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domenica 24 gennaio 2016

Intervista a Effe C. N. Cola, autrice di Erenvir e l'Anno Zero!

Buona domenica! Oggi il post è dedicato all’intervista ad un’autrice esordiente, Effe C. N. Cola, di cui ho già recensito il primo romanzo della saga Fantasy dedicata ad Erenvir che potete leggere qui. Per tutte le domande riguardanti gli approfondimenti sulla storia e sull’autrice, leggete l’intervista!


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Salve Effe, grazie per aver accettato questa intervista.


1 - La prima domanda riguarda la scrittura. Com’è nato l’amore per essa e quando ha davvero iniziato a scrivere?

Ho sempre amato scrivere perché credo che, un po’ come ogni forma d’arte, possa essere la fonte dell’eterna giovinezza, un luogo in cui lavarsi dalla polvere che si accumula con il tempo, un modo di sentirsi vivi facendo scorrere la fantasia lentamente goccia a goccia o velocemente a cascata.
È però da poco che ho deciso di rendere il mio amore visibile a tutti: prima di mettermi a nudo e tuffarmi in acque che a volte possono essere troppo fredde, ho voluto accertarmi di essere pronta ad affrontare la sfida dei lettori; mi sono allenata, ho sperimentato, ho affinato la mia tecnica fino a quando ho capito che avrei potuto nuotare per tutta la vita senza mai stancarmi in mezzo alle onde emotive dei romanzi e dei racconti.   Insomma scrivo davvero da quando sono diventata pienamente cosciente di cosa scrivere e come.

2 - L’idea del suo romanzo da dove nasce e che cosa devono aspettarsi i lettori?

L’ispirazione della Saga Fantasy “Gli Angeli e l’Apocalisse” e quindi delle storie di Erenvir nasce leggendo la Bibbia, in particolare l’Apocalisse di S. Giovanni che descrive il Giorno del Giudizio portato alla terra, un racconto che consiglio a tutti per l’immaginazione che sviluppa. Mi ha aperto la porta su un mondo di idee, un mondo che ho studiato e catalogato per renderlo credibile anche se fantastico, pieno di esseri angelici e demoniaci, di creature paradisiache e infernali, tutti con proprie caratteristiche sia fisiche che comportamentali in cui si inseriscono gli uomini con le virtù e i vizi che li contraddistinguono, che vivono o, meglio, sopravvivono in un ambiente carico di sovrannaturale. La reale protagonista del libro è un’avventura serrata vissuta da un giovane uomo, un improbabile eroe che deve trovare il coraggio e la forza di affrontare le enormi avversità che il destino gli pone davanti. I lettori potranno vivere con lui quest’avventura.

3 - Quanto c’è di autobiografico nella storia?

Ogni personaggio pensa con la testa del proprio autore e spesso agisce come quello idealmente farebbe: nei protagonisti si può esternare ciò che si vorrebbe essere, negli antagonisti ciò che si fugge. Nei miei romanzi sono quindi presenti sia i miei ideali che le mie paure, parte di ciò che sono, come a volte mi vorrei comportare e anche cosa non vorrei diventare. Ho scritto il primo libro in un momento della mia vita in cui mi è crollato costantemente ed inevitabilmente tutto il mondo addosso, mentre una persona che amavo se ne andava soffrendo: come Erenvir che vede l’avverarsi dell’Armageddon, anche io ho dovuto trovare il coraggio di andare avanti e cercare la mia Terra Promessa.

4 – Quanto cura i personaggi di contorno?

Ogni pezzo di un mosaico è importante: se ne manca uno, se è troppo sbiadito, troppo spesso o colorato rispetto alla restante parte del quadro, il risultato finale potrebbe non essere del tutto soddisfacente. Così in una storia anche le comparse sullo sfondo dei protagonisti sono importanti per la visione d’insieme del quadro. Non è indispensabile che ogni personaggio sia raffigurato nei minimi dettagli, ma che la sua presenza sia utile e soprattutto non sia superflua o sviante. 


5 - Da dove nasce l’idea del personaggio di Erenvir?

Volendo descrivere un’ambientazione fantasy in evoluzione, ho creduto che il protagonista perfetto potesse essere un ragazzo come tanti che gradualmente comprende con l’esperienza ciò che lo circonda e come affrontare i problemi. Erenvir cresce ed impara insieme al lettore quanto il mondo apocalittico in cui vive sia distorto e quanto si possa fare per migliorarlo. È il mezzo attraverso cui narro la storia della Terra dopo l’Apocalisse.

6 – Che definizione darebbe di se stessa come scrittrice?

Mi piacerebbe rispondere “geniale” ma mancherei di modestia. Invece il termine che mi rispecchia maggiormente come scrittrice dovrebbe essere “leggera” perché è così che voglio sia ogni mia opera. Anche se tratto dell’Apocalisse, un argomento che potrebbe risultare pesante, ho voluto guardarla con gli occhi di un ragazzo che sa come sollevarsi da problemi più grandi di lui ed è capace di credere e sperare. È mia intenzione togliere o rendere più lievi i macigni dalle spalle di chi si dedica alla lettura dei miei libri, che devono regalare al lettore un modo piacevole per evadere dal quotidiano.

 7 - Cosa significa per lei questo romanzo?

