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giovedì 30 aprile 2015

Intervista a Domenico Andrea Schiuma, autore di Facemmo l'amore una notte di maggio

Buongiorno! Riprendiamo con le interviste, proponendovi quella realizzata a un giovane autore esordiente, Domenico Andrea Schiuma che ha pubblicato con Lettere Animate un romanzo dal titolo Facemmo l’amore una notte di maggio.


Attualmente è in corso un Blogtour dedicatogli, di cui potete visualizzare le tappe cliccando qui.

      


Ciao Andrea, grazie di aver accettato questa intervista.



1- La prima domanda riguarda la scrittura. Cosa significa per te scrivere?

Per me scrivere è prima di tutto un piacere. Non credo, infatti, a chi sostiene di scrivere per lanciare messaggi all'umanità. Da quando ho scritto il mio primo racconto non riesco a immaginare un giorno della mia vita senza battere parole su una tastiera o scriverne su un foglio.

2- Quando hai iniziato?

La mia prima esperienza con la scrittura risale alle scuole elementari. Mi venne regalato un quadernone rosso, e presi a scriverci poesie. Per almeno tre o quattro anni mi dedicai alle poesie, e la cosa bella era che credevo di essere talentuoso. Ma avevo sei anni. Qualche tempo fa ho riletto quelle "poesie" con la mia ragazza e ci siamo fatti una marea di risate: erano piuttosto improbabili. Poi ho scoperto l'amore per l'informazione, e quindi per il giornalismo, più o meno alle medie, ed è un amore che non mi ha mai abbandonato. La narrativa è arrivata molto più tardi, in terza superiore. Scrissi un racconto per un concorso di scrittura. Il racconto si intitolava Come un fiume che scorre e ha avuto molta importanza nella mia vita.

3- Parlaci del tuo romanzo Facemmo l’amore una notte di maggio.

E' la storia di un uomo che vive un'infanzia molto difficile durante la quale sviluppa due vizi: un rapporto ossessivo con la madre e la pessima abitudine di origliare le conversazioni e le storie degli altri. Quando la madre, Rosalba, muore, Nicola, il protagonista, intraprende un viaggio per distrarsi, in un certo senso, e arriva a Bari. Qua incontra Natalia, una giovane attrice che è stata lasciata senza apparenti motivi dal ragazzo, Lorenzo. E non vi dico nient'altro.

4- Il titolo è molto importante. Raccontaci il motivo della scelta.

Sul titolo ero anche parecchio indeciso, a dire il vero. Avevo pensato anche a "L'amore una notte di maggio", ma mi dava troppo di "L'amore ai tempi del colera", romanzo che io adoro. Comunque il motivo del titolo è questo. Il protagonista, nella stessa notte di maggio ma in anni differenti, si ritrova in situazioni diverse. La prima volta, deve affrontare l'ictus della madre; la seconda volta deve ammettere a sé stesso di essersi innamorato di una diciassettenne. Mi piaceva l'idea di legare col titolo due momenti della vita di un uomo profondamente diversi. E di dare la sensazione che la stessa notte cambi radicalmente, in circostanze differenti, l'esistenza del protagonista.

5- Il protagonista, Nicola Mastrogiovanni è un uomo complicato, legato alla madre da un rapporto morboso e con difficoltà a relazionarsi. Perché questa scelta?

Perché sono un sadico. Quando scrivo, si intende. Mi piace far vivere ai miei personaggi le situazioni più complicate. Ma anche perché mi affascinano molto gli emarginati, gli ultimi della classe. Non credo che sarei in grado di raccontare storie con protagonisti di ceti elevati, oppure trame con il lieto fine.

6- Nel tuo romanzo si affrontano tematiche profonde come la violenza, la solitudine, il rapporto con i genitori e l’amore, il tutto in una chiave molto personale. Raccontaci del perché hai scelto di narrare una storia sicuramente non facile.

