Leggete la recensione e come sempre fatemi sapere cosa ne pensate!
Titolo: Trio
Autore: Annalisa Pardi
Editore: Leone
Pubblicazione: Settembre 2014
Genere: Romanzo
Pagine: 480
Prezzo: Cartaceo 14.00
TRAMA
1928. Mentre una crisi di dimensioni incalcolabili si profila all’orizzonte per la società italiana, l’ex pugile Leone (Leonardo) Salis, con la sua fiammeggiante Alfa Romeo, acconsente ad accompagnare la sua giovane conoscente Ida, collezionista di quadri fiorentina, a un’asta d’arte a Mantova. L’uomo spera di poter conquistare la ragazza quando un terzo compare improvvisamente nelle loro vite, il pianista inglese Albert Andrew Hall. Leonardo e Ida accompagneranno il pianista in tutte le tappe del suo itinerario italiano, in un triangolo di passione, amicizia e tensione.
BIOGRAFIA
Annalisa Pardi si è laureata in Cinema teatro e produzione multimediale nel 2006 col punteggio di 110 e lode. Nel 2004 ha fondato a Pisa la compagnia teatrale e associazione culturale Quieta Movere, in cui ricopre i ruoli di vicepresidente (presidente dal 2004 al 2008), drammaturgo, regista, organizzatore e addetto alla formazione e con la quale ha ottenuto svariati premi in rassegne e concorsi teatrali nazionali.
1928. Leone Salis e Ida Dal Ponte, due semi sconosciuti vanno ad un concerto a Mantova dove appare il misterioso pianista inglese Albert Andrew Hall.
Le ambientazioni scivolano come un abito che indossi e che ti calza perfettamente. La teatralità visiva degli ambienti è eclatante e lo stesso vale per le descrizioni così accentuate e mature dei protagonisti che non puoi smettere di guardare. La verità è che sono stata immediatamente catturata dallo stile dell’autrice, così ricco, fatto di esperienza figurativa e visiva, come se ogni immagine, scaturita dalle parole, fosse frutto di un attento e delicato disegno, stilizzato con cura e padronanza della matita stilistica, senza alcuna sbavatura.
Ho amato il modo in cui Ida prende corpo davanti a me, attraverso lo sguardo estasiato di Leone. Lei è una giovane ereditiera italiana, collezionista di quadri, con un’inusuale istinto per la bellezza. Amante della cultura e della musica, vive senza compromessi. La sua vita di vent’anni è fatta di conoscenza e di scoperta, alla costante ricerca del bello in tutte le sue forme.
“Era l’opera d’arte fragile e forte di un dio capriccioso e senza virtù.”
Una donna inusuale per l’epoca, che non pensa a sposarsi o a sistemarsi ma solo ad inseguire le sue passioni, unici diademi in grado di arricchire la sua personalità. Ho apprezzato il modo in cui Annalisa Pardi usa le parole, insistendo molto sui sensi, in particolar modo la vista e l’olfatto, per descrivere Ida.
“Odorava di rosa, e di cipria e di rossetto.”
Questa frase mi ha fatto sorridere. Ho immaginato perfettamente quell’odore, perché le parole, brevi e sintetiche, in poco spazio, sono state in grado di farmi ricordare esattamente quel profumo che apparteneva ad una persona cara della mia infanzia. La grandezza della scrittura è anche questa: ovunque sei, le parole, segni che rompono i limiti fisici per anelare alla dimensione metafisica della memoria e dell’interiorità di chi apprende e conosce la storia, sono capaci di strapparti di dosso la tua corazza e riportarti a galla sensazioni che avevi dimenticato, ma che fanno parte di te, molto più di qualsiasi maschera che hai adottato per non lasciarti guardare.
Leone è incantato da Ida: è la donna che vuole.
“Era il suo apparente disinteresse di fronte ad ogni cosa terrena, come il cibo o il sesso, a renderla così eccitante.”
Lui è un ex pugile di origini napoletane, che adesso vive a Roma, risalito dalla gola impietosa della miseria e della povertà per raggiungere le più alte vette della vittoria sportiva. Ammirato e temuto da tutti, quando combatteva, non vinceva mai per forza ma per volontà. Sopravvissuto ad una lunga serie di esperienze, ha avuto molte donne e si è lentamente inserito nei salotti artistici e culturali, non solo apprendendo le forme comportamentali di facciata ma soprattutto istruendo la sua intelligenza e la sua preparazione. E’ ormai diventato un uomo ammirato con il suo volto cinematografico e le sue maniere da galantuomo e la stessa Ida non può non notare il legame sottile e misterioso che li unisce.