È l’inizio di un sogno, come il protagonista e insieme a lui, ho intrapreso un viaggio avventuroso in compagnia della mia creatività, un viaggio fantastico che spero di poter condividere con tantissime persone che, come me, amano sognare.

8 – Quale personaggio del suo romanzo vorrebbe essere?

Sarebbe scontato rispondere che mi piacerebbe essere un Angelo di uno dei sette Popoli Angelici che dominano le mie storie e non sarebbe la verità: aspiro alla perfezione, ma, in fondo, come disse qualcuno, credo sia noiosa; preferirei invece interpretare uno degli umani che hanno la capacità di apprendere e migliorarsi, perché crescere è un’avventura che può regalare tante soddisfazioni.

9 – Qualcuno sosteneva che quando un personaggio ti entra in testa non ti lascia in pace finché non gli hai dato la sua storia, la pretende. Qual è il rapporto con i suoi personaggi?

Li amo e quindi ne ho bisogno ed è bello sapere che la cosa sia reciproca. Ci sono momenti in cui mi estranio completamente da ciò che mi circonda, anche in occasioni in cui mi trovo attorniata da amici, per pensare ai personaggi e alla storia in cui li coinvolgo: dipendono da me e io dipendo la loro, quindi non riesco mai ad abbandonarli fino a che non hanno trovato un giusto finale.

10 - C’è un libro che avrebbe voluto scrivere lei?

Sono tantissime le storie che mi piacerebbe avere ideato e molti gli stili di scrittura che mi affascinano. Ogni periodo della mia vita è legato a uno o più titoli da catene di ricordi ed emozioni e scegliere tra l’uno o l’altro sarebbe come decidere chi tra le persone che si amano si vorrebbe buttare giù da una torre. Costretta ad una decisione però, salverei uno di quelli che mi hanno accompagnato da più tempo, quelli con cui sono cresciuta, un po’ come fossero i miei amici più cari. Potrei quindi pensare al Piccolo principe, a Momo o alla Storia Infinita, che tra l’altro hanno anche molto da insegnare.


11 - Quali sono i suoi autori preferiti e quelli che considera fonte d’ispirazione per la sua opera?

Confesso che rispondere a questa domanda mi risulta più difficile che scrivere un racconto, perché, fortunatamente per i lettori di ogni genere, l’arte della scrittura possiede un’infinità di creativi che sanno rendere visibili i propri pensieri e li fanno amare ad altri. Così potrei elencare tanti nomi di autori che amo e che mi hanno ispirato diverse idee, sia italiani che stranieri, ma non saprei da dove cominciare e dove finire.  Potrei citare Omero per i suoi fantastici viaggi, Dante Alighieri per la capacità di usare poche bellissime parole per le sue descrizioni, Tolkien per avere creato un mondo a partire dalla sua genesi fino a definirne le lingue ed ogni particolare. Naturalmente non posso paragonarmi a loro, ma se devo prendere esempio da qualcuno cerco sempre di farlo dai più grandi. Per ciò che riguarda lo stile di questa Saga Fantasy, posso invece dire di avere cercato di arrivare ad un compromesso tra la semplicità e la spontaneità di Rick Riordan e la comprensibile complessità delle ambientazioni di Michael Moorcock. 

12 – Da dove nasce l’amore per i giochi di ruolo e quanto hanno influito nella stesura di Erenvir?

Una promessa che mi sono fatta quando ero piccola e possedevo ancora la saggezza dell’innocenza è quella che non avrei mai smesso di giocare, nemmeno quando fossi stata anziana e avessi posseduto la saggezza dell’esperienza. Quindi quando mi fu proposto per la prima volta di provare un gioco di ruolo ho accettato molto volentieri. Il divertimento è stato talmente intenso che ancora oggi mi riunisco con gli amici e invento e vivo con loro storie fantastiche. Le innumerevoli  avventure create come Master (chi elabora una storia) e interpretate come giocatrice (chi vive la storia) sono state sicuramente determinanti nella creazione delle mie opere.
Penso che ogni scrittore sia il Master del proprio racconto e nello stesso tempo giochi ad interpretare tutti i ruoli dei personaggi che lo animano.

13 – Qual è il messaggio che dovrebbero cogliere i lettori all’interno del libro?

Una delle mie paure più grandi, come quella di molte persone, è quella di rimanere sola; per questo ho voluto ricordarmi e ricordare quanto sia importante contare sugli altri, quanto sia più appagante e fruttuoso collaborare piuttosto che rinchiudersi in sé stessi. Chiedere aiuto non è una sconfitta ma spesso l’unico modo per poter vincere.

14 – Le chiedo di lasciarci con una citazione tratta da Erenvir che vuole condividere con i lettori.

Non è colpa del destino se patisci. Non è colpa delle persone vicine a te se patisci. È solo colpa  tua se non vinci le tue battaglie. E  scopri che insieme ad altri la speranza di realizzare i sogni si fa più potente. E per gioire veramente devi poter condividere la tua gioia con qualcuno. E quando questa gioia verrà condivisa si espanderà nei cuori con cui verrà in contatto, fino ad esplodere in una luce di serenità eterna. Allora e solo allora potrai toccare la tua Terra Promessa.


2 commenti:

  1. Ottima intervista. Molto interessante il fatto che l'ispirazione sia venuta dal libro dell'Apocalisse! Lo leggerò sicuramente:)

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    1. Grazie! Sono felice se lo leggerai, è un bellissimo romanzo! :-)

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