Buon
1 Maggio cari lettori, oggi leggerete la recensione di un romanzo dedicato all’amore
e alla rinascita interiore scritto da Giulia Alberico,
intitolato Un
amore sbagliato, inviatomi gentilmente dalla Sonzogno.
Se
lo avete letto o vi ha colpito la recensione, fatemi sapere!
Titolo: Un amore sbagliato
Autore: Giulia Alberico
Editore: Sonzogno
Pubblicazione: 2015
Genere: Romanzo
Pagine: 176
Prezzo: 15,00
Trama
Il rapporto tra Lea e Stefano si è, negli anni, adagiato in una routine che appare alla donna un po' opaca ma anche rassicurante. Un casuale incontro con Marco la turba, la destabilizza e le fa provare sensazioni sopite. Tra sensi di colpa e un po' di autoironia si lascia andare, ricambiata, a questo innamoramento. Nell'arco di un anno finisce per pensare di poter tenere insieme tutto: la vita vecchia e la nuova. Anche quando Marco le confessa di avere da tempo una relazione con un giovane uomo, che ama e a cui tiene molto, Lea fantastica di trovare un suo posto in questo bizzarro poligono di affetti in cui si è cacciata. Ma non può funzionare. Tutto, a un certo momento, pare crollare di colpo e Lea si trova da sola ad affrontare un universo di dilemmi a cui nessuno l'ha preparata e ai quali deve trovare una soluzione. E a fare scelte che le cambieranno, ancora, la vita.
Biografia
Giulia Alberico è nata a San Vito Chietino e vive a Roma. È autrice di svariati romanzi, tra cui Madrigale (Sellerio 1999), Come Sheherazade (Rizzoli 2004), Il vento caldo del Garbino (Mondadori 2007).
Un amore
sbagliato è un romanzo poco classificabile, potrebbe parlare d’amore ed in
effetti è così, potrebbe parlare di maturazione ed è altrettanto vero, di
tradimento, di illusione, di abbandono e rinascita. Un romanzo completo dal
punto di vista esistenziale, una narrazione che abbraccia un arco temporale
molto lungo che poi a scatti si sospende per lasciarsi guardare nel profondo,
quella stessa profondità che è parte carnale della vita di Lea, la
protagonista.
Lea è una
donna inquieta, testarda, nervosa, perennemente alla ricerca di qualcosa che
probabilmente nasconde dentro di sé un desiderio ben più grande e spirituale di
accomiatarsi dalle incongruenze della vita, dalla quale non si è mai sentita
realmente accettata. Vive una relazione ormai stanca, defraudata della passione
e dello slancio vitale con Stefano, conosciuto all’epoca degli studi e da
allora diventato un punto fermo, un àncora di salvezza, pronto a fronteggiare i
suoi risvolti caratteriali poco inclini alla pazienza e i suoi turbolenti
scatti di insoddisfazione. Lea è apparentemente una persona tranquilla, mite,
lavora come insegnante e si occupa persino di un bambino autistico,
estremamente gentile e morbida nei contatti con la gente, accomodante fino a
quando, nella sua interiorità e nel mondo dove si sente realmente sé stessa, il
magma ribollente che scorre sotto le fondamenta della sua maschera da adulta,
non comincia a surriscaldare tutta l’aria circostante. Lei e Stefano si sono
amati e forse si amano ancora ma la rottura della complicità e dell’intesa è
arrivata senza far rumore, senza lampi né tuoni che ne annunciassero la pioggia.
Un silenzio calibrato, trascinato, consunto e consumato che ha ferito quel
legame, sciogliendolo lentamente dalle corde dell’amore.
“La sua
storia con Stefano durava da otto anni. Gli ultimi due davvero stagnanti, un
lago di abitudini e silenzi, un tacito accordo a farsi bastare un quotidiano
che non era insidiato quasi da nulla.”