Già dalle prime pagine respiri l’atmosfera, la senti invaderti le narici fino ad arrivare alla testa e capisci che non puoi sbagliarti: sei lì insieme a loro e riesci a percepire persino gli stessi suoni e la stessa musica. Una storia che lascia trasparire sensualità suggerita dai personaggi, dalla loro vita e dal modo in cui si legano così tenacemente ed irresistibilmente. Scorre un senso di non detto, disperso in mezzo a quel fiume di frasi che sembrano così chiare e definite ma in realtà non fanno altro che sussurrarti all’orecchio qualcosa di altro, un fascino apparentemente distante e straniero che ha la capacità di condurti lontano.
“Salis aveva da sempre, un successo spietato con le donne. Era quel che si può definire un uomo bello, ma la sua era una bellezza talmente sporcata dalla vita e dagli eventi, che ogni ruga del volto, ogni piega, sembrava tracciare attorno ai suoi tratti un fascino ulteriore.”
Intensa la scena in cui Leone dichiara il suo sentimento ad Ida. Una semplice frase che nasconde un mondo intero di tormento. E i momenti successivi, incalzanti e spietati nei quali come un castello di carte che cade inesorabile con l’arrivo del vento, così i sentimenti di entrambi vengono messi drasticamente a nudo. Albert invece, pur soffre e immagina, desidera e cela, ma con maggiore astuzia e dunque freddezza. All’apparenza sembra essere fuori dal groviglio di emozioni e pericolo che rappresenta quella coppia che gentilmente si è offerta di accompagnarlo nella sua tournée, eppure anche lui, dietro la corazza dell’indifferenza e della noncuranza, è ormai parte di quel trio anticonvenzionale, da cui sarà difficile, se non impossibile, staccarsi.
Il racconto è intrigante ed accattivante così come lo è questo Trio formato da due uomini agli antipodi, un ex pugile ed un pianista, ed una donna assetata di scoperta. In principio tutto sembra perfetto: Leone e Ida si sono dichiarati il loro amore, seppur senza approfondire, ma l’ombra di Albert, ignota e potente, turba, mettendo a tacere quei sentimenti ancora troppo fragili per imporsi nei cuori di entrambi.
Leone è troppo galantuomo per esigere un chiarimento e Ida è incantata dalla potenza e della delicatezza del pianista. I due uomini si ammirano e si odiano vicendevolmente. Ambiscono alla stessa preda e questo li rende animali pronti ad attaccare seppur ognuno nel modo che ritiene più congeniale.
Leone è sanguigno, popolare, intenso, drammatico, le sue esplosioni di emozioni sono spontanee, vive, capaci di smarrire ed ottenebrare la mente. Albert invece è più macchinoso e previdente e molto spesso la stessa autrice lo descrive con un sorriso insolente sul volto che non fa altro che indispettire chi lo guarda.
Lo stile di Annalisa Pardi è passionale e concreto. Non perché ciò che racconta siano scene d’amore ma perché la sua scrittura rende di carne ogni suo personaggio ed ogni sua reazione. Ci sono libri, seppur scritti bene, che hanno una freddezza di spirito che non riesci a sentire i personaggi e le scene neanche se lo desideri ardentemente. Qui invece è naturale lasciarsi ammaliare dalla vivacità e dalla prorompenza vitale di Leone e di Ida.
Albert invece è diverso. E’ malinconico, buio, al contrario di Leone che è solare e vivace. L’inglese ha capito sin da subito che il suo fascino particolare ed inconsueto ha messo in crisi il nascente rapporto d’amore tra Leone e Ida ma non vuole cedere, non ancora, continuando a mostrare indifferenza. Un’indifferenza che non durerà a lungo di fronte alla bellezza maestosa della passione e dell’amore.
Ma è il personaggio di Ida a far tremare la terra, così apparentemente disinibita, libera, aperta. E’ sua la scelta di viaggiare da sola con due uomini, al di là di qualsiasi legge morale o sociale, pronta ad inseguire il suo sogno, qualsiasi sia il prezzo.
