Buon mercoledì
lettori! Oggi vi propongo la recensione di un romanzo storico immerso nel clima
tipico dei gialli, scritto da Tiziana
Silvestrin che s’intitola Un sicario alla corte dei Gonzaga, pubblicato
dalla giovane casa editrice NoEap Scrittura&Scritture,
che ringrazio per la fiducia.
Una storia che non
mi ha deluso, realizzata con uno stile impeccabile.
Fatemi sapere come
sempre cosa ne pensate!
Titolo: Un sicario alla corte dei Gonzaga
Autore: Tiziana
Silvestrin
Editore: Scrittura
& Scritture
Pagine: 320
Genere: Giallo
Storico
Prezzo: €
14,50
Ebook: €
5,99
Uscita: 2014
Trama
Mantova
1588. Un efferato sicario si muove sicuro all’interno di palazzo
Ducale. Agisce nell’ombra e attenta più volte alla vita del duca Vincenzo
Gonzaga, ma al suo posto muoiono degli innocenti. Chi può volere la sua morte e
perchè? Forse un antico nemico dei Gonzaga deciso a chiudere un conto in
sospeso? O qualcuno determinato a far desistere il duca dal prendere parte alla
crociata contro i turchi? Intanto a Costantinopoli nell’harem del sultano la
splendida favorita, con la complicità della giovane Neda, trama contro il
sultano stesso. Solo il coraggio e l’acume di Biagio dell’Orso possono arrivare
alla verità e trovare il mandante del sicario. Ma l’affascinante capitano di
giustizia, in balia di un passato tornato a tormentarlo e oramai
stanco dell’arroganza dei potenti e del mondo crudele della corte, è diviso tra
il senso del dovere e il desiderio di lasciare l’incarico presso i Gonzaga.
Messo a capo della sicurezza del duca, viaggia con lui tra le corti di Venezia, Praga e Vienna,
tra alchimisti, maghi e impostori e con il sicario sempre in agguato, mentre la sua relazione con la bella veneziana Rosa
è messa a dura prova. E ciò che all’inizio era solo un sospetto diventa un
incubo.
Tiziana
Silvestrin: inventare storie le è sempre piaciuto
molto. Intendiamoci, non le solite favole che si raccontano ai genitori o agli
insegnanti per marinare le scuola, ma creava personaggi che vivevano nelle giungle descritte da Salgari, da Burroughs o da Kipling. Un giorno queste storie che
sognava ha cominciato a scriverle, racconti brevi, da far leggere agli amici,
che ovviamente apprezzavano. I complimenti costano solo la fatica di farli e chi vuol perdere un amico per così poco?
Questo lo sapeva anche Tiziana che intanto si era messa a
recitare. Entrata a far parte di una compagnia di teatro amatoriale aveva iniziato a scrivere commedie. All’università scoprì di avere un grande passione per l’arte e per la storia e dato che sui libri compaiono sempre i
grandi personaggi, le loro conquiste, i loro delitti e le loro passioni,
mentre mai si descrive la gente qualunque, si è
chiesta come Bertold Brecht: quando Giulio Cesare conquistò la Gallia, non
aveva con sé neanche un cuoco? Curiosa di quell’umanità che non ha lasciato
traccia di sé nei Codici, ha cominciato a fare ricerche sulla vita quotidiana delle epoche
passate. Consultando testi e mangiando polvere, letteralmente, negli archivi,
ha scoperto come vivevano, cosa mangiavano, come si vestivano e lavoravano le
persone nelle epoche passate. Quando vinse un premio con
un racconto le venne il sospetto che forse poteva cominciare a scrivere sul
serio e così iniziò a scrivere gialli storici. Unendo passione e curiosità, Tiziana nei suoi
romanzi parte da fatti realmente accaduti ai potenti delle epoche passate,
ma molti dei personaggi sono persone comuni
che hanno con la loro vita fatto la storia, ma dalla storia non sono ricordati.
Un sicario alla corte dei Gonzaga è
un romanzo che si giova di uno sfondo storico eccezionalmente ritratto, uno
stile pulito e dettagliato e una carrellata di personaggi a metà tra l’inventato
e il reale che contribuiscono a renderlo interessante e piacevole, mai noioso o
impersonale.
Siamo a Mantova ed è il 1588, anno
di guerre, congiure, sfarzi e tradimenti che si avvalgono di una corte, quella
del duca Vincenzo Gonzaga, nella quale non solo si mescolano abilmente e
sfacciatamente tutti questi elementi ma ad essi si unisce un terzo che dà
consistenza e spessore all’intero intreccio: la morte.
