Buongiorno
carissimi lettori! Approfitto di questo post per ringraziare tutti coloro che
negli ultimi mesi hanno dimostrato fiducia e affetto nei miei confronti e di
questo piccolo spazio nell’immenso mondo dei blog e delle recensioni. Per chi
mi conosce davvero sa quanto io tenga ai libri e alla scrittura in generale e
questo blog è nato inizialmente con l’idea di avere un occhio di riguardo per
gli scrittori emergenti. Posso assicurarvi che il mio proposito iniziale non cambia
e non cambierà mai.
Vorrei
dire alle persone che mi hanno fatto i complimenti, a tutti coloro che si sono
rivolti a me per avere una recensione e anche alle case editrici che mi hanno
dimostrato fiducia, affidandomi i loro testi, che sono felice e piena di
speranze che questo mio spazio e di tutti coloro che ne sono entrati a far
parte e che vi entreranno, possa davvero aiutare e migliorare con il mio ed il
vostro sostegno. ღ
Ma
ora passiamo al post di oggi. Vi segnalo un’intervista ad una giovane
scrittrice, Giusy Sorci, che ha già all’attivo la pubblicazione di una trilogia intitolata Le
catene della notte e di cui ho recensito il primo romanzo, Il ricatto della
luna.
Nonostante
la sua giovane età, le sue risposte vi sorprenderanno!
Per
chi si fosse perso la recensione, può trovarla qui.
Ciao
Giusy, grazie di aver accettato questa intervista.
1- La prima domanda riguarda la scrittura. Raccontaci cosa
significa per te scrivere e quando hai iniziato.
Io ho
cominciato a scrivere quando ero molto piccola, e fin da quando ho messo un po’
d’inchiostro in un foglio bianco ho capito che non avrei mai smesso di
farlo. Per me adesso significa fermare
il mio vero mondo, liberarmi di tutto ed essere davvero me stessa; perché io mi
sento più reale dentro le pagine dei miei libri che nella vita di tutti giorni.
Lì non c’è nessuno che mi dica cosa è giusto o cos’è sbagliato. Quel mondo è
solo mio e nessuno può privarmene. La scrittura è ciò che resta mentre tutto cambia.
Io non decido cosa scrivere, io apro una pagina bianca e faccio scorrere le
dita sulla tastiera, tutto il resto viene da sé, ed è una sensazione
impagabile. Hai mai provato l’emozione di piangere per qualcosa che hai scritto
tu? A me capita spesso di commuovermi per le mie parole, per i miei personaggi,
per le loro storie… e sono le lacrime più dolci che ho mai versato.
2- Perché hai scelto di scrivere un Fantasy?
Ho scelto il
Fantasy perché avevo bisogno di un genere che non mi desse limiti. Il Fantasy
ti permette di scrivere tutto quello che si cela nella tua fantasia, ti
permette di vivere in un mondo del tutto tuo, che può essere distante anni luce
dalla realtà, ma altrettanto reale. Il
Fantasy può essere però un’arma a doppio taglio: perché, se da un lato ti
spiana la strada per creare qualcosa di epico, basti pensare al Signore degli
Anelli o a Harry Potter, dall’altro spesso ti induce a cadere nella banalità.
Il segreto secondo me è liberarsi da tutto quello che si legge e lasciare che
sia la fantasia, non la razionalità, a scrivere.
3- Quanto tempo hai impiegato per scrivere il tuo romanzo?
Ho impiegato
3 anni per scrivere l’intera trilogia. È stato difficile, soprattutto perché
alla mia età lo stile cambia continuamente. Perciò una volta conclusa l’ho
dovuta in gran parte riscrivere. Può sembrare quasi una pazzia, ma io credo che
la cosa più importante sia compiacere se stessi, e non avrei mai sopportato di
pubblicare dei libri di cui non ero fiera.
4- C’è stato un momento in cui hai pensato di abbandonare
tutto?
Sì,
ce ne sono stati diversi, soprattutto durante il mio primo anno di liceo. È
stato difficile superare alcune delusioni, abituarmi a far coincidere gli
impegni e trovare non solo il tempo ma anche la voglia di scrivere. Alcune volte guardavo quei capitoli e mi
veniva voglia di cancellare tutto e smettere. Ma si può smettere di respirare?
No. E scrivere per me è necessario quasi quanto respirare; smettere mi
ucciderebbe.
5- Qual è il personaggio che ami di più e quello che odi di
più del tuo romanzo?
Il
personaggio che amo di più è senza dubbio il protagonista. Anthony è parte di
me, della mia mente e del mio cuore, ed è indescrivibile la sensazione di
provare le sue stesse emozioni, di vedere con i suoi occhi, di piangere il suo
dolore. Il personaggio più odioso è forse Amyas, perché la sua cattiveria è
effimera, la sua personalità povera. Ma era esattamente così che lo volevo:
cattivo, impotente, vuoto.
6- La notte esercita un fascino molto intenso su di te e lo
si evince chiaramente dalla storia che racconti. Spiegaci i motivi di tale
attrazione.
Il fascino
che la notte esercita su di me, non è altro che la lontana eco di quanto ho
impresso in Sybil. La notte per lei è qualcosa di meraviglioso, è la fonte di
ogni suo potere, ma è anche il motivo della sua rovina. La notte è vita e morte
insieme: uccide il giorno, ma ti riporta alla vita. È il momento più caotico
della giornata, quando non sono i ronzii delle conversazioni a perseguitarti,
ma l’affollarsi dei pensieri. Io amo e odio la notte, e volevo che questa
coincidentiaoppositorum diventasse il fulcro della storia.
7- Quale personaggio ti ha creato maggiori difficoltà nella
stesura e con quale invece hai trovato maggiore affinità?
