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mercoledì 3 luglio 2024

Recensione: HIKIKOMORI di Fabrizio Silei e Ariela Rizzi

Buongiorno! Grazie alla bellissima sorpresa inviatami dalla casa editrice Einaudi Ragazzi, oggi vi parlo di un romanzo molto bello e malinconico, Hikikomori di Fabrizio Silei e Ariela Rizzo.

hikikomori

di Fabrizio Silei e Ariela Rizzi
Editore: Einaudi Ragazzi
Pagine: 352
GENERE: Narrativa per ragazzi
Prezzo: 15,50
Formato: Cartaceo
Data d'uscita: 2023
LINK D'ACQUISTO: ❤︎
VOTO: 🌟🌟🌟🌟 

Trama:
Per quanto tu possa nasconderti l’amore può scovarti ovunque. Un sentimento fatto di sorrisi e attese, che parla nei silenzi e si cela dietro uno schermo sottile come carta di riso. Un richiamo che ti fa uscire dalla tana e volare all’altro capo del mondo, dove sbocciano i fiori di ciliegio, simbolo di bellezza, caducità, rinascita… Un viaggio fino ai piedi del monte Fuji per scoprire la verità, morire o tornare a vivere. Un libro di narrativa illustrato per ragazzi e ragazze dai 12 anni. Un libro profondo che parla al cuore delle giovani generazioni, perfetto per i lettori in cerca di una storia sull’amore che sconfigge ogni sofferenza. Una storia che racconta la fuga dal dolore, l’amore inaspettato che ci rimette in viaggio, la crudeltà del mondo degli adulti, il dolore e la rinascita.

RECENSIONE

Hikikomori di Fabrizio Silei e Ariela Rizzi è il primo romanzo italiano che parla del fenomeno di “hikikomori” che in giapponese significa stare in disparte. 

È un fenomeno nato in Giappone, che oggi vede moltissimi giovani, tra i 14 e i 30 anni, per lo più di sesso maschile, coinvolti in un atteggiamento peraltro preoccupante nei confronti della vita. Anni addietro questa realtà all’apparenza inquietante sembrava essere circoscritta al mondo nipponico, e invece si è diffusa ovunque, anche in Italia. 

Il protagonista del libro, Luca, ha diciassette anni, è figlio di due professionisti e conduce una vita agiata, è bravo a scuola ma ha qualche problema con il bullismo. L’atteggiamento aggressivo degli altri nei suoi confronti lo demoralizzano a tal punto che decide di ritirarsi nella sua camera, di chiudersi tra le quattro mura e di non uscire più, se non per ciò che è davvero necessario. Dorme di giorno e passa tutta la notte sveglio concentrando la sua realtà nel mondo virtuale. – "Da tempo non gli importava più di nulla, per questo aveva smesso di uscire."

Così conosce Yukiko. È proprio lei, di origine giapponese, a definirlo Hikikomori, riconoscendo nella sua scelta di vita il suo stesso comportamento. I due condividono un’amicizia molto profonda che li porta a confrontarsi sulle ansie e le paure della vita e sulle difficoltà di affrontare i problemi adolescenziali. 

Luca si rende conto che Yukiko, rispetto alle persone che lo circondano, è perfettamente in grado di comprenderlo. Lei lo chiama Hikiko-Chan e sa come metterlo a suo agio. In altre parole, Luca non si sente mai fuori luogo con lei e anche se li dividono chilometri di distanza e soprattutto due origini e due culture molto diverse, i due si innamorano andando contro al buonsenso e alla circostanze iniziali non di certo favorevoli. 

Quando Yukiko scompare, Luca decide di mettere fine al suo periodo di isolamento e si reca in Giappone approfittando dell’aiuto di un suo amico proprietario di una fumetteria e di un’amica giapponese. Insomma, il viaggio rappresenta la sua rinascita. Scoprirà che la ragazza di cui è innamorato nasconde un segreto, ma non sarà quello a fermarlo. Anzi, la storia ci dimostra come l’amore possa essere un elemento molto importante per combattere questo tipo di isolamento. L’amore è ancora una volta, la cura a molti atteggiamenti sbagliati che adottiamo verso noi stessi. 