Un sicario dalle origini sconosciute
attenta alla vita del duca, infilando nel suo letto un serpente velenoso che,
per pura casualità o forse per una provvidenziale mano divina, non coglie il
bersaglio ma ferisce tragicamente una serva, conducendola direttamente alla
morte.
L’evento drammatico porta
confusione e delirio a palazzo. Vincenzo è un uomo molto amato ma altrettanto
odiato come tutti quelli che detengono un considerevole potere. Rispetto al
padre che ha governato precedentemente egli è un uomo generoso, amante dello
sfarzo e del lusso, un donnaiolo incallito, che nonostante abbia come moglie
Eleonora De Medici, non si lascia sfuggire notti focose con le dame di corte.
“Per corteggiare le donne di cui si
invaghiva, Vincenzo si allontanava dai soldati che avrebbero dovuto vegliare
sulla sua persona.”
Sembra molto più interessato ad
essere apprezzato e a conquistare il cuore dei suoi sudditi grazie alla sua
generosità che ad amministrare con fierezza e acume il suo ducato.
“Si preoccupava più di esibire la
propria magnanimità che della buona amministrazione del ducato, anche se questo
non sempre era un male per i sudditi.”
Intorno alla sua figura si muovono
numerosi personaggi, più di tutti emerge quello di Biagio dell’Orso, il
capitano di giustizia, uomo ferreo e intransigente, che non ama particolarmente
il clima di corte, nel quale si confondono fin troppo spesso le volontà e gli
intenti, mettendo in evidenza soprusi e tradimenti.
La presenza degli elementi storici è un dato di
fatto ed una garanzia; la stessa autrice ammette di aver creato una storia
nella quale si mescolano elementi reali a quelli inventati, assicurando che
quasi tutti i personaggi incontrati sono realmente esistiti in quell’epoca.
Questo contribuisce a rendere la lettura efficace e coinvolgente; ci si rende
presto conto che ci troviamo di fronte un romanzo ben calibrato, studiato e
redatto in modo impeccabile. La premura e la cura nel rendere palpabile ogni
sottigliezza, ogni dettaglio che partendo dal particolare riesce a dotare l’intera
storia di un fascino incastrato nel passato e nell’antico che conferma e
fortifica l’intera struttura narrativa, alimenando la fiducia nel lettore che si
sente spronato a continuare l’avvincente scoperta.
Si tratta di un giallo e come tale
la presenza di fatti inspiegabili legati alla morte è indiscutibile. Vincenzo è
la vittima di una serie di attentati che dimostrano la volontà di qualcuno di
farlo fuori. Biagio dell’Orso e il consigliere ducale Martino Donati sono le
persone che accompagnano il duca in questo viaggio metaforico alla scoperta del
misterioso sicario. Sono coloro che analizzano tutti gli indizi e iniziano un’indagine
sottile e nascosta nella quale tentano di passare in rassegna chiunque possa
essere considerato il mandante di una tale e terribile volontà.
I loro primi pensieri sono rivolti
al mondo degli attori e degli alchimisti che incarnano i due interessi
principali del duca. Egli ama gli spettacoli ebrei e si contorna di alchimisti
credendo fermamente nella loro promessa di poter trasformare il piombo in oro.
L’atmosfera si tinge di pozioni magiche, di pietre dalle origini improbabili e
di preghiere sussurrate sullo sfondo della guerra contro i turchi, alle cui
crociate vorrebbe partecipare lo stesso Vincenzo.
Il mondo rappresentato è multiforme
e ricco di contrasti: sgraziato e fascinoso, sporco e lurido così come sfarzoso
ed irriverente, prevaricatore e violento seppur avvolto nella discutibile
espressione del potere.
E’ netta la contrapposizione tra
personaggi puliti e puri contro quelli inquietanti e oscuri, coadiuvata da una
narrazione enigmatica capace di condurre il lettore verso strade impervie e
sconosciute.
Biagio dell’Orso è un uomo malinconico e taciturno, è pronto a
combattere e a reagire con la forza per
difendere i più deboli. E’ su di lui che cade tutto il peso delle ingiustizie, perché
è lui che faticosamente sopporta il ruolo di capitano di quella giustizia che
ha un duplice volto: quella per i potenti e quella per i deboli. E’ stanco di
raccogliere sangue e morte, di cercare assassini e di archiviare obbligatoriamente
vittime fragili e prive di colpa. Nella sua figura si concentra tutto l’odio
per quel mondo corrotto e bacato dal quale vorrebbe scappare. L’amore per la
bellissima veneziana di nome Rosa, non gli rende facile la sopravvivenza e la
sopportazione di quelle ingiustizie, vorrebbe lasciare tutto e stare finalmente
con lei, ma la scelta non è facile, perché dentro il suo cuore è un difensore
della legge e la sua anima onorevole gli impedisce di tirarsi indietro.