Poi la
folgore, l’angelo caduto dal cielo che irrompe drasticamente in quello status
di finta pace che inizia a corrodere la base di una vita solo apparentemente
soddisfacente. Marco, un poeta, un paroliere, un inventore di canzoni che l’ammalia
con le proprie parole e il proprio dono di conquistare grazie alla sua
delicatezza e alla sua innata aria allegra e malandrina. Dopo un veloce
incontro iniziale e un fulmineo scambio di battute, la loro conoscenza prosegue
attraverso lo scambio di email che lentamente diventano sempre più assidue e
profonde.
Un incrocio latente di emozioni che via via si fanno sempre più manifeste,
un grigiore quotidiano che viene spazzato via, dal nulla, dalla presenza
miracolosa di quest’uomo che con sé porta tutto l’incanto e il fascino della
parola scritta e con essa delle promesse pronunciate nel silenzio del non detto
e della speranza. Eppure il momento dell’incontro arriva, la possibilità reale
di plasmare quell’immaginazione e quella follia fantastica condivisa da giorni
e notti di comune partecipazione e condivisione, in una consistenza fatta di
respiro e di pelle.
“Come sarebbe
stato incontrarsi? Come Fernanda di Cent’anni di solitudine, lei aveva scritto
per settimane a un invisibile. Marco non era mai stato tanto presente a lei
come nella distanza. Adesso che avrebbero respirato sotto lo stesso cielo della
stessa città tutto sarebbe forse stato più strano, complicato.”
L’incontro è
sconvolgente per Lea che da quella vicinanza tanto desiderata ed improvvisa ne
ricava una gioia che presto si trasforma in un piccolo dolore quando lui va
via.
Giulia Alberico ha uno stile ad incastro, un'alternanza di dialoghi, brevi
e concitati rispetto a lunghi momenti narrativi nei quali esplode, con una
luminosità accecante, il suo linguaggio, pregno di parole consistenti e
umanizzate. Ogni singolo sentimento, emozione della protagonista viene
sviscerato dall’autrice, che ci immerge in un mondo femminile e assolutamente interiorizzato
dal quale ci sentiamo completamente avvolti, tanto da non essere distratti più
da altro.
Il
linguaggio permea le gioie e i dolori, donandogli una vita propria. L’ho amato
per i suoi termini a tratti non comuni, per la voce che scaturiva da ogni frase,
tanto da sembrare che tutto fosse vivo. Ho adorato questa diversità in uno
stile che procede come un’onda, salendo e scendendo, coprendo e scoprendo il
corso di ciò che si racconta. L’autrice ha la capacità di dare sostanza ai
pensieri, alle voragini create dai desideri, dai sogni sommersi. L’amore riempie
le ossa di Lea, la fa sentire gravida di sensazioni, piena di quella luminosità
tipica di chi è feconda.
“Poteva
consistere con la propria gioia appagante senza doverla negoziare, camuffare. L’avrebbe
tenuta così, semplicemente in sua compagnia. Dentro di sé, accucciata in un
gomito, in un piede, in un ventricolo, come un’amica cara che fosse ricomparsa dopo
secoli di lontananza e senza fretta di andare via.”
Lea s’innamora
di Marco e lo fa totalmente, lo fa nonostante i loro appuntamenti siano rari,
lo fa nonostante non ci sia mai stato un’incontro sessuale. Condivide con le
sue amiche i suoi sentimenti crescenti e la sua dipendenza da questa pseudo
relazione che ha relegato tutto il resto nella noia e nella formalità dell’apparenza
e della comune sopravvivenza.
Ma l’uomo
conserva un segreto che la condurrà sull’orlo della disperazione e sul punto di
non ritorno dell’accettazione di sé stessa. Il loro legame significa
appartenenza ma di quella mentale, che non ha bisogno di girotondi fisici per
concretizzarsi, né di unioni carnali per legittimarsi. Loro non abitano la
città del sesso comune, non subiscono l’ansia del possedere e dell’essere
posseduti, loro volano semplicemente alto, vagando come pirati immaginari,
nutrendosi di attimi sottratti alla felicità piena di baci ed abbracci di due
corpi capaci di creare intimità senza inabissarsi nei luoghi comuni. Una
confidenza antica li unisce e ogniqualvolta Lea ritorna da quel viaggio è
sempre turbata, stordita ma con la luce negli occhi, nelle mani, in ogni
singola fibra del suo corpo che si riveste di nuova linfa.
