Buongiorno!
Riprendiamo con le interviste, proponendovi quella realizzata a un giovane
autore esordiente, Domenico Andrea Schiuma che
ha pubblicato con Lettere Animate un
romanzo dal titolo Facemmo l’amore una notte di maggio.
Attualmente
è in corso un Blogtour dedicatogli, di cui potete visualizzare le tappe
cliccando qui.
Ciao
Andrea, grazie di aver accettato questa intervista.
1- La prima domanda riguarda la scrittura. Cosa significa
per te scrivere?
Per me
scrivere è prima di tutto un piacere. Non credo, infatti, a chi sostiene di
scrivere per lanciare messaggi all'umanità. Da quando ho scritto il mio primo
racconto non riesco a immaginare un giorno della mia vita senza battere parole
su una tastiera o scriverne su un foglio.
2- Quando hai iniziato?
La mia prima
esperienza con la scrittura risale alle scuole elementari. Mi venne regalato un
quadernone rosso, e presi a scriverci poesie. Per almeno tre o quattro anni mi
dedicai alle poesie, e la cosa bella era che credevo di essere talentuoso. Ma
avevo sei anni. Qualche tempo fa ho riletto quelle "poesie" con la
mia ragazza e ci siamo fatti una marea di risate: erano piuttosto improbabili.
Poi ho scoperto l'amore per l'informazione, e quindi per il giornalismo, più o
meno alle medie, ed è un amore che non mi ha mai abbandonato. La narrativa è
arrivata molto più tardi, in terza superiore. Scrissi un racconto per un
concorso di scrittura. Il racconto si intitolava Come un fiume che scorre e ha
avuto molta importanza nella mia vita.
3- Parlaci del tuo romanzo Facemmo l’amore una notte di maggio.
E' la storia
di un uomo che vive un'infanzia molto difficile durante la quale sviluppa due
vizi: un rapporto ossessivo con la madre e la pessima abitudine di origliare le
conversazioni e le storie degli altri. Quando la madre, Rosalba, muore, Nicola,
il protagonista, intraprende un viaggio per distrarsi, in un certo senso, e
arriva a Bari. Qua incontra Natalia, una giovane attrice che è stata lasciata
senza apparenti motivi dal ragazzo, Lorenzo. E non vi dico nient'altro.
4- Il titolo è molto importante. Raccontaci il motivo della scelta.
Sul titolo
ero anche parecchio indeciso, a dire il vero. Avevo pensato anche a
"L'amore una notte di maggio", ma mi dava troppo di "L'amore ai
tempi del colera", romanzo che io adoro. Comunque il motivo del titolo è
questo. Il protagonista, nella stessa notte di maggio ma in anni differenti, si
ritrova in situazioni diverse. La prima volta, deve affrontare l'ictus della
madre; la seconda volta deve ammettere a sé stesso di essersi innamorato di una
diciassettenne. Mi piaceva l'idea di legare col titolo due momenti della vita
di un uomo profondamente diversi. E di dare la sensazione che la stessa notte
cambi radicalmente, in circostanze differenti, l'esistenza del protagonista.
5- Il protagonista, Nicola Mastrogiovanni è un uomo
complicato, legato alla madre da un rapporto morboso e con difficoltà a
relazionarsi. Perché questa scelta?
Perché sono
un sadico. Quando scrivo, si intende. Mi piace far vivere ai miei personaggi le
situazioni più complicate. Ma anche perché mi affascinano molto gli emarginati,
gli ultimi della classe. Non credo che sarei in grado di raccontare storie con
protagonisti di ceti elevati, oppure trame con il lieto fine.
6- Nel tuo romanzo si affrontano tematiche profonde come la
violenza, la solitudine, il rapporto con i genitori e l’amore, il tutto in una
chiave molto personale. Raccontaci del perché hai scelto di narrare una storia
sicuramente non facile.
Tecnicamente
non ho scelto di trattare queste tematiche. Mentre scrivevo, non ci pensavo.