Questo è un libro diretto a un pubblico giovane, ma non solo. Scritto da due autori che hanno deciso di condividere questo percorso e di scriverlo a quattro mani per rendere la storia più completa. Infatti, la storia si divide in due momenti fondamentali: la prima parte in cui conosciamo la vita di Luca, tutto ciò che gli fa paura e i motivi per cui ha deciso di rimanere chiuso nella sua stanza. Ciò che prova e che sente nei confronti delle persone che si preoccupano per lui e come reagisce alle aggressioni della vita reale, scegliendo di scappare richiudendosi in uno spazio protettivo dove nessuno può fargli del male. – "Preferiva starsene davanti al computer, che era il suo mondo: un universo di cose da scoprire, da fare e da vedere. Un modo per essere in contatto con tutti, senza bisogno di incontrare nessuno."

La seconda parte, invece, si concentra su Yukiko. Abbiamo finalmente il suo punto di vista attraverso la lettura del suo diario che è l’unica cosa che Luca trova quando raggiunge la sua casa in Giappone. 

Insomma, una storia per tutti che è anche un campanello d’allarme. Un problema, quello della chiusura da parte dei giovani, che va riconosciuto e affrontato con intelligenza e con empatia. Basta cercare di proteggere sempre gli adolescenti. 

Oggi si tende a considerare il mondo troppo brutale, competitivo, aggressivo, e i genitori, spesso, proteggono in modo esagerato i loro figli, senza rendersi conto che gli impediscono di crescere. Per paura che vengano feriti, li fanno vivere sotto una bolla, ecco perché questi ragazzi, alla prima difficoltà, non sanno come reagire. 

La protezione va bene, assicurarsi che siano felici è il compito di un genitore, ma non negargli ogni tipo di esperienza negativa, perché così facendo, impediscono al ragazzo di crearsi quell’armatura necessaria, quella scorza dura e profonda che gli servirà per affrontare il mondo sempre più crudele e privo di comprensione. 

SE IL MONDO NON LO CONOSCI,
COME FAI A DIFENDERTI?

Molti pensano che salvaguardare la vita di un ragazzo, non esponendolo ai rischi e alla ferite della vita, sia un modo per garantirgli la felicità. E invece è l’esatto opposto. I giovani di oggi sono pieni di paure perché non sanno decifrare quello che sentono, e pensano e non sanno nemmeno comunicare con il mondo degli adulti. 

Questo libro non solo racconta di un fenomeno a cui nessuno ha ancora prestato la giusta attenzione in Italia, ma permette anche di lanciare un grido di speranza. Luca verrà salvato dall’amore, ma non tutti hanno questa possibilità. E allora è bene preparare questi ragazzi, ancora troppo giovani, a prendere di petto la vita e a non avere paura del dolore. Perché se si ha paura del dolore, si finisce per avere paura di tutto. Averte paura di soffrire, di essere feriti, porta poi a convincersi di essere debole, di non avere la forza per sopportare le emozioni. E quindi, la scelta più facile è chiudersi fuori dal mondo, con l’illusione che nulla possa raggiungerci. 

È sbagliato, perché il mondo ci chiama; il mondo è bello ed è brutto, e l’unica certezza che abbiamo, nella nostra breve vita, è VIVERLO.
Avere paura del dolore, della ferita, significa sentirsi deboli, incapaci di sopportare, e tutto ciò può portare all’isolamento. Invece di alimentare queste paure, proteggendo i giovani fino al soffocamento, diamogli gli strumenti per possedere il mondo, attraverso la conoscenza, e l’incontro faccia a faccia con qualsiasi tipo di paura o dolore. 
Soltanto così gli dimostreremo che sono forti. 
Forti abbastanza da possedere la chiave del loro destino. 
O almeno, provarci.

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