Tecnicamente non ho scelto di trattare queste tematiche. Mentre scrivevo, non ci pensavo. Quando ho riletto il romanzo, poi, mi sono reso conto che involontariamente ho parlato di tutto questo. Max Weber (sì, faccio riferimento a un sociologo perché sto studiando Sociologia e la sto adorando) sosteneva che un sociologo sceglie i temi da affrontare in base alle proprie predisposizioni. Ecco, penso sia accaduta la stessa cosa. Violenza, solitudine, amore, sono temi che mi hanno sempre attratto e sono portato, quindi, ad approfondirli.

7- Hai mai pensato di abbandonare tutto mentre scrivevi?

C'ho pensato, c'ho pensato. Scrivere non è sempre così facile come sembra: a volte la tentazione di mandare al diavolo tutto ti viene, ed è difficile dirle di no. Spesso trovare il bandolo della matassa non è assolutamente semplice. Però bisogna resistere, quando arrivano questi momenti.

8- Ti sei ispirato a qualcuno in particolare per creare i tuoi personaggi?

Nessuno in particolare. Ed è inconsueto per me, perché di solito quando invento dei personaggi ho sempre dei "modelli di riferimento" ai quali mi ispiro, presi dalla vita reale o anche solo da qualche romanzo o da qualche film.

9- Qual è il personaggio che ti ha creato maggiori difficoltà nella stesura del romanzo?

Sarò scontato, ma senza dubbio il protagonista, Nicola Mastrogiovanni, è il personaggio che mi ha causato maggiori difficoltà. È il più problematico, è contraddittorio, alienato dalla realtà, a modo suo un po'psicopatico. Non è stato facile ritrarlo.

10- Cosa ti aspetti da questo romanzo?

Nulla di che. Spero solo che piaccia, naturalmente.

11- Perché dovrebbero leggere il tuo libro?

Domanda da un milione di dollari. È difficile rispondere a una domanda del genere, perché si rischia di sembrare presuntuosi. In ogni caso, credo (spero) che il mio libro abbia una storia non male, raccontata in un modo non molto diffuso, e penso che trasmetta emozioni. Ora tiro l'acqua al mio mulino: questo è quello che penso io, se ho ragione devono dirmelo i lettori, leggendo il libro.

12- Quali sono i tuoi autori preferiti?

Adoro Marquez. Ma "Cent'anni di solitudine" non è il suo libro che mi è piaciuto di più. Ho apprezzato a dismisura "L'amore ai tempi del colera" e ho adorato anche "Memorie delle mie puttane tristi", un piccolo gioiello. Tra i classici, adoro Dostoevskij e Oscar Wilde. Nel ramo della saggistica mi piacciono molto le opere di Terzani. Fra i contemporanei apprezzo Isabel Allende e Carofiglio (spero che la mia ragazza non legga questa intervista, lei odia Carofiglio). Devo ancora decidere se odio o amo Baricco: gli darò una terza chance.

13- Chi è Domenico Andrea Schiuma nella vita di tutti i giorni?

Un ragazzo che studia Scienze Politiche perché vorrebbe diventare giornalista. Un ragazzo che guarda molti film, legge molti libri, esce con gli amici, suona chitarra classica da quando ha sei anni. Uno che colleziona sfere di vetro, di quelle con dentro la miniatura di un monumento e la neve finta, come ricordi dei suoi viaggi. Uno che vorrebbe imparare a suonare i bicchieri di cristallo per pura curiosità.

14- Hai intenzione di scrivere e di pubblicare ancora? Se sì, cosa?

Di scrivere, continuerò certamente a scrivere. Non è una cosa che riesco a fermare. Continuerò senza dubbio con i romanzi, i racconti, e le mie collaborazioni con qualche testata. Pubblicare ancora? Certo che lo vorrei: bisogna vedere se ci sarà di nuovo qualcuno che mi darà fiducia.

15- Se dovessi dedicare il tuo romanzo a qualcuno, a chi lo dedicheresti?

Non avrei di preciso un nome da fare. Lo dedicherei a chi mi ha supportato (e sopportato) mentre scrivevo il libro, e a chi lo legge, senza dubbio. Forse, ma dico forse, lo dedicherei anche a chi, nella vita, ha bisogno di una seconda opportunità: è un aspetto importante nel romanzo. Ma il perché non ve lo dico mica adesso.


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