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martedì 17 gennaio 2017

Quell'ombra ricorrente di Matteo Eraldo Recensione + Intervista

Buon pomeriggio! Oggi una seconda recensione vi terrà compagnia, questa volta dedicata ad una lettura non facile che affronta temi difficili come l'alcol, l'abuso e la droga. Una lettura breve ma che invita a riflettere.

quell'ombra ricorrente
di Matteo Eraldo

Editore: Selfpublishing
Pagine: 70
GENERE: Romanzo
Prezzo: Gratuito
Formato: eBook
Data d'uscita: Gennaio 2017
Link d'acquisto: QUI

Trama:
Un ragazzo finisce - per sbaglio - in manicomio, dove la sua esistenza inizia ad essere tormentata dal dolore. Riesce ad uscire da esso in uno stato apparentemente stabile, purtroppo però la sua vita è irrimediabilmente pervasa dal dolore emotivo e la sua anima sembra in uno stato perenne di decomposizione. Vuole morire, ma non riesce a farlo, poi cambia, vuole vivere, ma sta per morire. S'innamora di una ragazza che lo conduce ancor più alla rovina iniziandolo ad una vita fatta solamente di sesso, alcool e droga.

RECENSIONE

Quell’ombra ricorrente è un romanzo breve incentrato su molteplici aspetti che non possono non condurre il lettore in un labirinto fatto di scelte e di possibilità, mettendolo in una posizione di riflessione e di giudizio, non sempre facile, né accettabile.

Friedrich, il protagonista, racconta la propria esperienza narrando in prima persona e avvolgendo chi legge in un turbine fatto di realtà e sogno, di cura e malattia, di amore e sesso.
Ogni giorno era una tortura sempre più atroce e desiderai morire innumerevoli volte, non trovavo un valido motivo per restare in vita: non avevo nessuno, mi avevano distrutto e a nessuno importava di me. Ero libero, libero perfino di morire.
La sua è una voce fragile, solitaria, quella di un ragazzo che da piccolo ha subito abusi indicibili da chi avrebbe dovuto proteggerlo. Giulio, il compagno della madre, non era quella figura paterna che il bambino avrebbe voluto, mostrandosi, invece, in tutto il suo orrore e la sua mostruosità.

Il protagonista arranca tra parole dette e silenzi pronunciati appena e fatti di echi e sussurri spezzati.

Versi che si alternano a piccoli capitoli incisivi ed intensi nei quali tutta la mediocrità e la difficoltà di una vita apparentemente senza senso, rendono l’antieroe di questa storia una vittima che arranca nel buio e che rischia continuamente di affogare.
Cosa potevo mai volere da quella donna meschina? Dovevo odiarla, non cercarla.
La sua storia è fatta di abusi ma anche di droga e di dipendenza. La sua musa, Sara, una ragazza conosciuta per caso in un bar, diventa l’emblema della perdizione e del peccato. E’ lei l’unica metafora della vita stessa e della sua tragica fine. Un incontro fortuito nato come tanti altri, una notte di sesso e nulla più, si trasforma in un desiderio crescente ed assillante per quella donna che gli ha aperto le porte di un paradiso infernale.
Mi mancavano le sue perversioni. La sua bocca, il suo respiro, i graffi sulla pelle. Mi aveva stregato, in quei giorni lontani, e mi ci era voluto un sacco di tempo prima di poterle perdonare quel gesto insano: quel tradimento. Ma adesso mi mancava, come in un giorno di sole manca l'altalena a un bambino.
Friedrich ha un rapporto distorto con la madre alla quale non ha mai voluto raccontare la verità su Giulio. Anche la donna, che a tratti narra in prima persona la sua visione del mondo e del figlio, non ha avuto esperienze facili da superare ma nonostante questo il suo amore incondizionato per il figlio, traspare da ogni singola parola detta e non detta. Ma non basta.

Non basta per annientare i demoni che dall’interno stanno corrodendo l’anima del suo bambino. Un ragazzo che si lascia coinvolgere e catturare dalla droga, che cerca sostegno nel sesso e affetto in una donna che non potrà mai avere.
Mi hai guardato, ma non mi hai visto.
Lo vediamo entrare ed uscire da cliniche psichiatriche, a colloquio con i medici che tentano in qualche modo di addolcire il suo baratro e di evitare che sprofondi nel freddo ghiacciato dell’abisso.
Matteo Eraldo ci racconta una storia forte, dalle tinte scure e sanguinarie. La copertina è d’impatto, forse anche troppo. Personalmente avrei scelto qualcosa di meno esplicito anche se il concetto non cambia, come non cambia il filo conduttore del romanzo: un’esistenza spezzata che finisce per autodistruggersi completamente.
Ho licenziato Dio, gettato via un amore, per costruirmi il vuotonell’anima e nel cuore. Le parole che dico non han più forma né accento, si trasformano i suoni in un sordo lamento.
Lo stile è semplice, nulla di articolato. La narrazione tradizionale si alterna a piccoli passi fatti di versi e rime che alleggeriscono la forma strutturale del testo ma non l’aria che si respira: pesante e lenta.

