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lunedì 17 giugno 2024

Recensione: NOI DUE CI APPARTENIAMO di Roberto Saviano

Buongiorno! Grazie alla collaborazione con la casa editrice Fuoriscena, oggi vi parlo di Noi due ci apparteniamo di Roberto Saviano.

noi due ci apparteniamo

di Roberto Saviano
Editore: Fuoriscena
Pagine: 272
GENERE: Romanzo inchiesta
Prezzo: 12,99€ - 18,50
Formato: eBook - Cartaceo
Data d'uscita: 2024
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Due regine del narcotraffico s’incontrano in un’asfittica prigione cilena, fra loro scoppia un amore. Paolo Di Lauro, spietato boss della camorra, vaga per il mondo in cerca della giovane ragazza che gli ha spezzato il cuore. Matteo Messina Denaro spende gli ultimi scampoli della sua latitanza barcamenandosi fra i ricordi e fra i letti delle sue tante amanti. Un feroce killer della ’ndrangheta fa coming out e va a convivere con il suo compagno, scatenando le ire del clan. Cos’è il sesso per le organizzazioni mafiose? Opportunità di controllo, sopraffazione, stigma o vanto, esaltazione o vergogna. Con questo nuovo, accecante caleidoscopio di storie, facce, racconti inconfessati, Roberto Saviano disegna un quadro sorprendente, talvolta romantico, talvolta atroce, della criminalità organizzata alle prese con la questione più spinosa e delicata che le si possa presentare. Sesso, amore, tradimenti. Hanno creato e distrutto imperi, compreso quello criminale. A quasi vent’anni dalla pubblicazione di Gomorra, il libro che ha sovvertito le regole del racconto di realtà, Roberto Saviano torna con un reportage narrativo lacerante, innervato di storia e resoconto giudiziario. Uomini dal cuore di tenebra, donne che non appaiono più come semplici gregarie del boss di turno ma si trasformano, di racconto in racconto, da vittime a carnefici, da portatrici di salvezza a diaboliche assassine. Con lo stile che lo ha reso famoso in tutto il mondo, Roberto Saviano ci trascina in una narrazione torrenziale che sgorga impetuosa già dalla prima pagina: in una serata come tante, uno dei bravi ragazzi seduti al tavolo da poker, rimasto a corto di denaro, mette sul piatto una puntata sconvolgente che lascia gli altri esterrefatti. Di capitolo in capitolo, animano le pagine personaggi epici, tragici, ma sempre profondamente umani, fotografati per la prima volta in quella dimensione privata, sessuale, amorosa, spesso lontana dagli occhi ma sempre determinante, perché costruisce o distrugge alleanze, afferma linee di potere, stabilisce la rispettabilità del boss o ne condanna l’intera stirpe. «In un placido agrumeto siciliano o in una Vela di Scampia, sulla fiorente costa laziale o in un prefabbricato alle porte di Milano, nel trambusto newyorkese, da nord a sud e da est a ovest, in ogni possibile angolo dell’universo criminale: non si scherza con l’amore, e non si scherza con il sesso. Molte delle persone di cui sto per raccontarvi l’hanno imparato a proprie spese.»

RECENSIONE

Noi due ci apparteniamo di Roberto Saviano è un libro che racconta l’amore, il sesso, i sentimenti e le emozioni che scavalcano le ragioni sociali, politiche, economiche, umane e vanno a incastrarsi in una zona pericolosa a cui poche persone hanno accesso: gli anfratti cupi e disperati delle vite criminali. 

L’amore è il sentimento che per molti ha salvato e salverà il mondo, ma come si comportano i mafiosi e i camorristi davanti a tale Dio, che non guarda in faccia a nessuno? I territori criminali, gestiti da gente senza scrupoli, che uccide senza pensarci due volte, interpreta e modella i sentimenti per gestire la politica criminale, per organizzare alleanze, per esercitare il controllo e per stabilire dinastie. Chi gestisce un impero criminale, e detiene il potere, si comporta allo stesso modo con i suoi sudditi così come tratta l’amore. Le relazioni di coppia, nella maggior parte dei casi, ossia fidanzamento e matrimonio, sono solo strumenti che servono a confermare un potere che è gestito su più larga scala e deve essere un plus che deve rendere il potente criminale ancora più credibile e incontestabile. 