Quando ho riletto il romanzo, poi, mi sono reso conto che involontariamente ho
parlato di tutto questo. Max Weber (sì, faccio riferimento a un sociologo
perché sto studiando Sociologia e la sto adorando) sosteneva che un sociologo
sceglie i temi da affrontare in base alle proprie predisposizioni. Ecco, penso
sia accaduta la stessa cosa. Violenza, solitudine, amore, sono temi che mi
hanno sempre attratto e sono portato, quindi, ad approfondirli.
7- Hai mai pensato di abbandonare tutto mentre scrivevi?
C'ho pensato,
c'ho pensato. Scrivere non è sempre così facile come sembra: a volte la
tentazione di mandare al diavolo tutto ti viene, ed è difficile dirle di no.
Spesso trovare il bandolo della matassa non è assolutamente semplice. Però
bisogna resistere, quando arrivano questi momenti.
8- Ti sei ispirato a qualcuno in particolare per creare i
tuoi personaggi?
Nessuno in
particolare. Ed è inconsueto per me, perché di solito quando invento dei
personaggi ho sempre dei "modelli di riferimento" ai quali mi ispiro,
presi dalla vita reale o anche solo da qualche romanzo o da qualche film.
9- Qual è il personaggio che ti ha creato maggiori
difficoltà nella stesura del romanzo?
Sarò
scontato, ma senza dubbio il protagonista, Nicola Mastrogiovanni, è il
personaggio che mi ha causato maggiori difficoltà. È il più problematico, è
contraddittorio, alienato dalla realtà, a modo suo un po'psicopatico. Non è
stato facile ritrarlo.
10- Cosa ti aspetti da questo romanzo?
Nulla di
che. Spero solo che piaccia, naturalmente.
11- Perché dovrebbero leggere il tuo libro?
Domanda da
un milione di dollari. È difficile rispondere a una domanda del genere, perché
si rischia di sembrare presuntuosi. In ogni caso, credo (spero) che il mio
libro abbia una storia non male, raccontata in un modo non molto diffuso, e
penso che trasmetta emozioni. Ora tiro l'acqua al mio mulino: questo è quello
che penso io, se ho ragione devono dirmelo i lettori, leggendo il libro.
12- Quali sono i tuoi autori preferiti?
Adoro
Marquez. Ma "Cent'anni di solitudine" non è il suo libro che mi è
piaciuto di più. Ho apprezzato a dismisura "L'amore ai tempi del
colera" e ho adorato anche "Memorie delle mie puttane tristi",
un piccolo gioiello. Tra i classici, adoro Dostoevskij e Oscar Wilde. Nel ramo
della saggistica mi piacciono molto le opere di Terzani. Fra i contemporanei
apprezzo Isabel Allende e Carofiglio (spero che la mia ragazza non legga questa
intervista, lei odia Carofiglio). Devo ancora decidere se odio o amo Baricco:
gli darò una terza chance.
13- Chi è Domenico Andrea Schiuma nella vita di tutti i giorni?
Un ragazzo
che studia Scienze Politiche perché vorrebbe diventare giornalista. Un ragazzo
che guarda molti film, legge molti libri, esce con gli amici, suona chitarra
classica da quando ha sei anni. Uno che colleziona sfere di vetro, di quelle
con dentro la miniatura di un monumento e la neve finta, come ricordi dei suoi
viaggi. Uno che vorrebbe imparare a suonare i bicchieri di cristallo per pura
curiosità.
14- Hai intenzione di scrivere e di pubblicare ancora? Se sì,
cosa?
Di scrivere,
continuerò certamente a scrivere. Non è una cosa che riesco a fermare.
Continuerò senza dubbio con i romanzi, i racconti, e le mie collaborazioni con
qualche testata. Pubblicare ancora? Certo che lo vorrei: bisogna vedere se ci
sarà di nuovo qualcuno che mi darà fiducia.
15- Se dovessi dedicare il tuo romanzo a qualcuno, a chi lo
dedicheresti?
Non avrei di
preciso un nome da fare. Lo dedicherei a chi mi ha supportato (e sopportato)
mentre scrivevo il libro, e a chi lo legge, senza dubbio. Forse, ma dico forse,
lo dedicherei anche a chi, nella vita, ha bisogno di una seconda opportunità: è
un aspetto importante nel romanzo. Ma il perché non ve lo dico mica adesso.
Grazie mille per la bella intervista :)
RispondiEliminaGrazie a te! ^_^
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