viaggia in treno o in autobus dopo una dura e stressante giornata di lavoro o di studio.

14- Perché dovrebbero leggere il tuo libro?

A me non piace molto dire perché dovrebbero leggerlo ti dico la verità Antonietta, io prima di essere uno “scrittore” e non me ne vogliano gli scrittori se abuso di questo termine, sono un lettore e quando mi dicono devi leggere assolutamente tale libro o tal’altro io ho un rifiuto incondizionato. Un libro secondo me deve essere letto perché ci viene voglia di girare pagina e la voglia di girare pagina nasce perlopiù dalla curiosità di scoprire cosa accade ai personaggi. Io dico solo di provare a leggerlo e poi di provare a vedere se quella curiosità che ci spinge a girare pagina, esiste.

15- Quali sono i tuoi autori preferiti?

Tra i classici o comunque tra gli autori meno attuali io sono un patito di Dante Alighieri, ma apprezzo anche Buzzati, Mino Milani e Arthur Conan Doyle mentre tra i contemporanei il mio autore preferito è senza dubbio Gianrico Carofiglio, il suo “Ad occhi chiusi” ha prodotto in me la voglia di scrivere. Poi non mi dispiacciono nemmeno Andrea De Carlo, Diego De Silva, Carlos Ruiz Zafòn e ultimamente anche Murakami.

16- Chi è Luca Barbanti nella vita di tutti i giorni?

Un ragazzo molto semplice, buono, molto introverso e addentrato nel suo mondo, un ragazzo che ha tante passioni e tanto da offrire. E che vorrebbe solo essere capito e apprezzato anche attraverso la scrittura, perché no.

17- Hai intenzione di scrivere e di pubblicare ancora? Se sì, cosa?

Si, sto scrivendo un secondo romanzo e spero di riuscire a completarlo in tempi non troppo lunghi, poi in molti che lo hanno letto, mi chiedono se ci sarà un prosieguo o detto più moderno un “Sequel” de “Le digressioni del cuore”.  Io dico solo che per ora non è in cantiere, ma non escludo assolutamente nulla, vedremo più in là.

18- Se dovessi dedicare il tuo romanzo a qualcuno, a chi lo dedicheresti?

Lo dedicherei alla mia famiglia senza dubbio, a mia mamma Maria, papà Alessandro e alla mia gemella Martina, che per me rimane la cosa più importante per un uomo. Poi entrando più nello specifico lo vorrei dedicare a mia nonna che si chiama Antonietta si, condividete lo stesso splendido nome, perché lei è il mio cuore.  Lo vorrei inoltre dedicare a Francesco, Fuk e Patrizio che sono le prime tre persone ad averlo letto,  e dulcis in fundo a Daniele, una persona che mi ha fatto crescere molto e che mi è stata vicino nei momenti di difficoltà e per questo a lui sarò sempre grato.


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