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venerdì 28 giugno 2024

Recensione: MOSCHE di Valentina Santini

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Voland, oggi vi parlo di Mosche, di Valentina Santini, una lettura davvero molto interessante.

mosche

di Valentina Santini
Editore: Voland
Pagine: 216
GENERE: Narrativa contemporanea
Prezzo: 7,99€ - 18,00
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Francesco Sforzi ha quarantasei anni, svolge un lavoro sottopagato e vive ancora con i genitori. Rabbioso, razzista, è convinto che il mondo sia in debito con lui. Nonna Margherita è il suo unico riferimento, ma da tempo è affidata alle cure di una struttura. Un giorno gli viene chiesto di ripulire la vecchia villa in cui la donna ha passato la vita, in modo che possa essere messa in vendita. Un luogo in cui sono custoditi cimeli di ogni tipo. Nel mettere in ordine, Francesco si imbatte in un segreto che ridisegna totalmente la verità sulla sua esistenza. E comincia uno strano ronzio, come di mosche, le stesse che invadono le stanze… Ma la rivelazione coincide con la rinascita: da rider rabbioso, Francesco diventa capolista di partito. Le sue ferree convinzioni generano voti a palate. Guidato da uno spin doctor senza scrupoli, si ritrova protagonista di una campagna politica di successo. Pillole, escort, post strategici, slogan discriminatori… Ecco la ricetta per prendere le redini del paese.

RECENSIONE

Quest’anno è un anno fortunato, l’ho detto subito, quando ho chiuso questo libro. Ne ho letti diversi di libri che mi sono piaciuti, ma davvero tanto, e Mosche di Valentina Santini è uno di quelli. 

Dimenticatevi la dolcezza, la tenerezza, lasciate fuori dalla porta qualsiasi pretesa di razionalità, di moralismo, di giustificazione, il protagonista di questa storia è totalmente fuori da ogni categorizzazione. Beh, certo, probabilmente uno psicologo saprebbe come definirlo e forse potrei farlo anche io, ma che m’importa? Non sono mica un medico, sono una semplice lettrice che tenta, a volte arraffandosi un po’ troppo, di scovare ciò che non viene detto all’interno di un testo, sapete, per cercare di estrapolarne tutte le potenzialità che contiene, anche quando non sono immediatamente visibili. Qui non è necessario. 

L’autrice, che tra l’altro, è una psicologa, ci mette davanti un personaggio che è talmente trasparente da farti venire i brividi addosso. Ti si accappona la pelle già dalle prime pagine per quella sua sfrontatezza, una lucidità pari al delirio, quasi come se la follia avesse un suo percorso entro cui rimanere ingabbiata. E per lungo tempo è così. 

Francesco, quarantasette anni, alto un metro e settantadue, senza fidanzata, ha un rapporto con i genitori quasi del tutto inesistente e un affetto che sfocia nel morboso nei confronti della nonna. Lavora come rider, cerca di arrabattarsi andando a raccogliere vecchia roba che poi rivende, e straparla di qualunque cosa, soprattutto degli immigrati, che rubano il lavoro alla gente comune oppure dei ragazzini che non vogliono fare niente. Insomma, ha da dire su tutto e non è un mistero che il suo atteggiamento è razzista, antisociale e sporcato da un maschilismo che abbranca l’assurdo nel momento in cui le donne (tirchie, a detta sua), sembrano cadere nella rete inspiegabile del suo fascino e lui le tratta come se fossero degli oggetti, senza alcuna personalità. – “L’appagamento sessuale è importante, ma è chiaro che puoi ottenerlo a pieno solo pagando.” 

La nonna, luce della sua vita, è rinchiusa, ormai, in una casa di riposo. Non riconosce più nessuno, tranne qualche raro momento di lucidità, e Francesco va a farle visita quasi senza convinzione. Il racconto si muove tra passato e presente. Il passato è pieno di episodi strani, alcuni senza spiegazione, dove il protagonista mette in scena una serie di atteggiamenti che lo collocano in una zona d’ombra. Soprattutto da ragazzino, ha appiccato incendi, ha rotto finestre, insomma, a scuola non era un modello da seguire, e la sua rabbia era già uno dei suoi problemi più gravi. Una rabbia che lui giustifica come assolutamente normale, in quanto erano gli altri a comportarsi male e lui non li sopportava, quindi, mica era colpa sua, voglio dire. 

Il rapporto con la nonna è quasi simbiotico; la donna è un tipo molto particolare, tre mariti, morti tutti, lei trasgressiva, insolente, spregiudicata, con una tendenza alquanto inquietante: avvelenare il cibo. – “Comunque dal 26 dicembre 2000 c’è il divieto assoluto di mangiare i cibi preparati da lei. Sfiducia massima finalizzata e preservare il nostro stato vigile.” 
Non posso nasconderlo, ho riso più volte. La rivelazione che la nonna ha questa tendenza omicida avviene lentamente, non sto facendo spoiler, insomma non del tutto, perché poi il libro è talmente pieno di colpi di scena che è una delizia terrificante leggerlo. All’inizio, questa pratica viene solo accennata, Francesco ammette che molte volte, dopo aver mangiato si addormenta all’improvviso, si sente strano e così anche per il resto dei familiari. Diciamo pure che loro se la sono cavata abbastanza bene, mentre altre persone, ecco, ci hanno un po’ rimesso. 