Per lo stesso motivo, identità omosessuali o queer vengono bandite, perché non rispecchiano l’immagine dell’uomo vero, quello che prima di farsi rispettare dai suoi accoliti, deve essere rispettato in famiglia, adorato dalla moglie, amato dai figli. Ciò nonostante, anche i criminali, di qualsiasi faida o regione di nascita, possono cadere vittime dell’amore. – “L’amore se ne fotte. Spariglia le carte e lo fa come vuole lui, entra come una folata di anarchia e butta tutto all’aria.” Possono impazzire per una donna e uccidere, torturare, persino sterminare famiglie intere, perché al cuore non si comanda. 

C’è una differenza tra la mafia e la camorra. Nella prima, l’uomo deve essere fedele alla propria donna, non deve essere un donnaiolo perché costui è di solito inaffidabile. Invece, i camorristi sono più propensi a viversi la vita, ad avere più donne perché questo diventa ostentazione della sua leadership; è un vincente di fronte ai suoi fedeli, uno a cui nessuna donna può resistere, indice del suo innato e rispettabile carisma, della sua potenza sessuale collegata alla capacità economica. 

Le donne difficilmente possono arrivare al potere. Nelle istituzioni mafiose, ad esempio, la donna è legata alla famiglia, anche quando suo marito è in carcere, quasi mai le viene riconosciuto un ruolo di potere. Il suo compito è quello di allevare ed educare i figli, stare in casa, occuparsi delle faccende domestiche senza mai mettere il naso negli affari criminali. Inoltre, le donne vengono considerate come dei veri e propri strumenti per accrescere il potere patriarcale dei criminali. Michela Murgia, in Dare la vita, sottolinea proprio questo aspetto in un modo assolutamente intelligente. La famiglia italiana, è brutto da dire, somiglia alla famiglia mafiosa. C’è un capo, che come il “padre” padrone, simbolo di un patriarcato senza tempo, comanda su tutto e tutti. E le donne non solo non hanno alcun potere decisionale, di nessun genere, ma devono anche sottostare all’idea di essere degli strumenti da utilizzare per accrescere le alleanze criminali. 

Questa è l’idea che hanno del sesso femminile o comunque dei sentimenti, i capi criminali. Una donna non può innamorarsi di chi cavolo vuole; in quel caso sarebbe un enorme spreco. Deve, anzi, essere data al miglior offerente, quello che conviene di più per saldare alleanze o per guadagnare soldi. L’amore è un cliché usato dalla televisione e dal web per fotterci il cervello. L’amore non esiste, è solo una perdita di tempo, quindi, la donna, con la sua bellezza, deve essere sfruttata in altro modo prima che appassisca. – “Un boss che fa sposare sua figlia per amore la sta regalando al caso, sta sciupando uno strumento prezioso ai fini delle alleanze e dell’espansione territoriale.” 

Molte donne coinvolte in ambienti criminali, con padri criminali o fratelli dello stesso genere, hanno provato a scappare mettendosi con altri uomini, ma alla fine sono passate dalla padella alla brace, perché se vivi in certi contesti, la mentalità è avvelenata, imputridita, scioccata da certe dinamiche che rendono le femmine di proprietà maschile come se fossero cose o animali. Inoltre, sulle donne cade una responsabilità enorme: se l’uomo è in carcere, la donna deve rimanere pura e inarrivabile. Deve comportarsi in modo perfetto, perché il valore dell’uomo si rispecchia in quello di lei. Se sbaglia e diventa debole, lo sarà anche suo marito in carcere. Non può tentennare, nè rifarsi una vita cercando un altro uomo, altrimenti viene uccisa. 

