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sabato 6 dicembre 2014

Space Runners di Daniele Federico Recensione

Buongiorno cari lettori e buon sabato! Ritorno a postare una nuova recensione di un autore esordiente italiano ma trasferitosi ormai da diverso tempo a Londra. Ha pubblicato su Amazon il suo primo romanzo che s'intitola Space Runners. Il suo nome è Daniele Federico. Non lasciatevi ingannare dal titolo perchè è un testo molto bello. Inoltre date anche un'occhiata alla sua biografia perchè sono certa che la troverete interessante! 

Aspetto i vostri commenti!


Titolo: Space Runners
Autore: Daniele Federico
Editore: SelfPublishing
Pubblicazione: 16 Ottobre 2014
Genere: Fantascienza
Pagine: 90
Prezzo: 0.99 Ebook
Amazon



TRAMA 

Nove giugno 2234. La nave da ricognizione Mercury ritrova presso la galassia di Larterus una navetta monoposto di origine terrestre; al suo interno un essere umano criogenizzato. In un mondo in cui i sentimenti sono oramai dimenticati, il comandante Haven si trova faccia a faccia con Daniel, un ragazzo privo della sua memoria e proveniente da un'altra epoca. Le seguenti indagini svelano gli avvenimenti e lo scopo della missione "Space Runners" a cui Daniel aveva preso parte. Una missione che interessa al comandante molto più di quanto egli creda... 



BIOGRAFIA

Daniele Federico e' nato a Bologna, Emilia-Romagna. Ha ottenuto la laurea triennale in ingegneria informatica, prima di dedicarsi alla realizzazione di effetti speciali e cartoni animati. Oggi vive a Londra dove ha partecipato alla realizzazione di films come "Gravity", "Guardians of the Galaxy", "Harry Potter and the Deathly Hallows: Part 2", "The Chronicles of Narnia: Prince Caspian" e molti altri. Ha un grande passione per la fotografia, la lettura e la scrittura.





Space Runners dell’autore esordiente Daniele Federico, italiano trasferitosi a Londra da 7 anni ed impegnato nella cinematografia americana e nella partecipazione a film come Harry Potter e Gravity, scrive un romanzo che un romanzo non è, forse potrebbe essere un racconto di sole 90 pagine o semplicemente uno scritto nel quale si mescolano importanti riflessioni e pensieri riguardanti la vita umana in tutta la sua interezza. 

Quanto è importante dare un nome alle cose? 
Chi non conosce il detto latino Nomen Omen, che equivale a dire che nel nome di una persona o di una cosa, si conserva tutto il suo significato, il senso del suo essere, o altrimenti detto il suo destino? E dunque quanto può essere importante definire questo testo un romanzo o definirlo in qualsiasi altro modo? Forse poco o nulla se consideriamo che ciò che conta alla fine è sempre e soltanto la sostanza, il contenuto, l’espressione delle idee che prendono forma. 

L’autore, senza alcun preambolo e usando un linguaggio chiaro e diretto, ci racconta di un futuro molto lontano, il 2234. Ci troviamo quindi di fronte ad testo fantascientifico, ma non lasciatevi ingannare da questa definizione, appunto. 
E’ soltanto un nome … 

La nave di ricognizione Mercury, con il comandante John Haven e i suoi ufficiali, recuperano una navicella spaziale con un uomo congelato al suo interno. Quest’uomo sarà l’inizio e la fine della storia. Nella sua vita, nella sua esperienza di essere umano, si condensa tutto il significato di questo racconto. 

Daniel Lewis è il suo nome e i suoi anni sono trenta. Molti anni prima era entrato a far parte di una missione, chiamata “Space Runners” nella quale furono impiegate persone disabili con lo scopo di perlustrare l’universo e scoprire cosa ci fosse oltre i confini dello stesso. Una missione molto interessante ma anche altamente rischiosa. Una missione che mette in evidenza quanto desiderio di scoperta ci sia nell’animo umano ma anche quanta sete di conoscenza che molto spesso non coincide con il rispetto umano e con la benevolenza. 
La storia di Daniel, il cui corpo verrà lentamente riportato agli standard vitali normali per riprendere a vivere normalmente, è piena di amore, di passione per l’universo ma anche di dolore e di lotta per la sopravvivenza e per la difesa della propria dignità. Durante il racconto del suo viaggio, scopriremo non solo la grandezza dell’universo, ciò che si nasconde dietro i suoi abissali confini, ma anche quanta solitudine ci può essere nella vita di un essere umano, che seppur amato dalla sua famiglia e dalla sua donna, decide di rischiare la vita per sentirsi unico al mondo e soprattutto per dimostrare a se stesso di non essere inutile. 