“Aveva scelto di vivere questa storia caduta nell’irrealtà, questo strappo al velo delle convenzioni. Lo sapeva bene. Non sapeva però quanto a lungo avrebbe avuto il coraggio di portare avanti la follia di una fuga a tre.”
Albert Andrew Hall, maestoso e terribile insieme, che sembra una divinità e non solo quando suona. Il suo aspetto conserva qualcosa di così delicato e surreale da sembrare mistico e bisognoso di fede. Leone ed Albert rappresentano il terreno contro il divino. In questa preziosa contrapposizione si annida tutto il senso e il pericolo dell’attrazione.
Lo stile è a tratti poetico, metaforico, permettendo così al lettore di cogliere quella grazia e quella veridicità nelle immagini che per chiunque altro arriverebbero sbiadite ma non per Annalisa Pardi, che rende colorata, impressionante ed elegante qualsiasi scena. I sentimenti e le passioni sono turgide, pulsanti, sono vistose ma mai volgari. Ti affascinano e ti accarezzano, invogliandoti a prenderne parte, anche solo per sentire cosa si prova ad essere così ardentemente parte di qualcosa.
Più passano tempo insieme, più la follia diventa carne, sangue che scorre nelle vene di questi uomini e questa unica donna, consapevole ed ingenua condottiera, smarrita e confusa di un amore al limite del dicibile, quasi inenarrabile perché non esistono parole per descrivere passioni così grandi da far tremare.
Ida ama sia Leone che Albert, di un amore sconosciuto, indomito, selvaggio, affamato. Straniero perché sono stranieri i due uomini che le sono accanto, conosciuti da pochissimo tempo eppure capaci di entrarle nell’anima.
L’autrice mette insieme le parole e ci fa sognare. Le lettere, apparentemente innocue si susseguono, leggere e flebili nella loro luce sottile d’inchiostro eppure provocano tempesta e devastazione nei cuori di chi ne percepisce l’ardore.
Le scene che ritraggono i tre insieme sono affascinanti, sensuali, cariche di quel non detto capace di fermare i cuori.
“Poi parve che le due mascelle si cercassero per divorarsi, unite a formare un’unica bestia affamata e rossa e crudele.”
Nulla può Leone contro la passione viscerale di Ida, non può fare altro che donarle la sua forza ed il suo desiderio, sottomettendosi a quell’amore così simile ad un miracolo. E niente può neanche Albert, che sotto la pioggia impazzita, impazzisce di rabbia quando Ida lo accusa di aver fatto tardi per essere andato con una puttana. Gelosia, rabbia, violenza, follia si concentrano in un solo dannato istante nel quale Ida bacia anche Albert, con la stessa disperazione e la stessa tragedia.
Un amore forte tre volte che coinvolge corpo ed anima, cervello e volontà. Ida è l’angolo su cui grava il peso di tutta quella forma geometrica delle passioni. E’ lei che ama sia la forza e la vitalità di Leone che la divinità dell’artista che si racchiude nell’anima di Albert. Li ama entrambi in modo struggente e doloroso. Leone è irresistibilmente ingenuo, onesto, appassionato. Il loro è un legame fuori da qualsiasi schema e regolamentazione. Lui ed Ida sono gli emblemi della vitalità e dell’incendio dei desideri mentre Albert sa provocare sensazioni e riesce ancor meglio a goderne, con la sua apparente calma ed autocontrollo. E’ più misurato, più cosciente, meno sfrontato ma l’effetto che ha sugli altri è ugualmente devastante.
Le scene in cui il trio esplora se stesso, dischiudendo le proprie voglie e i propri intendimenti in un groviglio di mani e di baci che non risparmiano nulla e che si abbeverano dell’innocenza e della purezza di ciò che è ancora sconosciuto ma terribilmente riconoscibile, sono descritte in modo raffinato e soffuso. Quegli atteggiamenti dovrebbero gridare allo scandalo e invece sembrano immagini dipinte su quadri di nuvole, con un pennello invisibile.
La mano dell’autrice scrive di momenti inafferrabili, così profondi, dotati di calore e di fragilità da non poter essere accolti se non come attimi penetranti di vita e di amore.