Ci sono poi donne che sono passate dalla parte dei nemici, come nel caso di Rosa Tarantino, che mentre il marito è in carcere, si innamora di Matteo Ciavarella, che la corteggia pur sapendo di fare un grosso errore che probabilmente pagherà per tutta la vita. Le due famiglie sono rivali, si uccidono a vicenda e alimentano una guerra che dura da anni. – “È pazzo a farle la corte, completamente pazzo, ma la pazzia è forse l’ultimo baluardo di resistenza umana di fronte alla nudità del proprio destino, è la vita che sale sui trampoli.” Non solo Rosa si ritrova a dover fare la spia, a vivere con due piedi in una scarpa ma anche a fare da spettatrice agli atti atroci che i Ciavarella la costringono a vedere nel mentre che si vendicano di tutti gli orrori perpetrarti dai Tarantino. La donna, in questo caso, diventa uno strumento di vendetta ma anche un trofeo. Per i Ciavarella, l’aver ottenuto Rosa, averla portata dalla loro parte, è motivo di vanto, significa che sono più potenti. Proprio perché la moglie di un boss fuori dal carcere è il riflesso della potenza del boss rinchiuso in gabbia. E se questa gli volta le spalle, tradendolo, per il boss è finita. – “Adesso Rosa è anche spettatrice. In un senso più ampio, è complice, sostenitrice dell’operato del suo uomo, partecipe della sua volontà, fedele in tutto, completamente domata. La persona che i Ciavarella hanno introdotto in casa propria come bottino di guerra si è trasformata, con quest’azione, in una loro protesi, una loro emanazione, perfino in una loro soldatessa, seppur disarmata.” 

Decisamente inusuale è quello che fa Matteo Messina Denaro, un uomo a cui comandare è sempre piaciuto, ma a cui non sono mai piaciute le responsabilità. Motivo per il quale ha vissuto gran parte della propria vita da latitante e ha avuto tantissime donne che si sono innamorate perdutamente di lui. Un uomo che ha deciso di collaborare con la giustizia e di farsi imprigionare a un passo dalla morte perché ormai aveva bisogno di cure e non aveva più senso scappare. Un latitante che consigliava libri, film, alle proprie amanti e che a differenza degli altri uomini, aveva tanto tempo da passare con le sue donne. Era disponibile colto, generoso, non aveva nulla del criminale arrogante e spinoso a cui erano abituate. 

Stabilisce una relazione con la moglie di uno dei suoi fedelissimi, e mentre il tizio è in carcere, lui si diverte con la sua donna. Questa è una delle regole principali del mondo criminale: mai corteggiare la donna di un proprio compare. Eppure Denaro lo fa perché in realtà non ha nessuna moralità, nemmeno becera, nemmeno qualunquista, a lui non frega niente di nessuno, tranne di se stesso. – “Una delle cose più gravi che possa fare un uomo d’onore è frequentare la donna di un altro uomo d’onore, a maggior ragione se il suo compagno ufficiale si trova in prigione.” 

La storia di Anna Carrino, invece, mette le cose sotto una luce diversa. Lei è una ragazza che è cresciuta andando in chiesa, in modo rispettoso, eppure si innamora di un boss, Francesco Bidognetti. La madre lo sa che cosa fa quell’uomo grande e grosso, ma pare che sia disposta a farlo entrare in famiglia pur di ottenere dei benefici. Quando Anna rimane incinta sa che Francesco ha già una moglie ormai sul letto di morte e decide di fregarsene, e continua quella relazione diventando, giorno dopo giorno, una fedele compagna del boss, a tal punto che quando lui finisce in carcere, Anna diventa molto abile a gestire tutte le faccende del clan in modo anche doloroso e spietato, se necessario. L’errore che si fa nel credere che una donna non sia sufficientemente cattiva o brutale rispetto a un uomo può essere molto grave. “Credere che le donne siano meno feroci degli uomini è un’imperdonabile ingenuità. Individuare nell’uomo durezza e reticenza, mentre nella donna equilibrio e diplomazia, è una svista che con regolarità viene smascherata dal mondo criminale.” Infatti, personaggi come Anna, dimostrano che anche le donne possono essere delle boss molto argute, impietose e decisamente crudeli. Soprattutto quando Anna scopre che il marito ha un’amante da più di dieci anni e che ci ha fatto anche tre figli. A quel punto decide di vendicarsi e si pente. Il suo pentimento non è figlio di un risveglio morale ma è l’urlo di una donna forte che è stata ferita e che vuole far pagare all’uomo che ama tutti i torti subiti. “Il pentimento di Anna Carrino non è morale: è una vendetta. È il disprezzo per come suo marito ha gestito gli equilibri famigliari, per il tradimento che l’ha costretta a sopportare, per l’umiliazione che ne è derivata. Questo, se possibile, è ancora da inquadrarsi rigidamente all’interno di un codice mafioso, per quanto l’idea di collaborare con la giustizia se ne allontani con forza. Azione e reazione, offesa e vendetta. Il gesto di Anna è chiaro: è una donna che va via di casa con l’amarezza di esserne stata cacciata, e prima di varcare l’uscita dà fuoco all’edificio, così che nessun altro possa occuparne le mura.” 