Il comandante Haven come tutti quelli che viaggiano sulla nave Mercury sono dei surrogati umani, sono esseri nati in laboratorio, incapaci di provare sentimenti ed emozioni. Terribile la scena in cui Haven vede Daniel piangere e non riesce a spiegarsi cosa sia quel liquido trasparente che esce dai suoi occhi. Un’umanità che nel futuro si presenta senza umanità, senza sentimento, senza passione. Anche le lacrime e quindi il dolore, hanno perso la loro dignità. 

In una storia di non più di 90 pagine non ho mai visto concentrati così tanti sentimenti e pensieri. Forse l’autore è un profondo conoscitore, senza neanche saperlo, dell’animo umano, a tal punto da creare pagina dopo pagina un contenitore fatto di carta e d’inchiostro nel quale ritrovare tutta l’umanità possibile. Ma in tutto questo non c’è una contraddizione di fondo? O forse solo un grande paradosso. Proprio laddove esiste e sopravvive un futuro fatto di surrogati e disumanizzato dal punto di vista dei sentimenti, sopraggiunge un uomo dal passato, da tanto lontano, che porta calore e riesce a sciogliere il ghiaccio della distanza e del distacco. 

Proprio in un mondo del domani, dove non sembra esserci spazio per l’amore, il dolore, e dove tutte le emozioni devono essere tenute sotto controllo da sostanze che permettono che il corpo sia tenuto costantemente in un equilibrio formale, nasce una storia che ridona la passione alla vita, la sofferenza e la rabbia, tutte manifestazioni che devono esistere affinchè esista l’essere vivi.

Con un linguaggio schematico, cadenzato, Daniele Federico riesce a raccontare in poche pagine ciò che molto spesso libri di grande spessore non riescono a fare. I temi che emergono dal sottofondo narrativo sono molteplici, e basta poco che ti entrano dentro senza neanche che te ne accorgi. 
Questa missione così rischiosa per la vita di tutti coloro che vi hanno preso parte diventa una grande metafora che riflette le nostre paure, le nostre scelte, l’importanza della nostra esistenza e quella degli altri. 

Anche l’amore diventa una forza e una grande debolezza in questa storia dove chiunque avrà sacrificato molto più del necessario per arrivare dove è arrivato. Un amore che come sempre è il motore di tutto, ma a volte viene anche frainteso, messo da parte, osteggiato da desideri che superano anche la nostra stessa coscienza, rendendoci incapaci di capire cosa vogliamo davvero. 
Un amore che diventa un grande sacrificio, il più grande di tutti, dimostra di essere tanto forte quanto immortale anche laddove l’umanità lo ha dimenticato. 

Una lettura profondamente emozionante nella quale si contrappongono i due grandi motori dell’esistenza umana: vita e morte. 
Rimarrete piacevolmente stupiti da come verrete catturati dall’inizio alla fine, tanto da continuare a leggere senza smettere prima di arrivare alla fine. Non lasciatevi distrarre dal tema fantascientifico, perché questa è una storia di grande umanità proprio laddove non dovrebbe esserci altro che un semplice e sfocato ricordo di ciò che eravamo. E invece è attuale ed oserei dire intima, personale, capace di toccare le corde più sensibili dell’anima. 

Non mancano scene capaci di creare ansia e paura di fronte alla vastità dell’universo e all’immensità delle stelle, ma soprattutto a contatto così vicino con l’assoluto infinito e abisso dell’incommensurabile. 
Nei cieli e oltre essi, nel buio profondo del nostro universo, si cela qualcosa di oscuro e di ambiguo, che forse ha molto più a che vedere con l’anima di chi lo guarda che con la sua vera realtà. 

A dispetto di tutte le apparenze, Space Runners non è una semplice storia che intrattiene, che distrae, ma è un punto di partenza per riflettere su se stessi, sulle proprie scelte e sulle conseguenze inevitabili, soprattutto quando in gioco ci sono i sensi di colpa. 

“Se moriremo, almeno lo faremo avendo provato a vivere.” 

Questa frase condensa il senso intero della missione e anche i desideri più reconditi di chi l’ha scelta a discapito della sua stessa sopravvivenza. 

Questo romanzo è il racconto di una vita, di più vite che s’incrociano e che creano un momento denso di emozioni che vivi senza che neanche te ne accorgi. Più di una volta si parla di lacrime, perché quelle ormai il mondo del 2234 se l’è dimenticate. 
Ma questo non vale per Daniel e non è valso neanche per me, mentre lo leggevo.

“Sono solo lacrime. 
Lacrime? Questa parola non compare nel dizionario di bordo.” 

E invece cari lettori, qui compare, e scommetto che se lo leggerete, ve ne accorgerete anche voi.




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