Il
personaggio a me più affine è Sybil. Mi rivedo nella sua forza e nella sua
debolezza, nel suo modo di amare soprattutto. Lei si affeziona alle persone
tanto da starci male, il suo amore e il suo affetto sono veri e dolorosi e
questo lato del suo carattere esplode nel finale, quando sente di star perdendo
una parte di se stessa. Anche io ho vissuto un’esperienza simile, e ho cercato
di imprimere in quel dialogo disperato la tristezza che si prova quando
un’amica così importante si allontana da te. Ma ho realizzato che non c’è
lontananza che possa distruggere l’affetto.
È stato
difficile invece soffermarmi su Knight, descriverne le azioni, il
comportamento, la personalità, solo con qualche apparizione.
No, non ho
mai seguito alcun corso. Penso che sarebbe un modo di migliorare, di affinare
la tecnica e di impreziosire il proprio stile, ma non è indispensabile. La
scrittura è qualcosa che nasce dal cuore, ha bisogno di pratica, non di
insegnamenti. Nessuno può insegnarti a
scrivere, nessuno può dirti come far coincidere mente e cuore su una pagina
bianca.
9- Il ricatto della
luna è il primo di una trilogia dedicata
alle creature della notte. Quanto conta per te la scelta del titolo e la cover
in un romanzo?
Sono
entrambi elementi molto importanti. Il primo, il titolo dei libri e della
trilogia, deve provare ad imprimere nei lettori le stesse sensazioni che
suscita nello scrittore. La cover del romanzo deve attirare il pubblico, deve
essere d’effetto e catturare l’attenzione. Nei miei libri ho curato molto la
scelta delle copertine, scegliendone di simili in modo da legare strettamente i
tre volumi della trilogia, ma allo stesso tempo desideravo delle immagini che
potessero esprimere un carattere importante del libro.
10- Nell’universo che racconti, c’è spazio per tutte le
emozioni umane e bestiali. Ma l’amore e la rabbia sembrano essere quelle
dominanti e che inchiodano, seppur per motivi diversi, la vita sia di Anthony
che di Sybil. Cosa vuoi trasmettere con le tue storie? Cosa vuoi che arrivi ai
tuoi lettori?
Volevo porre
l’attenzione su quanto sia difficile amare e difendere ciò in cui si crede. È
forse questa la cosa più faticosa della vita; ma senza ideali la vita vale
ancora qualcosa? Spesso gli ideali ci portano a combattere contro tutti, come
Jayden che antepone i propri valori a tutto il resto, senza pensare alle
conseguenze. Ormai troppe persone seppelliscono la coscienza per interesse,
perché non vedere, non sentire e non parlare è molto più facile che combattere,
ma io non voglio essere così. Io sarò diversa, io sarò migliore. Certo,
difendere se stessi è difficile, ma non impossibile; è questo che volevo
trasmettere. Anthony e Sybil devono combattere contro la cattiveria a cui sono
destinati, ma non perderanno mai se stessi.
11- Chi è Giusy Sorci nella vita di tutti i giorni?
Io sono
soltanto una diciassettenne la cui vita ruota attorno alla scuola, alla
famiglia e agli amici. Amo studiare, e gran parte del mio tempo lo passo tra i
libri, forse anche più di quanto vorrei; amo stare con gli amici e trascorrere
giornate tranquille, oppure stare sola e scrivere, perché in realtà io non sono
mai sola. Non c’è solo il mio libro, la mia testa è costellata di tante altre
storie e di persone che non esisteranno mai, forse non verranno mai neanche
scritti. Questo lo devo alla mia migliore amica, perché abbiamo passato tutta
la nostra vita a creare personaggi, a inventare storie, a renderli veri.
12- Se dovessi dedicare il tuo romanzo a qualcuno, a chi lo
dedicheresti?
A dire il
vero non lo so. Ci sono tante persone che meriterebbero la mia dedica: la mia
famiglia perché non si è mai stancata dei miei sbalzi d’umore e mi ha dato la
forza di andare avanti sempre; alla mia migliore amica perché mi sopporta da
tutta una vita, e credimi, alcune volte non mi sopporto neanche io; ad alcuni
miei amici perché hanno consolato le mie lacrime e mi hanno dato una mano per
rialzarmi quando sentivo che da una caduta non mi sarei potuta più riprendere;
ad una mia professoressa delle scuole medie perché mi ha aiutato proprio nel
momento in cui io avevo bisogno di spiccare il volo e credere in me stessa; alla
mia attuale professoressa di lettere classiche perché anche se ho spiccato il
volo, ancora volo ad un palmo da terra e lei mi ha sempre aiutato a non
schiantarmi al suolo. A chi lo voglio dedicare? A tutti loro, e anche a tutti
quelli che mi hanno fatto del male, perché se sono quella che sono è grazie a
chi mi porge la mano per rialzarmi, ma anche grazie a chi mi butta giù.
13- Dopo la trilogia Le
catene della notte, scriverai ancora o stai già scrivendo?
Sto già
scrivendo, perché ho previsto una seconda trilogia strettamente collegata a
questa e sono già a lavoro per realizzarla.
14- Donaci una citazione da un romanzo che ha un significato
importante per te.
“È una
follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i
sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi
perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti
ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato
infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché
qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità,
un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo
inizio.”
(Il piccolo
principe)
Interviste sempre molto interessanti!
RispondiEliminaGrazie per le tue recensioni e il tuo lavoro.
Grazie a te! :)
EliminaLe tue recensioni sono sempre approfondite e quello che fai è solo da apprezzare.
RispondiEliminaTi ringrazio! :)
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