Del resto, non posso nascondere che questa storia non sia facile, anzi. Non è felice, né esilarante. E’ qualcosa di molto triste che però porta a riflettere. Del resto lo stesso autore lo dichiara prima ancora che la storia abbia inizio. Il suo intento non è quello di insegnare qualcosa, ma bensì di emozionare il lettore, in altre parole, lasciargli qualcosa. 


Quell’ombra ricorrente è quotidianità e realtà, scritta in modo crudo e senza fronzoli. Non è una storia creata per apparire bella o per essere apprezzata nella sua forma estetica ma semplicemente è stata scritta per essere condivisa e capita. Il romanzo è attualmente scaricabile gratuitamente confermando la scelta apprezzabile dell’autore di mettersi in gioco senza aspettarsi nulla. Semplicemente un’emozione, la stessa che lui spera di donare agli altri.


INTERVISTA


Salve Matteo, grazie di aver accettato questa intervista e benvenuto!


Matteo Eraldo
1 - Cosa significa per te scrivere e quando hai iniziato seriamente a farlo?

Scrivere per me equivale a vivere un presente esente dal tempo, com'è comunemente inteso. Mi spiego meglio: "buttar giù parole", come mi piace dire, significa, per me, estendere un attimo all'intera esistenza. 
Ho iniziato a scrivere a nove anni, ogni estate infatti mettevo su carta i miei pensieri, che si trasformavano poi in novelle di qualche pagina.


2 - Cosa rappresenta per te questo romanzo? Perché lo hai scritto?

Ho scritto quest'opera perché sentivo la necessità di dar forma ai miei pensieri, rendendoli accessibili, per la prima volta, a chiunque volesse.

3 –Un’ombra ricorrente racconta di un ragazzo che ha difficoltà sia esistenziali che psicologiche. Problemi di droga e soprattutto un’infanzia difficile. Perché la scelta di trattare temi così delicati?

Da studente di psicologia posso affermare che tutta la vicenda narrata è frutto dell'illusione della soggettività indipendente; cioè di sé stessa.

4 – Un altro tema fondamentale è l’abuso. Qual è il messaggio che i lettori dovrebbero cogliere attraverso una storia breve ma così complessa?

Credo che quello sia un tema marginale, a dire il vero, rispetto a tutto il resto.

5 – Cosa pensi del selfpublishing?

Lo considero un trampolino di lancio, per chi non ha la pazienza di aspettare per anni un esito.

6 – All’inizio del romanzo affermi di non avere alcuna pretesa di insegnamento con questo scritto, soltanto la volontà di emozionare il lettore. Cosa vorresti che provasse chi legge la tua storia? Quali sensazioni o sentimenti?

Vorrei riuscissero a comprendere che la bellezza si cela ovunque, vorrei imparassero a non avere paura di affrontare l'angoscia, che molto spesso — per non dire sempre — cela invece le cose più belle.

7 - Di che colore è il tuo romanzo e se dovessi associarlo ad un odore, quale sarebbe?

Grigio. Il mio romanzo potrei paragonarlo ad una nebbia biancastra, prima leggera, che si impossessa del cielo. Dovessi dargli un odore, invece, sarebbe quello intenso e malinconico del pino silvestre.

8 - Quali emozioni provi mentre scrivi?

Difficile dirlo... Provo ciò che ogni personaggio della mia storia sente in ogni capitolo.

9 – Chi è Matteo Eraldo nella vita di tutti i giorni?

Un amante dell'arte e della letteratura, un instancabile crepuscolare e... un inguaribile malinconico! Ma ho anche dei difetti, ahahah.

10 – Perché i lettori dovrebbero leggere Quell’ombra ricorrente?


Per comprendere la bellezza del dolore. Per capire come l'uomo più forte sia in realtà colui che ha il coraggio di mostrarsi anche fragile. Forse anche per dar parola a quei dolori sottili e ineffabili che ognuno di noi possiede.

4 commenti:

  1. Ciao Antonietta, recensione bellissima, come sempre! Mi spaventa un po' questo libro, i temi sembrano molto forti e trattati anche con un buono stile (a giudicare dagli estratti). Non so se fa per me, potrebbe essere un po' troppo "cattivo", in questo momento ho bisogno di un po' più di leggerezza. Grazie per la segnalazione, però, me lo segno!
    Un abbraccio:)

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    1. Ciao Virginia, infatti i temi sono forti ma invitano certamente a riflettere e a pensare. E' una lettura da fare quando si è invogliati dalla storia, sicuramente.
      Grazie a te! Un abbraccio! <3

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  2. Cara Antonietta, un romanzo breve che merita sicuramente di essere letto per il forte impatto dei temi trattati. E poi, ho adorato l'ultima risposta dell'autore nell'intervista, mi ha fatto venire la pelle d'oca.
    Già aggiunto in wish list :)
    Un bacione grande :-*

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    1. Cara Maria, sono felice che ti abbia colpito. I temi sono profondi e meritevoli. Un abbraccio forte! <3

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