E’ un’invasione di emozioni, il racconto di un peccato che peccato non è. Proibito, dannato, inconsolato alla strenua ricerca di un appagamento a cui non si può dire basta. Nella notte si consuma la tensione di quel legame, come un incantesimo, una maledizione, una magia dal sapore dolce ed inebriante del sogno. E’ la notte la culla degli amanti senza sesso e senza genere. Ogni freno cade in pezzi e si frantuma l’orgoglio, l’inibizione, la rivalità che domina gli animi quando la luce è ancora alta.
L’idillio viene però interrotto da una presenza scomoda ed ingombrante. La moglie di Albert fa la sua apparizione creando scompiglio nelle vite del trio. Così come l’amore ha creato, distrugge. E le convenzioni sono state bruciate e di esse non è rimasto altro che cenere. Sempre più folle, sempre più indomito il comportamento degli amanti persi nella loro gelosia ed ossessione. Possessione e negazione sono i due principi cardini delle reazioni umane, spregiudicate ed insensate di fronte alle immani conseguenze.
“Ecco: siamo nell’arca e siamo in tre. Forse c’è il diluvio universale. Ma noi ci salveremo.”
Trio è un romanzo disperato che sa di temporali e di tempeste. Non è solo anticonvenzionale per l’epoca in cui è ambientato ma forse lo è anche per il nostro oggi che con fatica approverebbe una storia d’amore così piena di ira, di rabbia, di insoddisfazione, nella piena e costante ricerca della felicità sbagliata.
Leone, Ida ed Albert sono figure danzanti in una primavera di stelle, che poi diventa autunno e trema di fronte al più ghiacciato inverno, eppure quel sentimento supera le rughe del tempo, affonda nella memoria per scavarsi un posto che non possa essere dimenticato.
Un amore che forse non può essere compreso se lo si osserva nella sua forma, quel trio così scandaloso e sfacciato. Eppure se lo guardiamo nel suo contenuto, e ci lasciamo cullare dai suoi incantesimi, dalle sue carezze e sogni, ci rendiamo conto che non è altro che Amore, uguale a qualunque altro.
Un bisogno folle di ritrovarsi in qualcun altro. Un'armonia dettata da un Trio la cui esistenza determina un’estasi di fughe, di necessità, di certezze e languori che va oltre i sentimenti mortali di chi dell’amore conosce solo il calore ma non la radice della fiamma che non deve morire.
La prima parte del romanzo è pura passione e pazzia. La seconda è inquietudine ed oscurità. Un’ombra che non abbandona neanche la notte, insegue i protagonisti finchè non mettono a nudo tutti i loro desideri.
Non si può non amare questo libro, non si può non cogliere la passione per ogni emozione umana, la sua tragedia, il suo pianto, la sua febbre viscerale di appartenenza. Ogni pagina è un omaggio al dolore e all’amore, è un invito a godere della vita, qualunque cosa ne vogliate fare.
Mangiate la vita, sembra dire qualcuno.
Perché No Time Like Present. Nessun tempo è come il presente.
Tutto è ora e qui.
Un ringraziamento dal cuore per la lettura profonda e sentita del mio lavoro. Grazie. Annalisa Pardi
RispondiEliminaGrazie a te Annalisa, per averlo scritto. Adoro i libri con tale intensità e ho apprezzato il tuo stile di scrittura. Del resto la recensione parla chiaro.. :)
EliminaE' molto intrigante!
RispondiEliminaMolto ma molto più di quanto immagini! ;)
EliminaQuanto amo le storie così dove c'è passione e una bella trama! Lo leggerò sicuramente :)))
RispondiEliminaPoi fammi sapere che ne pensi! ^^
EliminaBellissima recensione! Non conoscevo questo libro ma la copertina mi ha attirato subito perché è davvero bella e mi ricorda molto la cover di un romanzo che mi è piaciuto molto e che si intitola "Leaving Me Behind" di Sigal Ehrlich!
RispondiEliminaE' vero, anche a me è piaciuta tantissimo la cover inizialmente e poi ovviamente anche il romanzo! Grazie!
EliminaUn abbraccio! <3
Bello mi hai entusiasmo con questa recensione complimenti
RispondiEliminaci faccio un pensierino di acquistarlo
Grazie Marianna! :-)
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