La figura della donna non è descritta in modo dettagliato, ma credetemi, se vi dico, che è una presenza molto più pressante di tutte le altre, anche dello stesso protagonista. La sua influenza mercifica l’ego di Francesco, lo rende ancora più un disadattato, uno che odia tutto e tutti e che non ha paura di nulla. È una macchina da guerra, litiga con gli zingari perché producono spazzatura e inquinano il quartiere con il loro fetore e la loro presenza. – “Poi urlo, con rabbia. Il decoro urbano è andato a puttane. l'igiene è inesistente. Pago le tasse per mantenere questi parassiti che cacano sui marciapiedi. Inaccettabile. Mi avvicino alla zingara. Le dico di andare via, brandisco la spranga come una spada. Sono un giustiziere invincibile, ho la forza di mille leoni.” 

Critica i social e il mondo virtuale perché è tutto falso, non c’è niente di vero e darà dimostrazione di avere ragione quando, presto, diventerà un noto politico, e avrà alle sue spalle un uomo che gli dirà cosa fare e come farlo, anche cosa indossare e quale fidanzata scegliere. Il giudizio sul mondo digitale è furente e privo di salvezza. Francesco è un tipo impietoso, non è per nulla empatico, è molto razionale, ma ahimè, sono proprio i pensieri a distruggerlo. Lui stesso ripete spesso che i suoi stessi pensieri lo distraggano; è tutto concentrato nei pensieri e spesso perde di vista la realtà affogando nei meandri del suo mondo immaginario capace di creare mostri. 

La sua religione è quella di credere che esista un Dio che abbia la forma di un insetto e decida delle nostre vite. Ha una specie di ossessione per gli insetti e questo credo che la nostra autrice potrebbe chiarirci pure perché, ma io non voglio approfondire, mi basta solo dirvi che i suoi ragionamenti sono deliranti ma spesso contengono un fondo di verità innegabile. Qualcosa che ci spinge inesorabilmente a voler capire che cosa accade davvero nella sua testa e a trovare una ragione e uno scopo a un simile scempio. “Ogni tanto mi capita di pensare che siamo esseri minuscoli nella mente di qualcuno di gigantesco. Un Dio-insetto che ci immagina e decide il nostro destino. Un essere superiore e annoiato, sopravvissuto ai millenni uguale a sé stesso, senza evoluzione perché già evoluto. Dio-insetto supremo. Animale minimo che può mangiare continuamente tutto quello che vuole. Non vendicativo, non sadico, non punitivo: intelligente. Pregarlo è inutile perché per lui non esistiamo davvero, siamo solo fantasie immateriali. Ognuno di noi affolla un pezzettino della sua immaginazione. Però siamo troppi. Allora una buona soluzione magari potrebbe essere la riduzione della specie.” Mi ha ricordato il buon vecchio Lovecraft e il suo mondo di Grandi Antichi, divinità malvagie e indifferenti alle sofferenze umane.

Sin da piccolo prova un affetto che appare non conforme verso la nonna, ma leggendo ci rendiamo conto che nelle donne, lui cerca proprio fattezze che richiamano la sua parente. Atteggiamento disturbante di notevole intensità che raggiungerà il culmine quando si scopre il vero motivo di questo istinto così deplorevole. 

Il modo in cui il sistema ci controlla è il senso di colpa. Che novità. Insomma, è sempre lo stesso metodo. Il marito, la madre, la famiglia, ci tengono legati a sé perché ci opprimono iniettandoci nel sangue il senso di colpa ancestrale di avere tutti i pesi del mondo sulle nostre spalle. Èd è quello che fa anche la società secondo lui. Ovviamente ne è fuori, non si lascia abbindolare dalla colpa nè dall'illusione di un mondo fittizio come quello dei social. Nè dalle donne, e tantomeno dall'amicizia. Lui trae profitto da ciò che gli serve e diventa precettore di un consumismo che brucia tutto in nome della vacuità della vita.

Francesco si muove su piani paralleli differenti e il suo carattere viene lentamente a galla fino a quando raggiunge l’exploit che lo vede uno dei politici più affermati del paese. Come un rider di più di quarant’anni abbia sbancato la politica e si sia accordato per fingere di svenire sul palco per poi accusare un immigrato e dare avvio a un’ondata di odio mai vista? Questo è un mistero. 

I suoi pensieri si contorcono e mai come in questa storia, il lettore vive esclusivamente nella mente del protagonista. Non ci sono altri punti di vista e anche la nonna, così potente, è comunque filtrata attraverso i suoi occhi, deformata dalla sua fame di libertà e dalla sua rabbia che non si ferma. — “Siamo tutti schiavi di questo sistema, intrappolati dentro schemi mentali. Nessuno è veramente padrone di sè.” E proprio lui lo dice. Lui che della sua mente fa un altarino su cui pregare nessun Dio all’infuori di se stesso. Francesco è la sua stessa chiesa in cui va pregare, è il Dio a cui chiedere perdono, è l’inferno a cui è destinato. 
E lo sa. 

È un processo psicologico e cognitivo che solo leggendo questo piccolo libro potrete scoprire. Un’esperienza sorprendente, una lettura che è un continuo evolversi, raramente ho letto un libro così incalzante. Perchè poi, in realtà, succede davvero poco a livello pratico, ma è il potere dei pensieri che è allucinante. L'autrice, con uno stile scostumato, menefreghista, sboccato, alterato, minimalista, rende i pensieri, che poi sono la cosa più noiosa, di solito, i veri protagonisti di questa sorta di memoir che sa di disperazione e di testate in faccia.

Da Francesco puoi aspettarti davvero di tutto ed è eccitante capire fin dove lui sia disposto ad arrivare. 
La domanda è: sei disposto a seguirlo? 
Lui non ha paracadute. Non lo ha mai avuto. 
È uno di quei soggetti che piuttosto che rassicurarti, ti dicono di crepare. 
Embè, i fatti sono questi. 
Prendere o lasciare. 
Gioca o muori.

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