"L'amava? Era sicura che ci tenesse molto a lei, ma era un uomo difficile. Anche lui aveva perso qualcuno che amava, la ragazza che voleva sposare gli era morta tra le braccia di malaria, ma non era solo questo. Taciturno, aveva un temperamento saturnino, incline alla malinconia, come se vivesse un'assenza, o forse era solo l'amarezza che provava quando era costretto a constatare quante nefandezze venissero commesse verso i più deboli. E come capitano di giustizia ne vedeva molte."
Intrighi politici, vendette e
gelosie familiari, matrimoni spezzati, tradimenti e mistificazione sono gli
elementi clou dell’intreccio che si snoda in un’atmosfera costantemente serrata
nella quale non mancano i colpi di scena improntati su personaggi che tramano
nell’ombra.
Un giallo velato e sottile, fatto
di spie, sussurri, segreti e macchinazioni mentre il sicario si muove
indisturbato senza volto né nome, agendo come un fantasma senza luogo né storia.
La storia si confonde con l’inventato
portando notizie di sé e sollevando scontri tra ducati vicini fino a
raggiungere i motivi della guerra santa. Nulla è lasciato al caso, tutto è
ricondotto meticolosamente ai dettagli provati e documentati che conducono
verso Costantinopoli, dove si muove il Sultano e la sua Favorita. Gli anni
passano, le guerre procedono, e l’azione si sposta tra luoghi lontani, spazi
delimitati dal sangue e dai legami amorosi.
Il sicario fantasma è il filo
conduttore, la scusa, il motore che spinge i personaggi verso una direzione o
un’altra. I loro caratteri, debolezze e potenze, vengono fuori proprio rispetto
a questa invisibile minaccia che scatena gli animi buoni e quelli cattivi,
spingendoli verso una battaglia metaforica e non dichiarata fatta di viaggi,
chiamate, incontri segreti e lettere dannate.
Suore innamorate, duchi ambiziosi
ed arroganti, capitani integerrimi, personaggi incastrati tra loro crescono all’interno
di un contesto capace di serbare numerose sorprese.
Il fascino della Storia è
innegabile, unito alla capacità dell’autrice di descriverla apertamente e coscienziosamente,
rendendo fulgide e vivide le rappresentazioni dei luoghi così come degli
intrighi fuori e dentro i palazzi.
Il sicario fonte di preoccupazione e
di paura, avrà mille volti e mille storie, si penserà a chiunque e a nessuno
fino a quando non si capirà che l’odio più profondo, quello che chiama a sé la
morte, è generato dall’amore. Un amore che avrà sempre un ruolo fondamentale in
tutta la storia, vissuto sotto forme diverse, capace di stregare e comandare
azioni e scelte.
Tiziana Silvestrin ci consegna un
romanzo dove fino alla fine è difficile cogliere il vero colpevole, perché le
strade che ci mostra sono tante eppure arriverete alla fine accorgendovi che
sono tutte dannatamente sbarrate. Solo una è quella giusta ed è proprio lì,
davanti ai vostri occhi, ma non la vedrete perché la bravura dell’autrice è proprio
questa: farvi pensare ad altro per tutto il tempo, grazie anche a quella storicità
insita nel contesto capace di mettere a due passi da voi non solo una storia,
ma un’intera epoca piena di misteri e inquietudini, nella quale, sono certa non vi rifiuterete di entrare.
Sembra molto interessante, me lo segno :)
RispondiEliminaSono contenta che ti abbia incuriosito! ^_^
EliminaLa tua ottima recensione ha confermato il mio interesse, lo comprerò.
RispondiEliminaMi fa davvero piacere, fammi sapere quando lo leggerai!
EliminaInteressante, complimenti per la review.
RispondiEliminaGrazie mille! ^__^
Eliminaadoro leggere, ma il romanzo storico non fa per me! questo però sembra molto avvincente! *-*
RispondiEliminaLo è, Chiara, senza alcun dubbio! Avrai sicuramente i tuoi generi di lettura preferiti, ed è giusto così! :)
EliminaBella recensione, non conoscevo questo libro ma mi inizia ad incuriosire parecchio da come ne parli! Mi piace l'idea di questo sicario fantasma... Poi dalle citazioni che hai riportato sembra scritto bene :)
RispondiEliminaMe lo segno!
Grazie Jaqueline, è un romanzo intrigante ed avvincente e lo stile è perfetto!
EliminaGrazie di essere passata <3