Lo stile dell’autore è scorrevole, la scrittura immediata, precisa, puntigliosa, non sbava mai la penna e non straborda dal figlio. È tutto molto misurato, anche nella scelta certosina di alcuni termini piuttosto di altri, creati a dovere per colpire l’immaginazione del lettore e impressionarlo. Alcune scene sono al limite del sopportabile; atti vili, di violenza inaudita, perpetrati anche da donne sulle donne stesse; atti fatti da animali e non da uomini che vivono animati da un istino da macellai. 

Nonostante la brutalità degli eventi, il libro non perde mai di credibilità. È funesto così come il richiamo che esercita su chi legge, oscuro e pragmatico, poca teoria e molta pratica perché sappiamo che è tutto accaduto per davvero. Ciò in alcuni momenti fa arricciare il naso, fa provare disgusto e amarezza, ma superata l’assurdità per certi racconti che sembrano al limite del vero, ci si rende conto che è tutta spazzatura, un immenso mondo spregevole e imbrattato di melma e fango che gira su stesso all’interno di un luna park pagato dai suoi stessi avventori. 

Sono un po’ così le organizzazioni criminali di tutto il mondo, sono come delle enormi giostre, che fanno sempre lo stesso giro e che non si evolvono mai. Si macchiano di sangue, ma si arrugginiscono anche. Sì, esistono i pezzi di ricambio, e allora quella giostra che stava per fermarsi, ricomincia a girare, a girare, a girare. In un loop infinito che, proprio per quella ripetitività angosciante, mette in mostra il vero volto di chi si cela dietro arricchimenti fatti uccidendo gli altri, rubando alla gente la propria libertà, vendendo droga e sfruttando le donne. Queste sono le attività criminali su cui si basano tutti i clan del mondo, niente di misterioso, niente di nuovo. 

Ciò che invece ho scoperto con questo libro è quanto sia fragile il vero volto della criminalità. Come sia debole la mente che si cela dietro il potere. Come sia facilmente intaccabile. 
Un boss, davvero intoccabile, non esiste. 
È assurdo, vero? 
Noi, magari li abbiamo sempre immaginati come persone prive di scrupoli, capaci di tutto, e quindi in salvo dalle emozioni più pericolose. 
Loro, e ripeto, LORO, si convincono che l’amore non esista. Pensano di avere un’armatura più resistente di chiunque di noi, poveri mortali. Eh, sì, perché loro sono al pari degli Dei, loro comandano qualunque cosa, persino i sentimenti. 
Beh, non sarà amore, ma di sicuro è qualcosa che può intaccare il loro già precario equilibrio mentale e portarli alla follia, con uno schiocco di dita. 
Ho capito quanto, davvero, siano più deboli di noi. Quanto siano suggestionabili, impressionabili, vivono talmente conficcati con la testa nei loro demoni, che non sanno più distinguere il loro fiato da quello dei propri fantasmi. 
La follia intesse ricami sulle loro teste mentre scava per mangiargli il cervello. Loro non se ne accorgono nemmeno.
E credetemi, se vi dico, che quella follia è peggio di qualsiasi altra follia sulla faccia della terra. 
Perché nessuno, NESSUNO, di loro è mai più tornato indietro.

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