Mi è
piaciuto il modo in cui l’autrice ha dato voce a questo personaggio
estremamente contraddittorio, anarchico, una tempesta irruenta imbevuta di
fuoco latente. Un fluido di lava vorace e inaspettato, capace d’incantarsi
davanti ad un giardino o di lasciarsi abitare fin dentro l’anima da quelle
persone che gliela risvegliano. Una donna che vive immersa in altre vite
possibili, che si lascia inquietare e perdere da questo amore che la inghiottisce
come una fame febbrile, senza requie.
In questo
mondo colorato e femminile, a tratti buio e pieno di domande appese a fili
invisibili impossibili da recidere, l’universo maschile che viene fuori è anch’esso
complicato e illuminato da una consapevolezza che lo dipinge come incapace di
vivere profondamente e realmente i sentimenti e le responsabilità.
Lea subirà l’abbandono,
la noncuranza, la speranza spezzata e la sua contrastante personalità diventerà
un fiume in piena che troverà dove arginarsi soltanto in una donna, la zia
Sofia, che le racconterà una storia a cui è appeso tutto il filo della sua discordante
esistenza.
La storia di
Maria Grazia, madre di Lea, con la quale ha avuto un rapporto disincantato e
freddo, fatto di distanza e di incomprensione. Eppure è da lì che parte il
disagio della protagonista, risolvibile, forse, soltanto in una spontanea e
generosa presa di coscienza.
Un amore
sbagliato è un romanzo intenso per alcuni passi dedicati alla spiritualità delle
emozioni, alla loro compattezza e al loro perdurare ed imporsi nel tempo. Nel
tempo della vita, in quello delle ore singole che scattano e sfuggono a
qualsiasi gabbia.
La gabbia
della solitudine nella quale la protagonista piomba e dalla quale risale con un’inaspettata
gioia che le ricolmerà la vita, ridonandole ciò che merita. E’ un romanzo sulla
vita, sulla formazione dell’individuo, sulla crescita e sul riconciliarsi con
il passato per fare di quello che abbiamo ciò che vogliamo.
E’ un libro che
parla d’amore in tutte le sue forme, dall’amore eterosessuale a quello
omosessuale, fino a quello genitoriale e filiale. Giulia Alberico racconta una
storia fatta di tanti piccoli tasselli, che richiedono la volontà e l’attenzione
del lettore per essere inseriti in quella scacchiera che si chiama esistenza
della quale, senza alcun dubbio, è la rinascita ad uscirne vittoriosa, seppur
un po’ammaccata, ma pronta a ricominciare, di nuovo.
Sembra carino! Buon 1 Maggio anche a te! :-)
RispondiEliminaGrazie! ^__^
EliminaMi piace molto di più come trama rispetto a tanti libri d'italiani che ho visto pubblicati da Mondadori. Non mi spiego bene perché la Alberico sia passata da Rizzoli e Mondadori a Sonzogno, è stato un po' un salto alle origini di quando ha pubblicato con Sellerio, ma ammetto di apprezzare molto la cosa, visto che trovo Sonzogno una casa editrice davvero di qualità :)
RispondiEliminaAnche a me piace molto la Sonzogno come casa editrice e a dire la verità anche la Sellerio. Sicuramente l'autrice avrà avuto i suoi motivi che appariranno comunque validi nel risultato, se i suoi lettori la pensano come noi :) Vedremo prossimamente cosa farà ^^
EliminaCiao ti ho taggata qui: http://seamiqualcunoregalagliunlibro.blogspot.it/2015/05/la-torre-dei-libri.html
RispondiEliminaspero non ti dispiaccia!
Ciao Sarah, grazie mille per il tag, vengo subito a vedere! ^__^
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