Gomorra, la serie televisiva diventata cult, venduta in 50 paesi, giunta al finale della seconda stagione,
lascia polvere e morte dietro di sé e soprattutto tanta sorpresa. Gomorra nasce
dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano ma nasce anche da una città che si
porta addosso le cicatrici e le ferite di un nome che basta a se stesso e che
non ha bisogno di altro, un nome che equivale al miracolo tanto quanto al
peccato.
Napoli, oscura e lucente città che abbraccia nella sua palpabile
bramosia di regina incondizionata della malavita, una miriade di luoghi,
anfratti, piazze e vichi solitari dai quali sbucano i personaggi più
impensabili, ricoperti di odio, di rancore e di sangue. Napoli, imperiosa e
leggendaria, madre abbagliante e ricercata, si finge condottiera di una storia
che valica i confini stessi della sua natura per andare ad accogliere dentro le
sue mura, altri paesi, altre città, altre trame.
Non è più solo Scampia,
non è Ponticelli, non è Castel Volturno o Nola, non è più la strada e la piazza
spigolosa e violacea così come i volti dei drogati che la popolano e la
immortalano di notte e di giorno. Non è più una storiella, non è più soltanto
una leggenda, adesso Napoli diventa grande, viaggia oltre le piccole strade
della sua provincia, si inguanta e si abbellisce, si trucca e si prostituisce
perché è pronta per incontrare l’Europa e il Sud America, il grande viaggio
fisico e metaforico che la porterà oltre il suo stesso inferno.
Ed ecco che i personaggi di Gomorra si muovono, vagano,
fatti di carne ed ossa ma restano pur sempre fantasmi di un’ideologia che cade
a pezzi. Si incontrano e si allontanano, si beffano e si oltraggiano in nuove
terre e strani paradisi nati per nascondere, salvare, immolare vecchie e nuove
creature. La Germania, con Dusseldorf
diventa il luogo in cui il boss, Pietro Savastano, si nasconderà, dopo l’evasione
dal carcere in attesa di tornare. Poi la Francia con Montecarlo e la Spagna con la meravigliosa Barcellona, dove l’antagonista principale, Salvatore Conte, vive e acquista
lentamente maggiore potere. L’Honduras,
luogo di trasformazione e di mutazione per uno dei personaggi più interessanti
dell’intera storia: Gennaro Savastano, il figlio del boss. Lui, che nella prima
serie, vive succube del padre, e che soltanto grazie alla madre Imma, cresce e
si fortifica, subendo un cambiamento che segnerà per sempre le sorti di tutta
la vicenda. Lui che aveva paura persino a sparare, torna cambiato, torna per
combattere. Ma l’attesa è uno degli elementi principali di questa serie. Molti
attendono, mentre altri, ahimè, agiscono, e non sempre lo fanno agganciando la
vittoria.
Il potere scivola sinuoso, insinuandosi tra le crepe della
malavita, andando a fare gola a chiunque, a chi il potere già ce l’ha come la
famiglia Savastano e a chi vuole rubarlo come Ciro Di Marzio. Nessuno vuole
cedere, tutti cercano di prevalere e la Camorra si allarga, con uno sguardo da vecchia
puttana coscienziosa ma spavalda, allunga le sue molli braccia verso l’Italia
ed ecco che appaiono chiaramente i legami tra Napoli e Milano, senza dimenticare
Roma, centro nevralgico di un potere economico senza precedenti, con le sue
zone industriali e il suo malinconico Lido
di Ostia. Scene scarnificate che mostrano come nel Sistema non esista
nessun legame che possa essere salvato, non esiste protezione perché è
inesorabile che nella coscienza di questa gente ci sia il nulla più abissale.
Gennaro ricostruisce il suo personaggio partendo da zero. E lo fa ingraziandosi
uno dei protagonisti di spicco del sistema romano, apprendendo da lui tutte le
logiche possibili per imparare ad usare la testa. E la userà talmente bene poi,
che sposerà la figlia dell’uomo che lo renderà l’ultimo superstite della
famiglia Savastano.
Il sangue… Oh… Il sangue. Quanto conta il sangue? Pietro
soleva ripetere che Gennaro, nonostante tutto, era suo figlio e quel figlio,
alla fine di tutto, che cosa ha fatto per il padre?
“Noi dobbiamo essere i padroni del nostro futuro.” Queste
sono le parole chiave di un’intera stagione che stravolge ed avvolge con
brividi e follia una saga che non smette di incuriosire e di tormentare.
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